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Autore: _YeongWonhi_    25/09/2011    1 recensioni
"A volte,prima di riuscire a raggiungere la felicità,bisogna passare momenti difficili,dolorosi. Quest'ultimi,una volta che saranno stati affrontati,lasceranno lo spazio alla pace,alla gioia,alla Vita..."
Allora,i nostri protagonisti dovrebbero essere al settimo cielo,ma non è così. Lei,una ragazza di nome Alexa,dona il suo aiuto alle persone,facendo volontariato....Loro,sono un gruppo di nota fama...Ma dietro quei sorrisi apparenti,che sono costretti a donare alla gente,si celano delle verità devastanti...Cosa c'entrano loro con la giovane donna? Delle difficoltà respiratorie porteranno Jared alla sede dove lei offre il suo aiuto. Tutto ha inizio al Rock in Roma.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!!! Dopo "tanto tempo" sono tornata con un nuovo capitolo!! Lo so,avrete sicuramente pensato che avevo abbandonato la storia,ma in realtà sono stata assente per un pò a causa della scuola,-.-"...Eh si! Ho cominciato le Superiori,e devo dire che mi sono già venute a noia,mi occupano troppo tempo e mi impediscono di scrivere... Ma,alla faccia dello studio, ci sono riuscita lo stesso,u.U... A parte questo,beh,il capitolo qui sotto è il più lungo che abbia mai scritto,e, sinceramente, all'inizio mi convinceva di più,invece ora...boh,non ne sono poi così sicura,ma ormai l'ho scritto,quindi... Grazie ancora a vale_mars e a Giulz95!!! Senza di voi sarei come un fiore senza i suoi petali,V.V! Dopo aver sproloquiato abbastanza vi lascio al capitolo!...

BUONA LETTURA! KUSSEN,ALICE...

Canzone Ispritatrice: "Hurricane". Alla fine vi accorgerete del perchè,xD...

CAPITOLO 19:

                                  "HURRICANE" 

 
“Tell me would you kill to save your life?
  Tell me would you kill to prove you're right?
  Crash, crash... burn, let it all burn
  This hurricane's chasing us all underground “
                                                                                                                                                                                                                                                                            

Nel giro di un’ora circa andarono a prendere Joseph a casa della nonna. Constance aveva affermato che il piccolo era un bambino tranquillissimo e dolce,quindi se l’erano passata bene entrambi.

-“Ha fatto un po’ di capricci per addormentarsi,si vede che sentiva la vostra mancanza, ma alla fine sono riuscita a farlo dormire cantandogli una canzone e si è svegliato solo stamattina alle nove.” Li informò.

-“Mamma,così tanto per sapere,ma che canzone gli avresti cantato?” domandò Jared, inarcando un sopracciglio con fare circospetto.

-“Perché me lo domandi?” la sua perplessità in realtà nascondeva uno sguardo colpevole.

-“Perché ti conosco. E non hai ancora risposto alla domanda.”

-“E va bene,lo ammetto,gli ho cantato una vostra canzone.” Alzò le braccia come in segno di resa,ed Alexa dovette trattenere a stento le risa davanti a quella scena.

-“Lo sapevo!” esclamò Jared trionfante, mentre picchiava un pugno sul palmo dell’altra mano. A quel punto la ragazza scoppiò a ridere,attirando l’attenzione degli altri.

-“Scusate,ma vi dovevate vedere!” si giustificò,cercando di placare almeno un po’ quella risaiola improvvisa.

-“Tornando alle cose serie…” cominciò l’uomo,fingendosi serio e sventolando una mano davanti al volto della madre  “Quale canzone gli hai cantato?”

-“Ma ti ho già risposto!” replicò Constance,ormai sconsolata.

-“No,mi hai solo detto che gli hai cantato una canzone del gruppo migliore del mondo,ma non quale di preciso!” disse con fare ovvio. Ed ecco che la DivaH che era in lui spuntava fuori dal nulla. Alexa scosse la testa demoralizzata.

-“Alibi. Ora sei contento?” ribadì la donna.

-“Oh,ti ci voleva tanto a dirlo? Almeno ora so cosa cantargli per farlo addormentare.”

-“Ma cosa ho fatto per fare un figlio più deficiente dell’altro!?” quell’imprecazione era molto veritiera,ma dipendeva dai momenti. Il che voleva dire che il novanta per cento delle volte quella frase era la pura verità.

-“Ma si,mamma! Insultami pure. Sai,anche io ti amo tanto!” stavano battibeccando come se fossero stati fratello e sorella,e quel pensiero la fece sorridere.

-“Ma lo sai che io scherzo! Comunque volete fermarvi a pranzo?” chiese la donna, con la solita premura di sempre.

-“No,grazie. Dobbiamo andare a casa a preparare da mangiare anche per Shannon, che dovrebbe tornare da un momento all’altro,a meno che non sia già là a combinare qualche guaio.” Disse la ragazza, dimostrandosi comunque grata per la disponibilità. In quel momento Joseph cominciò a dibattersi tra le braccia della madre.

-“Credo abbia fame.” Constatò la nonna,acquistando un tono di voce più dolce del solito.

-“Ecco,allora noi andiamo. Ciao mamma!” la frase anticipò un breve abbraccio tra madre e figlio. Anche Alexa fece altrettanto,tenendo il piccolo su un braccio solo.

-“Potete portarmelo ogni volta che volete eh! Domani passo a trovarvi.”

-“Va bene,ci vediamo domani,allora.” Esclamò Jared mentre uscivano dalla casa. Salirono in macchina e Joseph cominciò a piangere,muovendo le manine verso l’alto,e scuotendo lentamente la testa da una parte all’altra con la bocca leggermente semiaperta.

-“Cos’ha?” chiese il cantante,dal sedile anteriore.

-“Come ha detto tua madre ha fame. Ma ora non posso toglierlo dal seggiolino per allattarlo,quindi ci toccherà sopportare un po’ di grida durante il viaggio.”

-“Va beh,tanto siamo quasi arrivati.” Disse,prima di alzare un po’ il volume dello stereo,per vedere se con la musica si sarebbe tranquillizzato. Ma peggiorò solo la situazione.

-“Prova a cambiare stazione. Se ha preso da me,la musica techno non gli piace.” Consigliò la ragazza. Infatti la radio era sintonizzata su un canale che stava trasmettendo le hit più ballate in discoteca. Jared cambiò stazione,e capitò casualmente sulla Virgin Radio,che,come era solita fare,stava trasmettendo un po’ di buona musica Rock. Joseph smise immediatamente di piagnucolare,e si limitò a guardarsi intorno. I due neo-genitori si misero a ridere,divertiti dall’atteggiamento del figlio. Dalla radio,intanto,provenivano le note di “What I’ve done” dei Linkin Park. Non appena Alexa se ne accorse,il suo sguardo si rattristò. E il ricordo dell’incontro della sera precedente si fece spazio tra i suoi pensieri. A quanto pareva anche a Joseph piaceva il gruppo che ascoltava sempre suo padre. Suo padre,ma solo fino ad un certo punto. A parere di lei,Bryce non era mai stato padre di Joseph,e mai lo sarebbe stato. Però,un giorno,quando sarebbe stato in grado di capire, avrebbe dovuto parlarne con il figlio e spiegargli la situazione. Ma fino a quel giorno,era meglio tacere. A proposito di tacere,era ancora ostinata a nascondere l’identità del cameriere a Jared,per ragioni sconosciute pure a lei. Ma l’istinto le diceva di stare zitta, perché dirglielo non sarebbe servito a niente. Cosa sarebbe cambiato? Nulla,quindi era meglio non dirlo. Tra un pensiero e l’altro giunsero a casa,dove Alexa poté finalmente allattare il piccolo. Si mise a sedere sul divano,tenendo il bambino sotto l’abbraccio del braccio destro,e,una volta scostatasi la maglietta e il reggiseno, Joseph riuscì finalmente a bere il latte. Jared si diresse in cucina,per cercare qualcosa da poter cucinare. In quel momento la porta di casa si aprì,spalancandosi,e mostrando Shannon con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Attraversò a grandi falcate la sala,senza rendersi conto della presenza della ragazza e del nipote, dirigendosi in cucina.

-“Joseph!” urlò,come se lo stesse chiamando. “Vieni a vedere cosa ti ha portato lo zio Shan!” Quando entrò in cucina,e vi trovò solo Jared,si guardò intorno perplesso. “Dove sono Alexa e Joe?”

-“Ma sei scemo o cosa?” domandò ridendo il minore,mentre chiudeva lo sportello della dispensa,che rivelava il suo volto con un espressione a dir poco divertita. Alexa, sentendo tutto quel vociare si era messa a ridere ancora una volta,poi si era tirata giù la maglia,si vergognava ad allattare in presenza di qualcuno. Il piccolo protestò un poco. Poi Ale raggiunse gli uomini di casa in cucina.

-“Cucù!” esclamò,deridendo il povero Shannon,che si stava voltando stupito.

-“Ma da dove sbucate fuori? Non vi ho visti scendere dalle scale!”

-“Eravamo in sala,ma temo che la tua vista si stia indebolendo.” Rispose la ragazza con una scrollata di spalle aggiuntiva.

-“Spiritosa! Non vi ho notato perché pensavo foste in cucina,quindi non mi sono nemmeno guardato attorno.”

-“Lo so,stavo scherzando! Comunque grazie per il vestito e le scarpe.”

-“Prego,è stato un piacere aiutarti.” Le fece un occhiolino,sorridendole.

-“Ehm,potreste rendere partecipe alla conversazione anche me?” si lamentò Jared, che ancora non capiva di cosa stessero parlando.

-“Il vestito gliel’ho comprato io,per la serata,tanto sapevo che non avrebbe saputo cosa mettersi. Così come le scarpe.” Spiegò il maggiore.

-“Ah! E perché io non ne sapevo niente?” ecco che cominciava a fare l’offeso. Era troppo buffo quando si sentiva escluso da qualcosa. Incrociava sempre le braccia al petto e metteva il broncio.

-“Perché doveva essere una sorpresa,e se te l’avessi detto,te saresti andato da lei a darglielo subito.”

-“Non puoi dirlo. Io so mantenere i segreti.” Replicò Jared.

-“Si,si,come no!” insistette Shannon.

-“Guarda che c’è sempre una prima volta.” Disse il cantante,deciso.

-“Sarà per la prossima occasione.” S’intromise Alexa.

-“Comunque,io cercavo il mio bel nipotino,per dargli il mio regalo.” Aggiunse il batterista,emozionato,mentre estraeva un pacchettino da un sacchetto,e lo porgeva a Joseph. Quest’ultimo lo afferrò con l’aiuto della mamma.

-“Aspetta che ora lo apriamo.” Gli disse Alexa. “Jared,potresti prendere Joe? Così apro il regalo.” Senza proferire parola,continuando a fingersi offeso, l’uomo prese il figlio in braccio con delicatezza. La ragazza tolse il pacchettino dalle mani del piccolo,che mugolò il giusto,e poi lo aprì. La scatola conteneva due bacchette piccole per suonare la batteria. Gli occhi dello zio si illuminarono eccitati.

-“Sono le più piccole che ho trovato,così può cominciare già a suonare uno strumento.” Disse. Alexa mise le bacchette in mano al figlio,per poi rivolgersi a Shannon.

-“Chris…” si divertiva a vedere la faccia che faceva ogni volta che lo chiamava con il suo secondo nome “Ha solo una settimana,è impossibile che impari già a suonare. Non sa ancora coordinare i movimenti!” spiegò. La luce che primeggiava negli occhi del batterista parve spegnersi lentamente,mandando in frantumi la sua speranza di tramandare la passione per le percussioni al nipote.

-“Ah,giusto! Hai ragione.” ammise,imbarazzato per non averci pensato prima.

-“Ma,appena ne sarà in grado,quelle saranno le prime bacchette che gli faremo usare. Però dovremo comprargli anche una mini-batteria.” Aggiunse Alexa. Jared sbuffò appena,ancora una volta lui non era incluso nel discorso. E quando la ragazza se ne accorse,cercò subito di rimediare. “E,ovviamente,sarebbe bello se imparasse a suonare anche la chitarra. Potresti insegnarli te,amore!” sentendosi finalmente chiamato in causa,il cantante sorrise.

-“Ma certo! Posso insegnarli anche a cantare,a recitare,a rimorchiare…” cominciò la sua lista.

-“Ehi! Ehi! Ehi! Vacci piano.” Esclamò divertita Alexa. La prospettiva di quel futuro la entusiasmava piacevolmente.

-“Diventerà un ragazzo pieno di talento,e di ragazze. Proprio come il padre.” Disse.

-“Pieno di ragazze…Proprio come il padre?” replicò Alexa, cercando di adottare un tono il più minaccioso possibile.

-“Lo sai che piaccio molto a tante ragazze,è inutile nasconderlo.” Prima di rispondergli,Ale prese Joseph dalle braccia di Jared e lo porse a Shannon. Poi,una volta che lei e il cantante furono a braccia libere,lo fissò intensamente.

-“Ah si eh? Stai insinuando che puoi avere tutte le ragazze che vuoi?” si divertiva a fare la parte della fidanzata esageratamente gelosa.

-“Ma lo sai che io voglio solo te.” Ed eccolo che mandava all’aria l’idea di Alexa di rincorrerlo per tutta la casa,come se fossero ancora dei ragazzini. Sperava in qualche risposta pronta,ma con quella frase aveva cancellato ogni tipo di “divertimento”, perché la ragazza se ne era dimenticata,ormai persa nello sguardo azzurro di Jared. Gli diede un lieve bacio a stampo,dimenticandosi di chi c’era in cucina con loro. Infatti,Shannon tossì appena, tenendo presente che c’erano anche lui e Joseph.

-“Ops! Scusa!” il volto di lei avvampò visibilmente.

-“Tranquilla. Piuttosto… che si mangia?” chiese Shan,affamato come al solito.

-“Già! Sarà meglio se comincio a cucinare. Joe lo guardate un po’ voi.”

-“D’accordo!” risposero all’unisono i due fratelli,prima di dirigersi in salotto a fare da intrattenimento al nuovo Leto.

Nel pomeriggio i tre “uomini” di casa,uscirono per andare un po’ al parco,dato che era una bella giornata. Mentre Alexa aveva deciso di dedicarsi un po’ alla pulizia della casa,visto che ultimamente l’avevano trascurata non poco. Stava spolverando la credenza in cucina,quando sentì suonare il campanello. Che fossero già di rientro? Le sembrava strano,anche perché erano usciti da appena mezz’ora. Andò ad aprire,e la persona che le si presentò davanti era l’ultima che si sarebbe mai aspettata. Istintivamente fece per richiudergli la porta in faccia,ma questo si insinuò nell’apertura, rendendole impossibile quell’impresa.

-“Voglio solo parlare.” Disse il ragazzo,cercando di essere convincente. Alexa, non sapendo come rifiutare,aprì svogliatamente la porta, invitandolo ad entrare. Si accomodarono contemporaneamente sul divano della sala.

-“Dimmi pure. Cosa vuoi,Bryce?” il suo nome lo pronunciò come se fosse una cosa tremendamente disgustosa.

-“Innanzitutto voglio sapere perché sei qui a Los Angeles.” dritto al punto,come sempre.

-“Oh,non hai letto i giornali? E comunque qua sei l’ultima persona che deve avere delle spiegazioni. Semmai cosa ci fai te qui? Perché te ne sei andato senza preavviso? E come hai fatto a sapere dove abito?” la sua rabbia si stava accendendo piano,come se fosse una fiammella appena accesa,alimentata lentamente dal legno che la stava facendo crescere sempre di più.

-“Ho cercato il tuo nome nell’elenco telefonico,e c’era scritta anche la via. Comunque lo sai perché me ne sono andato. Te lo dissi. Io non mi sentivo pronto ad essere padre,e tu eri incinta,cavolo! Pensavo che se me ne fossi andato avrei evitato mille preoccupazioni,ma ho solo peggiorato le cose. Ho provato a dimenticarti,ma non ci sono riuscito,così sono venuto qui a Los Angeles,a tentare la fortuna,e ho trovato lavoro in quel ristorante italiano. Credevo che venire in America mi avrebbe aiutato a cancellare il passato,ma quando ti ho vista l’altra sera,in compagnia di quel…cantante, attore o quello che è,non ci ho più visto. Sono stato uno scemo,ti prego,perdonami…” sull’ultima frase le afferrò dolcemente una mano,ma lei la ritirò subito,nonostante nel petto sentisse una fitta terribile.

-“Bryce,è troppo tardi,lo sai anche te.” Replicò acida.

-“No,invece non lo so. Perché è tardi?”

-“Mi hai abbandonata nel momento in cui avevo più bisogno di te!” sbraitò,ormai alterata “Non capisci che sparendo hai ottenuto il mio odio? Come puoi pretendere che ti perdoni? Ormai non ti amo più,il mio cuore non è più tuo. E nemmeno Joseph lo sarà mai!”

-“Joseph? Chi è Joseph?” le chiese,confuso.

-“È mio figlio.” Sottolineò l’aggettivo possessivo mio,marcando il tono di voce.

-“Nostro figlio è nato? Cavolo,non avevo fatto caso alla tua pancia.” Scosse la testa tristemente.

-“Nostro? No,caro,mio figlio è nato. Tu non sei suo padre,lo hai abbandonato ancora prima che diventasse un essere vivente.”

-“Ma non lo sapevo neanche io cosa stavo facendo,ero impaurito da ciò che sarebbe successo dopo.”

-“E abbandonare me e Joe era la mossa adatta per risolvere ogni cosa! Beh,ottima scelta.” Ribadì secca.

-“Per favore,dammi un'altra possibilità. Posso provare ad essere padre,sono cambiato. Davvero…”

-“No,Bryce,te l’ho già detto. È troppo tardi. Ormai io amo un altro. Lui mi è stato vicino,e si è preso la responsabilità di fare da padre a Joseph nonostante non sia figlio suo,quando tu non ci sei riuscito. Io amo Jared,e ormai non c’è più spazio per te nel mio cuore.” Era irremovibile,non sarebbe mai stato in grado di farle cambiare idea.

-“Non puoi dire questo. In fondo sono passati solo nove mesi da quando me ne sono andato.”

-“Solo nove mesi??? Solo nove mesi???” urlò lei “Ti sembrano pochi? Sai,in nove mesi,le cose possono cambiare radicalmente!”

-“Ma non tra noi. Ciò che io provo per te non può cambiare in nove mesi,così come non può cambiare ciò che provi te per me.”

-“Ed è qui che ti sbagli. Te ne sei andato,dimostrando che potevi vivere senza di me,e di conseguenza non mi amavi. Ed io,in nove mesi,mi sono innamorata di un altro. Vedi come possono cambiare le cose?”

-“Non puoi buttare tutto all’aria come se nulla fosse!”

-“Oh,tranquillo. Io non sto buttando all’aria niente. Sei te che l’hai fatto,nove mesi fa!”

-“Stai mentendo,lo sento che l’amore che provi per me non si è ancora affievolito del tutto.” Insistette. I suoi occhi scuri brillavano di una frenesia quasi eccessiva. Mentre la sua carnagione abbronzata stonava con i capelli biondo chiaro. I suoi lineamenti erano duri e raffinati contemporaneamente.

-“Tu sei pazzo.” Sospirò Alexa,non sapendo come altro ribattere. “Lo vuoi capire o no,che io non ti amo più? Se proprio vuoi sapere cosa provo nei tuoi confronti te lo dico chiaro e tondo,provo solo disgusto e odio. Se ti fosse davvero interessato qualcosa di me,non te ne saresti andato,e continuerò a ripeterlo fino a che non capirai.”

-“Beh,anche l’odio è un sentimento che viene pur sempre dal cuore.” Disse Bryce, prima di bloccare la ragazza,spingendola fino a farle appoggiare forzatamente le spalle allo schienale del divano.

-“Bryce,per favore,lasciami andare.” Supplicò,preoccupandosi di come si stavano evolvendo le cose.

-“Solo quando sarai sicura che non ti pentirai della scelta che stai facendo rifiutandomi.”

-“Ne sono già sicura.”

-“Non puoi dirlo,se non ti sottoponi alla classica prova.” Ormai il suo fiato si riversava sul volto della ragazza,da tanto che le loro bocche erano vicine.

-“Di quale classica prova stai parlando?” la piega che aveva preso la discussione non le piaceva per niente.

-“Di questa.” Sussurrò al suo orecchio,prima di avvicinare le labbra alle sue. Alexa, percependo le sue intenzioni,riuscì a scansare la sua bocca in tempo, girando la testa dalla parte opposta. Era sicura che avrebbe rinunciato ad ogni tentativo di baciarla,se si fosse accorto che lei non voleva. Ma si sbagliava,e di grosso. Quel nuovo Bryce la spaventava,lo preferiva prima. Almeno quando stavano insieme non cercava di farle fare cose contro la sua volontà.

-“Non rendere le cose più difficili di quel che già sono.” Le disse. Poi,con un movimento svelto ed agile,si mise a cavalcioni sopra di lei, afferrandole le mani e tenendole ferme,per provare a ribaciarla. Ma anche stavolta non ci riuscì.

-“Lasciami!” urlò,sperando che qualche buona anima la sentisse da fuori e si insospettisse. “Aiuto!” cominciò a dibattersi contro il petto del ragazzo,ma con risultati nulli. Poi Bryce le mise una mano sulla bocca.

-“Stai zitta,puttanella.” La sua voce era autoritaria e non ammetteva repliche di nessun genere. Lo sguardo di lei era impaurito e stupefatto da quel comportamento,mentre un brivido di puro terrore la scuoteva da capo a piedi, privandola quasi del fiato. Non era mai stato così violento con lei,con nessuno. Ma,a quanto pareva, c’erano tante,troppe cose che non sapeva di lui. Quest’ultimo,tenendole sempre la bocca chiusa,rafforzò con una mano la presa sui suoi polsi,serrandoli sopra la sua testa. Poi, con estrema lentezza, tolse la mano dalle sue labbra,per sostituirla con la propria bocca. Il bacio era doloroso,come se la strappassero il cuore dal petto,perché era così che si sentiva. Le sue labbra erano di Bryce in quel momento,le aveva fatte sue con la forza,e lei paragonava le proprie labbra al suo cuore,che le veniva estratto contro la sua volontà dal petto. Aspettò con pazienza che la sua bramosia finisse,poi, contro ogni previsione, gli morse il labbro inferiore con tutta la forza che aveva,fino a farglielo sanguinare. Ne approfittò nel momento in cui lui si separò da lei,per portarsi le mani alla bocca ancora sanguinante,per scivolare via dal divano e dirigersi verso la porta. Dalla finestra vide,con conforto,che i Leto stavano tornando verso casa, camminando tranquillamente lungo il marciapiede. Mentre Bryce era ancora inerme a causa del morso, si precipitò dalla porta, spalancandola con forza. Le gambe, però,si rifiutavano di muoversi.

-“Jared!” urlò disperatamente,ottenendo l’attenzione di più passanti. Appena la videro sulla soglia di casa,sconvolta, cominciarono ad accelerare il passo. Ma,proprio in quel momento, qualcosa la afferrò per i capelli,fino a scaraventarla in terra. Lei rimase così,immobile in quel frastuono che risuonava nella sua testa.

-“Alla prossima volta,stronza.” Disse lui,prima di uscire di corsa dalla casa e scappare il più lontano possibile.

   
 
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