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Autore: Geezer    24/09/2011    1 recensioni
Critica sincera e spietata, sotto forma di lettera, a una persona che mi ha fatto molto soffrire, me stessa.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Letter from Heart

                                 A Letter from Heart

 

 

Cara bellissima,

no, non sono un tuo ammiratore segreto, e questa non è un’appassionata lettera d’amore. Ti stupirà senz’altro sapere che a decidere di scriverti sono io, il tuo cuore. E quella che ora hai tra le mani è una formale richiesta di scuse e risarcimento danni. Non sorridere, tesoro, sono spaventosamente serio. Poco meno di due mesi fa hai festeggiato il tuo diciottesimo compleanno, con una magnifica festa tra l’altro, e quindi ci si potrebbe azzardare a presumere che tu abbia raggiunto la maturità necessaria per esprimere giudizi corretti ed evitare le tante, troppe, delusioni alle quali mi sottoponi quasi quotidianamente. Naturalmente non è così.

Sia chiaro, con questo non voglio dire che sei avventata o poco intelligente. Tengo molto in stima la tua mente, mia acerrima nemica e tenera amante, e, anzi, la ritengo estremamente abile e brillante. Tuttavia chi paga il prezzo della tua sconsideratezza sono solo io, mia cara. Non è forse vero che mi hai indotto ad amare e volere bene persone che certamente non lo meritavano? E tutto questo perché?  Per la tua assurda testardaggine, il tuo dirompente egoismo e il tuo smisurato orgoglio! Senza dimenticare però la terribile paura di ferire le persone che ami.

 Questo intento è molto nobile, certo, ma il tuo rifiuto assoluto di essere la causa di ipotetici dispiaceri nei confronti di chi è per te così importante porta solo te stessa a soffrire. Oh tesoro, sei l’immagine della contraddizione! Preferiresti metterti da parte piuttosto che pensare che altri a cui vuoi bene stiano male per colpa tua. Ti meriti tutto il meglio ma è così arduo non vacillare di fronte ai tuoi ideali romantici di amicizia e amore! In questo momento starai scuotendo la testa, con una deliziosa espressione scandalizzata ma, mia diletta, non m’incanti. Dire bugie non ti riesce più difficile che aprire una porta, e possiedi anche un notevole talento, ma è a me che stai provando a mentire. E io sono te.

Ovviamente sai benissimo che questa è la pura verità, sei abbastanza intelligente da preferire l’umiltà alla presunzione; ma la finta modestia è un’altra tua affilatissima arma e conosci il tuo valore meglio di chiunque. In segreto ti lodi e lasci che gli altri credano che ti sottovaluti. Ragionamento questo troppo sottile e impegnativo perché io possa comprenderlo del tutto. Ma, infondo, non è comprendere il mio compito. Non sono fatto per capire, io. Né per analizzare, dubitare e ponderare. Io generalizzo, mi fido e improvviso.

Ma è di te che stiamo parlando. Lo sai che è per colpa di quei tuoi enormi difetti che entrambi soffriamo. Ancora non ti pieghi? Vuoi un elenco, mia adorata? Nemmeno a te fa bene giocare con l’evidenza ma se è questo che vuoi... Dunque, vediamo. Credo, a ragione, di poter affermare che il primo duro colpo l’abbiamo ricevuto a quattordici anni. Sì, quello è stato l’inizio di tutto.

Alla fine della terza media, quando la tua migliore amica, per la quale avresti fatto qualunque cosa, ha cambiato città per motivi che sappiamo benissimo, tu sei stata molto male. E il liceo, un ambiente del tutto estraneo, non ti ha certo aiutata. Più studio, meno tempo libero, professori e amici nuovi. Amici che volevi e che ti odiavi per volere. Quella guerra sanguinosa e terribile, durata ben tre anni e conclusasi solo da poco, l’abbiamo combattuta io e il tuo cervello, un vero osso duro, come ti dicevo prima. A frenare me e la mia frizzante e colorata voglia di felicità, calore e benessere c’era la fredda, razionale e minacciosa paura di soffrire ancora. Di vederti strappare un altro pezzo di me. Ma grazie a una nuova amica e a un professore molto speciale ce l’ho fatta. E tu con me. Il bilancio era grave: tre anni di magnifica vita persi nel nulla ma, come si dice?, meglio tardi che mai. Malconcio, traballante, ammaccato un po’ qui un po’ là, ma ero sopravvissuto.

E ora, mia amata, ti dirò quello che hai sempre saputo ma che eri troppo spaventata persino per pensare. Questa logorante battaglia tra mente e cuore, sei stata tu ad alimentarla. Tu con il tuo maledetto egoismo. La città lontanissima dalla tua Caserta che aveva rapito la tua amica altre non era che Napoli e, tesoro, sbaglio o avresti potuto chiamarla quando volevi e così rimanere in contatto con lei?

Ma tu non volevi... Sei stata innocente per poche settimane e poi tu stessa hai fomentato questo spaventoso conflitto che tante cose ha distrutto! Ti beavi dell’idea di stare così male e mai una sola volta hai ascoltato i consigli di chi si stupiva che non provassi a contattarla, pur avendo ancora il suo numero. E non dicevi forse che avresti fatto di tutto per vederla di nuovo? L’avevi idealizzata e, sintomo dell’egoismo più scatenato, non ti mancava lei, che di certo non rispondeva al tuo super esigente modello di amica, ma la vostra amicizia in sé, quello che tu con lei eri stata!

Se la volevi indietro, era solo per te stessa ma hai tenuto questa consapevolezza sempre lontana da impedirle di diventare tale. Tuttavia c’era, forte e chiara, un tarlo che ti divorava dall’interno. Fiumi di lacrime amare, giorni di tristezza e solitudine che da sola ti ostinavi ad infliggerti. Mia adorata, lo so che fa male vedersi sbattere in faccia la verità più crudele, specie se hai cercato con tutte le tue forze di nasconderla, ma è stata tutta colpa tua. Io e la tua mente ci siamo massacrati a vicenda sotto tuo preciso ordine. E ora che sei uscita da quest’insana prigione quasi nemmeno ci pensi più a lei.

Questa storia ha inciso profondamente sul tuo carattere ancora malleabile di ragazzina e l’ha del tutto trasformato. Non si può più tornare indietro, se non con un immane sforzo di volontà. Vorrei che tu lo facessi, mia perla. Vorrei che tornassi felice e solare come solo tu sapevi essere. Pensa a questo, tesoro. Io intanto vado avanti.

Sì perché, anche se questa è la più grave, la più distruttiva, non è l’unica cosa che ho da rimproverarti. Ebbene l’inizio di questa vicenda è da ricercarsi ancora più indietro. Ecco una data che non dimenticherai mai: 31 ottobre 2005. Tuo cugino ti aveva invitata alla piccola festa per la vigilia di Ognissanti che aveva organizzato insieme ai suoi amici. All’epoca ti avevo fatto credere di provare una certa attrazione per un ragazzo di quella “banda”. Niente di serio, è ovvio, e in seguito mi chiesi più volte cosa diavolo mi fosse preso. Ad ogni modo, litigasti irrimediabilmente con lui per via del tuo solito orgoglio ma la serata non andò del tutto sprecata.

Tra i vari amici di tuo cugino uno in particolare ti colpì e passasti molto tempo con lui. Poi, frequentando compagnie diverse, vi perdeste di vista, salvo rivedervi assai di rado negli anni successivi quando ti recavi a fare visita da tua nonna e tua zia, che abitano nello stesso parco. Ma non lo dimenticasti mai né smettesti di essere turbata durante e dopo i vostri rarissimi incontri. Ti mandai un messaggio e ti accorgesti che ti piaceva. Lui era molto bello oltre che simpatico, e lo è ancora; perciò tu mi credesti ma lasciati cadere la cosa: non vi vedevate quasi mai...

Tuttavia ogni volta che sembravi interessarti a qualcuno, improvvisamente lui tornava, e tu facevi confronti che la tua testa proprio non capiva. Ma Michele, questo il suo nome, immancabilmente li vinceva tutti, come se prendesse parte a una gara truccata e decisa in partenza. Tu ne eri contenta.

E poi un’estate, in piscina con il gruppo di tuo cugino, dove anche lui era presente, vedesti un altro ragazzo, che attirò immediatamente la tua attenzione. Assomigliava infatti moltissimo al tuo calciatore del cuore. Lo tenesti d’occhio tutta la giornata ma al momento di tornare a casa lui e i suoi capelli rossi caddero nel dimenticatoio, dopotutto era quasi impossibile rincontrarlo. Ma ti sbagliavi...

Una mattina d’ottobre camminavi tranquillamente per i corridoi del tuo liceo e, sorpresa!, lo vedesti mentre saliva le scale. Credesti di aver preso una colossale svista e tornasti sui tuoi passi per accertartene. Quale emozione nello scoprire che era davvero lui! Ma, come poteva essere che tu non lo avessi notato prima? Eri certa di non averlo mai visto, eppure lui era sempre stato lì, sotto il tuo naso! Sorvolando sull’iniziale sbigottimento, decidesti che dovevi conoscerlo e ne parlasti con la tua migliore amica. Il caso, ma tu pensasti fosse il destino, volle che avessero frequentato l’asilo insieme e che lui fosse cugino di una tua compagna di classe, cosa che t’infastidì non poco.

Scegliesti di affidarti alla riservatezza e alla tua amica e alle porte della primavera, dopo mesi di appostamenti e indagini sul suo conto, eravate stati presentati. Ma la situazione stentava a decollare e tu non ti sentivi più vicina al tuo obiettivo di quanto non fossi ad agosto. Nel frattempo, puntuale, era arrivata la confusione per Michele. Era passato molto tempo dall’ultima volta che vi eravate visti, ma non riuscivi a non pensare a lui. Quale occasione migliore del compleanno di tuo cugino per testare i tuoi reali sentimenti? Per tutta la festa ascoltasti con febbrile attenzione quello che ti dicevo e alla fine decidesti che Nicola, il sosia del campione, ti piaceva di più. Rare volte ti ho vista più triste e insoddisfatta ma tu sembravi ancora cieca e solo dopo ti rendesti conto di non essere affatto contenta dell’esito del confronto. Tutto questo accadeva alla fine di gennaio del 2010.

La tappa successiva fu di nuovo l’estate. Andasti con la tua famiglia a salutare la nonna, il giorno prima di partire per le vacanze, e mentre salivi in macchina al termine della visita, avvenne la catastrofe. Michele era seduto sui gradini di accesso alla villetta del parco, dove di solito andavano a giocare a calcio. Accadde senza preavviso ma fu devastante. Tutto quello che vedesti di lui furono i capelli biondi e la montatura bianca degli occhiali, e cadesti preda della confusione più totale.

Eri disperata, non avevi più certezze, non riuscivi a capire cosa ti stesse succedendo. Per Nicola ti eri impegnata tantissimo per un intero anno. Era il tuo sogno e stavi tenendo duro nonostante gli scarsi risultati. Come poteva lui, che vedevi con intervalli di parecchi mesi, avere un effetto così potente su di te? Partisti per le vacanze ma un amico di quella cerchia, Luca, riuscì a strapparti la promessa di restare in contatto attraverso il telefono. Un giorno ebbe la brillante idea di scegliere come argomento di conversazione i ragazzi. Ti sfidò: disse che sapeva chi era che ti piaceva. Accettasti, piuttosto divertita, ma quello che leggesti sullo schermo del cellulare ti lasciò senza parole. E’ Michele. E questo non fece altro che renderti ancora più confusa. Ma come diavolo faceva a saperlo con tutta quella dannata sicurezza? Mentisti spudoratamente, cos’altro potevi fare?, e gli dicesti che al ritorno gli avresti raccontato la verità. Se se n’era accorto magari ti poteva aiutare...

A casa Luca, alzando le spalle, disse che era evidente che provassi qualcosa per lui. Con Michele non eri così affettuosa come con gli altri. Il puzzle cominciava a ricomporsi ma non cedevi. Ti confidasti con la tua migliore amica. E fu ancora lei, Mina, a trovare per te la soluzione. A metterti di fronte alla verità. Vedesti quello che io sapevo da sempre. Nicola ti piaceva solo per la sua bellezza, nemmeno riuscivi a parlare in sua presenza. Amavi solo la sua immagine, la sua incredibile somiglianza con il campione . Michele invece, di lui eri innamorata. Lui ti faceva ridere come nessun altro, e lo conoscevi. Era così facile! Ma come avevi fatto a non capire prima? Una parte dell’enigma era risolta... ma ora?

Una sera di luglio, che pure ricorderai per sempre, lo trovasti in chat e cominciaste a parlare, così, per caso. Gli dicesti che eri confusa tra due ragazzi e lui ti suggerì ti optare per il terzo, con il quale stavi parlando in quel momento. T’impedisti di credergli e gli dicesti di non fare mai più scherzi del genere. Ma lui diceva sul serio. E tu facesti quello che non avevi mai fatto. Gli dicesti la verità, uno dei due ragazzi era lui. I miei battiti ti riempivano la gola, furiosi. Dovesti chiedere a tua sorella un bicchiere d’acqua per non cedere alla tensione. Mentre scrivevi, ti tremavano le mani. Lui ti disse quello che non avresti mai voluto ascoltare. Se me lo avessi detto un mese fa... Provava anche lui le stesse cose per te, o quasi, ma era impegnato. Gli dicesti che non importava, che lo avresti aspettato per sempre.

Mi feci molto male. Tu piangesti come mai prima d’allora. Le lacrime scendevano da sole, copiose, mentre ridevi per una puntata particolarmente divertente di Supernatural. Quel dolore sembrava lacerarti dentro. Per un’intera settimana non potesti parlare con nessuno, per via della scadenza della promozione con la quale messaggiavi con i tuoi amici. Eri sola. Con il tempo sembrasti stare meglio, relativamente. Conoscesti gente e partisti per un viaggio a scuola, lontano.

Per due volte lui tornò da te, dopo aver lasciato la sua ragazza. Senza volerlo minimamente, diventasti una minaccia per lei. L’altra. Ti disse che sapeva benissimo che se non fosse stato per lei, tu e Michele sareste stati insieme. Lui era la tua anima gemella. Lo sapevi tu, lo sapeva lui, lo sapeva anche lei. Le amiche ti rimproveravano duramente. Ogni volta che tornava tu lo perdonavi, nonostante tutto il male che ti avesse fatto e che continuasse a farti. Ma quello che voleva non era quello che chiedevi tu. Voleva conoscerti meglio ma tu esigevi più decisione e sicurezza. Certezze che non aveva intenzione di darti. Non voleva impegnarsi, ti disse.

E così, il giorno di San Valentino, scegliesti di mettere un punto alla situazione. Fin quando lui avrebbe voluto essere tuo amico, solo tuo amico, tu avresti tagliato tutti i ponti. O tutto o niente, vero tesoro? Non eri disposta a nessun genere di compromesso, non ti saresti accontentata di avere a metà quello che era tuo. Mai una sola volta gli hai mentito, cosa veramente ammirevole e degna di nota. Lo avevi difeso da tutto e da tutti, avevi litigato con le tue amiche che non credevano alla sua buona fede, ma non potevi combattere anche contro di lui. Dunque, è da quel giorno che non lo senti più.

E ora, ascolta quello che ho da dirti al riguardo, mia adorata. Ancora una volta, hai permesso al tuo stramaledetto orgoglio di influenzare la tua vita. Sdegnosamente hai rifiutato tutte le sue proposte di restare in contatto con te, fino a quando sarebbe stato pronto per vivere una storia seria. Davvero pensi che ti farebbe male piegarti una volta? Oh, no. Non provare a usare il fatto di averlo perdonato per discolparti. Eri ben felice che fosse tornato da te, senza umiliazione perché aveva ascoltato il cuore. Ma tu ti ergevi superba dall’alto della ragione, avevi il coltello dalla parte del manico, e tuttavia non fosti cattiva come forse avresti dovuto. Eri pur sempre innamorata di lui.

Devo dirti però che, di nuovo, più di lui amavi l’idea di riuscire ad averlo. Era la tua anima gemella, questo era certo, ma eri ossessionata dalla paura di farlo diventare il tuo rimpianto più grande molto più del necessario. E tu non potevi, avresti sofferto immensamente. Ancora una volta, egoista, pensavi solo a te stessa, all’enorme felicità che avresti avuto se lui ti avesse amato quanto lo amavi tu.

Ogni tanto pensi a lui; ti manca molto, cioè, ti manca la prospettiva di stare con lui, ma non è più un’ossessione. Credi di aver fatto la cosa giusta eliminandolo completamente dalla tua vita. E forse, mia amata, è veramente così. Dietro il tuo prepotente orgoglio si celava davvero la paura del dolore che avresti certamente dovuto affrontare se ti fossi arresa, e così hai scelto il male minore. Senza lui è molto meglio che con lui a metà, vero? Ad ogni modo, non me la sento di rimproverarti troppo: ero coinvolto in prima persona e capisco perfettamente le tue ragioni. Tuttavia la sofferenza c’è stata, grandissima, e magari avremmo potuto evitarla, ma io non dispero. C’è sempre la speranza che il destino finalmente si accorga di voi. Forse era solo il tempo ad essere sbagliato, chissà. Oppure potrei tornare a battere per qualcuno che lo merita davvero. Magari un compagno di classe, uno che veramente conosci e che occupa una parte importante della tua vita, un amico con il quale hai finto per un anno di essere sposata. Sì, di lui potresti innamorarti, e ci stiamo già pensando, vero?

Tesoro mio, siamo dunque giunti alla fine di questa lettera. Mi dispiace essere stato costretto a rimproverarti. Non lo sai quanto avrei voluto sbagliarmi anche su una soltanto delle cose che ti ho detto; non lo sai quanto davvero vorrei perdonarti per il male che per colpa tua abbiamo subito. Aiutami a farlo. Dimmi che non farai più gli stessi errori. Ma no, cara. Sei grande ormai, ma crescerai ancora. Ricominciamo insieme. Dimentichiamo tutto e voltiamo pagina. So che sei pronta, io credo in te. La strada che hai davanti è libera, e illuminata dal sole. Sorridi alla gente e dì di sì. Felice e leggera trova le pietre giuste per costruire il tuo futuro. Tempi migliori ci aspettano, mia adorata. Con la certa consapevolezza che tutto andrà bene, io ti lascio. Sempre devoto,

il tuo cuore.

  
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