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Autore: Glance    26/09/2011    4 recensioni
Avevo combattuto una battaglia nutrendo una speranza che non mi aveva mai abbandonato, ma la mia guerra era appena iniziata.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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  "Il tempo passa. Anche quando sembra impossibile. Anche quando il rintocco di ogni secondo fa male come il sangue che pulsa nelle ferite. Passa in maniera disuguale, tra strani scarti e bonacce prolungate, ma passa. Passa anche per me."

    Si, il tempo era passato, alle volte drammaticamente lento, altre tremendamente veloce.C'erano cose che sarebbero rimaste e altre che si sarebbero perdute.
    Sfumature di colori, note di profumi, parole, suoni, profondità di momenti, attimi con il loro retrogusto salato di lacrime o dolce di sorrisi.
    Il tempo sarebbe passato, il tempo passava, ed era una certezza. Aveva impresso i suoi segni, lasciato la sua polvere.
    Niente poteva rimanere uguale e tutto si sarebbe trasformato: tranne me. 
    Il tempo era stato mio nemico, ogni secondo la rendeva diversa dall'attimo precedente e mi allontanava da lei fino a quando l'avrebbe strappata al mio abbraccio, sottratta al mio sguardo.
    Ma questo era quello che doveva essere, lo sapevo e così doveva andare.
    Il  tempo che scorreva  sapeva cambiare ciò che sfiorava al suo passaggio, ma questa regola non poteva valere per me, ma mi aveva cambiato era vero, senza però allontanare la sofferenza, aveva fatto solo in modo, anzi, che sperimentassi un nuovo dolore.
    Il dolore era la droga a cui mi ero assuefatto, da principio era stata la conferma a quell'amore fuori da ogni ragione, adesso, era il modo per sentirla ancora parte di me.
        Alle volte avevo come l'impressione di sentire il suo sguardo accusarmi, ma poi la guardavo e lei mi guardava come solo lei sapeva guardarmi.
        Sapevo mantenere una promessa e le avevo promesso che non sarei più stato per lei causa di pericoli.
        Una promessa lunga quanto tutta la sua vita.
        Il suo viso perfetto, i suoi occhi profondi e lontani.
        Un giorno ad un tratto non era più una ragazzina introversa, ma la donna che amavo e mi amava, che si era data a me con fiducia e passione. Ma riflessa nello specchio davanti a me quasi stentavo a riconoscerla.
        C'era il suo viso contratto dal dolore, scavato dalla sofferenza.
        Il mio dolore non poteva uccidermi, ma i giorni erano ormai immensi buchi neri fatti del nulla più assoluto, dove assordante risuonava il suo addio.
        Sospeso, senza più tempo, né spazio, nel silenzio della sua assenza, tra il trascorrere di minuti che mi scivolavano addosso e ogni attimo faceva così male da desiderare di poter morire, ma non sarebbe successo.
        Il riproporsi di  ogni nuovo giorno, i suoi baci,  gesti lenti di una sofferenza che la spegneva consumandola.
        Avevo combattuto una battaglia nutrendo una speranza che non mi aveva mai abbandonato, ma la mia guerra era appena iniziata.
        Lei non sarebbe stata più con me e tra le tante cose che non mi perdonavo c'era il non aver combattuto, quel mio essermi arreso davanti alle sue parole e a quella determinazione.
        La mia debolezza la pagavo a  caro prezzo.
        L'avrei perduta per sempre: potevo accettarlo? Non mi aveva dato altra scelta e questa volta lei non aveva scelto me, non aveva scelto noi.
        I suoi occhi, mentre pronunciava quelle parole e la sua sofferenza, tutto il suo dolore era lì in quella stanza e mi tormentava.
        Non era vero, non potevo crederci, ma stava rinunciando a me.
        Potevo vedere lo sforzo di tutto quell'auto controllo. Sentivo chiara la tensione del suo corpo nel cercare di nascondere la fatica di ogni momento che passava.
        Potevo vedere la donna determinata, della ragazzina insicura non vi era più traccia, le sue insicurezze si erano trasformate, conosceva i suoi pregi e i miei difetti, oggi dietro ad ogni frase che  aveva pronunciato c'era la sua rinuncia a stare con me per il bene di qualcosa che la stava distruggendo da dentro, che si nutriva di lei come io non mi ero mai permesso nella mia estenuante lotta per starle accanto, ma qualcosa di me aveva trovato ugualmente il modo, non ero riuscito a tenerla lontano dal mostro che ero, ed ora lui, era in lei e la stava divorando un po' di più ogni giorno.
        Ma cosa avevo creduto, come avevo potuto illudermi così?
        Pensare che alla fine il mio amore fosse in grado di tenerla al sicuro, di sconfiggere la parte oscura di me.
        La guardavo e lì davanti a me c'erano le mie promesse che si frantumavano un pezzo alla volte, le mie parole risuonavano ancora chiare in me: “Quale scelta ho? Non posso vivere senza di te , ma non distruggerò la tua anima”. Ma mi ero arreso, non le avrei permesso di andare via, di lasciarmi. L'eternità era troppo immensa e disperatamente dolorosa senza di lei.
        Mi sarei odiato ogni giorno della mia infinita esistenza per quello che le stavo per fare,  ma lo avrei fatto potendola guardare ancora, godendo di tutto ciò che lei era.
        Avrei reso silenzioso il suo cuore, l'avrei privata di ogni alito di vita pur di tenerla con me. Avrei rinunciato a qualsiasi redenzione per lei, a qualsiasi salvezza, ma non potevo rinunciare a lei.
       

   

    
  
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