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Autore: 9Pepe4    24/09/2011    6 recensioni
[Missing moment del secondo special tv “La storia di Trunks”, ambientato dopo la perdita del braccio da parte di Gohan]
Trunks, senza pensarci, afferrò la mano inerte di Gohan. Aveva compiuto quel gesto in un’istintiva ricerca di conforto, ma a quel punto intrecciò maggiormente le dita a quelle dell’altro saiyan in un disperato tentativo di potergli comunicare un minimo di rassicurazione.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bulma, Gohan, Mirai!Bulma, Mirai!Gohan, Mirai!Trunks, Trunks
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Laccio emostatico



Il dottore chiamato da Bulma non impiegò molto tempo ad arrivare, eppure a Trunks l’attesa parve infinita.
Lui e sua madre, con grande attenzione, avevano sfilato a Gohan la maglia lacera e sporca di sangue, lasciando il giovane a torso nudo. Dopodiché, cerea in viso, Bulma aveva fasciato come poteva la spalla sinistra del ragazzo, trucidata dalla perdita del braccio.
Quando il medico si chinò su Gohan per controllarne le condizioni, quella fasciatura improvvisata era già zuppa di sangue. Con un’espressione mortalmente seria, l’uomo sciolse i bendaggi in modo da poter osservare da vicino il danno più grave.
Trunks, in piedi accanto al giaciglio del suo maestro, seguiva i movimenti del medico con occhi segnati dall’ansia.
«Allora?» domandò Bulma, in tono agitato e a mani giunte, quando il medico si rialzò. «Come sta?»
L’uomo si sfregò la fronte con due dita. «Non bene» rispose, cupamente, girandosi a cercare la propria borsa.
Senza dire niente, Trunks si sporse a guardare, e trasalì vedendolo estrarre una specie di coltello dalla lama grande e piatta, poco affilata.
Il dottore si accorse dello sguardo del ragazzino.
«Lo so» disse, a voce bassa, incontrando quegli occhi azzurri. «È un metodo quasi medievale. Ma purtroppo, con i tempi che corrono, non abbiamo strumenti migliori».
Si rivolse a Bulma: «Il ragazzo deve avere la pellaccia dura. Non è in pericolo di vita, ma se vogliamo evitare il rischio, bisogna fermare il sangue, e non vedo altra scelta se non quella di cauterizzare la ferita».
La donna, che durante le prime parole del medico era parsa riacquistare un po’ di colore, tornò ad impallidire e si lasciò sfuggire un gemito strozzato.
Trunks, da parte sua, serrò violentemente le labbra. Conosceva bene quella pratica, in cui un oggetto incandescente veniva premuto su una ferita per arrestare la fuoriuscita del sangue. I cyborg avevano di nuovo lasciato una scia di sangue dietro il loro passaggio… Ed era Gohan, Gohan, ad averne subito le conseguenze.
«Non c’è altra soluzione?» domandò Bulma, con un filo di voce.
Per quanto conoscesse molto bene la forza dei saiyan, in quel momento Gohan, steso sul letto con profonde linee di dolore incise sulla fronte, le sembrava terribilmente indifeso e vulnerabile.
Il medico parve riflettere per qualche momento, ma infine scosse la testa. «No. Mi dispiace, ma non vedo alternative».
Mentre il dottore, con l’aiuto della padrona di casa, si occupava di rendere incandescente la lama, Trunks, senza pensarci, afferrò la mano inerte di Gohan. Aveva compiuto quel gesto in un’istintiva ricerca di conforto, ma a quel punto intrecciò maggiormente le dita a quelle dell’altro saiyan in un disperato tentativo di potergli comunicare un minimo di rassicurazione.
Proprio in quel momento, Bulma e il dottore tornarono ad avvicinarsi a Gohan.
«Potrebbe servirmi qualcuno che lo tenga fermo… Anche se è svenuto, non si sa mai…» stava dicendo in quel momento il medico.
Senza distogliere gli occhi dal viso inerte di Gohan, Trunks affermò: «Ci penso io».
Bulma lo guardò immediatamente. Sapeva bene quant’era profondo l’affetto che suo figlio nutriva per Gohan. «Tesoro, se preferisci…» iniziò, ma il ragazzino ripeté, con decisione: «Ci penso io».
Come a dimostrare le proprie parole, inoltre, lasciò la mano del maestro e si mise dietro la sua testa, posando poi con fermezza le mani sulle due spalle di Gohan.
«Bene» disse stancamente il medico, mentre Bulma indietreggiava di un paio di passi. «Ora è meglio procedere subito…»
Quando il metallo incandescente entrò a contatto con la carne viva della ferita, si udì una sorta di sfrigolio. Gohan non riprese conoscenza, ma il suo viso si contrasse e il giovane si mosse, tentando istintivamente di rannicchiarsi sul fianco destro. Le mani del giovane Trunks, però, lo mantennero saldamente immobilizzato contro il letto in posizione supina.
Gohan emise un gemito straziato.
A quel suono, Bulma non resistette e, pur odiandosi per quella debolezza, non riuscì a far altro che voltare le spalle alle altre tre persone presenti nella stanza.
Negli ultimi anni, Gohan si era quasi trasferito a vivere lì alla Capsule Corporation. Trascorreva tantissimo tempo con Trunks, e spesso si fermava per un pasto o anche per la notte.
Ormai, era diventato quasi come un figlio, per lei. Il suo dolore la lacerava.
Oltretutto, quegli ansiti le ricordavano fin troppo l’agonia di Goku, gli ultimi momenti in cui l’eroe della Terra aveva lottato inutilmente contro la malattia cardiaca che lo aveva ucciso.
Bulma si portò una mano alle labbra, scossa da un tremito incontrollabile.
Quei cyborg… Le avevano portato via tutto. I suoi amici, i suoi genitori, il padre di suo figlio… Ed ora avevano quasi distrutto anche Gohan.
Dovette dar fondo a tutto il proprio autocontrollo per non urlare.
«Manca poco» disse in quel momento la voce del medico, il quale, più che alla donna, si era però rivolto al giovane Trunks.
Senza guardare l’uomo, il ragazzino annuì.
Le sue mani trattenevano Gohan fermamente, ma dentro di sé si odiava per quello che il suo maestro stava passando, perché era colpa sua, ne era certo.
Gohan gli aveva espressamente ordinato di restarsene al sicuro. Lui, però, non appena lo aveva visto in difficoltà, era intervenuto, dimostrandosi totalmente incapace di tenere occupato un solo cyborg anche per poco tempo.
I suoi ricordi si facevano nebulosi e stentati verso la fine del combattimento, ma di una cosa era certo: Gohan era intervenuto per salvarlo, e probabilmente aveva perso il braccio per lo stesso identico motivo.
Sotto le mani, sentì i muscoli del suo maestro contrarsi nuovamente, e allo stesso tempo vide il volto di Gohan tendersi, ed udì un guaito sofferente provenire dalle labbra del figlio di Goku.
Gli sembrò che Gohan, pur inconsciamente, volesse sottrarsi a quella tortura. Ancora una volta, però, lui lo trattenne con forza dov’era.
Sapeva di star svolgendo il compito che gli era stato assegnato, sapeva che tutto quello era per il bene di Gohan… Eppure una parte di lui vedeva solo che il suo maestro stava soffrendo, e si sentiva davvero male, quasi quell’operazione non fosse stata altro che una crudeltà gratuita.
Guardando Gohan costretto così su quel letto, con la fronte imperlata di sudore freddo e gli occhi serrati, Trunks si ritrovò a mordersi l’interno della guancia tanto forte da sentire in bocca il sapore del sangue.
Non era giusto.
Gohan era forte, Gohan era imbattibile. Lui era coraggioso, non si era mai tirato indietro nel momento in cui si trattava di lottare contro quei cyborg spaventosi…
Erano da anni, ormai, che si allenava senza sosta, al solo scopo di proteggere gli innocenti dai due androidi.
Lui era buono.
Non era giusto che avesse perso il braccio… Non era giusto che soffrisse così!
Trunks tentò di mantenere la calma, ma i suoi respiri successivi furono più aspri dei precedenti, quasi dei soffi rabbiosi. La furia e il rancore che provava in quell’istante gli arroventavano lo stomaco.
Sentiva di odiare gli androidi addirittura più di prima. Quante vite avrebbero ancora calpestato, prima di interrompere il loro cammino di distruzione?
Quanto sangue avrebbero ancora versato?
Sapeva che sarebbe stato molto. E si ritrovò a giurare che avrebbe fatto di tutto affinché Gohan non dovesse più ritrovarsi a soffrire in quel modo.
«Bene, ho finito» disse improvvisamente la voce del dottore, e l’uomo si scostò dal suo paziente.
Trunks vide le labbra di Gohan stringersi sino a sbiancare, ma dopo un momento si schiusero in un ansito, e il giovane sembrò scivolare in uno stato di incoscienza più profondo.
Trunks lasciò la presa su di lui e si guardò le mani. La sinistra era ricoperta del sangue dell’altro saiyan.
«È andato tutto bene?» domandò la voce angosciata di Bulma, che era tornata ad avvicinarsi.
Trunks non poté fare a meno di notare quant’era pallida mentre esaminava il volto di Gohan.
Il medico annuì. «Adesso sarà meglio lavargli il torace prima di fargli delle nuove fasciature» aggiunse.
Più tardi, provvide anche a pulire e disinfettare le altre ferite più o meno gravi di cui il giovane saiyan era ricoperto.
In quanto a Bulma, la donna parve recuperare più sicurezza nell’avere qualcosa da fare.
Aveva visto l’espressione provata di suo figlio nel momento in cui si era pulito dal sangue di Gohan. Le sembrava che fosse combattuto tra la disperata voglia di mettersi a piangere e la ferrea determinazione di non cedere alle lacrime.
Lei avrebbe voluto suggerirgli di andare a riposarsi, ma sapeva che in quel momento Trunks non si sarebbe allontanato da Gohan per nulla al mondo.
Per quel giorno, suo figlio aveva sofferto abbastanza – aveva già sofferto abbastanza per tutta la vita. Il minimo che lei poteva fare per rendergli un po’ di conforto era mostrarsi forte come di consueto.
Aiutò con efficienza il medico, fornì bendaggi e cerotti.
Trunks teneva gli occhi fissi su Gohan come se temesse che, distogliendoli per un attimo, avrebbe rischiato di non trovarlo più. Il cuore gli batteva con energia nel petto, quasi pompando con più forza il sangue nelle sue vene.
Quando il dottore si alzò, il ragazzino non si mosse, ma Bulma gli andò incontro.
Una volta che i due adulti furono usciti in corridoio, la donna guardò il medico. «La ringrazio davvero con tutto il cuore per quanto ha fatto» gli disse, sinceramente, ma non riusciva a nascondere la propria preoccupazione.
«Si figuri» replicò stancamente l’uomo, mentre lei lo accompagnava alla porta.
Prima di farlo uscire dalla Capsule Corporation, però, Bulma lo trattenne un momento sulla soglia, e non poté fare a meno di chiedere: «È davvero fuori pericolo?»
Il medico alzò gli occhi sul viso pallido e ansioso della donna, per poi rassicurarla: «Non si preoccupi, signora. Se la caverà».
Bulma, incapace di proferire altri ringraziamenti, gli rivolse un sorriso tirato. Quando l’uomo si fu allontanato lungo la strada buia, richiuse la porta.
Per un momento trasse un respiro profondo, fece quello e basta, mentre la speranza – per quanto debole e stentata – tornava a rischiararle il viso.
Quando ritenne di essersi calmata a sufficienza, si avviò verso la stanza dove giaceva Gohan.
Trunks non si era allontanato di un solo passo dal suo mentore. Lo osservò in silenzio: Gohan era tuttora privo di conoscenza. La fronte, prima contratta per il dolore, si era ormai distesa, e adesso il giovane sembrava quasi addormentato.
Coperto com’era di bende e fasciature, appariva ancora più indebolito di quanto fosse in realtà.
Trunks si soffermò sulle garze che il medico aveva applicato sulla parte sinistra del volto di Gohan, a coprire il taglio sanguigno che attraversava la guancia del giovane e finiva sulla fronte.
È un miracolo che l’occhio non sia stato danneggiato, aveva detto il medico quando l’aveva controllato.
Un miracolo…
Il ragazzino strinse con forza i denti. Ricordando i gemiti sfuggiti al suo maestro, seppe che non avrebbe mai potuto dimenticarli.
Così come non avrebbe mai dimenticato il momento in cui, rinvenendo, aveva trovato accanto a sé Gohan, svenuto e conciato davvero male.
Dopo tutto quel dolore, nemmeno un miracolo sarebbe stato sufficiente per fermare il sangue.









Spazio Autrice:
Io adoro il personaggio di Mirai no Gohan. Ed è stato un trauma, per me, vedere il punto in cui ne “La storia di Trunks” perde il braccio sinistro. Così, durante le vacanze (il 2 Settembre, per la precisione U.U) ho scritto questa One-Shot, e oggi è balzata fuori la folle idea di pubblicarla (folle perché, se devo essere onesta, al momento non credo che mi convinca più di tanto... Ma è sempre così ._.).
Però credo che dei miei giri mentali possa benissimo non fregare niente a nessuno, pertanto mi limiterò a dire che la cauterizzazione della ferita rimane così in sottofondo perché:
non volevo un rating alto o una “non per stomaci delicati”;
non ho idea di come, nel dettaglio, funzioni la cauterizzazione =D
In quanto al dottore, non c’è di lui alcuna descrizione perché nello special si sente solo la sua voce mentre dice “Non si preoccupi, signora, se la caverà”, e quindi mi piaceva l’idea di rendere noto solo quello che dice (= sì, sono un’idiota).
Ho detto anche troppo. Mi eclisso.
  
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