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Autore: Shainareth    07/06/2006    5 recensioni
Nella testa di Zoro, l’ingresso di ‘quella donna’, come era solito chiamarla lui, all’interno della ciurma, benché poco prudente, era stato come una manna dal cielo: il dover far finta di niente con gli altri, ed in particolar modo con Nami, lo aveva salvato da quella che, sempre secondo il suo giudizio, poteva essere una vera e propria condanna a morte. La ragazza, dal canto suo, non la pensava allo stesso modo. Anzi. Eppure taceva e assecondava gli umori dello spadaccino. Gliel’avrebbe fatta pagare poi, si ripeteva con un sorriso preoccupante sul viso allegro. Oooh, se gliel’avrebbe fatta pagare!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da che era entrata Robin a far parte del loro equipaggio, non avevano avuto modo di parlarne, ma entrambi sapevano che, prima o poi, uno dei due avrebbe dovuto cedere e mettere da parte il proprio orgoglio. Nella testa di Zoro, l’ingresso di ‘quella donna’, come era solito chiamarla lui, all’interno della ciurma, benché poco prudente, era stato come una manna dal cielo: il dover far finta di niente con gli altri, ed in particolar modo con Nami, lo aveva salvato da quella che, sempre secondo il suo giudizio, poteva essere una vera e propria condanna a morte.
La ragazza, dal canto suo, non la pensava allo stesso modo. Anzi. Eppure taceva e assecondava gli umori dello spadaccino. Gliel’avrebbe fatta pagare poi, si ripeteva con un sorriso preoccupante sul viso allegro. Oooh, se gliel’avrebbe fatta pagare!
Ma, esattamente, cos’era accaduto?

Beh, per saperlo, dovremmo fare un passo indietro. O forse due. Fatto sta, che dobbiamo tornare a quel lontano giorno ad Alabasta, quando, nel contesto di una feroce battaglia, i due ragazzi si erano trovati a battersi insieme contro i terribili ufficiali della Baroque Works, contro i due più pericolosi, per di più. Se si escludono Crocodile e Nico Robin, al secolo Mr Zero e Miss All Sunday.
Ricordate come andò a finire il duello tra Zoro e Mr One? E quello tra Nami e Miss Double Finger? Sì, esatto. I nostri ne uscirono vincitori, altrimenti la nostra storia non avrebbe senso di esser narrata, vista la scomparsa prematura dei due protagonisti. Ma dicevamo…
Dopo la battaglia, nella confusione generale, fra ferite più o meno gravi, Nami aveva praticamente costretto Zoro a farsi portare in spalla assicurandogli, anzi, giurandogli che di non esser in grado di camminare in quanto ferita ad entrambi i piedi. Pur tra un’imprecazione e l’altra, sbraitando a più non posso perché, e questo bisogna riconoscerglielo, era messo molto peggio della compagna, Roronoa si era comunque dovuto arrendere: o se la caricava in spalla, o doveva lasciarla in mezzo agli scontri… il che, in effetti, non era il massimo della prudenza. Che poi si era scoperto che Nami poteva camminare senza grossi problemi, è un’altra storia; quel che ci interessa sapere al momento è che c’era stato un contatto più che ravvicinato fra i due e che, di conseguenza, in un modo o nell’altro, lo spadaccino e il navigatore di Monkey D. Rufy si erano dunque ritrovati in una situazione alquanto imbarazzante. Perché? Beh, miei cari lettori… provate voi ad issarvi in spalla una ragazza dal fisico da urlo come Nami. Ma che abbia indosso poco e niente, intendo. E, soprattutto, con i suoi seni enormi e seminudi spiaccicati sulla schiena e le sue cosce, nude, che vi circondano il bacino. Poi ditemi.
Insomma, per quanto uno possa esser gentiluomo, e, soprattutto, una persona con dei solidissimi principi morali come Zoro, non può , non esiste che rimanga indifferente ad una cosa del genere. A meno che non si chiami Bonkure, ma vabbé. Anche questa è un’altra storia.
Dunque, alla luce di questo elemento, per quanto né Zoro né Nami ne avessero discusso fra loro, è innegabile che i due ad un certo punto cominciassero a cercarsi con lo sguardo. Beh, il perché lo facesse lui lo abbiamo appena spiegato. Ma perché anche lei? Per lo stesso motivo per cui aveva fatto l’autostop ad Alubarna, facendosi trasportare da lui senza che ve ne fosse reale bisogno.
Stabilito questo, passiamo oltre.
Nei giorni successivi la disfatta di Crocodile, sappiamo che Rufy dormì profondamente per tre giorni filati e che Bibi rimase al suo fianco per vegliare il salvatore del suo Paese. E gli altri? Anche Sanji, Zoro, Usop, Chopper e Nami avevano avuto bisogno di riposo. Ricordate l’episodio dei bagni? Sì, sì! Proprio quello in cui i nostri baldi giovanotti, re Cobra e Igaram compresi, si erano dati al ‘butterfly watching’, indebitandosi non poco con Nami che riservò loro una visione integrale del proprio corpicino al modico costo di centomila berry a capoccia. E, l’abbiamo già detto, una come Nami, che oltretutto è abituata ad aggirarsi tra branchi di uomini di mare con abiti molto succinti, è sempre lì che rischia lo stupro, specie considerando quanto è stata generosa con lei la cara Madre Natura.
L’unico che mancò l’appuntamento con quella prima mondiale in 3D molto palpabile, peccato solo per la distanza tra gli spettatori e la showgirl, fu proprio il nostro Roronoa. E anche questo perché lo abbiamo spiegato poc’anzi: il suo altissimo senso dell’onore. Che unito al ricordo di qualche giorno prima, di certo lo obbligava a restarsene buono: pena, scavalcare il muro divisorio dei due bagni, maschile e femminile, e approfittare di Nami in ogni maniera lecita ed illecita possibile. Tuttavia, come volevasi, Zoro era un uomo tutto d’un pezzo, un samurai. Per cui preferì dannarsi solo la mente.
Ora, c’è dell’altro, sì. Al termine di quella serata ai bagni, esattamente poco prima della partenza da Alubarna, capitale del regno di Alabasta, accadde qualcosa che i nostri due giovani protagonisti ebbero cura di nascondere al resto dell’equipaggio; a loro stessi in primis. Cosa assurda, dal momento che il ‘guaio’, se così possiamo chiamarlo, lo avevano combinato insieme… ma vabbé, soprassediamo anche su questo, tanto ormai il lettore ci è abituato.
Dicevamo…

Se ne stava bel bello per i fatti suoi, il nostro Zoro, intento ai soliti esercizi al chiaro di luna. Cosa romantica, certo. Peccato che l’unica compagnia femminile di cui poteva godere sotto al cielo stellato di quella calda notte nel regno delle sabbie, era quella di un geco femmina che, appiattito contro uno dei merli della terrazza del palazzo reale, sonnecchiava beatamente.
Che pace, eh, Roronoa? La mente finalmente sgombra d’ogni preoccupazione se non quella di doversi mettere in viaggio quanto prima per riprendere il mare, sgombra d’ogni pensiero mondano, sì. Tu e le stelle. E nient’altro.
«Finocchio»
Oh, che meraviglia! Eccola. Ci aveva sperato fino all’ultimo, e invece…
«Perché te ne sei rimasto buono buono anziché fare come gli altri?»
Le avrebbe risposto che lo aveva fatto per non indebitarsi ulteriormente con lei? No, non avrebbe retto. O sì? Non rispose.
«Zoro… sai che stanotte è la volta buona?»
«Per sedurmi?» decise quindi di stare al gioco, seguendola appena con la coda dell’occhio, mentre lei, ancora stagliata contro la porta-finestra dalla quale entrambi erano usciti all’aria aperta, si appoggiava con il fianco contro il muro, le braccia sotto ai seni.
«Può essere» sorrise. «No, sul serio… Perché fai sempre l’indifferente?»
«Forse perché lo sono»
«Che noioso» sospirò Nami, delusa, accovacciandosi sui talloni e regalando il solito spettacolo che poco le importava di nascondere sotto la gonna. «Eppure speravo di averti svegliato un po’, l’altro giorno…»
«Poco di buono…»
«Lo so» si compiacque lei, ben sapendo che non solo era lungi dall’esserlo - in quel senso, per lo meno - ma che per di più il suo compagno non lo pensava affatto. «E ora miro a te, Roronoa!» affermò con enfasi, puntandogli un dito contro e strizzandogli l’occhio. «Voglio aggiungerti alla mia collezione!»
Zoro sbuffò. «Non c’è verso di allenarmi in pace, vero?»
«Se hai energie in eccesso in corpo, ci penso io a…»
«La vuoi piantare o no?» la interruppe, guardandola in cagnesco ed imbarazzato al tempo stesso, cosa che la fece divertire ulteriormente.
«Ok, la smetto…» si arrese, o finse di farlo, la ragazza, volgendo lo sguardo altrove. Alzò gli occhi, e trattenne il fiato: era bellissimo. Visto da quell’altezza, il cielo, insieme alle stelle e alla luna, che con i suoi tre quarti rischiarava il mondo oscurato dal dormire del sole, era uno spettacolo indescrivibile. «Zoro…»
«Cosa?»
«Rimarrà fra noi»
Lo spadaccino sussultò quando le braccia della ragazza, giunta silenziosamente alle sue spalle, gli cinsero il busto, la fronte premuta contro la sua schiena larga e nuda. Bastò quello, il contatto delle mani di lei sul suo petto, che la ragione venne meno ad entrambi: era una situazione simile a quella da loro già vissuta pochi giorni addietro.
Anche quel giorno, Zoro se ne stava bel bello a farsi gli affari propri. Pareva però che Nami avesse un certo sesto senso nel mettersi in testa di disturbarlo proprio quando lui voleva starsene per conto suo. Son cose che capitano, eh! Non diamo la colpa a nessuno di questo, suvvia! Sempre a pensar male, voi…
Insomma, quel giorno - era un primo pomeriggio, per l’esattezza - l’ingresso dello spadaccino in cucina fu ostacolato da una bellissima, nuda, lunga e snella gamba che, il piede fasciato da un sandalo con tacco alto e stagliato contro lo stipite della porta, gli impedì di procedere oltre.
Ohi, pensò il giovane. Era dunque arrivato il momento di parlare di quella notte?
Alzò un sopracciglio, le mani in tasca, e attese. Ma lei non parlò. Si limitava a guardarlo con aria di sfida, apparentemente divertita.
«Va bene, te lo chiederò: cosa c’è?»
Nami allungò una mano verso di lui, il palmo rivolto all’insù. «Sgancia»
«Cosa?» balbettò Zoro, non capendo.
«Tu hai la memoria corta, mio caro, ma io no: mi devi dei soldi»
Credendo di aver capito male, ridacchiò passandosi un dito sotto al naso. «No, dai, seriamente: che c’è?»
«Sei sordo?» replicò la ragazza. «Sto aspettando che tu mi dia il denaro che ti ho prestato tempo fa»
«Io non ti devo un bel niente!» sbraitò lo spadaccino, avanzando, non curante dello sfondare quella sorta di passaggio a livello improvvisato sulla soglia della cucina. «Spostati, ho voglia di bere qualcosa» ordinò battendole una mano sul ginocchio per farle abbassare la gamba.
Nami obbedì, lasciandolo passare, ma non demorse. «Guarda che se insisti con questa storia, son capace di raccontare a tutti quella cosa » sospirò distrattamente seguendo con lo sguardo i suoi movimenti.
Un braccio a mezz’aria, diretto al collo della bottiglia del peggior intruglio che avevano a bordo, Zoro, accovacciatosi in terra, si volse a guardarla di scatto. «Cos…?»
«Massì, quella cosa !» continuò lei imperterrita, agitando una mano per aria come a far capire che ciò di cui parlava non avesse poi questa grande importanza. «Lo sai a che mi riferisco…» fece, vaga, avvicinandosi e sedendosi sulla panca alle spalle del giovane che non le toglieva gli occhi di dosso.
«Tu scherzi, sì? Sì, che scherzi» giunse a questa conclusione lui. «Non puoi far sul serio…»
Sul bel volto di Nami si dipinse un sorriso stupendo. Stupendo e al tempo stesso terrificante. Zoro ne ebbe paura.
«Vuoi mettermi alla prova?» domandò quindi la ragazza, accavallando le gambe e puntando il bel petto in fuori, i gomiti sul tavolo dietro di lei. «Non mi costa nulla chiamare… uhm… che so, Robin?, e raccontarle cosa è successo…»
Fu Zoro a sorridere, questa volta, alzandosi in piedi, e sedendosi a cavalcioni sulla panca, proprio accanto a lei. «Hai intenzione di ricattarmi a lungo, con questa storia?»
«Molto a lungo, sì» confermò la ladra, prendendo a rimirarsi le unghie con fare snob. Schioccò le labbra e aggiunse. «Ma posso anche decidere di lasciar perdere se…» e non completò la frase, girando le pupille scure verso il compagno.
«‘Se’?» chiese lui con fare retorico, aspettandosi il peggio. «Devo darti dei soldi? E’ questo che stai dicendo?»
«Non necessariamente» rispose Nami con calma.
«Non ti credo!» l’accusò l’altro. «Tu vuoi dei soldi per quello che è successo, ammettilo!»
Il tono di voce della bella cartografa si alzò di tre ottave. «Non sono mica il tipo di donna che fa certe cose per denaro, sai?!»
Zoro le tappò la bocca con una mano, intimandole il silenzio per paura che qualcuno potesse accorrere in cucina per vedere cosa stesse accadendo. Peccato che il nostro eroe non ricordasse che ormai su quella nave avevano fatto tutti il callo alle sfuriate della rossa, e che dunque difficilmente qualcuno si sarebbe preso la briga di accorrere da loro.
Ad ogni modo, assodato che nessuno sarebbe venuto a disturbarli, Zoro la lasciò andare. «Dunque?» tornò a domandare, sudando freddo. «Cos’è che vuoi da me?»
Soddisfatta, Nami si protese verso di lui, una mano a carezzargli volto, le labbra a cercare le sue. «Soltanto questo» mormorò un attimo dopo, quando tornò al suo posto.
Lui tornò ad alzare un sopracciglio, sorpreso. «Tutto qui? Perfetto. Ora siamo pari, no?»
«Un accidenti» minacciò la ragazza, scoccandogli un’occhiataccia. «E’ solo che, alla luce di quanto accaduto quella notte, e, diciamolo, è stata una GRAN notte…» e nel vedere Zoro annuire, ormai arresosi all’evidenza, tornò a sorridere e continuò. «…aggiunto al fatto che se sto ad aspettare che tu mi restituisca quanto mi devi, c’è il rischio ch’io muoia di vecchiaia… beh, ho preso una solenne decisione»
«E sarebbe?»
«Mi ripagherai in altro modo»
«Vuoi che diventi il tuo gigolò?» domandò lui con una smorfia. «Non è etico!»
«Perché, lo è quello che mi hai fatto?»
«Ehi! Eri d’accordo!» l’additò cercando una via di salvezza. «Anzi, se ben ricordi sei stata TU a voler…»
«Va bene, va bene! E’ vero!» lo interruppe la ragazza, sbuffando e mettendolo a tacere. «Sono una poco di buono, l’hai detto anche tu, no?»
«E allora?»
«‘E allora?’ dovrei chiedertelo io, genio!» s’indispettì, dandogli uno scappellotto. «Accetti o no?»
«Ho scelta?»
«Più che altro se rifiuti, ti vedo molto male… in più sensi… insomma, non ne esci bene»
«Perché mi fai questo tipo di proposta?»
Oh, ecco che finalmente l’acume di Zoro cominciò a dare segni di vita, tanto che Nami evitò il suo sguardo e bofonchiò un malfermo: «Perché mi va»
Il giovane sorrise e levò un braccio per passarle una carezza sulla nuca. «Brutta bestia l’orgoglio, eh?» chiese, cominciando a passare le dita fra i suoi capelli, cosa che la fece rabbrividire.
«Terribile» confermò lei, continuando a guardare davanti a sé e ad ignorare volutamente la figura del compagno che le sedeva accanto. «Accetti?» domandò dopo un attimo, la voce incerta, gli occhi che ora cercavano, timidamente, quelli di lui.
Tuttavia la risposta non venne; o meglio venne, ma non a parole.



  
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