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Autore: MeliaMalia    05/06/2006    13 recensioni
Scusatemi, ma non ho resistito... E se Willy Wonka non avesse cercato un erede, ma una moglie?
Questo racconto vuole essere una gentile parodia di un libro e di un film che ho apprezzato molto; se vorrete commentare e consigliarmi, mi farete molto felice!
Completata! ^^
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO

Vi fu un matrimonio, ovviamente. Per la felicità di Nonna Dea.
Vi fu dopo molti mesi, preceduto da tentativi di corteggiamento al limite del paradossale. Come la romantica proposta di viaggio sino al paese natale degli Umpa-Lumpa, finita nel più disgraziato dei modi. O come il geniale anello di cioccolato che lui decise di metterle al dito, rimanendoci davvero malissimo quando, a contatto con il calore del corpo di lei, esso non ci mise molto a liquefarsi, lasciando una flebile macchia di sé. Potremmo andare avanti per molto, ve lo assicuro. Ma queste non sono cose importanti.
Cosa importante, se non fondamentale, fu il progressivo affezionarsi di Viola a quell’uomo. Lo conobbe lentamente, a volte ridendo ed a volte infuriandosi per la sua ordinaria pazzia, eppure non poté fare a meno di volergli bene. Dietro quella maschera di gentiluomo, nascosto sotto strati e strati di geniale follia, altro non vi era, se non un cucciolo abbandonato, spaventato. Che lei, infine, arrendevole, amò.
Cosa forse ancora più importante, almeno dal punto di vista dell’Umpa-Lumpa adibito al ruolo di analista del Signor Wonka, fu il parziale superamento dei suoi stravaganti traumi infantili: vedendo come, a differenza della fredda madre, Viola, sempre con quella deliziosa timidezza che la caratterizzava, tentava di ricambiare i suoi gesti affettuosi, acquisì sempre una maggiore padronanza nel suo relazionarsi al sesso femminile, fino ad una guarigione quasi completa. Sentiva di poterlo affrontare, sì. Sino a che, disgraziatamente, non gli capitava di litigare con Viola e, inevitabilmente, si ritrovava poi con una nonna Dea idrofoba attaccata al collo; a quel punto, chissà perché, la sua fobia tornava prepotentemente a farsi sentire.
Infine, come detto, vi fu il matrimonio. Fu celebrato in privato, con il romantico sottofondo di un’impetuosa cascata in puro cioccolato e il tropicale sfondo di una vegetazione in caramelle gommose. Umpa-Lumpa si schierarono ai lati, creando una sorta di navata, nella quale veleggiò Wonka, fermandosi di fronte ad un povero prete a dir poco sconcertato dalla situazione, il quale, tanto per non smentirsi, salutò subito con un sorriso folle. Il curato, anima pia, si sentì decisamente confuso dalla situazione; ma gli avevano pagato profumatamente quella celebrazione, quindi badò bene a starsene zitto.
Quindi arrivò Viola. E Nonna Dea cominciò a piangere. Era una nuvola bianca, quella ragazza, avvolta nel suo abito nuziale; i capelli, ancora una volta domati con parecchi quantitativa di lacca, s’inerpicavano su per la sua nuca, in un’elaborata acconciatura sormontata da un prezioso velo. Willy fu enormemente intenerito da quell’immagine. Quella che sarebbe divenuta la compagna della sua vita avanzò tra gli Umpa-Lumpa, un dolce ma intimorito sorriso stampato sul volto. Nonna Dea, non resistendo all’emozione del momento, la placcò, saltandole addosso in lacrime, non mancando certo di ricordare alle anziane amiche del circolo della canasta, da lei invitate, che la futura moglie del famoso miliardario era proprio la nipote. Come se la cosa non fosse ancora chiara a qualcuno; tutti i giornali ne avevano parlato, per settimane.
Fermato l’inglorioso spettacolo, e trattenuta Nonna Dea con la viva forza di almeno sette Umpa-Lumpa, Viola, decisamente più scomposta di prima, riprese la sua avanzata verso il futuro marito. Che non poté fare a meno di ridere. Contagiandola della sua risata.
E così, sghignazzando nel pronunciare le loro promesse d’eterno amore, si sposarono. Terminando la nostra storia. Ma iniziandone un’altra, assai più speciale.
E scusatemi se è poco.




Non ci credo, ho finito!
Ora che ci penso, questa è una frase che piazzo praticamente alla fine di ogni storia: 'non ci credo, ho finito'. Lo ripeto praticamente ogni volta. La cosa buffa è che, ogni volta, non ci credo per davvero. Eppure poi le finisco. Sorprendente.
Cosa posso dirvi di questa storia? La cominciai per gioco, e difatti gioco è rimasto. Ammetto di essermi affezionata ai miei personaggi, partendo da Viola – un mio personale mix di tutte le orfanelle che divengono principessine, aggiungendoci un pizzico di personalità – passando per Wonka – che non credevo di poter rendere così pazzo… ammetto di essere orgogliosa di me stessa! – per finire poi con nonna Dea. Ora, non ci crederete, ma nonna Dea non è un’invenzione: mia nonna (che di nome non fa Dea, ma Angela) è esattamente così. Ve lo giuro. Quindi, a chi altri potrei dedicare questo racconto – che non leggerà mai e che se leggesse definirebbe ‘belinata’ – se non alla mia cara nonnina?
Un bacio affettuoso a lei, e a voi, mie lettrici, che, accompagnandomi per questi capitoli, avete riso con me. Vi assicuro che mi sono divertita da morire. Un saluto ^^

   
 
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