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Autore: Migiri Born    26/09/2011    2 recensioni
Piemonte, intorno al XIX secolo. C'è un piccolo spazzacamino e un bel cilindro nero. Dove lo porterà, ma chi lo sa? Ma chi lo sa?...
Genere: Drammatico, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Cilindro di carta

Era una giornata fredda e dal clima malsano, come non era solito vedersene nell’inverno piemontese.

Il piccolo Aldo, conosciuto tra gli amici come Aldolino, spazzacamino di professione, ritornava stanco sulla via di casa, non a causa della dura mattinata di lavoro, ma per le rozze maniere degli scorbutici cittadini di Torino, che lo avevano scacciato in malo modo anche quel dì.

I giovani, troppo giovani lavoratori come lui non erano più ben accetti ormai.

- Oh. – lo chiamò un amico, incrociato per strada – Quanto hai preso? – gli domandò poi quello, scuro in viso per la fuliggine, come il compagno.

- Neanche un piatto di minestra. – gli rispose Aldolino, facendo spallucce. L’altro annuì, avendo capito, e se ne andò per la sua via.

Aldolino sospirò profondamente e girò nel vicolo stretto che lo avrebbe portato alla casa di Santone, l’uomo che si prendeva “cura” di lui e degli altri giovani spazzacamini.

Nel camminare a testa bassa, il piccolo Aldo non si accorse di un barbuto signorotto che gli veniva incontro e lo urtò.

- Scusi, signore. – si giustificò il bambino, abbassandosi il berretto lercio sulla fronte.

- Oh, dico, giovine, ma non me lo raccogli il cappello? – parlò il nobiluomo, con voce poco decisa.

- Scusi, signore. – disse ancora il piccolo, prendendo da terra il cilindro nero accanto ai suoi piedi.

- Ecco..? – il bambino aggrottò le sopracciglia, quando s’accorse che l’uomo che fino a pochi istanti prima era davanti a lui, era scomparso – Signore? – lo chiamò Aldolino, guardandosi attorno.

Il giovane lasciò perdere e osservò meglio il cappello, stranamente leggero, e s’accorse che era di carta!

Aldolino, incredulo, tornò a casa, corse nella stalla fino alla sua nicchietta e vi nascose il “tesoro”.

- Aldolino, embè? Non riporti niente? – lo riprese Santone, sorprendendolo.

- M’hanno cacciato pure oggi. – si scusò il bambino, abbassando lo sguardo.

- Ah si eh? E stasera non mangi niente. Magari sei troppo grasso, ancora. La gente pensa che non c’entri più nei camini. – se ne andò quello, scuotendo il capo.

Aldolino era fin troppo magro per i suoi dodici anni, ma non si curò delle parole dell’uomo e tornò ad esaminare il suo bel cappello nuovo, notando, alla luce della candela, che era tutto scritto.

Il bambino, non sapendo leggere, fece spallucce e si mise a dormire con gli altri, senza svegliarli.

                                                                          

                                                                           *  *  *

La mattina seguente, il giovane andò come sempre a cercar lavoro, e con sua grande gioia, scoprì che non lontano dal centro città, una bimba aristocratica si lamentava della fuliggine che le anneriva tutte le bambole nella cameretta. I genitori, sfiancati dalle lamentele della bambina ( seppur sapessero bene che il camino, trovandosi in una sala ben distante dalla sua stanza, non avrebbe potuto annerire le bambole, e che si trattava solo di un capriccio della figlia per farsene comprare delle altre ), chiesero l’aiuto di uno spazzacamino.

Il bravo Aldolino, trepidante, stava per farsi avanti, ma un ragazzo di pochi anni più grande, che tutti conoscevano come Sabatello, lo scavalcò, rubandogli il posto – Oh brutta capra! C’ero prima io! – obbiettò il piccolo.

- Puoi sempre spazzare via la fuliggine dalle bambole. – lo schernì quello, entrando nella casa a fare il suo lavoro.

Aldolino, furioso, prese a sassate una finestra della casa e i servi dei proprietari lo cacciarono a suon di pedate.

Il giovane, più adirato che mai, salì su di una scala e gridò – CI DEVI CREPARE IN QUEL CAMINO, CAPRA!!! –

Lo stesso pomeriggio, l’amico incrociato il giorno prima per strada, venne a far visita a casa di Santone.

- Sabatello è morto oggi nella canna fumaria degli Alberighi! Dicono che c’è rimasto incastrato ed è soffocato. – riferì il bambino, spaventato.

Aldolino balzò in piedi e chiese – Sabatello? – domandò, sudando freddo. Santone chiese a sua volta, ad Aldolino – Ma stamattina non c’eri andato tu dagli Alberighi? –

Al bambino tremarono le mani  - Sabatello m’ha rubato il lavoro. – disse, senza riferire le brutte parole che gli aveva urlato contro, come una maledizione.

- E gli è costato caro. Almeno il nostro Aldolino s’è salvato, eh? – Santone diede una stropicciata ai capelli corti del bambino, che ancora tremava – Domani non si lavora. Onoriamo il povero Sabatello. –

Santone era un uomo molto religioso, e l’indomani andò a far visita ai familiari del ragazzo deceduto, seguito dai suoi spazzacamini, tranne Aldolino, che disse di non sentirsi bene e rimase a casa.

Il bambino s’era convinto d’aver ucciso il giovane con la sua “maledizione”.

Qualcuno bussò alla porta della baracca di Santone e Aldolino andò ad aprire con cautela.

- Buongiorno giovine, ti ricordi di me? – lo salutò il nobiluomo del cilindro.

Aldolino, sorpreso, lo invitò a entrare, offrendogli un mezzo bicchiere di vinello ( ciò che la povera ospitalità di uno spazzacamino poteva concedere ).

- Allora, bimbo. Ti ricordi del mio cilindro? – gli domandò l’uomo. Il giovane annuì.

- Eh, temo d’averlo perduto. Sai, c’ero affezionato, anche se giravano brutte storie su quel vecchio cappello. –

- Storie? – domandò Aldolino, tacendo il fatto di possedere lui l’oggetto.

- Ehh, si raccontava che il Diavolo in persona, per schernire il buon Signore, avesse strappato le Sacre pagine della Bibbia e se ne fosse fatto un bel cilindro, e che quel cilindro avesse ottenuto straordinari poteri, che avrebbero potuto esaudire qualsiasi desiderio del proprietario. Anche se non ho mai creduto a tali fandonie, quel cappello è stato tramandato di generazione in generazione alla mia famiglia e mi era così caro.. – sospirò il nobiluomo – Pazienza, ne comprerò uno nuovo, ma non è che per caso tu..lo hai visto? – chiese l’uomo al bambino, che riflettendoci per un secondo, negò decisamente.

- Va bene, allora, molte grazie per il vino, ti saluto, piccolo bocia. – disse l’uomo, e se ne andò.

Aldolino, entusiasta, andò a prendere il cilindro. Notò che sembrava quasi più lucido di prima e lo indossò.

- Vorrei poter avere tanti lavori, e tanti soldi. – disse ingenuamente il bimbo, e non successe nulla.

Il giorno seguente però, Aldolino venne a sapere che al funerale di Sabatello, il tetto della casa era crollato e tutti i partecipanti erano deceduti, compresi Santone e i suoi compagni spazzacamini.

Aldolino, inizialmente sconvolto, pensò che sarebbe stato meglio distruggere il cilindro, ma il giorno ancora seguente, venne chiamato a svolgere moltissimi lavori, essendo venuti a mancare tanti spazzacamini.

Il bambino non si fece più scrupoli e per anni continuò ad utilizzare il potere del cilindro, diventando ricco e rinomato nella città.

Aldolino non si spaventava più alle continue notizie di morte che lo circondavano, e così si fece adulto.

Un giorno però, uscito come suo solito per lavorare, gli capitò di rimanere incastrato nella canna fumaria che una volta era appartenuta agli Alberighi, ed in cui aveva perso la vita Sabatello.

“Poco male.” Pensò Aldolino. Difatti la il camino era stato ristrutturato, ed era abbastanza largo da farci passare tanta aria, quindi non c’era pericolo di rimaner soffocati. “Griderò aiuto, e qualcuno verrà ad assistermi, tanto sono conosciuto.”

Ma per quanto si svociasse invocando soccorso, nessuno rispose, fino a quando un ritornello tetro e al contempo allegro non interruppe le sue grida. Proprio sulla testa di Aldolino, al di fuori della canna fumaria, canticchiava il signorotto barbuto di tanti anni prima.

- “Com’è nero, com’è nero, t’accompagna al cimitero,

com’è bello, com’è bello, in campagna ed in città!

Ma chi lo sa, ma chi lo sa, lì che cosa ci sarà?

Un cilindro bello e nero, t’accompagna al cimitero!” –

Aldolino era paralizzato dal terrore. Il signorotto aveva su di sé un ghigno malefico, non umano, e due occhi iniettati di sangue che lo fissavano avidi e divertiti.

Il giovane uomo guardò il signorotto in silenzio, con tutto il corpo intorpidito, sudava freddo, mentre il ghigno diabolico lo fissava e lo fissava…

- “T’è piaciuto il mio cilindro, lo vorresti ancora un po’?..” – ancora canticchiando ghignò – Piccolo bocia, ne hai fatta di strada. – osservò tranquillamente il nobiluomo, inclinando la testa verso sinistra, sottolineando la smorfia malefica.

Aldolino non provò neanche ad aprir bocca.

- Allora, lo vuoi ancora il cilindro o no? Magari ti salverà. – puntualizzò il signorotto. Aldolino riuscì appena ad annuire, lentamente e tremando.

- Ahhh, allora prima ti racconto il resto della favoletta di tanti anni fa, te la ricordi? Il diavolo ed il suo cilindro? –

Aldolino esitò a rispondere.

- TE LA RICORDI, NO??! SI, SI! LA RICORDI!! LA RICORDI BENE, LA RICORDI!!!! – sbottò il signorotto, digrignando i denti in un sorriso folle ed euforico. Ne derivò una risata fragorosa, di una voce profonda e disumana.

Lo spazzacamini sarebbe morto all’istante per lo spavento, se solo la stessa paura non lo avesse tenuto così maledettamente lucido.

- Allora, il diavolo si fece questo bellissimo cilindro.. – cominciò il signorotto, tornato alla calma diabolica di pochi istanti prima - ..ma la pagine della Bibbia erano bianche, al massimo giallastre. Avevano un colore davvero orrendo, mh. – il nobiluomo spalancò gli occhi in un’espressione di pura pazzia e fissò nuovamente lo spazzacamini incastrato, facendo una pausa, per sogghignare – Così, il diavolo espresse il suo desiderio: il mio bellissimo cilindro risplenderà del nero pece delle anime corrotte che mieterà. – detto questo, il signorotto tirò fuori il cilindro, rivoltato verso l’alto.

Aldolino guardò pietrificato la profondità del colore scuro e abissale di quel cappello maledetto.

- E’ bello, no? Bello e nero! – rise di gusto il signorotto. Il rosso dei suoi occhi risplendette in quel momento – Lo rivolevi, giusto? – chiese poi.

Aldolino sbiancò, facendo freneticamente segno di no con la testa, ansimando.

- La favola finisce qui. – terminò il signorotto, rivoltando il cappello verso il basso.

Un rumore assordante di polvere, un tonfo e poi il silenzio.

La mattina dopo, il corpo di Aldolino fu ritrovato sulla legna del camino, sotterrato da cenere, ossa e migliaia di utensili da spazzacamini, giubbe scucite di bambini e berretti lerci di fuliggine.

  
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