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Autore: M e g a m i    25/09/2011    7 recensioni
Che dire, ho deciso di darmi alle fan fiction. E proprio perché mi piace vincere facile, ho deciso di iniziare con una long. Siate clementi, è la prima volta che mi cimento a scrivere qualcosa del genere.
E niente, ho provato ad immaginare come sarebbe la vita dei nostri eroi di DGM se non fossero degli esorcisti in lotta per salvare il mondo, ma dei semplici studenti delle superiori alle prese con problemi di cuore. Quindi li vedremo andare a scuola, uscire, avere appuntamenti, e fare tutte le cose "NORMALI" che farebbero degli adolescenti quali sono, se fossero nati in un contesto AU.
Il tema principale di questa long, quindi, sarà l'amour, l'amour raccontato dal punto di vista di niente popo’ di meno che Tyki-ponzolo . Esatto, sì, lui è il narratore della storia, e ci racconterà dei seguenti pairing: Allen x Road, Lavi x Chomesuke, Kanda x Linalee, Maire x Miranda, Komui x Brigitte, anche se il principale trattato sarà proprio l’Allen x Road, visto che è uno dei miei crack preferiti. Vedremo come il loro rapporto si evolverà pian piano che si conosceranno di più e scopriranno lati del loro carattere che neanche loro sapevano di avere.
Avranno un ruolo fondamentale anche Lavi x Chomesuke e Kanda x Linalee, che all’inizio formeranno un particolare quadrato amoroso in cui Lavi e Kanda sono innamorati pazzamente di Linalee, mentre Chomesuke lo è di Lavi, che ignaro della cosa, cerca invece di appiopparla al suo “grande amicone” Kanda.
Insomma, un numero incredibile di drammi adolescenziali!
Spero che la troverete interessante, nonostante l'ambientazione scolastica un po' trita e ritrita.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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DGM - long fic Mh. A quanto pare mi è stato assegnato il ruolo di narratore di questa storia. Cercherò di raccontarla nel modo più oggettivo e imparziale possibile, per quando riuscirò a raccontare, senza esprimere opinioni personali, una, o forse anche più storie d’amore. No, credo che mi sarà davvero impossibile. Mi scuso in anticipo se i miei commenti vi sembreranno fuori luogo, ma è proprio più forte di me, non capisco perché il genere umano sia tanto masochista da volersi innamorare deliberatamente. Sono convinto che la vita sarebbe molto più divertente se tutti si limitassero a rimanere sul piano del “piacere”.
Ma ora mi tocca iniziare. Prima però, lasciate che mi presenti.
Il mio nome è Tyki Mikk, è un vero piacere fare la vostra conoscenza.


Quando quel pomeriggio il ragazzo dai capelli bianchi entrò facendo tintinnare il campanello attaccato allo stipite della porta, ero seduto sulla panchina nel retro del negozio, e mi ero appena acceso una sigaretta. Sapete, ricordo ancora quando fumai per la prima volta. Dovevo aver avuto la sua età, più o meno. Ma non è dell’inizio della mia dipendenza dalla nicotina che devo parlarvi ora, anche se penso che sarebbe decisamente più interessante.
   « C’è nessuno? », chiese, guardandosi attorno mentre si sfilava la sciarpa.
Non avevo la minima intenzione di tornare dentro per servirlo, anche perché sapevo che ci avrei messo un’eternità. Quando Allen Walker entrava nel mio negozio, se ne andava lasciandolo più o meno vuoto. Non che la cosa dispiacesse al mio portafogli, sia chiaro. Ma il mio tempo era prezioso – così come la mia sigaretta – e non l’avrei certo buttato per qualcuno che non fosse stato del sesso opposto.
   « A-Allen! Anche oggi qui? ».
Mi sporsi leggermente per sbirciare all’interno, attraverso la porta socchiusa.
   Ah, ecco. Siamo a posto, adesso, pensai sospirando.
   « Ciao, Road. Mikk-san non c’è? ».
Road Kamelot era mia nipote. È, anzi. Purtroppo non mi sono ancora liberato della sua fastidiosa esistenza. Sta di fatto che, oggi come allora, era una mocciosa stressante, lunatica, egoista, prepotente, esuberante, sadica, insomma un piccolo concentrato insopportabilità. Ma la cosa più strana di tutte, era come si trasformava quando si trovava davanti Allen Walker. Diventava completamente un’altra persona, non scherzo. Si comportava in un modo talmente dolce e gentile da risultare ancora più insopportabile. Forse perché voleva piacergli a tutti i costi. E’ stata innamorata di lui da… da sempre, credo. Non ricordo un momento in cui non sbattesse le ciglia con un sorriso ebete stampato in faccia di fronte a lui. E quell’ingenuo ragazzo non aveva mai sospettato neanche minimamente né cosa provasse nei suoi confronti, né di come fosse in realtà, dietro quella maschera nauseante.
   « Credo che sia sul retro. Ma posso servirti io, non c’è problema. ». Tch, dire che quello era un sorriso ebete, è un eufemismo. Il solo guardarla mi faceva venire il diabete.
   « Uhm, allora… Prendo una fetta di quella torta al cioccolato con le fragole. Però anche quella con le pere sembra buona… Facciamo che ne prendo una fetta di entrambe. Ah, oggi sono fortunato! Ci sono pure quei cannoli siciliani dell’altra volta! Ne prendo, vediamo… quattro. E anche un paio di meringhe. E ovviamente dei chichi dango. ».
Road ridacchiò e si morse il labbro inferiore. « Credo che dovrai ripetermi tutto un’altra volta, e un po’ più lentamente. ».
   « Scusa, mi sono lasciato trasportare. », sorrise il ragazzo a sua volta, grattandosi la testa leggermente imbarazzato. « Ma non è colpa mia se questa è la migliore pasticceria della città. »
   « E tu sei il nostro miglior cliente! », continuò a civettare lei.
Vi giuro che non capisco cosa ci trovasse in lui. Che senso aveva l’essere innamorata di un ragazzo con cui non poteva neanche essere se stessa? Eppure Road non smetteva un secondo di guardarlo con occhi sognanti, anche mentre prendeva i dolci che aveva ordinato e li metteva nel vassoio, rischiando ogni volta di rovesciare il tutto perché era troppo persa nei suoi pensieri.
Spensi controvoglia la sigaretta e andai ad aiutarla, per evitare di ritrovarmi col pavimento ricoperto di crema e cioccolata.
   « Allen Walker. », lo salutai facendo un cenno verso di lui, e togliendo la pinza dalle mani di Road.
   « Ah, salve Mikk-san. Scommetto che era fuori a fumare. Se continuerà così, prima o poi le verrà un tumore ai polmoni. »
   « Tu prega che continui a vivere ancora per molti anni, oppure ti ritroverai senza le mie torte. », replicai mentre pesavo il pacchetto.
   « Tyki, le torte non sono tue. Non le fai mica tu, le fa Jerry-san. Tu non sai neanche come si fa un uovo sodo. », si intromise Road. Ah ah, la mia nipotina preferita. Sarebbe rimasta senza cena, quella sera.
   « Sì, ma il negozio è mio. Morto io, morto il negozio, morte le torte. »
   « E’ proprio per questo che lo dico, se lei morisse, mi ritroverei davvero nei pasticci. »
   « La tua apprensione nei miei confronti mi commuove, ragazzo. Sono 1071 yen. E d’ora in poi ti puoi scordare che ti faccia ancora credito. »
Allen Walker tirò fuori il portafogli, e pagò quello che doveva pagare, poi se ne andò. Road, dal canto suo, rimase a fissarlo imbambolata, continuando ad agitare la mano in segno di saluto finché non ebbe girato l’angolo. Giusto il tempo che lui fosse fuori vista, e lei si ritrasformò nella belva in miniatura che era di solito.
   « Stupido Tyki, perché sei venuto?! Per una volta eravamo soli! », mi sbraitò contro.
   « E quindi? Non sarebbe cambiato niente lo stesso. Lui viene qui per i dolci non per te. », le risposi, posandole una mano sulla testa per evitare che mi picchiasse. Infatti cominciò ad agitare i pugni, cercando di colpirmi senza risultato, finché non si arrese e mise il broncio.
   « Ma allora perché dovrebbe venire proprio qui, ogni singolo giorno? Ci sono tante altre pasticcerie in cui potrebbe andare! »
   « L’ha detto lui, no? Questa è la migliore pasticceria della città. Non viene qui per te, rassegnati. ».
Mi lanciò uno sguardo di fuoco, per poi togliersi il grembiule e tirarmelo in faccia. La sentii salire al piano di sopra con un passo talmente leggero e delicato che avrebbe fatto invidia alla migliore ballerina di danza classica, e poi sbattere con la stessa grazia la porta dell’appartamento che un destino infame e il più disgustoso dei fratelli maggiori che fossero mai esistiti, mi avevano costretto a condividere con lei.
Vi giuro, capirla mi risultava davvero impossibile.


Bene, vi avevo già anticipato nell’introduzione che vi avrei raccontato più di una storia d’amore. Devo informarvi però, che non sono stato testimone diretto di tutti i fatti che sto per narrarvi, e che vi narrerò in seguito. Molti mi sono stati riportati dai diretti interessati, visto che questi piccoli adolescenti dagli ormoni in subbuglio, hanno pensato bene di usufruire della mia sconfinata pazienza, e di trattarmi come il loro psicologo personale.

E quindi signori e signore (e ovviamente signorine ♥) il mio paziente di oggi è… un certo Guercio-kun.


Stranamente, quella mattina di ottobre, Lavi Bookman Junior era in orario. Anzi, era addirittura in anticipo. Un evento straordinario, per lui che quasi ogni giorno si vedeva chiudere in faccia il cancello della scuola dall’affascinante signor bidello. Sì, perché nel mio tempo libero mi dilettavo anche a svolgere umili lavoretti (e ad intrattenermi oltre l’orario con le professoresse di quella scuola superiore, ovviamente), quindi ero ben consapevole dei numerosi ritardi di Guercio-kun.
Quella mattina, come tante altre, stavo spazzando le foglie dall’ingresso della scuola. Era presto, e neanche gli studenti più diligenti erano ancora arrivati. Perciò immaginatevi il mio stupore quando vidi Lavi Bookman svoltare l’angolo, ed entrare di corsa nella scuola.
   « Bidello-san, che ore sono?! Gli altri sono già tutti dentro?! E’ così tardi?! », mi chiese, ansimando. Io alzai lo sguardo verso di lui dietro gli occhiali spessi, e inarcando un sopracciglio gli feci un cenno verso il cancello alle sue spalle.
   « Cosa, cosa?! Non dirmi che è arrivato il vecchio Hitler-… il rispettabilissimo signor vice-preside Leverrier! », esclamò, sobbalzando e girandosi.
   « No. », sospirai. « Il cancello. »
   « Il cancello? Che ha il cancello? E’ rotto? »
   « No. E’ aperto. »
   « E… quindi? »
   « E quindi è presto. »
   « E’-… davvero?! »
   « No, per finta. »
   « Questo vuol dire che… CHE SONO IN ORARIO?! »
   « A quanto pare. »
   « No, ma aspetta, il mio orologio dice che sono le 9:30! »
   « Il tuo orologio dice fesserie. È quello che è rotto. Non il mio cancello. »
   « Ah. Capisco. Quindi sono davvero in orario. »
   « Hai intenzione di ripeterlo ancora quante volte? »
   « Siamo di cattivo umore ‘stamattina, eh, Bidello-san? ». Mi passò un braccio sulle spalle, atteggiandosi da uomo di mondo. « Che succede? Puoi confidarti con me. »
   « Bene, allora. Devi sapere che un certo studente dai capelli rossi di cui evito per buona educazione di fare il nome, sta sparpagliando ovunque le foglie che ho accuratamente passato la mattina a spazzare dal viale. Ecco cosa succede. »
   « Scusa! Non me ne ero accorto! T-Ti do una mano a ripulire! »
   « No. Sparisci dalla mia vista prima di causarmi altri problemi. », replicai, puntandogli il manico della scopa contro.
   « Okay, me ne vado, me ne vado! », sorrise, alzando le mani in segno di resa, mentre si dirigeva nuovamente verso il cancello. « Sai una cosa, però? Parli poco, ma quando parli, lo fai proprio bene! Non è che in realtà dietro quell’aria da nerd incallito sei un nobile o qualcos’altro del genere? ». Rimase a fissarmi per qualche secondo, cercando di valutare quante possibilità aveva quell’ipotesi di essere vera. « Naah, impossibile. ». Per poco non mi scappò un sorriso mentre lo guardavo allontanarsi.


Credo che sia stato amore a prima vista, di quelli che chiamano colpo di fulmine. Da quello che ho capito, era andata più o meno così.
Lavi Bookman Junior, dopo aver gentilmente sparpagliato le foglie, si era andato a sedere sul marciapiede davanti alla scuola, in attesa del suono della campanella. Dovete sapere quindi, che di fronte alla scuola dove “lavoravo”, ce n’era un’altra, un’Accademia femminile privata. Un piccolo Eden pieno di signorine di buona famiglia, insomma (un Eden di cui avevo colto molti frutti, ma questa è un'altra storia).
Beh, fu proprio quella mattina che la saetta dell’amore colpì il nostro eroe dai capelli rossi, una saetta incarnata in una certa signorina di questa Accademia privata, una certa signorina dai capelli verdi e due autostrade al posto delle gambe, messe in bella mostra dalla corta gonna a pieghe dell’uniforme. Una certa signorina Linalee Lee, non so se avete presente.
La signorina Linalee, al contrario di Guercio-kun, era sempre impeccabilmente in orario. Sarà stato per il suo forte senso del dovere, o forse perché era la sorella minore del preside dell’Accademia e quindi non poteva permettersi di comportarsi in un modo non consono.
Sta di fatto che, proprio a causa di questa differenza di tempismo, l’incantevole fanciulla e il baldo giovane non si erano mai incontrati, neanche visti. E bastò uno scambio di sguardi, un sorriso accennato sulle labbra della signorina Linalee mentre gli passava davanti, che il cuore di Guercio-kun cadde in trappola, e, come se indossasse dei paraocchi, da quel momento non vide che lei.
Purtroppo.
Sì, purtroppo per la signorina che camminava al fianco di Linalee Lee. Guercio-kun rimase talmente folgorato da lei, che non si accorse minimamente degli occhi di quest’altra signorina, di cui non vi rivelerò il nome, che non smisero un attimo di guardarlo, dietro le spalle dell’amica.
Per sapere la sua identità, temo proprio che dovrete pazientare ancora un po’. Un po’ di suspense non ha mai ucciso nessuno, no?
Allora… Arrivederci al prossimo capitolo.


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hoshino Katsura. ©
Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
  
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