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Autore: Nena Hyuga    22/09/2011    15 recensioni
Salve a tutti.
Sono Hilary Tachibana, ho diciotto anni e frequento la terza classe di un liceo di Tokyo.
Ho deciso di scrivere un libro, su questi prodi giovini.
Lo intitolerò “I 101 segreti dei BladeBreakers profanati da Hilary Tachibana” e sono sicura che riuscirò a far cadere quattro mitiche figure montate in non più di qualche pagina dall'inizio del mio fantomatico best-seller.
Siete pronti?

Ve la ricordate la sfida tra me ed Iria? Bene, questa è la fanfiction che originariamente volevo presentare, ma che ho deciso all'ultimo secondo di cambiare per una mia mancanza di fiducia nello scritto.
Sta a voi commentare e dire se avrei fatto meglio a tenerlo nell'archivio a marcire ^.-
Con questa premessa, spero che la mia One-shot possa piacere ^-^
Vostra, Nena Hyuga ^-^
Avviso: la nota OOC è valida ai fini del genere Comico giacché ho messo in ridicolo -ai limiti dell'umanità- i protagonisti della storia.
Genere: Comico, Fluff, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Max Mizuhara, Rei Kon, Takao Kinomiya
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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I 101 SEGRETI DEI BLADEBREAKERS PROFANATI DA HILARY TACHIBANA




Salve a tutti.

Sono Hilary Tachibana, ho diciotto anni e frequento la terza classe di un liceo di Tokyo.

No, non siamo ad una riunione del C.I.M. -Centro Igiene Mentale, per chi lo ignorasse-, anche se la similitudine è talmente sorprendete da farmi accapponare la pelle.

Non fumo da una vita, non ho mai provato a dir la sincera verità, e non bevo da sabato scorso, dal compleanno della mia migliore amica, Mao.

Ora un gruppetto di gente non dovrebbe alzarsi in piedi, applaudirmi e risedersi composto?

Ah, no, scusate! Non ci troviamo nemmeno agli alcolisti anonimi.

Sono qui in vesti ufficiali di investigatrice-giornalista-scrittrice.

Avete capito bene, scrittrice-investigatrice proprio come Jessica Fletcher sulla quale hanno girato tanti episodi cinematografici. Non c'è bisogno che vi tocchiate le parti basse o facciate gli scongiuri quando passo perché non morirà nessuna delle persone con cui avrò a che fare oggi.

Frequento cinque ragazzi ed un vecchio strambo che si crede uno spadaccino più in gamba di Zorro; ho raccolto una serie infinita di informazioni a cui neanche gli stalker più affiatati potrebbero ambire, segreti che i paparazzi sognerebbero di arraffare pur di racimolare qualche soldo facile in più.

Li vedete come appaiono in televisione: dei bravi ragazzi valorosi che salvano il mondo a suon di colpi di trottola, uniti dallo spirito di squadra che infervora le loro anime, legati dalla passione indissolubile che ognuno prova per il proprio e fedele compagno, il Beyblade.

Quattro giovani promesse dello sport, capitanati dal più celebre campione di Bey che con grinta e determinazione arriva a conquistare la meta prefissata dopo sforzi disumani, rischiando la propria vita in segno di lealtà verso i compagni che a stento lo sopportano.

Fa paura da questo punto di vista, vero?

Ho deciso di scrivere un libro, su questi prodi giovini.

Lo intitolerò “I 101 segreti dei BladeBreakers profanati da Hilary Tachibana” e sono sicura che riuscirò a far cadere quattro mitiche figure montate in non più di qualche pagina dall'inizio del mio fantomatico best-seller.

Siete pronti?



Partiamo da quel buzzurro di Takao Kinomiya.

La sua fama lo precede, o sarebbe meglio dire che la sua fame lo precede. Scusate il gioco di parole, ma lo trovo assai divertente ed inquietante al contempo che non ho saputo resistere.

Erroneamente, la maggior parte delle persone crede che la sua ossessione principale siano i dolci o il cibo in genere. Magari qualche prelibatezza originaria di un paese europeo come lo strüdel di mele tedesco o la cassata siciliana dall'Italia.

Ma come può un pozzo senza fondo come lui, una mucca con sei stomaci, gustare squisitezze simili se ingurgita il cibo e non ne sente il sapore?

Infatti, a discapito delle evidenti apparenze, il nostro campione di Beyblade giapponese nutre una malata e morbosa ossessione per un oggetto più banale dei semplici dolci.

Sto parlando dei post-it.

Può sembrare idiota, lo so, ma come promesso voglio svelarvi i più astrusi segreti che i BladeBreakers celano dietro le loro maschere da celebri campioni provetti.

Sono qui in cerca di uno scoop, ricordate? Block-notes e penna alla mano e il cellulare con fotocamera per testimoniare la veridicità delle mie affermazioni. Una giornalista con i fiocchi!

La mania di Takao nasce da un piccolo incidente che segnò per la vita i suoi pochi neuroni.

Partì da un rimprovero del Prof. K, dopo numerose dimenticanze da parte del campione in carica di revisionare il Dragoon e di arrivare in orario al saltuario allenamento del martedì.

In quell'occasione, il tappetto occhialuto blaterò qualcosa di simile a: “La prossima volta segnatelo su un bigliettino!”.

Mai l'avesse detto.

Mai avesse pronunciato quelle parole.

Takao, con la sua spiccata capacità di recepire l'ironia della battuta, non se lo fece ripetere due volte e da quel giorno diventò un'abitudine.

Utile e geniale, direte voi.

Purtroppo, anche con la buona volontà di tale gesto, Takao riesce ancora a dimenticare gli appuntamenti e le commissioni da sbrigare.

Mi pare logico dal momento che la sua stanza è un ricovero per post-it delle più svariate misure e colori, dalle forme più improbabili ai semplici rettangolini di carta.

Con tutti i fogliettini scarabocchiati in giro per la stanza, ad un certo punto si crea più confusione del dovuto.

E provate voi a convincere Takao che non appena si ha adempiuto ad un compito o si è portata a termine una commissione, il promemoria va gettato.

Hilary, non ha senso buttarlo! Altrimenti è come se non avessi combinato nulla, ti pare?”

Takao, non è che se lo getti nel cestino quello che vi è scritto sopra si annulla per magia!” tentai di spiegargli più e più volte.

Ciò che vidi scritto un giorno su uno di quei famosi post-it, mi fece desistere nel continuare a tentare di convincere Takao della falsità della sua credenza.

Non ricordo che giorno fosse, l'ho rimosso per salvaguardare la mia psiche, quando entrai in camera del pazz...ehm, del famoso blaider dalle doti eccelse.

Oh, diamine, cosa non darei per non averlo fatto!

Cosa non farei pur di tornare indietro e rinunciare a saziare la mia sete di verità.

Quante imprecazioni contro la mia dannata curiosità...

Mi avvicinai al bigliettino più vistoso color verde pisello contornato da strani ghirigori rosso fuoco, grande come il palmo della mia mano.

Recitava esattamente: “Ricordarsi di svegliarsi alla mattina”.

E dove poteva trovarsi un post-it simile? Appiccicato alla testiera del letto a mo' di sveglia.

Complimenti, Takao, un vero genio! Sta sicuro che così non ti prenderai più a letto e arriverai in orario alle lezioni.

Ma aspettate, c'era anche un piccolo post-scriptum come nota in fondo al fogliettino.

PS: altrimenti Hilary si arrabbia e mi mette in punizione.”

No, Takao, non c'è pericolo che ti sbatta in castigo. Ma da un bravo psichiatra ti ci accompagno volentieri!



Concentriamoci ora su Max Mizuhara, un esemplare di ragazzo apparentemente innocuo e tranquillo, è il classico tipo su cui contare con il suo rassicurante sorriso genuino e la sua indole pacifica e socievole.

Uno studente capace che arriva senza difficoltà a dei buoni voti, un atleta dotato di grande resistenza e con il Beyblade è un campione indiscusso grazie alla sua tecnica difensiva inespugnabile.

È nota sicuramente la sua grande passione per la maionese, quella salsa ipercalorica con cui condisce ogni sorta di cibaria -anche la carne al sangue!-.

Si arriva sempre a parlare di mangiare alla fine, eh? Strano, non è ancora ora di cena e il mio stomaco è in subbuglio a causa di una persona alquanto problematica di cui narrerò le vicissitudini in seguito.

Ma come ho detto in precedenza, queste sono nozioni che anche un disinteressato dell'argomento conosce: voi volete sapere cosa nasconde di particolarmente affascinante il biondino dagli occhioni celesti, non comunissime dicerie.

Ebbene, Max Mizuhara colleziona sassi.

Pietruzze dall'ipotetico fossile -dico 'ipotetico' poiché nessuno è sicuro della sua origine-, fino a raccattare le pietre lisce e piatte da poter lanciare negli stagni da far rimbalzare sul pelo dell'acqua. Uno sport nazionale, insomma, viste le fatiche che impiega per trasportare tonnellate di sassi in casa Kinomiya per poi procedere ad un'accurata selezione.

E cosa te ne fai dei rimanenti che scarti?” domandai un pomeriggio, presa come al solito dalla mia ingordigia di informazioni.

Li spedisco Mamy che li analizza in laboratorio per scoprire eventuali creature sacre imprigionate nella roccia!” disse accondiscendente l'americano, felice che qualcuno si interessasse al suo bizzarro hobby.

Wow. Cioè, chi si aspettava una risposta così forbita e spiazzante?

Potrebbe sembrare interessante e costruttivo; dopotutto Max segue le orme della dottoressa Judy la quale studia le trottoline ed i Bitpower rinchiusi nelle tavolette di pietra.

Buona idea, Max!” annuii gentile, prendendo con calma le distanze dal pietrofilo.

Ma che abbia provato per un momento ad immaginare un pacco postale contenente sassi? Oltre a spendere una cifra per l'imballaggio e la spedizione, dovrebbe pensare alla povera Judy alle prese con milioni di inutili sassolini incartocciati uno ad uno, mentre gli lancia maledizioni a vanvera sul fatto che ha sicuramente preso l'intelligenza dalla parte paterna.

Se solo Max non collezionasse i sassi come Heidi conserva i panini bianchi nel cassettone dell'armadio per portarli alla nonna di Petar, direi che è una passione comune ed innocente.

Certo.

Finché qualcuno non ci rimette l'alluce del piede!

E se quel 'qualcuno' non fosse niente meno che Kei Hiwatari?

Nonno J avrebbe potuto chiedere a chiunque di prendere i tovaglioli dalla credenza, ma il fato infausto decise che il malcapitato doveva essere proprio il più scorbutico, il più lunatico, il più asociale, il più affascin... Ehm, insomma, l'unico ragazzo di casa Kinomiya che sembra essere perennemente in menopausa.

Eravamo tutti presenti, quel giorno, quando Kei aprì l'antina superiore del mobile senza immaginare che...

Cazz...! Chi cazzo ha messo qui 'sti cosi?” sbottò, massaggiandosi il piede e cercando di reprimere le lacrime di dolore.

Kei! Guarda cosa hai fatto!” urlò Max, precipitandosi a raccattare i cocci della gigantesca pietra caduta sull'alluce del nippo-russo.

È inutile precisare che Hiwatari quasi non lo ammazzò di botte se non fosse stato per il tempestivo intervento di nonno J, il quale portò di peso l'argenteo in ospedale per fare le radiografie.

È superfluo dire che la testa di Max aveva seriamente rischiato di fare compagnia al menhir caduto dalla credenza.

Ma, stranamente, dopo il ritorno di Kei dal pronto soccorso, i sassi scomparvero magicamente.

Chiamatelo pure buon senso da parte del biondo, io preferisco definirlo istinto di sopravvivenza.



Che ne dite di cambiare soggetto e soffermarci su Rei Kon?

Su di lui si può dire tutto o nulla, è un ragazzo che tiene alla sua privacy, specialmente per quanto riguarda la sua vita sentimentale.

Peccato che la sua fidanzata, nonché mia migliore amica, mi confidi anche come si passi il filo interdentale la sera prima di andare a dormire, ma sono dettagli rivoltanti su cui non voglio soffermarmi: il solo pensiero di Rei che sputacchia nel lavandino e fa i gargarismi grugnendo mi provoca incubi orrendi.

Non ho mai avuto molto a che fare con questa specie di BladeBreaker, d'altra parte ho sentito decantare fino allo sfinimento di come si destreggia bene tra cucina e materasso matrimoniale. Chi vuole intendere, intenda!

Ogni donna sogna l'uomo perfetto e Mao sembra averlo trovato in questo ragazzo dai lunghissimi capelli neri, i magnetici occhi ambrati dal taglio felino e dalle misure ingombranti...

In ogni suo pregio o difetto sembra apparire tenero e seducente, per una minima cavolata Mao vi tesse lodi svenevoli anche solo per come afferra le uova la mattina mentre prepara la colazione.

Oh, ma non c'è da scherzare sul primo pasto della giornata con Rei, specialmente se si tratta di bere il tè nella sua virile tazza viola con i tigrotti bianchi.

Le regole che bisogna seguire per una convivenza pacifica con il cinese e la sua tazza prediletta sono poche e precise, non esiste un margine di errore nel rispettarle, e chi osa violarle verrà severamente punito da Kon medesimo.

In sintesi non bisogna toccarla, sfiorarla, né tanto meno guardarla di striscio.

Il motivo di tale attaccamento a quell'abominio con le orecchie viola in ceramica?

Beh, è il primo regalo che gli abbia fatto la sua fidanzata per il loro anniversario.

Tenero, nevvero?

Io penso che gli manchi solo il miagolio incorporato per essere sfruttata come oggetto in un film dell'orrore: “Non rompete quella tazza!”, tratto da una storia vera, diretto da Rei Kon.

Ma tra le tante cose, Takao adora gli horror e con poca fatica è riuscito a guadagnare il ruolo di protagonista di tale cortometraggio, distruggendo inesorabilmente Fluffy -temete il nome della tazza assassina- a causa di un colpo sfortunato con il BeyBlade.

Non riporterò le imprecazioni assai colorite provenienti dalla bocca del cinese, né dirò il fiume di lacrime in cui si è sciolto il moro. Per rimanere in tema cinematografico, mi limiterò a far scorrere i titoli di coda...

Bravo, Takao, hai creato un mostro! Un altro povero ragazzo reso psicolabile a causa di uno dei tuoi soliti disastri!

Ora come farà Rei senza la sua preziosa tazza con i tigrotti?

Per non parlare di come riverserà la sua tristezza sulla povera Mao che, ovviamente, si rivolgerà alla sottoscritta per parlare del fidanzato disperato.

Peccato che l'omicidio non sia ancora contemplato in Giappone, altrimenti più di qualcuno farebbe una pessima fine a suon di legnate con la mitica katana di nonno J.



Devo ammettere, però, che l'esemplare di BladeBreakers più interessante devo ancora presentarlo.

Kei Hiwatari detiene il primato come asociale nel dojo Kinomiya; il suo silenzio è irritante quanto il fracasso perenne di Takao. Sempre che si possa parlare di 'silenzio' dal momento che sputa risposte monosillabiche alternate a grugniti e rantoli soffocati quasi stesse per tirare le cuoia da un momento all'altro.

Ha la pessima abitudine di fissare la gente, di scrutarla da cima a fondo, sondarla -fa pure la gastroscopia, sì-, per poi crogiolarsi nel suo mondo a parte che si cela dietro le palpebre chiuse, al di là di quello sconfinato mare violaceo.

Osserva le persone all'interno della casa mentre fanno i loro comodi e nel frattempo scatta fotografie a raffica.

Già, perché è di una vera e propria passione nascosta per i flash che stiamo parlando, oserei definirlo un tic nervoso.

Che scatti foto con il cellulare, o con la macchina digitale o, addirittura, con l'apparecchio professionale per ritrarre paesaggi, sempre di fotografia si parla.

E non mi sorprenderei se un giorno lo trovassi con una penna sospetta in mano a catturare immagini per chissà quale agenzia segreta russa. Posso già sentire, dopo aver inquadrato l'obiettivo, una vocina metallica proveniente dall'oggetto annunciare: “Questa biro esploderà fra cinque...quattro...tre...”.

Insomma, avete capito, no? Una spia del KGB in piena regola con tanto di pennino sparaflashante alla Man In Black maniera.

È affascinante il modo in cui ritrae ogni soggetto nella naturalezza della posa che sceglie, come con esperienza calcola la luce esatta per effetti e giochi di ombre particolari e ricercati. Altrettanto inquietante è il fatto che io senta incessantemente il ridondante rumore dell'otturatore dell'obbiettivo fotografico ventiquattro ore su ventiquattro.

Un fastidioso suono ormai impresso nel mio timpano talmente abituato, che lo sogno perfino di notte, nei miei pensieri più nascosti, quelli che non si possono confessare nemmeno alla migliore amica per paura di farla scappare via urlando.

Sono sogni in cui l'obiettivo fotografico mi riprende mentre dormo, mi cattura, mi fa sua.

Sono fantasie proibite che so non potranno mai tramutarsi in realtà, perché sono solo un'illusa a pensare che Kei si infili in camera mia per riprendermi nel pieno del sonno, no? Si tratta di semplici supposizioni -o accuse di stalking, dipende-.

Tante volte ho cercato di convincere il suddetto ragazzo dalla mestruazione facile a lasciarmi sbirciare le sue opere e portandomi a casa un fallimento dietro l'altro.

Ma conoscete tutti la mia famigerata curiosità, vero? Sapete che non mi tiro indietro di fronte e niente, nemmeno al più brutale dei rifiuti da parte di Kei Hiwatari in persona.

Ora come ora non mi sento nemmeno tanto in colpa di essere sgattaiolata in camera del nippo-russo per sbirciare nei suoi effetti personali, nel preciso intento di trovare un maledettissimo album.

Cronometrai perfettamente i saltuari tre minuti di doccia di Kei prima di precipitarmi nella sua stanza ed iniziare le ricerche.

Riponendo le mie speranze nell'ordine e nella precisione di Hiwatari di catalogare gli oggetti in camera sua, non impiegai troppo tempo prima di trovare il cassetto con scritto “Album fotografici” ed intuirne il contenuto.

Il tempo stringeva, non potevo perdere secondi preziosi, così mi limitai ad aprire il primo impilato nel cassetto e scorrerne le pagine.

Non dimenticai mai quel giorno, il momento in cui scoprii le meravigliose fotografie di una giovane ragazza dai capelli nocciola immortalata nei suoi quotidiani attimi al dojo Kinomiya.

Non riuscii ad esprimere lo stupore e lo sgomento con i quali passavo le immagini del principale soggetto dell'album mentre dormiva, riprendeva Takao strillando, studiava o, addirittura, sbadigliava senza portarsi la mano davanti la bocca.

Aaah...le hai trovate, alla fine.” mormorò una voce profonda alle mie spalle.

Una voce dal tono ironico, ma comunque controllato e misurato nonostante un'intrusa stesse curiosando tra le sue cose private.

Dimenticai perfino di controllare l'orologio, perdendo la cognizione del tempo in quella marea di scatti ritraenti...me.

Io...io non...” balbettai fissandolo imbarazzata.

No, imbarazzata è un eufemismo. Stavo morendo di vergogna: il mio viso era incendiato, le mie mani tremavano da far paura e il cervello si rifiutava di costruire una frase di senso compiuto.

Te l'ha mai detto nessuno che non è carino spiare negli effetti personali altrui?” mormorò calmo.

Era tranquillo, dannatamente pacifico. Nella sua voce non trapelava alcun segno di agitazione, i suoi occhi scorrevano dall'album fotografico a me, fino all'asciugamano che stava utilizzando per tamponarsi i capelli umidi cadenti sul collo.

Solo allora mi resi conto che era a torso nudo, ancora bagnato dalla doccia sgocciolava a terra senza ritegno, senza alcun rimorso di farmi perdere il controllo.

Dannazione.
“E a te l'hai mai spiegato nessuno che fare foto in modo ossessivo-compulsivo può essere considerato stalking?”

Già, sono uno stalker.” affermò con tono piatto e ambiguo, mentre un sorrisetto poco rassicurante gli solcava le labbra.

Io pensavo tu mi detestassi.” affermai convinta.

Detestarti? Tsè!” soffiò divertito, sospirando e rilassando i muscoli dell'addome contratti a causa della sorpresa di quell'intrusione.

Cos'aveva da ridere, maledizione?

Sapevo che le avresti scoperte, prima o poi. Oh, beh! Ormai il danno è fatto.”

Cosa...”

Fu allora che non si preoccupò più dell'asciugamano, lo gettò sulla sedia accanto e riservò tutta la sua attenzione sulla sottoscritta, facendomi perdere completamente ogni volontà di portare avanti la discussione.

Quando fu abbastanza vicino sentii il profumo del suo bagnoschiuma al muschio bianco e la vista mi si fece appannata, il calore ormai insopportabile sulle mie guance mi diede il colpo di grazia.

Come hai intenzione di rimediare?” domandò mellifluo, malizioso, sussurrando tali parole al mio orecchio e facendomi rimpiangere di aver varcato la soglia della camera.

Presa dalla vergogna e dai sensi di colpa, attanagliata dal rimpianto di essere stata tanto ossessivamente curiosa, sentii che ero sul punto di scoppiare a piangere e di scappare via, sparire per sempre dalla sua vista.

Ma qualcosa mi impedì di compiere un gesto così sciocco.

Non furono le gambe molli che mi costrinsero a rimanere al mio posto e nemmeno il terrore ormai impossessatosi delle mie membra.

No, ciò che mi trattenne seduta sul bordo del letto di Hiwatari non fu altro che Kei stesso.

Il suo corpo si rifiutò di lasciarmi andare, i suoi occhi violacei supplicavano di non abbandonarlo, mentre le sue labbra richiedevano solo di concedermi a lui.



Vi sarete sicuramente domandati: “Ma perché proprio 101 segreti?”.

Quell'unità che rovina la perfezione del numero cento, quell'insignificante macchietta nera che salta agli occhi della gente.

Beh, ora vi voglio svelare un piccolo segreto, il mio piccolo segreto.

Me lo porto dentro da quando l'ho incontrato, dal momento in cui ho incrociato le sue iridi ametista così fredde e

impossibilitate a donare emozioni.

Conservo il ricordo di ciò che mi disse, o per meglio dire, ciò che non disse la prima volta che mi sono presentata diligentemente come la capoclasse del capitano giapponese.

Che stupida sono stata, eh? Non accorgermi che quel sorriso sghembo a cui ho associato una presa in giro non era altro che un suo modo cortese per dirmi: “Ciao, il piacere è tutto mio!”.

Non mi sono nemmeno resa conto che le volte in cui mi ha salvato la vita era un'alternativa al classico: “Ti voglio bene, mi prenderò cura di te.”.

Ma quel bacio era inequivocabile.

Quando lui mi sfiorò delicatamente la guancia con le sue dita longilinee e calde dalla doccia appena fatta, quando appoggiò le sue labbra sottili sulla mia bocca invitandomi a partecipare al bacio...tutto ciò non poteva significare altro che: “Ti amo, Hilary.”


Sono Hilary Tachibana e non credo che diventerò mai una brava reporter di scoop, non penso nemmeno che riuscirò mai a scrivere quel famoso libro di cui vi ho parlato, ma...avvicinatevi! Sto per rivelarvi il mio piccolo fardello!

Io sono follemente ed incondizionatamente innamorata di quel maniaco fotografo russo, scorbutico e con l'alluce rotto di Kei Hiwatari.





Angolo dell'autrice


Posso spiegare! -Nena alza le mani per difendersi-.

Questa è la One-shot che avevo inizialmente scritto per la sfida con Iria sulla KeixHilary contro una Het ù.u

Eccola, l'ho terminata e risistemata e l'ho pubblicata. Mi dispiaceva lasciarla lì nel mio archivio, dopotutto non scrivo molte KeiHila ed è una buona occasione per rimettermi alla prova, no?

Premetto che io non ho mai scritto una fanfiction prettamente comica, il che mi ha messa seriamente in difficoltà e non tenterò mai più di scriverne altre XD

Ho fatto passare un po' tutti per deficienti, me ne rendo conto, ma distruggere delle figure importanti rendendole “ridicole” nei limiti dell'umanità è una cosa che mi aggrada fare >.>

Mi sembrava un ruolo adatto a Hilary, quello della povera ragazza sventurata che frequenta una compagnia di maschiacci =.=” come la compatisco dal momento che convivo con tre ragazzi ç.ç

Potete dunque concepire il cinismo della ragazza nei confronti dei BladeBreakers perché a volte non si possono sopportare.

Si dà al caso, inoltre, che queste “ossessioni” mi appartengano. Ovviamente le ho esagerate e ridicolizzate parecchio per adattarle al tipo di storia che avevo in mente, ma... sì, ho la mia tazza preferita che non può toccare nessuno, sì, adoro i post-it e ne uso a quintali, sì, da piccolina raccoglievo i sassi pensando fossero tutti fossili e, sì, amo la fotografia.

Bene, dopo avervi annoiati con la mia lunga spiegazione, posso anche chiudere qui questa fanfic e augurarmi una buona riuscita dell'esperimento ^o^

Pareri, belli o brutti che siano, contano molto per me! Se ci sono errori di scrittura segnalatemeli senza problemi ^-^

Alla prossima ^.-

Vostra, Nena Hyuga ^-^






   
 
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