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Autore: monstropolis    23/09/2011    4 recensioni
Aveva fallito di nuovo.
Entrambi avevano fallito.
[No slash]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Max Green , Ronnie Radke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Mistakes
Autrice: monstropolis
Rating: Verde
Avvertimenti:  Flashfic, Drammatico.
Conta parole:
 380

A/N: Il titolo è davvero banale, ma non sapevo proprio cosa mettere. Ne avevo in mente un altro ma lo userò per una rating arancione o rosso. Un po’ strano visto che me la tenevo in una cartella di fic già scritte °-°
Quello che posso dire riguardo la storia? E’ una ipotesi-fic (mia invenzione lampo).
Racconta di come Max abbia continuato a drogarsi sebbene abbia cacciato Ronnie dalla band appunto per motivi di droga. L’ho scritta dopo il suo primo rehab e mi sarei aspettata non ne uscisse mai, forse perché me lo aspettavo davvero o forse perché avrei voluto succedesse, un po’ per fargli capire che ora nella merda c’era lui e che ora nessuno sarebbe venuto a dargli una mano, mano che lui non ha dato a Ronnie.
Ma ovviamente questa è tutta roba che la mia mente ha elaborato. In realtà non lo odio, questo povero ragazzo e vorrei tanto che le cose si sistemassero completamente.
Dedicata a Gabri.
Era una promessa, giusto? E io non mi chiamo né Ronnie Radke, né Max Green.
Desclaimer: Max Green non mi appartiene e non beve più, non fuma più camel né crack, non assume più ossicodone, né eroina, né cocaina e non mi paga per scrivere.
 
 
 
Le mani tremanti e le lacrime che sporcavano quel bigliettino stropicciato e giallognolo.
Sembrava veleno.
Un veleno che macchiava quelle parole scritte tanto tempo fa.
Un veleno che non sarebbe più stato risucchiato.
“Ti prometto che non lo faccio più. Mi sento così stronzo e sto male. Non preoccuparti, domani torno a casa, ho solo bisogno di star solo adesso. Ti voglio bene. Ti amo.”
 
L’aveva trovato in bagno un’altra volta.
Aveva fallito di nuovo.
Entrambi avevano fallito.
L’uno aveva mentito ancora, si era impasticcato ancora, si era messo un ago in vena ancora, aveva avuto bisogno di quella roba ancora.
L’altro gli aveva permesso di farlo ancora, non l’aveva amato abbastanza, non gli aveva fatto capire di essere il sostituto di tutta quella nocività.
Sperare di vedere la porta d’ingresso aprirsi da un momento all’altro era ormai straziante e voleva smettere di piangere.
 
Gli occhi ancora lucidi e il trucco colato, prese il cellulare e iniziò a digitare un messaggio come una furia.
“Dovunque tu sia, sappi che sono qui ad aspettarti. Torna a casa ti prego. Cercherò di farti stare meglio, te lo giuro. Non hai bisogno di quella roba e lo devi capire, voglio fartelo capire prima che sia tardi. Ti amo anch’io.”
Inviato.
 
Erano passati anni ormai, ma sembrava che il tempo si fosse fermato o peggio. Il passato si infiltrava come lo spirito di un demone sotto la porta del presente.
Il bigliettino tra le mani.
Poche frasi che voleva conservare fino alla fine dei suoi giorni.
Poche frasi che gli avevano ormai fatto capire che era la persona più ipocrita di questo mondo.
Lo aveva amato davvero, ma non era abbastanza per averlo fermato.
Non aveva avuto la soddisfazione di essere la persona che gli avrebbe fatto aprire gli occhi. Anzi, come uno schiaffo, gli era arrivata in faccia la verità.
Lui ce l’aveva fatta da solo.
Sembrava quasi che il suo stargli vicino e le sue parole non fossero mai servite.
Era un disturbo così grande che lo portò a fare lo stesso errore.
L’errore che lui aveva fatto in precedenza.
Sentire quella roba entrarti dentro, nel profondo, sentirla scorrere e trasportarti lontano, lontano.
Giorni che gli permisero di sentirsi come lui si era sentito.
Giorni in cui si sarebbe perso, fino alla fine.
  
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