Videogiochi > Resident Evil
Ricorda la storia  |      
Autore: saltlordofold    25/09/2011    4 recensioni
Alla fine di Degeneration, Angela era affascinata da Leon. A Leon Angela non dispiaceva... Fatto il misfatto, quindi, ma potrebbe una relazione fra di loro convivere con il lavoro di lui?
Piccola flashfic uscita tutta d' un blocco, perché mi piace segamentalizzare su coppie assolutamente non mainstream e personaggi secondari a dir poco irritanti XD
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Leon Scott Kennedy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Non era ancora totalmente giorno quando la sveglia del cellulare suonò.
Leon si sedette sul bordo del letto, passandosi le mani sul viso nel vano tentativo di svegliarsi, lasciando scorrere le dita fra i capelli disordinati, fino a il collo indolenzito che massaggiò, con uno sguardo vacuo lasciato vagabondare fuori dalla finestra, nella penombra di una Washington ancora assopita. Dietro di lui, un fruscio di lenzuola gli fece capire che la donna che era stesa sul letto disfatto si era appena voltata a guardarlo. Mentre si infilava i boxer e prendeva il cellulare dal comodino, facendo tacere il suo trillo irritante, sentiva il suo sguardo sulla nuca.
Bruciava.

"Dobbiamo parlare."

Aveva pronunciato quelle due parole con la voce seria e stanca della donna che ha passato una notte a prendere  una decisione. Si era sempre stupito della capacità delle donne di reagire di fronte a un problema. Individuavano l' ostacolo, lo osservavano, cercavano di aggirarlo, e se non ci riuscivano respiravano forte e prendevano i mezzi per sfondarlo. Ponderavano pro e contro, sceglievano la soluzione migliore e la mettevano in atto con una calma e una lucidità che gli era spesso capitato di trovare inquietante.
Sapevano sempre cosa fare e come farlo, e giungere alla messa in pratica delle loro misure non gli costava altro che una scatola di fazzoletti o, nel caso presente, qualche macchia di trucco da lavare via dalla federa del cuscino.

"Scusa, ma sono in ritardo."

Scappare, rimandare. Ottima mossa. Troppi problemi per la testa, non era in grado di affrontare il discorso in quel momento.

"Va bene, parliamo mentre ti vesti."

Il tono era falsamente indifferente, come se non stesse per pronunciare parole che avrebbero ferito entrambi. Curiose, subdole, piccole bastarde, le parole: nell' intimità di una litigata, il danno che causano non lascia traccie.
Una cosa era certa: la donna era determinata. Non lo avrebbe lasciato scappare. Non oggi.
Piano B: sincerità.

"Angela, sono stanco. Non me la sento di parlare adesso. Facciamo stasera?"

"Certo, perchè stasera sarai meno stanco?" sibilò lei

Si stava innervosendo.
Cristo santo, perché di prima mattina?

"È sempre la stessa storia." continuò con un tono irritato che guadagnava intensità ad ogni parola " Mi fai venire qui, o quando ti gira meglio vieni da me, facciamo un sesso veloce che non ha altro scopo che quello di rilassarti, e tutti a nanna."

" Non dire così."

Leon si voltò e capì che la cosa andava peggio del previsto. Era infuriata, pallida e nuda sulle lenzuola stropicciate dal loro amplesso. E bella, nella sua furia, con i lunghi capelli arruffati e gli occhi arrossati dal silenzioso pianto notturno. Avrebbe voluto essere più sveglio, per apprezzarla meglio, ma non importava quanto dormisse: la fatica che aveva dentro non lo lasciava mai. Era come una specie di parassita che aspirava le sue forze dall' interno.
Il parallelo con Las Plagas non era casuale.
La vide sorridere - un sorriso amaro - mentre distoglieva lo sguardo e mimava un incomprensibile  gesto di polso verso un interlocutore immaginario.

"Oh, attenzione!" disse con un tono teatrale " Se si tira in ballo il sesso, monsieur salta sulla difensiva! Beh, fatti dire una cosa: sono stanca delle tue sveltine."

Piano C: sentimento.

"Angela..." mormorò prendendogli la mano

Lei la tirò via e si alzò, facendo schioccare con furia le lenzuola. Afferrò il vestito che indossava la sera prima. Era quello che portava a Harvardville, il giorno in cui si erano provvisoriamente salutati. Un abito lungo dai colori dolci e dal tessuto leggero, il primo vestito "da civile" che Leon le avesse visto addosso.
L' aveva messo apposta per lui, e la sera prima, nella fretta di spogliarla, non se n' era neanche accorto.

"No, non mi farò fregare di nuovo dal tuo sguardo da cane bagnato." disse risoluta mentre infilava l' intimo con pochi gesti precisi " Me l' hai fatta troppe volte: tanto poi continui con la stessa solfa."

Piano D...
No.
Non c' era un piano D.
Leon non era in posizione di dire nulla: Angela aveva ragione su tutta la linea. Finito il lavoro, le faceva un colpo di telefono, e di ritorno a casa se la trovava davanti, impeccabile, bellissima. Ogni volta truccata, ogni volta vestita in modo provocante, solo per lui. Perfetta, la donna che ogni uomo desidera.
Come una squillo.
Lui aveva solo le forze per lasciarsi svestire e per scivolare dentro di lei, lasciando il suo corpo rilassarsi per pochi brevi attimi di piacere, prima di addormentarsi, a volte senza neanche tirarsi fuori. Senza un grazie, senza un complimento, senza un "ti amo" ad ogni modo privo di senso.
Angela aveva sopportato questa situazione per più di due mesi, ma infine era crollata.
Aveva bisogno di un uomo affettuoso, attento ai suoi bisogni, un uomo presente e innamorato, che la consolasse e la proteggesse dagli orrori che vedeva in centrale. Lui era tutto il contrario: lavorava tutto il giorno, era troppo esausto anche per baciarla come si deve e da quando stavano insieme non aveva ancora trovato il tempo di chiedersi cosa provava per lei. E di orrori, la sua testa ne abitava abbastanza da terrorizzare entrambi.
Era una relazione squilibrata, e non aveva senso continuarla.

"Quindi..." mormorò lui abbassandosi per raccogliere una delle sue scarpe " è finita?"

Lei non rispose nemmeno, chiuse da sola la zip del vestito che ieri lui aveva quasi strappato, raccolse la borsa e uscì senza chiudere la porta. Piangeva.

Leon si alzò, prese una camicia stirata dall' armadio, la infilò e gettò uno sguardo alla camera.
Era in disordine, la sua camicia di ieri sera giaceva appallottolata accanto alla sedia -tiro mancato- il letto era un casino e nell' aria aleggiava ancora il profumo duplice e ambiguo del sesso.
Se ne sarebbe occupato stasera, decise mentre finiva di prepararsi. Ora era in ritardo.
E troppo stanco.







---------------------------------------------------

Piccola (?) flash scritta di getto e tirata fuori dal nulla, mandando a p******e l' impegno preso con me stessa di dedicarmi unicamente alla long in corso e alle drabble. Ma tutta questa attività sul fandom mi fa venire una voglia matta di pubblicare... X3
Ecco quindi una scena che immagginavo da tempo. Mi sono sempre chiesta: ma dopo gli eventi di Harvardville nel film Degeneration, si sono poi più rivisti Angela e Leon?
La mia risposta è sì, e non è finita un granché. Nella mia visione si conferma un Leon a dir poco divorato dal suo lavoro. Il mio fascino malsano per i personaggi secondari irritanti ha fatto il resto...
Spero non vi abbia annoiati troppo!
A presto!

Glaucopis
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Resident Evil / Vai alla pagina dell'autore: saltlordofold