Ciao a tutti!!! Dopo "tanto tempo" sono tornata con un nuovo capitolo!! Lo so,avrete sicuramente pensato che avevo abbandonato la storia,ma in realtà sono stata assente per un pò a causa della scuola,-.-"...Eh si! Ho cominciato le Superiori,e devo dire che mi sono già venute a noia,mi occupano troppo tempo e mi impediscono di scrivere... Ma,alla faccia dello studio, ci sono riuscita lo stesso,u.U... A parte questo,beh,il capitolo qui sotto è il più lungo che abbia mai scritto,e, sinceramente, all'inizio mi convinceva di più,invece ora...boh,non ne sono poi così sicura,ma ormai l'ho scritto,quindi... Grazie ancora a vale_mars e a Giulz95!!! Senza di voi sarei come un fiore senza i suoi petali,V.V! Dopo aver sproloquiato abbastanza vi lascio al capitolo!...
BUONA LETTURA! KUSSEN,ALICE...
Canzone Ispritatrice: "Hurricane". Alla fine vi accorgerete del perchè,xD...
CAPITOLO 19:
"HURRICANE"
“Tell me would you kill to save your life?
Tell me would you kill to prove you're right?
Crash, crash... burn, let it all burn
This hurricane's chasing us all underground “
Nel
giro di un’ora circa andarono a prendere Joseph
a casa della nonna. Constance aveva affermato che il piccolo era un
bambino
tranquillissimo e dolce,quindi se l’erano passata bene
entrambi.
-“Ha
fatto un po’ di capricci per addormentarsi,si
vede che sentiva la vostra mancanza, ma alla fine sono riuscita a farlo
dormire
cantandogli una canzone e si è svegliato solo stamattina
alle nove.” Li
informò.
-“Mamma,così
tanto per sapere,ma che canzone gli
avresti cantato?” domandò Jared, inarcando un
sopracciglio con fare
circospetto.
-“Perché
me lo domandi?” la sua perplessità in
realtà nascondeva uno sguardo colpevole.
-“Perché
ti conosco. E non hai ancora risposto alla
domanda.”
-“E
va bene,lo ammetto,gli ho cantato una vostra
canzone.” Alzò le braccia come in segno di resa,ed
Alexa dovette trattenere a
stento le risa davanti a quella scena.
-“Lo
sapevo!” esclamò Jared trionfante, mentre
picchiava un pugno sul palmo dell’altra mano. A quel punto la
ragazza scoppiò a
ridere,attirando l’attenzione degli altri.
-“Scusate,ma
vi dovevate vedere!” si
giustificò,cercando di placare almeno un po’
quella risaiola improvvisa.
-“Tornando
alle cose serie…” cominciò
l’uomo,fingendosi serio e sventolando una mano davanti al
volto della
madre “Quale
canzone gli hai cantato?”
-“Ma
ti ho già risposto!” replicò
Constance,ormai
sconsolata.
-“No,mi
hai solo detto che gli hai cantato una
canzone del gruppo migliore del mondo,ma non quale di
preciso!” disse con fare
ovvio. Ed ecco che la DivaH che era in lui spuntava fuori dal nulla.
Alexa
scosse la testa demoralizzata.
-“Alibi.
Ora sei contento?” ribadì la donna.
-“Oh,ti
ci voleva tanto a dirlo? Almeno ora so cosa
cantargli per farlo addormentare.”
-“Ma
cosa ho fatto per fare un figlio più deficiente
dell’altro!?” quell’imprecazione era
molto veritiera,ma dipendeva dai momenti.
Il che voleva dire che il novanta per cento delle volte quella frase
era la
pura verità.
-“Ma
si,mamma! Insultami pure. Sai,anche io ti amo
tanto!” stavano battibeccando come se fossero stati fratello
e sorella,e quel
pensiero la fece sorridere.
-“Ma
lo sai che io scherzo! Comunque volete fermarvi
a pranzo?” chiese la donna, con la solita premura di sempre.
-“No,grazie.
Dobbiamo andare a casa a preparare da
mangiare anche per Shannon, che dovrebbe tornare da un momento
all’altro,a meno
che non sia già là a combinare qualche
guaio.” Disse la ragazza, dimostrandosi
comunque grata per la disponibilità. In quel momento Joseph
cominciò a dibattersi
tra le braccia della madre.
-“Credo
abbia fame.” Constatò la nonna,acquistando
un tono di voce più dolce del solito.
-“Ecco,allora
noi andiamo. Ciao mamma!” la frase
anticipò un breve abbraccio tra madre e figlio. Anche Alexa
fece
altrettanto,tenendo il piccolo su un braccio solo.
-“Potete
portarmelo ogni volta che volete eh! Domani
passo a trovarvi.”
-“Va
bene,ci vediamo domani,allora.” Esclamò Jared
mentre uscivano dalla casa. Salirono in macchina e Joseph
cominciò a
piangere,muovendo le manine verso l’alto,e scuotendo
lentamente la testa da una
parte all’altra con la bocca leggermente semiaperta.
-“Cos’ha?”
chiese il cantante,dal sedile anteriore.
-“Come
ha detto tua madre ha fame. Ma ora non posso
toglierlo dal seggiolino per allattarlo,quindi ci toccherà
sopportare un po’ di
grida durante il viaggio.”
-“Va
beh,tanto siamo quasi arrivati.” Disse,prima di
alzare un po’ il volume dello stereo,per vedere se con la
musica si sarebbe
tranquillizzato. Ma peggiorò solo la situazione.
-“Prova
a cambiare stazione. Se ha preso da me,la
musica techno non gli piace.” Consigliò la
ragazza. Infatti la radio era
sintonizzata su un canale che stava trasmettendo le hit più
ballate in
discoteca. Jared cambiò stazione,e capitò
casualmente sulla Virgin
Radio,che,come era solita fare,stava trasmettendo un po’ di
buona musica Rock.
Joseph smise immediatamente di piagnucolare,e si limitò a
guardarsi intorno. I
due neo-genitori si misero a ridere,divertiti
dall’atteggiamento del figlio.
Dalla radio,intanto,provenivano le note di “What
I’ve done” dei Linkin Park.
Non appena Alexa se ne accorse,il suo sguardo si rattristò.
E il ricordo
dell’incontro della sera precedente si fece spazio tra i suoi
pensieri. A
quanto pareva anche a Joseph piaceva il gruppo che ascoltava sempre suo
padre.
Suo padre,ma solo fino ad un certo punto. A parere di lei,Bryce non era
mai
stato padre di Joseph,e mai lo sarebbe stato. Però,un
giorno,quando sarebbe
stato in grado di capire, avrebbe dovuto parlarne con il figlio e
spiegargli la
situazione. Ma fino a quel giorno,era meglio tacere. A proposito di
tacere,era
ancora ostinata a nascondere l’identità del
cameriere a Jared,per ragioni
sconosciute pure a lei. Ma l’istinto le diceva di stare
zitta, perché dirglielo
non sarebbe servito a niente. Cosa sarebbe cambiato? Nulla,quindi era
meglio
non dirlo. Tra un pensiero e l’altro giunsero a casa,dove
Alexa poté finalmente
allattare il piccolo. Si mise a sedere sul divano,tenendo il bambino
sotto
l’abbraccio del braccio destro,e,una volta scostatasi la
maglietta e il
reggiseno, Joseph riuscì finalmente a bere il latte. Jared
si diresse in
cucina,per cercare qualcosa da poter cucinare. In quel momento la porta
di casa
si aprì,spalancandosi,e mostrando Shannon con un sorriso a
trentadue denti
stampato in faccia. Attraversò a grandi falcate la
sala,senza rendersi conto
della presenza della ragazza e del nipote, dirigendosi in cucina.
-“Joseph!”
urlò,come se lo stesse chiamando. “Vieni
a vedere cosa ti ha portato lo zio Shan!” Quando
entrò in cucina,e vi trovò
solo Jared,si guardò intorno perplesso. “Dove sono
Alexa e Joe?”
-“Ma
sei scemo o cosa?” domandò ridendo il
minore,mentre chiudeva lo sportello della dispensa,che rivelava il suo
volto
con un espressione a dir poco divertita. Alexa, sentendo tutto quel
vociare si
era messa a ridere ancora una volta,poi si era tirata giù la
maglia,si
vergognava ad allattare in presenza di qualcuno. Il piccolo
protestò un poco.
Poi Ale raggiunse gli uomini di casa in cucina.
-“Cucù!”
esclamò,deridendo il povero Shannon,che si
stava voltando stupito.
-“Ma
da dove sbucate fuori? Non vi ho visti scendere
dalle scale!”
-“Eravamo
in sala,ma temo che la tua vista si stia
indebolendo.” Rispose la ragazza con una scrollata di spalle
aggiuntiva.
-“Spiritosa!
Non vi ho notato perché pensavo foste
in cucina,quindi non mi sono nemmeno guardato attorno.”
-“Lo
so,stavo scherzando! Comunque grazie per il
vestito e le scarpe.”
-“Prego,è
stato un piacere aiutarti.” Le fece un
occhiolino,sorridendole.
-“Ehm,potreste
rendere partecipe alla conversazione
anche me?” si lamentò Jared, che ancora non capiva
di cosa stessero parlando.
-“Il
vestito gliel’ho comprato io,per la
serata,tanto sapevo che non avrebbe saputo cosa mettersi.
Così come le scarpe.”
Spiegò il maggiore.
-“Ah!
E perché io non ne sapevo niente?” ecco che
cominciava a fare l’offeso. Era troppo buffo quando si
sentiva escluso da
qualcosa. Incrociava sempre le braccia al petto e metteva il broncio.
-“Perché
doveva essere una sorpresa,e se te l’avessi
detto,te saresti andato da lei a darglielo subito.”
-“Non
puoi dirlo. Io so mantenere i segreti.”
Replicò Jared.
-“Si,si,come
no!” insistette Shannon.
-“Guarda
che c’è sempre una prima volta.” Disse
il
cantante,deciso.
-“Sarà
per la prossima occasione.” S’intromise
Alexa.
-“Comunque,io
cercavo il mio bel nipotino,per dargli
il mio regalo.” Aggiunse il batterista,emozionato,mentre
estraeva un
pacchettino da un sacchetto,e lo porgeva a Joseph.
Quest’ultimo lo afferrò con
l’aiuto della mamma.
-“Aspetta
che ora lo apriamo.” Gli disse Alexa.
“Jared,potresti prendere Joe? Così apro il
regalo.” Senza proferire
parola,continuando a fingersi offeso, l’uomo prese il figlio
in braccio con
delicatezza. La ragazza tolse il pacchettino dalle mani del piccolo,che
mugolò
il giusto,e poi lo aprì. La scatola conteneva due bacchette
piccole per suonare
la batteria. Gli occhi dello zio si illuminarono eccitati.
-“Sono
le più piccole che ho trovato,così può
cominciare già a suonare uno strumento.” Disse.
Alexa mise le bacchette in mano
al figlio,per poi rivolgersi a Shannon.
-“Chris…”
si divertiva a vedere la faccia che faceva
ogni volta che lo chiamava con il suo secondo nome “Ha solo
una settimana,è
impossibile che impari già a suonare. Non sa ancora
coordinare i movimenti!”
spiegò. La luce che primeggiava negli occhi del batterista
parve spegnersi
lentamente,mandando in frantumi la sua speranza di tramandare la
passione per
le percussioni al nipote.
-“Ah,giusto!
Hai ragione.” ammise,imbarazzato per
non averci pensato prima.
-“Ma,appena
ne sarà in grado,quelle saranno le prime
bacchette che gli faremo usare. Però dovremo comprargli
anche una
mini-batteria.” Aggiunse Alexa. Jared sbuffò
appena,ancora una volta lui non
era incluso nel discorso. E quando la ragazza se ne
accorse,cercò subito di
rimediare. “E,ovviamente,sarebbe bello se imparasse a suonare
anche la
chitarra. Potresti insegnarli te,amore!” sentendosi
finalmente chiamato in
causa,il cantante sorrise.
-“Ma
certo! Posso insegnarli anche a cantare,a
recitare,a rimorchiare…” cominciò la
sua lista.
-“Ehi!
Ehi! Ehi! Vacci piano.” Esclamò divertita
Alexa. La prospettiva di quel futuro
la entusiasmava piacevolmente.
-“Diventerà
un ragazzo pieno di talento,e di
ragazze. Proprio come il padre.” Disse.
-“Pieno
di ragazze…Proprio come il padre?”
replicò
Alexa, cercando di adottare un tono il più minaccioso
possibile.
-“Lo
sai che piaccio molto a tante ragazze,è inutile
nasconderlo.” Prima di rispondergli,Ale prese Joseph dalle
braccia di Jared e
lo porse a Shannon. Poi,una volta che lei e il cantante furono a
braccia libere,lo
fissò intensamente.
-“Ah
si eh? Stai insinuando che puoi avere tutte le
ragazze che vuoi?” si divertiva a fare la parte della
fidanzata esageratamente
gelosa.
-“Ma
lo sai che io voglio solo te.” Ed eccolo che
mandava all’aria l’idea di Alexa di rincorrerlo per
tutta la casa,come se
fossero ancora dei ragazzini. Sperava in qualche risposta pronta,ma con
quella
frase aveva cancellato ogni tipo di “divertimento”,
perché la ragazza se ne era
dimenticata,ormai persa nello sguardo azzurro di Jared. Gli diede un
lieve
bacio a stampo,dimenticandosi di chi c’era in cucina con
loro. Infatti,Shannon
tossì appena, tenendo presente che c’erano anche
lui e Joseph.
-“Ops!
Scusa!” il volto di lei avvampò visibilmente.
-“Tranquilla.
Piuttosto… che si mangia?” chiese
Shan,affamato come al solito.
-“Già!
Sarà meglio se comincio a cucinare. Joe lo
guardate un po’ voi.”
-“D’accordo!”
risposero
all’unisono i due fratelli,prima di dirigersi in salotto a
fare da
intrattenimento al nuovo Leto.
Nel
pomeriggio i tre “uomini” di casa,uscirono per
andare un po’ al parco,dato che era una bella giornata.
Mentre Alexa aveva
deciso di dedicarsi un po’ alla pulizia della casa,visto che
ultimamente
l’avevano trascurata non poco. Stava spolverando la credenza
in cucina,quando
sentì suonare il campanello. Che fossero già di
rientro? Le sembrava
strano,anche perché erano usciti da appena
mezz’ora. Andò ad aprire,e la
persona che le si presentò davanti era l’ultima
che si sarebbe mai aspettata.
Istintivamente fece per richiudergli la porta in faccia,ma questo si
insinuò
nell’apertura, rendendole impossibile quell’impresa.
-“Voglio
solo parlare.” Disse il ragazzo,cercando di
essere convincente. Alexa, non sapendo come rifiutare,aprì
svogliatamente la
porta, invitandolo ad entrare. Si accomodarono contemporaneamente sul
divano
della sala.
-“Dimmi
pure. Cosa vuoi,Bryce?” il suo nome lo
pronunciò come se fosse una cosa tremendamente disgustosa.
-“Innanzitutto
voglio sapere perché sei qui a Los
Angeles.” dritto al punto,come sempre.
-“Oh,non
hai letto i giornali? E comunque qua sei
l’ultima persona che deve avere delle spiegazioni. Semmai
cosa ci fai te qui?
Perché te ne sei andato senza
preavviso? E come hai fatto a sapere dove abito?” la sua
rabbia si stava
accendendo piano,come se fosse una fiammella appena accesa,alimentata
lentamente dal legno che la stava facendo crescere sempre di
più.
-“Ho
cercato il tuo nome nell’elenco telefonico,e
c’era scritta anche la via. Comunque lo sai perché
me ne sono andato. Te lo
dissi. Io non mi sentivo pronto ad essere padre,e tu eri
incinta,cavolo!
Pensavo che se me ne fossi andato avrei evitato mille preoccupazioni,ma
ho solo
peggiorato le cose. Ho provato a dimenticarti,ma non ci sono
riuscito,così sono
venuto qui a Los Angeles,a tentare la fortuna,e ho trovato lavoro in
quel
ristorante italiano. Credevo che venire in America mi avrebbe aiutato a
cancellare il passato,ma quando ti ho vista l’altra sera,in
compagnia di
quel…cantante, attore o quello che è,non ci ho
più visto. Sono stato uno
scemo,ti prego,perdonami…” sull’ultima
frase le afferrò dolcemente una mano,ma
lei la ritirò subito,nonostante nel petto sentisse una fitta
terribile.
-“Bryce,è
troppo tardi,lo sai anche te.” Replicò
acida.
-“No,invece
non lo so. Perché è tardi?”
-“Mi
hai abbandonata nel momento in cui avevo più
bisogno di te!” sbraitò,ormai alterata
“Non capisci che sparendo hai ottenuto
il mio odio? Come puoi pretendere che ti perdoni? Ormai non ti amo
più,il mio
cuore non è più tuo. E nemmeno Joseph lo
sarà mai!”
-“Joseph?
Chi è Joseph?” le chiese,confuso.
-“È
mio
figlio.” Sottolineò l’aggettivo
possessivo mio,marcando
il tono di voce.
-“Nostro
figlio è nato? Cavolo,non avevo fatto caso
alla tua pancia.” Scosse la testa tristemente.
-“Nostro?
No,caro,mio figlio è
nato. Tu non sei suo padre,lo hai abbandonato ancora
prima che diventasse un essere vivente.”
-“Ma
non lo sapevo neanche io cosa stavo facendo,ero
impaurito da ciò che sarebbe successo dopo.”
-“E
abbandonare me e Joe era la mossa adatta per
risolvere ogni cosa! Beh,ottima scelta.” Ribadì
secca.
-“Per
favore,dammi un'altra possibilità. Posso
provare ad essere padre,sono cambiato. Davvero…”
-“No,Bryce,te
l’ho già detto. È troppo tardi. Ormai
io amo un altro. Lui mi è stato vicino,e si è
preso la responsabilità di fare
da padre a Joseph nonostante non sia figlio suo,quando tu non ci sei
riuscito.
Io amo Jared,e ormai non c’è più spazio
per te nel mio cuore.” Era
irremovibile,non sarebbe mai stato in grado di farle cambiare idea.
-“Non
puoi dire questo. In fondo sono passati solo
nove mesi da quando me ne sono andato.”
-“Solo
nove mesi??? Solo nove mesi???” urlò lei
“Ti
sembrano pochi? Sai,in nove mesi,le cose possono cambiare
radicalmente!”
-“Ma
non tra noi. Ciò che io provo per te non può
cambiare in nove mesi,così come non può cambiare
ciò che provi te per me.”
-“Ed
è qui che ti sbagli. Te ne sei
andato,dimostrando che potevi vivere senza di me,e di conseguenza non
mi amavi.
Ed io,in nove mesi,mi sono innamorata di un altro. Vedi come possono
cambiare
le cose?”
-“Non
puoi buttare tutto all’aria come se nulla
fosse!”
-“Oh,tranquillo.
Io non sto buttando all’aria
niente. Sei te che l’hai fatto,nove mesi fa!”
-“Stai
mentendo,lo sento che l’amore che provi per
me non si è ancora affievolito del tutto.”
Insistette. I suoi occhi scuri
brillavano di una frenesia quasi eccessiva. Mentre la sua carnagione
abbronzata
stonava con i capelli biondo chiaro. I suoi lineamenti erano duri e
raffinati
contemporaneamente.
-“Tu
sei pazzo.” Sospirò Alexa,non sapendo come
altro ribattere. “Lo vuoi capire o no,che io non ti amo
più? Se proprio vuoi
sapere cosa provo nei tuoi confronti te lo dico chiaro e tondo,provo
solo
disgusto e odio. Se ti fosse davvero interessato qualcosa di me,non te
ne
saresti andato,e continuerò a ripeterlo fino a che non
capirai.”
-“Beh,anche
l’odio è un sentimento che viene pur
sempre dal cuore.” Disse Bryce, prima di bloccare la
ragazza,spingendola fino a
farle appoggiare forzatamente le spalle allo schienale del divano.
-“Bryce,per
favore,lasciami andare.”
Supplicò,preoccupandosi di come si stavano evolvendo le cose.
-“Solo
quando sarai sicura che non ti pentirai della
scelta che stai facendo rifiutandomi.”
-“Ne
sono già sicura.”
-“Non
puoi dirlo,se non ti sottoponi alla classica
prova.” Ormai il suo fiato si riversava sul volto della
ragazza,da tanto che le
loro bocche erano vicine.
-“Di
quale classica prova stai parlando?” la piega
che aveva preso la discussione non le piaceva per niente.
-“Di
questa.” Sussurrò al suo orecchio,prima di
avvicinare le labbra alle sue. Alexa, percependo le sue
intenzioni,riuscì a
scansare la sua bocca in tempo, girando la testa dalla parte opposta.
Era
sicura che avrebbe rinunciato ad ogni tentativo di baciarla,se si fosse
accorto
che lei non voleva. Ma si sbagliava,e di grosso. Quel nuovo Bryce la
spaventava,lo preferiva prima. Almeno quando stavano insieme non
cercava di
farle fare cose contro la sua volontà.
-“Non
rendere le cose più difficili di quel che già
sono.” Le disse. Poi,con un movimento svelto ed agile,si mise
a cavalcioni
sopra di lei, afferrandole le mani e tenendole ferme,per provare a
ribaciarla.
Ma anche stavolta non ci riuscì.
-“Lasciami!”
urlò,sperando che qualche buona anima
la sentisse da fuori e si insospettisse. “Aiuto!”
cominciò a dibattersi contro
il petto del ragazzo,ma con risultati nulli. Poi Bryce le mise una mano
sulla
bocca.
-“Stai
zitta,puttanella.” La sua voce era
autoritaria e non ammetteva repliche di nessun genere. Lo sguardo di
lei era
impaurito e stupefatto da quel comportamento,mentre un brivido di puro
terrore
la scuoteva da capo a piedi, privandola quasi del fiato. Non era mai
stato così
violento con lei,con nessuno. Ma,a quanto pareva, c’erano
tante,troppe cose che
non sapeva di lui. Quest’ultimo,tenendole sempre la bocca
chiusa,rafforzò con
una mano la presa sui suoi polsi,serrandoli sopra la sua testa. Poi,
con
estrema lentezza, tolse la mano dalle sue labbra,per sostituirla con la
propria
bocca. Il bacio era doloroso,come se la strappassero il cuore dal
petto,perché
era così che si sentiva. Le sue labbra erano di Bryce in
quel momento,le aveva
fatte sue con la forza,e lei paragonava le proprie labbra al suo
cuore,che le
veniva estratto contro la sua volontà dal petto.
Aspettò con pazienza che la
sua bramosia finisse,poi, contro ogni previsione, gli morse il labbro
inferiore
con tutta la forza che aveva,fino a farglielo sanguinare. Ne
approfittò nel
momento in cui lui si separò da lei,per portarsi le mani
alla bocca ancora
sanguinante,per scivolare via dal divano e dirigersi verso la porta.
Dalla
finestra vide,con conforto,che i Leto stavano tornando verso casa,
camminando
tranquillamente lungo il marciapiede. Mentre Bryce era ancora inerme a
causa del
morso, si precipitò dalla porta, spalancandola con forza. Le
gambe, però,si
rifiutavano di muoversi.
-“Jared!”
urlò disperatamente,ottenendo l’attenzione
di più passanti. Appena la videro sulla soglia di
casa,sconvolta, cominciarono
ad accelerare il passo. Ma,proprio in quel momento, qualcosa la
afferrò per i
capelli,fino a scaraventarla in terra. Lei rimase
così,immobile in quel
frastuono che risuonava nella sua testa.
-“Alla
prossima volta,stronza.” Disse lui,prima di
uscire di corsa dalla casa e scappare il più lontano
possibile.