A Letter from Heart
Cara bellissima,
no, non sono un tuo ammiratore
segreto, e questa non è un’appassionata lettera d’amore. Ti stupirà senz’altro
sapere che a decidere di scriverti sono io, il tuo cuore. E quella che ora hai
tra le mani è una formale richiesta di scuse e risarcimento danni. Non
sorridere, tesoro, sono spaventosamente serio. Poco meno di due mesi fa hai
festeggiato il tuo diciottesimo compleanno, con una magnifica festa tra
l’altro, e quindi ci si potrebbe azzardare a presumere che tu abbia raggiunto
la maturità necessaria per esprimere giudizi corretti ed evitare le tante,
troppe, delusioni alle quali mi sottoponi quasi quotidianamente. Naturalmente
non è così.
Sia chiaro, con questo non voglio
dire che sei avventata o poco intelligente. Tengo molto in stima la tua mente,
mia acerrima nemica e tenera amante, e, anzi, la ritengo estremamente abile e
brillante. Tuttavia chi paga il prezzo della tua sconsideratezza sono solo io,
mia cara. Non è forse vero che mi hai indotto ad amare e volere bene persone
che certamente non lo meritavano? E tutto questo perché? Per la tua assurda testardaggine, il tuo
dirompente egoismo e il tuo smisurato orgoglio! Senza dimenticare però la
terribile paura di ferire le persone che ami.
Questo intento è molto nobile, certo, ma il
tuo rifiuto assoluto di essere la causa di ipotetici dispiaceri nei confronti
di chi è per te così importante porta solo te stessa a soffrire. Oh tesoro, sei
l’immagine della contraddizione! Preferiresti metterti da parte piuttosto che
pensare che altri a cui vuoi bene stiano male per colpa tua. Ti meriti tutto il
meglio ma è così arduo non vacillare di fronte ai tuoi ideali romantici di
amicizia e amore! In questo momento starai scuotendo la testa, con una
deliziosa espressione scandalizzata ma, mia diletta, non m’incanti. Dire bugie
non ti riesce più difficile che aprire una porta, e possiedi anche un notevole
talento, ma è a me che stai provando a mentire. E io sono te.
Ovviamente sai benissimo che questa è
la pura verità, sei abbastanza intelligente da preferire l’umiltà alla
presunzione; ma la finta modestia è un’altra tua affilatissima arma e conosci
il tuo valore meglio di chiunque. In segreto ti lodi e lasci che gli altri
credano che ti sottovaluti. Ragionamento questo troppo sottile e impegnativo
perché io possa comprenderlo del tutto. Ma, infondo, non è comprendere il mio
compito. Non sono fatto per capire, io. Né per analizzare, dubitare e
ponderare. Io generalizzo, mi fido e improvviso.
Ma è di te che stiamo parlando. Lo
sai che è per colpa di quei tuoi enormi difetti che entrambi soffriamo. Ancora
non ti pieghi? Vuoi un elenco, mia adorata? Nemmeno a te fa bene giocare con
l’evidenza ma se è questo che vuoi... Dunque, vediamo. Credo, a ragione, di
poter affermare che il primo duro colpo l’abbiamo ricevuto a quattordici anni.
Sì, quello è stato l’inizio di tutto.
Alla fine della terza media, quando
la tua migliore amica, per la quale avresti fatto qualunque cosa, ha cambiato
città per motivi che sappiamo benissimo, tu sei stata molto male. E il liceo, un ambiente del tutto estraneo, non ti ha certo
aiutata. Più studio, meno tempo libero, professori e amici nuovi. Amici che
volevi e che ti odiavi per volere. Quella guerra sanguinosa e terribile, durata
ben tre anni e conclusasi solo da poco, l’abbiamo combattuta io e il tuo
cervello, un vero osso duro, come ti dicevo prima. A frenare me e la mia
frizzante e colorata voglia di felicità, calore e benessere c’era la fredda,
razionale e minacciosa paura di soffrire ancora. Di vederti strappare un altro
pezzo di me. Ma grazie a una nuova amica e a un professore molto speciale ce
l’ho fatta. E tu con me. Il bilancio era grave: tre anni di magnifica vita
persi nel nulla ma, come si dice?, meglio tardi che mai. Malconcio,
traballante, ammaccato un po’ qui un po’ là, ma ero sopravvissuto.
E ora, mia amata, ti dirò quello che
hai sempre saputo ma che eri troppo spaventata persino per pensare. Questa
logorante battaglia tra mente e cuore, sei stata tu ad alimentarla. Tu con il
tuo maledetto egoismo. La città lontanissima dalla tua Caserta che aveva rapito
la tua amica altre non era che Napoli e, tesoro, sbaglio o avresti potuto
chiamarla quando volevi e così rimanere in contatto con lei?
Ma tu non volevi... Sei stata innocente per poche settimane e poi tu stessa hai
fomentato questo spaventoso conflitto che tante cose ha distrutto! Ti beavi
dell’idea di stare così male e mai una sola volta hai ascoltato i consigli di
chi si stupiva che non provassi a contattarla, pur avendo ancora il suo numero.
E non dicevi forse che avresti fatto di tutto per vederla di nuovo? L’avevi
idealizzata e, sintomo dell’egoismo più scatenato, non ti mancava lei, che di
certo non rispondeva al tuo super esigente modello di amica, ma la vostra
amicizia in sé, quello che tu con lei eri stata!
Se la volevi indietro, era solo per
te stessa ma hai tenuto questa consapevolezza sempre lontana da impedirle di
diventare tale. Tuttavia c’era, forte e chiara, un tarlo che ti divorava
dall’interno. Fiumi di lacrime amare, giorni di tristezza e solitudine che da
sola ti ostinavi ad infliggerti. Mia adorata, lo so che fa male vedersi
sbattere in faccia la verità più crudele, specie se hai cercato con tutte le
tue forze di nasconderla, ma è stata tutta colpa tua. Io e la tua mente ci
siamo massacrati a vicenda sotto tuo preciso ordine. E
ora che sei uscita da quest’insana prigione quasi nemmeno ci pensi più a lei.
Questa storia ha inciso profondamente
sul tuo carattere ancora malleabile di ragazzina e l’ha del tutto trasformato.
Non si può più tornare indietro, se non con un immane sforzo di volontà. Vorrei
che tu lo facessi, mia perla. Vorrei che tornassi felice e solare come solo tu
sapevi essere. Pensa a questo, tesoro. Io intanto vado avanti.
Sì perché, anche se questa è la più
grave, la più distruttiva, non è l’unica cosa che ho da rimproverarti. Ebbene
l’inizio di questa vicenda è da ricercarsi ancora più indietro. Ecco una data
che non dimenticherai mai: 31 ottobre 2005. Tuo cugino ti aveva invitata alla
piccola festa per la vigilia di Ognissanti che aveva organizzato insieme ai
suoi amici. All’epoca ti avevo fatto credere di provare una certa attrazione
per un ragazzo di quella “banda”. Niente di serio, è ovvio, e in seguito mi
chiesi più volte cosa diavolo mi fosse preso. Ad ogni modo, litigasti
irrimediabilmente con lui per via del tuo solito orgoglio ma la serata non andò
del tutto sprecata.
Tra i vari amici di tuo cugino uno in
particolare ti colpì e passasti molto tempo con lui. Poi, frequentando
compagnie diverse, vi perdeste di vista, salvo rivedervi assai di rado negli
anni successivi quando ti recavi a fare visita da tua nonna e tua zia, che
abitano nello stesso parco. Ma non lo dimenticasti mai né smettesti di essere
turbata durante e dopo i vostri rarissimi incontri. Ti mandai un messaggio e ti
accorgesti che ti piaceva. Lui era molto bello oltre che simpatico, e lo è
ancora; perciò tu mi credesti ma lasciati cadere la cosa: non vi vedevate quasi
mai...
Tuttavia ogni volta che sembravi
interessarti a qualcuno, improvvisamente lui tornava, e tu facevi confronti che
la tua testa proprio non capiva. Ma Michele, questo il suo nome,
immancabilmente li vinceva tutti, come se prendesse parte a una gara truccata e
decisa in partenza. Tu ne eri contenta.
E poi un’estate, in piscina con il
gruppo di tuo cugino, dove anche lui era presente, vedesti un altro ragazzo,
che attirò immediatamente la tua attenzione. Assomigliava infatti moltissimo al
tuo calciatore del cuore. Lo tenesti d’occhio tutta la giornata ma al momento
di tornare a casa lui e i suoi capelli rossi caddero nel dimenticatoio,
dopotutto era quasi impossibile rincontrarlo. Ma ti sbagliavi...
Una mattina d’ottobre camminavi
tranquillamente per i corridoi del tuo liceo e, sorpresa!, lo vedesti mentre
saliva le scale. Credesti di aver preso una colossale svista e tornasti sui
tuoi passi per accertartene. Quale emozione nello scoprire che era davvero lui!
Ma, come poteva essere che tu non lo avessi notato prima? Eri certa di non averlo mai visto, eppure lui era sempre stato lì, sotto il tuo
naso! Sorvolando sull’iniziale sbigottimento, decidesti che dovevi conoscerlo e
ne parlasti con la tua migliore amica. Il caso, ma tu pensasti fosse il
destino, volle che avessero frequentato l’asilo insieme e che lui fosse cugino
di una tua compagna di classe, cosa che t’infastidì non poco.
Scegliesti di affidarti alla
riservatezza e alla tua amica e alle porte della primavera, dopo mesi di
appostamenti e indagini sul suo conto, eravate stati presentati. Ma la
situazione stentava a decollare e tu non ti sentivi più vicina al tuo obiettivo
di quanto non fossi ad agosto. Nel frattempo, puntuale, era arrivata la
confusione per Michele. Era passato molto tempo dall’ultima volta che vi eravate
visti, ma non riuscivi a non pensare a lui. Quale occasione migliore del
compleanno di tuo cugino per testare i tuoi reali sentimenti? Per tutta la
festa ascoltasti con febbrile attenzione quello che ti dicevo e alla fine
decidesti che Nicola, il sosia del campione, ti piaceva di più. Rare volte ti
ho vista più triste e insoddisfatta ma tu sembravi ancora cieca e solo dopo ti
rendesti conto di non essere affatto contenta dell’esito del confronto. Tutto
questo accadeva alla fine di gennaio del 2010.
La tappa successiva fu di nuovo
l’estate. Andasti con la tua famiglia a salutare la nonna, il giorno prima di
partire per le vacanze, e mentre salivi in macchina al termine della visita,
avvenne la catastrofe. Michele era seduto sui gradini di accesso alla villetta
del parco, dove di solito andavano a giocare a calcio. Accadde senza preavviso
ma fu devastante. Tutto quello che vedesti di lui furono i capelli biondi e la
montatura bianca degli occhiali, e cadesti preda della confusione più totale.
Eri disperata, non avevi più
certezze, non riuscivi a capire cosa ti stesse succedendo. Per Nicola ti eri
impegnata tantissimo per un intero anno. Era il tuo sogno e stavi tenendo duro
nonostante gli scarsi risultati. Come poteva lui, che vedevi
con intervalli di parecchi mesi, avere un effetto così potente su di te?
Partisti per le vacanze ma un amico di quella cerchia, Luca, riuscì a
strapparti la promessa di restare in contatto attraverso il telefono. Un giorno
ebbe la brillante idea di scegliere come argomento di conversazione i ragazzi.
Ti sfidò: disse che sapeva chi era che ti piaceva. Accettasti, piuttosto
divertita, ma quello che leggesti sullo schermo del cellulare ti lasciò senza
parole. E’ Michele. E questo non fece
altro che renderti ancora più confusa. Ma come diavolo faceva a saperlo con
tutta quella dannata sicurezza? Mentisti spudoratamente, cos’altro potevi
fare?, e gli dicesti che al ritorno gli avresti raccontato la verità. Se se
n’era accorto magari ti poteva aiutare...
A casa Luca, alzando le spalle, disse
che era evidente che provassi qualcosa per lui. Con Michele non eri così affettuosa
come con gli altri. Il puzzle cominciava
a ricomporsi ma non cedevi. Ti confidasti con la tua migliore amica. E fu
ancora lei, Mina, a trovare per te la soluzione. A metterti di fronte alla
verità. Vedesti quello che io sapevo da sempre. Nicola ti piaceva solo per la
sua bellezza, nemmeno riuscivi a parlare in sua presenza. Amavi solo la sua
immagine, la sua incredibile somiglianza con il campione . Michele invece, di
lui eri innamorata. Lui ti faceva ridere come nessun altro, e lo conoscevi. Era
così facile! Ma come avevi fatto a non capire prima? Una parte dell’enigma era
risolta... ma ora?
Una sera di luglio, che pure
ricorderai per sempre, lo trovasti in chat e cominciaste a parlare, così, per
caso. Gli dicesti che eri confusa tra due ragazzi e lui ti suggerì ti optare
per il terzo, con il quale stavi parlando in quel momento. T’impedisti di
credergli e gli dicesti di non fare mai più scherzi del genere. Ma lui diceva
sul serio. E tu facesti quello che non avevi mai fatto. Gli dicesti la verità,
uno dei due ragazzi era lui. I miei battiti ti riempivano la gola, furiosi.
Dovesti chiedere a tua sorella un bicchiere d’acqua per non cedere alla
tensione. Mentre scrivevi, ti tremavano le mani. Lui ti disse quello che non
avresti mai voluto ascoltare. Se me lo avessi detto un mese fa... Provava anche lui le stesse cose per te, o quasi, ma era impegnato. Gli
dicesti che non importava, che lo avresti aspettato per sempre.
Mi feci molto male. Tu piangesti come
mai prima d’allora. Le lacrime scendevano da sole, copiose, mentre ridevi per
una puntata particolarmente divertente di Supernatural. Quel dolore sembrava
lacerarti dentro. Per un’intera settimana non potesti parlare con nessuno, per
via della scadenza della promozione con la quale messaggiavi con i tuoi amici.
Eri sola. Con il tempo sembrasti stare meglio, relativamente. Conoscesti gente
e partisti per un viaggio a scuola, lontano.
Per due volte lui tornò da te, dopo
aver lasciato la sua ragazza. Senza volerlo minimamente, diventasti una
minaccia per lei. L’altra. Ti disse che sapeva benissimo che se non
fosse stato per lei, tu e Michele sareste stati insieme. Lui era la tua anima
gemella. Lo sapevi tu, lo sapeva lui, lo sapeva anche lei. Le amiche ti
rimproveravano duramente. Ogni volta che tornava tu lo perdonavi, nonostante
tutto il male che ti avesse fatto e che continuasse a farti. Ma quello che
voleva non era quello che chiedevi tu. Voleva conoscerti meglio ma tu esigevi
più decisione e sicurezza. Certezze che non aveva intenzione di darti. Non
voleva impegnarsi, ti disse.
E così, il giorno di San Valentino,
scegliesti di mettere un punto alla situazione. Fin quando lui avrebbe voluto
essere tuo amico, solo tuo amico, tu avresti tagliato tutti i
ponti. O tutto o niente, vero tesoro? Non eri disposta a nessun genere di
compromesso, non ti saresti accontentata di avere a metà quello che era tuo. Mai
una sola volta gli hai mentito, cosa veramente ammirevole e degna di nota. Lo
avevi difeso da tutto e da tutti, avevi litigato con le tue amiche che non
credevano alla sua buona fede, ma non potevi combattere anche contro di lui. Dunque,
è da quel giorno che non lo senti più.
E ora, ascolta quello che ho da dirti
al riguardo, mia adorata. Ancora una volta, hai permesso al tuo stramaledetto
orgoglio di influenzare la tua vita. Sdegnosamente hai rifiutato tutte le sue
proposte di restare in contatto con te, fino a quando sarebbe stato pronto per
vivere una storia seria. Davvero pensi che ti farebbe male piegarti una volta?
Oh, no. Non provare a usare il fatto di averlo perdonato per discolparti. Eri
ben felice che fosse tornato da te, senza umiliazione perché aveva ascoltato il
cuore. Ma tu ti ergevi superba dall’alto della ragione, avevi il coltello dalla
parte del manico, e tuttavia non fosti cattiva come forse avresti dovuto. Eri
pur sempre innamorata di lui.
Devo dirti però che, di nuovo, più di
lui amavi l’idea di riuscire ad averlo. Era la tua anima gemella, questo era
certo, ma eri ossessionata dalla paura di farlo diventare il tuo rimpianto più
grande molto più del necessario. E tu non potevi, avresti sofferto
immensamente. Ancora una volta, egoista, pensavi solo a te stessa, all’enorme
felicità che avresti avuto se lui ti avesse amato quanto lo amavi tu.
Ogni tanto pensi a lui; ti manca
molto, cioè, ti manca la prospettiva di stare con lui, ma non è più un’ossessione.
Credi di aver fatto la cosa giusta eliminandolo completamente dalla tua vita. E
forse, mia amata, è veramente così. Dietro il tuo prepotente orgoglio si celava
davvero la paura del dolore che avresti certamente dovuto affrontare se ti
fossi arresa, e così hai scelto il male minore. Senza lui è molto meglio che con lui a metà, vero? Ad ogni modo, non me la sento di rimproverarti troppo: ero
coinvolto in prima persona e capisco perfettamente le tue ragioni. Tuttavia la
sofferenza c’è stata, grandissima, e magari avremmo potuto evitarla, ma io non
dispero. C’è sempre la speranza che il destino finalmente si accorga di voi.
Forse era solo il tempo ad essere sbagliato, chissà. Oppure potrei tornare a battere
per qualcuno che lo merita davvero. Magari un compagno di classe, uno che
veramente conosci e che occupa una parte importante della tua vita, un amico
con il quale hai finto per un anno di essere sposata. Sì, di lui potresti
innamorarti, e ci stiamo già pensando, vero?
Tesoro mio, siamo dunque giunti alla
fine di questa lettera. Mi dispiace essere stato costretto a rimproverarti. Non
lo sai quanto avrei voluto sbagliarmi anche su una soltanto delle cose che ti
ho detto; non lo sai quanto davvero vorrei perdonarti per il male che per colpa
tua abbiamo subito. Aiutami a farlo. Dimmi che non farai più gli stessi errori.
Ma no, cara. Sei grande ormai, ma crescerai ancora. Ricominciamo insieme. Dimentichiamo
tutto e voltiamo pagina. So che sei pronta, io credo in te. La strada che hai
davanti è libera, e illuminata dal sole. Sorridi alla gente e dì di sì. Felice
e leggera trova le pietre giuste per costruire il tuo futuro. Tempi migliori ci
aspettano, mia adorata. Con la certa consapevolezza che tutto andrà bene, io ti
lascio. Sempre devoto,
il tuo cuore.