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Autore: AlessiaDettaAlex    23/09/2011    3 recensioni
Dopo tanto peregrinare tra le Minori x Ryuuji... ecco qualcosa che ancora non si è visto in questa sezione! Una one-shot dedicata completamente all'amicizia tra Minori e Taiga, più specificatamente, il giorno del loro primo incontro.
"[...] Minorin mi chiede dal nulla:
«Tu te lo ricordi quando ci siamo conosciute?»
Impallidisco.
«Sono esperienze di vita che vorrei dimenticare» mugolo ciondolando la testa qua e là, accompagnata dal quel dolce ricordo. Lei mi sorride sornione.
[...]
«Io me lo ricordo perfettamente. È stato troppo divertente»
«Ho sempre pensato che tu avessi una mente contorta in fondo, Minorin. Me lo ricordo bene anche io, comunque»
Oh sì che me lo ricordo quel giorno. Come dimenticarlo? Successe esattamente quattro anni fa...
"
[Taiga POV]
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Minori Kushieda, Taiga Aisaka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Our first day

 
Fisso perplessa la ragazza dai capelli fucsia seduta affianco a me mentre lecca avidamente il suo gelato il pistacchio. Sembra una scenetta da telefilm per ragazzine: due migliori amiche sedute l’una affianco all’altra, su una panchina, in centro, in piena estate. Che schifo.
«Ne, Minorin...» la chiamo improvvisamente; lei si gira mugolando qualcosa. «Ti stai sgocciolando tutta» le faccio notare indicandole la scia verde che percorre pigramente il suo braccio.
«Oh!» esclama lei, iniziando a pulirsi con un tovagliolino. Io ridacchio sotto i baffi.
«Taiga?»
«Mh?»
«Hai una chiazza bianca sulla maglia» si vendica lei allargando un sorriso fenomenale mentre mi vede arrossire. Senza neanche chiedere permesso, le strappo di mano il tovagliolo e lo strofino insistentemente sulla maglia visibilmente sporca, col risultato di peggiorare ulteriormente le cose. Stavolta è lei a ridere.
«Scusami Taiga! Non ho resistito!» cinguetta in preda ad un attacco isterico di risate. Le faccio la linguaccia, stizzita.
Se fosse stata un’altra persona, sarebbe già morta. Ma siccome è Minorin, non oserei mai alzarle contro neanche un dito. È la persona più importante per me; insieme a Ryuuji, s’intende.
«Taiga-chan sei proprio carinissima quando ti arrabbi!» gongola lei con uno sguardo da cucciolo.
Bene.
A quel punto non resisto più e mi fiondo tra le sue braccia, mandando a farsi fottere il poco gelato al pistacchio rimasto. E anche la mia pubblica immagine, con conseguente dignità.
«Minorin!! Ti odio! Ma ti voglio tanto beneeeeeeeeeeee!»
Sono quasi sicura che ci siano una decina di persone esterrefatte a guardarci.
Beh, pazienza.
«Wah, Taiga! Te ne voglio tantissimo anche io!» fa lei ormai a corto di fiato.
Quando dopo cinque minuti decidiamo di tornare ad essere le persone serie di sempre – ma quando mai? – Minorin mi chiede dal nulla:
«Tu te lo ricordi quando ci siamo conosciute?»
Impallidisco.
«Sono esperienze di vita che vorrei dimenticare» mugolo ciondolando la testa qua e là, accompagnata dal quel dolce ricordo. Lei mi sorride sornione.
«E perché mai?»
No dico... ti rendi conto di quel che è stato quel giorno? Ne hai una vaga idea?
«Perché se dovessi cancellare qualcosa nel passato della nostra Amicizia con la A maiuscola, sarebbe proprio il primo incontro»
Vedo che sogghigna maleficamente. So a che cosa pensa.
«Io me lo ricordo perfettamente. È stato troppo divertente»
«Ho sempre pensato che tu avessi una mente contorta in fondo, Minorin. Me lo ricordo bene anche io, comunque»
Oh sì che me lo ricordo quel giorno. Come dimenticarlo? Successe esattamente quattro anni fa...
 
A quel tempo ero decisamente più aggressiva di oggi. E credetemi, è possibile.
Me la prendevo con tutto e tutti, bastava semplicemente che le persone mi respirassero davanti.
«Ehi tu!!»
«S-Sì?» fece un ragazzo biondo, occhi verdissimi.
«Camminando mi hai sfiorato il braccio» sibilai, minacciosa. Lui impallidì riconoscendomi.
«L-La Mini-Tigre!!» i miei occhi si iniettarono di sangue.
«COME TI SEI PERMESSO?!» e il povero giovane finì a terra vagamente cosciente di sé. All’epoca i miei genitori si erano da poco separati; ero diventata una furia per questo motivo: non lo trovavo giusto, era un dispetto verso di me. E mi sfogavo sugli altri.
Fin quando una tale ragazza dai capelli fucsia della mia scuola, un giorno incrociò la mia strada.
Ero andata al Luna Park con mio padre e vagavo priva di meta qua e là per il parco. Non c’era nulla che mi ispirasse davvero. Di fare giochi estremi non se ne parlava; avevo una segreta paura delle altezze e la velocità. Ma i giochi per bambini... cavolo no. Ribellandomi agli ordini di mio padre quindi, mi misi a girare tra la gente nel tentativo di scorgere qualcosa di divertente da fare. Non mi accorsi però che stavo per sbattere contro una persona.
«Ahia...» grugnii. La ragazza davanti a me si voltò.
«Oh! Tutto ok?» massaggiandomi il naso offeso mugolai una risposta vaga tipo “più o meno”; ma quando riacquistai il mio solito modo di fare mi accesi d’ira.
«La prossima volta stai attenta! E adesso levati di mezzo!» sbraitai fulminandola con lo sguardo. Ovvio che sapessi che la colpa era la mia. Ma tanto non l’avrei mai ammesso.
Peccato solo che quella strana ragazza non mi guardasse né con odio, né con spavento. Perché non le ispiravo terrore come per tutti?! Mi guardava con quei tondi occhi luminosi, incarcerandomi quasi dentro di essi. Poi si portò una mano dietro la nuca e ridacchiò:
«Ah, davvero, scusami tanto! Sono proprio una sbadata!»
Eh? L’avevo appena incolpata di qualcosa che non aveva fatto e lei mi dava corda?
«Al prossimo attacco di sbadataggine rischierai la vita» ringhiai io. Ma lei non mosse muscolo. Che storia era mai questa?
«Oh, ma io ti conosco!» trillò improvvisamente. Sorrisi: se aveva riconosciuto chi ero sapeva anche che fama avevo. E finalmente terrorizzata me la sarei tolta di mezzo definitivamente. «Tu sei Aisaka Taiga, la ragazza del 2°A!» sbarrai gli occhi. Mi aveva chiamata con il mio nome! Nessuno se lo ricordava mai, ancor di meno chi non era neanche della mia classe. Per tutti ero solamente... la Mini-Tigre. Una bestia. Un animale. Qualcosa da evitare, se possibile.
«Come osi pronunciare il mio nome? Levati dai piedi, mi sei d’impiccio» feci cercando di farla allontanare. Ma lei mi seguiva assiduamente.
«Sì! Sei proprio tu, ne sono sicura ora! Sei molto famosa a scuola»
«Non mi interessa»
«Piacere, Kushieda Minori!» pigolò lei tendendomi la mano. La guardai come si guarda qualcuno che scherza con la Morte. E naturalmente nel mio esempio la Morte sono io.
«Non farmi perdere la pazienza!» dissi scostando bruscamente la sua mano «Rischi la vita a giocare con me» minacciai.
«Io non sto giocando!» annunciò lei tendendomi nuovamente e insistentemente la mano.
Rimasi a bocca aperta. Strano.
A questo punto della vicenda avrei già dovuto riempirla di botte. Perché non l’avevo fatto? E soprattutto... perché non avevo voglia di farlo?
Sbuffai stanca e decisi di rispondere alla mano tesa verso di me.
«Il piacere è tutto mio... tu già mi conosci» risposi meccanicamente, sviando il suo sguardo. Anche se non la vedevo direttamente, ero sicura che avesse ancora stampato in faccia quel suo sorriso beota a trentadue denti. Quando incrociai i suoi occhi, però, vidi che li aveva posati su qualcosa posto in alto con un’espressione ammaliata.
«Ehi, Aisaka...» sussultai. Non ero ancora abituata a qualcuno che usasse il mio cognome al posto di quel ridicolo nomignolo.
«Che vuoi?»
«Mi accompagni a fare quelle?» disse candidamente alzando un dito al cielo. Mi voltai:
«Te lo scordi!!» gridai appena scorsi minimo dieci metri di montagne russe davanti a me.
«E dai! Sarà divertentissimo, me lo sento!» sbiancai.
«No, no e NO!» ma lei mi ignorò e mi prese per la mano trascinandomi a fare la fila.
Non reputo necessario sottolineare che cinque minuti dopo ero già su uno dei vagoni insieme a lei. Quel che venne dopo potete anche immaginarlo da soli.
Quando scesi ero convinta di aver perso almeno vent’anni di vita e cercai una panchina in cui mettermi a sedere.
«Divertente, vero?» a quella domanda la fulminai; ma ovviamente lei mi ignorò. «Che ne dici se adesso mi accompagni a vedere gli animali del parco?»
«Neanche per sogno!!»
Puntualmente lì ad accompagnarla, mi beccai sputi dai lama, beccate dagli struzzi, ruggiti feroci dai leoni e anche qualche defecazione in testa poco gradita a causa di piccioni, che peraltro non c’entravano niente con la zona zoo del Luna Park. Avevo la pazienza al limite. Il mistero restava unicamente uno: perché ancora non l’avevo stesa con un destro a terra sanguinante?
Fatto sta che alla fine di quella giornata ero stata a rischio di vita altre tre o quattro volte, tutto per accompagnarla nei posti più assurdi. Non credevo che il Luna Park potesse essere così pericoloso.
Alla fine, ci salutammo.
«Aisaka! Grazie mille per essere stata con me oggi! È stato un vero piacere conoscerti» io mi sforzai di sorridere e borbottai lievemente:
«Anche per me»
«Beh, ci vediamo domani a scuola allora!» le risposi con un nuovo sorriso, mentre lei si allontanava lentamente da me.
Sì, come no, contaci.
E questo fu il fatidico nostro “primo giorno”.
 
Sospiro. Il seguito di quell’incontro è stato ancor più burrascoso per certi versi. Non è semplice intessere un’amicizia con me...
Fatto sta che la mattina dopo me la ritrovai davanti all’aula sorridente e solare, in un giorno in cui avevo proprio le scatole girate e vedevo intorno a me solo nubi temporalesche.
Lei non mi mollava mai. Giorno dopo giorno approfondiva di più il rapporto con me: mi raccontava tutto di lei e aveva anche cominciato a chiamarmi per nome. Temeraria la ragazza. In parte mi stavo abituando anche io alla sua ostinata presenza.
Poi ci fu quel giorno in cui un gruppo di ragazzi più grandi mi aveva messo quasi le mani addosso, sfidandomi apertamente; lei – prima che potessi fare una strage – mi venne in soccorso e parlò ai miei aggressori. Non ricordo cosa disse, ma mi colpì come lo disse. Mi stava difendendo e nelle sue parole sentivo affetto sincero nei miei confronti. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: da lì in poi non avrei mai più potuto separare il mio cuore dal suo. È stata la prima vera amica che avevo avuto, la mia migliore amica Minorin.
 
Mentre mi crogiolo nei ricordi mi vedo passare su e giù una mano davanti.
«Ohi Taiga? Ci sei ancora?» mi scuoto.
«A-Ah, sì!»
Vedo che lei inclina la testa, poco convinta. Io le regalo un sorriso da fanciulla.
«Arigatou Minorin. Per tutto» sbarra gli occhi, colta alla sprovvista. Poi però, come se avesse improvvisamente compreso, ricambia il sorriso e mi accarezza dolcemente la testa.
«Di nulla! È un piacere essere tua amica, Taiga»





NdMe...
Non pretendo niente da questa one-shot... ci ho messo poche ore a scriverla, perché mi è venuta di getto. E probabilmente non l'ho neanche revisionata con la giusta attenzione. Ma vabbè... sarete voi a giudicare!

Non chiedetemi come mi è venuto in mente di vedere tutto dalla prospettiva di Taiga. Mi ispirava così, punto e pasta. :3 Adoro l'amicizia tra Minori e Taiga ♥ sono davvero bellissime, al di là delle dispute Taiga x Ryuuji o Minori x Ryuuji. Per una volta ho voluto allontanare queste pignolerie e dedicare questa cosa a TUTTI i fans, di qualsiasi opinione! Perché tutti amiamo le grandi amiche Taiga e Minori *_* (o almeno credo xD)
Spero che vi abbia fatto piacere leggere :D
Salutis,
Videl-san
   
 
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