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Autore: Darik    23/09/2011    0 recensioni
Una coppia di amiche con già molti problemi, sta per averne un altro, assai più letale. Avranno bisogno di un aiuto, che arriverà da qualcuno che non è quello che sembra.
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - 11
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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5° Capitolo

“Wow, che diavolo…”

Louise si guardò intorno smarrita: se i suoi ricordi da bambina non la ingannavano, era nella sala congressi del vecchio municipio, chiuso e in stato di abbandono, come al solito.

C’erano anche altre persone, che apparivano smarrite quanto lei, e l’ambiente ridondava di ‘Ma come ci sono finito/a qui?’, ‘Che stavo facendo?’, ‘Quel tizio col biglietto…’ e simili.

Louise, con le stesse domande, si guardò nelle tasche. “Mm, siccome indosso gli stessi abiti che avevo prima a scuola, dovrei avercelo ancora”.

Tirò fuori un biglietto, completamente bianco.

“Strano, per qualche motivo mi sentirei di giurare che dovrebbe esserci scritto qualcosa qui, qualcosa su… Azuna… Karaguka… Kagurazaka… boh!”

Lentamente, quelle persone cominciarono a uscire.


“E’ sicuro che Louise e tutti gli altri stanno bene?”

“Sì. Prima di liberarli, ho cancellato gli effetti di quei biglietti ipnotici, quindi sono tutti tornati alle loro personalità originarie”.

Margareth osservò affascinata l’interno del mezzo di trasporto del misterioso Dottore: fuori, una semplice e vecchia cabina telefonica della polizia di colore blu; dentro, uno spazio enorme e complesso, pieno di tubi, scale e scalette, luci, colonne, pedane e al centro quello che sembrava essere il motore del mezzo, di cui Margareth non volle neppure provare a capire come funzionasse.

Non poté però nascondere un risolino quando vide che il Dottore faceva funzionare tutti quei meccanismi servendosi anche di leve attaccate tra loro con semplice spago. E persino delle classiche martellate date nel punto giusto.

Inoltre alcuni suoi movimenti avevano la stessa finezza di Spike Spiegel quando cercava di riparare le cose prendendole a calci.

Non poté neppure non chiedergli della sua alternanza di corpi.

“Be, a quanto pare sono bravo a viaggiare ma non a pedinare” rispose il Dottore grattandosi dietro la testa con un certo imbarazzo. “Mi ha attaccato a sorpresa sulla Terra e ha cercato di fare entrare nella sua collezione me e il mio mezzo di trasporto. Sai, siamo esemplari alquanto unici. Ma prima di essere imbustato, ed è un termine che uso giusto per darti una certa idea, ho usato il moltiplicatore gene-mentale per creare una copia di me stesso in cui travasare la mia mente. Purtroppo avevo poco tempo, quindi la copia è venuta fuori troppo giovane e instabile sul piano cellulare, da qui la presenza di quella strana ragazza. Ops... ”

Il Dottore si tappò la bocca, e Margareth sobbalzò: la ragazza misteriosa!

L’aveva dimenticata! Sembrava quasi che il suo ricordo venisse fuori solo se la citavano.

“Dottore, non può dirmi chi era?”

Il Dottore si guardò intorno, come se temesse di essere ascoltato da qualcuno, poi disse con cautela: “Volendo essere abbastanza precisi, puoi considerarla come un’entità universale, vecchia e costante quanto l’universo stesso, che alla fine porta il suo dono, assai spesso non gradito, a tutti. Io sono uno di quelli che le sono sfuggiti tante, forse troppe volte. Questa però sembrava la volta buona, per lei.”

“Lasciamo perdere” disse allora Margareth. Aveva sentito uno strano brivido, un freddo quasi mortale.

“Parlando d’altro” riprese lei “quando le abbiamo riportate nel vecchio municipio, quelle persone erano ancora come tante statue”.

“Le particelle pietrificanti sono state disattivate insieme al biglietto. Quindi, ti ripeto, stai tranquilla. Tutte le vittime del Collezionista sono tornate normali, subito dopo la partenza del Tardis”.

“Questo mezzo si chiama Tardis?”

Il Dottore annuì. “Dicevo, quelle persone sono ormai tornate normali, senza ricordi di cosa sia successo loro. Saranno per un po’ confuse, poi torneranno alle loro solite vite”.

“E che ne sarà del Collezionista?”

Il Dottore si scurì lievemente in volto. “Sarà consegnato al tribunale di Wandalur, che costituisce una sorta di magistratura universale, ma tocca solo quei popoli che hanno imparato a viaggiare nello spazio. E tutto ciò che ha rubato e rapito, sarà riportato sui pianeti d’origine, quando possibile. Altrimenti sarà affidato al museo, con ovvio relativo pianeta, dei Monaci Senza Testa, che tra l’altro sono cugini degli ertriniani. Così i sopravvissuti avranno la possibilità di ricominciare in un ottimo ambiente, soprattutto per loro. Be, siamo arrivati”.

Tirata un’ultima leva, il Dottore invitò gentilmente Margareth ad andare verso l’uscita, cosa che la ragazza fece con sollievo, un sollievo però non puro come si sarebbe aspettata.

Fuori dal Tardis, c’erano la campagna della sua cittadina e un cielo plumbeo.

“Oh, dimenticavo!” esclamò il Dottore andandole dietro.

Le mise in mano l’amuleto. “In fondo meriti un piccolo trofeo, i buoni hanno vinto grazie a te”.

Margareth si schernì. “Me? Semmai lei”.

“Oh no, se tu non avessi distratto e attaccato il Collezionista, io non avrei avuto il tempo né di fermare il suo teletrasporto e neppure di tornare nel mio vero corpo”.

“Se le cose stanno così, allora si meriterebbe un premio anche Emy Furens. Anche lei, pur involontariamente, ha fatto perdere tempo al cattivo. Ed è stato quello che ho visto di lei a farmi reagire”.

“Lo so. E anche lei avrà il suo premio, grazie a te”.

“Che intende dire?”

Il Dottore ammiccò con lo sguardo, le baciò galantemente una mano e rientrò nella cabina.

Per un attimo Margareth provò la tentazione fortissima di chiedergli di prenderla con sé, per viaggiare verso luoghi lontani e fantastici.

Ma fu solo la tentazione di una ragazzina consapevole di essere tale e che doveva distinguere tra fumetti, cartoni, film e la realtà. Perché anche se quest’ultima aveva un incredibile aspetto fantascientifico, era pure molto, ma molto più pericolosa.

Il Tardis iniziò a scomparire e ricomparire, come un lampeggiante, accompagnato da uno strano rumore meccanico, finché non sparì del tutto.

E poi, terminò la ragazza rimasta sola, anche una vita ordinaria ha i suoi bei momenti fantastici.


Margareth era nel cortile della scuola, con Louise che la guardava da lontano, oltre l’inferriata che delimitava il cortile.

Il trasferimento di quest’ultima era avvenuto, però la ragazza aveva chiesto ai genitori di poter passare ancora un giorno con la sua amica, e ora accigliata la vedeva mentre veniva circondata dalla piccola gang di Emy Furens.

“Bene, bene. Sei pronta per la solita lezioncina?” chiese Emy, la quale non ricordava nulla dei misteriosi uomini con l’impermeabile.

Per tutta risposta, Margareth le andò incontro, mostrando uno strano decisionismo, che stupì le teppiste.

Emy s’irrigidì, preparandosi alla possibilità di essere attaccata.

Invece l’altra la abbracciò.

“E-ehi, che cazzo fai? Ti sei innamorata di me?” esclamò sorpresa e quasi scandalizzata Emy.

Margareth le sussurrò qualcosa nell’orecchio ed Emy rimase come bloccata, impallidendo man mano che ascoltava l’altra.

Gettò quest’ultima a terra.

“Come fai a saperlo?!” le domandò urlando.

“Lo so, ti basti questo. Allora, ci stai?”

Come risposta, Emy le saltò addosso e cominciò a riempirla di pugni, con le sue compagne che tutte eccitate la incoraggiavano.

Lei però non sembrava badarci, presa come’era dal colpire e dal chiedere in continuazione: “Come lo sai?!”

Quando la scarica di pugni finì, il volto di Margareth era pieno di lividi e tagli.

“A-allora?” domandò impassibile.

Emy, furente, ordinò la ritirata, mentre Louise, riuscendo finalmente a scavalcare l’inferriata, soccorse l’amica.

Quello strano spettacolo andò avanti per almeno un mese: ogni volta, Margareth chiedeva a Emy se accettava la sua proposta, e ogni volta riceveva come risposta pugni, calci e continue domande su come facesse a saperlo.

Poi, la svolta: dopo l’ennesima scarica di percosse, e dopo l’ennesima domanda di Margareth, Emy la aiutò a rialzarsi prendendola per mano.

Passato un altro mese, pugni e calci erano spariti quasi del tutto, sostituiti dalle parole, spesso insultanti, e dalla solita domanda, alla quale Margareth rispondeva portando dei fogli da disegno, regolarmente stracciati da Emy.

Trascorso altro tempo, Emy prese da parte Margareth, la mise con le spalle al muro e le chiese, con tono minaccioso, se facesse sul serio.

“Assolutamente” fu la risposta imperturbabile.

Emy corse via, e qualcuno giurò di averla vista quasi piangere.

Con lo scorrere dei mesi, avvennero fatti che per quella cittadina erano quasi fantascientifici: Emy era andata dalla polizia a denunciarsi, per tutto quello che in passato aveva fatto alle altre alunne, rifiutando con forza ogni aiuto che il padre trovava per salvaguardare il nome della famiglia.

Fu condannata al riformatorio, e quando uscì, trovò ad attenderla Margareth, sua zia Anna e Louise.

Infine, tanti anni dopo, quella di Margareth ed Emy era ancora ricordata come la più formidabile coppia di amiche/nemiche che si fosse mai vista in quella cittadina.

FINE

  
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