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Autore: Gabry_96    22/09/2011    1 recensioni
Siamo in un mondo immaginario, dove passato e futuro si fondono in un presente confuso. La trama gira attorno a due sette rivali, la prima, la Astahaar, ha come obiettivo il risveglio di quattro figure leggendarie, secondo loro portatrici di morte. La seconda, la Gerniah crede che queste stesse creature portino invece pace e prosperità. In realtà lo scopo di entrambe le sette è dominare su tutto il mondo, la prima con un messaggio di morte, la seconda guadagnandosi l'idolatria della gente tramite opere di bene.
Un gruppo di ragazzi della Gerniah, membri di una loro squadra definita Skyriders, ha il compito di recuperare quante più reliquie possibile per risvegliare le creature, prima che lo faccia la Astahaar.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il percorso era già stato stabilito. Il calore emesso dalla sua Hovermoto gli riscaldava le gambe, e un piacevole venticello rinfrescava il suo viso. Il suo veicolo era il più bello di tutti. Le ruote azzurre luminose lasciavano una scia celeste non abbastanza veloce da raggiungere la moto. La carrozzeria invece era nera, il sedile azzurro, lui invece indossava una tuta bianca aderente, con sfumature anch'esse azzurre ed un casco con la visiera sollevata. Pochi secondi dopo venne affiancato da un ragazzo su una Hovermoto totalmente rossa, vestito con una tuta scarlatta ed il casco sotto il braccio, mostrando all'avversario i suoi lunghi capelli biondi.
"Alla buon'ora, Mel!" Esclamò il primo abbassando la visiera grigia trasparente. "Cos'è, il tuo bolide non voleva partire?" Aggiunse agitando le mani.
"No, Efrah, ero impegnato a cercare dei pezzi di ricambio per la tua moto, non vorrei che restassi a piedi!" Rispose scherzosamente il biondo ridacchiando.
"Me la sono cercata." Sussurrò Efrah scuotendo la testa. "Ok signorina, al mio 3!" Esclamò poi all'avversario. "1, 2 e... 3!" I due partirono e le moto si sollevarono per aria senza spostare minimamente la terra. Fu una sfida insolitamente alla pari, solitamente aveva sempre vinto Efrah con il suo bolide nero distaccando di diversi decimi di secondo l'avversario. Mel allora era davvero migliorato, si notava anche dalla sicurezza che aveva quando si teneva stretto alla moto e dalla postura più aerodinamica. La vittoria andò comunque ad Efrah, grazie ad uno sprint finale, riuscendo a distaccarsi di pochi centesimi di secondo. Superato il traguardo i due rallentarono e si diedero il cinque in corsa, fino a fermarsi del tutto e togliere i caschi. Efrah aveva dei capelli neri portati all'indietro, i suoi occhi invece erano di un azzurro profondo, mentre quelli di Mel erano verdi come l'orecchino che portava all'orecchio sinistro. Si incamminarono a piedi lungo il sentiero, trainando a mano le moto. Il sole cominciava a tramontare illuminando il cielo di arancione. Passarono tutto il cammino tra complimenti e ringraziamenti.
"La mia Hastebrahim non è più quella di una volta." Disse Efrah ad un certo punto. "Ormai è un modello troppo vecchio, non è più il bolide pieno di energia che era un tempo." Aggiunse in un lungo sospiro riferendosi alla sua hovermoto nera. Quel nome glielo aveva dato lui, ed era l'unione delle parole Veloce, Nero e Lampo, in lingua Lesus, tribù che vive in mezzo alla foresta del luogo.
"Resta comunque la moto migliore mai realizzata, ce ne vorrà prima che un modello possa raggiungere le sue prestazioni..." Aggiunse Mel sorridendo.

Avvenne tutto in un nanosecondo. Shimbra e Crystal stavano tranquillamente passeggiando vicino al fiume. Ormai il sole era tramontato da qualche minuto e le due ragazze, la prima rossa, la seconda castana, stavano raccogliendo le loro cose per poi dirigersi a casa. Improvvisamente Shimbra avvertì un dolore indescrivibile alla spalla destra. La guardò senza coraggio e amaramente capì che era appena stata colpita da una freccia. Rapidamente una decina di uomini uscirono dall'ombra degli alberi, indossavano una tunica nera con decorazioni dorate. C'erano arcieri, spadaccini, maghi, lancieri.
"Gli-Gli Astahaar! Affermò dolorante Shimbra, seduta a terra, la mano poggiata alla spalla ferita, che ben presto si colorò di rosso come i suoi capelli.
Shimbra era una guerriera che usava due spade contemporaneamente, ed era ormai una fonte d'ispirazione nella Gerniah per le nuove reclute. Crystal faceva parte di esse, ed era molto inesperta, conosceva solo alcune magie basilari, insufficienti contro quello squadrone. Innalzò però una barriera trasparente davanti a lei e all'amica, poi uscì il telefono dalla tunica. Sapeva che numero fare.

I due giovani si erano fermati per una pausa e in quel momento erano entrambi seduti, poggiati con la schiena alle rispettive moto.
"La tua nuova postura è ottima quando vuoi andare veloce e sicuro, ma non è più adatta quando il tuo avversario è più veloce di te. In quel caso quando sei vicino a lui devi appiattirti di più contro l'hovermoto, dovete diventare un tutt'uno." Spiegò Efrah gesticolando e toccandosi i capelli attorcigliandoli alle dita. Fece una pausa, ma quando fu sul punto di ricominciare il suo cellulare cominciò a squillare.
"Ma... Che suoneria è?" Chiese stupito Mel per lo strano suono emesso dal cellulare. Il moro non si degnò di rispondere ed accettò la chiamata.
"Cry, che succede? Sento delle urla..." Chiese cercando di percepire la voce della castana. Mel appena capì chi era al telefono, pretese di poter parlare con lei dato che ne era invaghito, ma Efrah fece segno con la mano di aspettare.
"Arriviamo." Disse infine chiudendo la chiamata. "Non c'è tempo per spiegare." Affermò indossando il casco e salendo sulla moto. "Seguimi, Crystal e Shimbra sono in pericolo." Abbassò la visiera e partì, mentre il cuore di Mel perse un colpo.

La rossa e la castana videro due moto fiondarsi dall'alto verso i nemici e tirò un sospiro di sollievo, a malincuore però si accorse che i due cavalieri non erano chi lei sperava.
"Oh mio Dio, è ferita." Disse uno scendendo dalla moto blu e scattando verso Shimbra muovendosi tra i cadaveri dello squadrone, mentre l'altro, moto porpora e tuta blu toccò con la mano la spalla di Crystal, chiedendole se fosse ferita ma lei scosse la testa.
Ben presto tutti i rumori furono sovrastati dal rombo di altre due moto, facendo scappare i due misteriosi cavalieri.
Fecero per raggiungerli, ma si accorsero che sarebbe stato inutile, così Mel si fiondò da Crystal ed Efrah da Shimbra. Fu tutta una tortura di domande inutili, come chiedere ad una ragazza con una freccia conficcata se stesse bene.

Tornarono al Tempio a sera, dove i sacerdoti ebbero modo di curare Shimbra. Fortunatamente non era grave e la cura fu rapida, efficace e quasi indolore. Cenarono in silenzio in mezzo agli altri ragazzi, e quando tutti furono nelle proprie stanze, Shimbra ed Efrah si ritrovano in cortile, gli occhi grigi di lei illuminati dalla Luna. Lui indossava la tunica della Setta, azzurra decorata con motivi astratti bianchi.
"Come stai ora?" Cominciò lui sedendosi su una panchina e lei fece lo stesso. Si sgranchì le braccia e rispose tranquillamente "Benissimo, fortunatamente abbiamo degli ottimi sacerdoti. Me la sono cavata con una cicatrice quasi invisibile."
"Per fortuna Crystal aveva il cellulare. Credo di piacerle, mi sta sempre dietro." Affermò lui scherzosamente. "Per una volta la sua ossessione è stata utile..."
"Già, Crystal..." Disse fissando le ginocchia. "E tu? Ti piace lei?"
"E'... Carina..." Rispose lui guardando in alto e grattandosi la nuca. Lo sguardo di Shimbra si fece più cupo e lui capì la situazione.
"E' carina, ma tu sei speciale." Le accarezzò dolcemente una guancia e lei sorrise imbarazzata. Successe in un attimo, le loro labbra si avvicinarono e si toccarono, le mani candide della rossa afferrarono la nuca del ragazzo, che a sua volta le avvolse i fianchi con le braccia. Le labbra si staccarono, ma il resto del corpo rimase in quella posizione, naso contro naso, fronte contro fronte, occhio che guarda occhio, cuore a contatto con cuore.
"Posso sentire il tuo cuore, il mio cuore... coordinati." Affermò lei sorridendo, le guancia rosse. Ripresero a baciarsi, lui avrebbe voluto spogliarla, lei lo avrebbe voluto altrettanto, ma non in quel posto.
  
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