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Autore: Aerith1992    22/09/2011    2 recensioni
E dopo secoli, dopo che aveva visto quello stesso ragazzo che da piccolo aspettava impazientemente il suo ritorno prendere il suo posto come superpotenza, Inghilterra ci aveva quasi rinunciato.
Non c’era verso che riuscisse a comprendere quello che provava, né tantomeno ricambiare.
Scritta per il prompt "At last" (la canzone di Etta James) di squeetalia
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: At last
Fandom: Axis powers Hetalia
Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, America/Alfred F. Jones
Pairing: USUK 
Rating: arancione
Genere: slash, introspettivo, fluff con una punta di angst
Avvertimenti: one shot, songfic, uso di termini volgari

Note: scritta per il prompt "At last" (la canzone di Etta James click! - traduzione) di squeetalia
Summary: E dopo secoli, dopo che aveva visto quello stesso ragazzo che da piccolo aspettava impazientemente il suo ritorno prendere il suo posto come superpotenza, Inghilterra ci aveva quasi rinunciato.
Non c’era verso che riuscisse a comprendere quello che provava, né tantomeno ricambiare.

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Ci aveva quasi rinunciato, questo doveva ammetterlo.
Erano passati secoli da quando si era accorto che i suoi sentimenti per il ragazzo erano cambiati lungo il corso del tempo che lo aveva visto una Nazione potente, che nessun altro era riuscito a sconfiggere.
 
Li aveva rifiutati, all’inizio. Come poteva minimamente pensare che l’ingrato ragazzino che si era ribellato potesse essere qualcosa di più che un fratello? Mai e poi mai avrebbe potuto ammettere che ne era orgoglioso, orgoglioso di tutto quello che si era costruito dopo averlo lasciato.
Gli aveva fatto male il suo addio, e non l’avrebbe perdonato tanto facilmente.
 
Aveva creato un muro tra loro, che era crollato a causa di due guerre in cui il suo aiuto era purtroppo stato necessario.
 
Aveva accettato, dopo anni passati insieme sui campi di battaglia a salvare il culo al dannato francese, quello che provava ed aveva iniziato a muovere piccoli esitanti passi in avanti come un bambino che impara a camminare.
Aveva iniziato a passare più tempo con lui per desiderarne ancora ed ancora, insaziabilmente.
Aveva imparato ad apprezzare la sua risata, nonostante dicesse di trovarla rumorosa ed irritante.
Aveva cercato di fare ordine nella sua testa e finalmente provare a spiegare tutto al ragazzino, inutilmente. Diamine, aveva persino ascoltato i consigli di Francia, che, da maledetto ficcanaso qual’era, aveva capito tutto! Tutti, forse, lo avevano capito, tranne il diretto interessato. La paranoia gli diceva che tutti avevano riso dei suoi patetici tentativi di flirt.
 
E dopo secoli, dopo che aveva visto quello stesso ragazzo che da piccolo aspettava impazientemente il suo ritorno prendere il suo posto come superpotenza, Inghilterra ci aveva quasi rinunciato.
Non c’era verso che riuscisse a comprendere quello che provava, né tantomeno ricambiare.
Sarebbe dovuto ritornare alla normalità, ma cosa fosse la normalità lo aveva ormai dimenticato. Forse nemmeno esisteva, da concetto relativo qual’era.
 
Aveva quasi deciso, dopo lunghe ed attente riflessioni, di rinunciare quando, at last, in ritardo come in quelle due guerre che li avevano avvicinati, America era arrivato.
Gli ricordava una canzone, uno di quei classici americani che aveva fatto fortuna nel mondo e per la prima volta ne comprese pienamente le parole.

 

“At last, my love has come along
My lonely days are over
And life is like a song”


Quante volte aveva preso in giro America per quel testo così scioccamente romantico! Eppure, ora che il ragazzo era con lui, ascoltandola attentamente, non poteva più impedire ad un imbarazzante rossore di coprirgli il volto. La canzone descriveva esattamente, parola per parola, come lui si era sentito.

 

“At last, the skies above are blue
My heart was wrapped up in clover
The night I looked at you

I found a dream - that I could speak to
A dream that I can call my own
I found a thrill - to press my cheek to
A thrill that I have never known”


Lo ricordava ancora quel brivido prima sconosciuto, quando il piccolo America gli aveva chiesto se poteva chiamarlo “fratellone”, quando aveva scelto lui al posto di Francia, rinunciando alle delizie offertegli.
Era stato anche più che fortunato. L’amore, fraterno e adesso quello di amanti, America gliel’aveva fatto provare per la prima volta e glielo aveva donato. Il cielo blu, più unico che raro nella sua Nazione, lo ritrovava ogni giorno negli occhi di America.

 

“Ohhhh - you smiled, you smiled
And then the spell was cast
And here we are in heaven
For you are mine
At Last”

America gli apparteneva, lui apparteneva ad America. Sì, ora era veramente in paradiso.

  
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