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Autore: LauriElphaba    26/09/2011    7 recensioni
“Fenrir, amore mio, io e tuo papà abbiamo pensato che sarebbe meglio che tu andassi.”
“Dove?”, chiedo perplesso. Sono libero di scegliere. Non devo andarmene.
“Abbiamo già preparato le tue cose. Vedrai che ti troverai meglio con i tuoi simili”, sorride ancora la mamma.
Sono libero di scegliere. Non mi stanno cacciando.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fenrir Greyback
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Un getto di luce viola, perdere l’equilibrio, i tuoi piedi che scivolano sull’orlo di qualcosa;
poi vento, vento tutto intorno e nessun punto di appoggio mentre cadi,
cadi sempre più in basso
ma il fondo non arriva mai,
i rumori  della battaglia lontanissimi,
e  riesci a pensare solo a quando arriverai a terra,
se ci arriverai.
E poi buio.
E l’impatto non l’hai sentito.
 
Dove sei?
 

***

 
“Fenrir tesoro, noi non vogliamo obbligarti ad andartene, non lo faremmo mai…”
La mamma è raggomitolata in poltrona, acciambellata nella camicia da notte pesante, è calda come ogni mamma. Però le tremano le labbra. Papà continua:
“E figliolo…è per il tuo stesso bene…capisci che non sarà più facile vivere con noi…” . Gli cadono gli occhi sulla mia ferita, proprio sotto la madibola, sul collo, dove la pelle è più tenera, penso, e non sono i miei pensieri. Ho le lacrime agli occhi. Sono un ragazzino grande ormai, ho già dodici anni, eppure sento le lacrime prudermi sull’orlo degli occhi. Non devo lasciarle cadere. Papà mi ha insegnato che i veri uomini non lo fanno. Papà dice che bisogna essere coraggiosi, lui lo è.
“Insomma, sei libero di scegliere…sai che non vorremmo mai separarci da te…ma non possiamo…ogni mese…i nostri vicini…il rischio, anche per loro…. non che sia colpa tua! – aggiunge alla svelta, con un lampo di prontezza negli occhi. Si aggiusta gli occhiali, si aggiusta la tunica, si aggiusta le idee e lo vedo che non sa come riprendersi. Forse papà non è così coraggioso?
“Figliolo, noi non vogliamo essere dei cattivi genitori, devi fare quello che è meglio per te e per tutti, e forse sarebbe il caso che tu…che tuper il tuo bene!...”
“Fenrir, amore mio, io e tuo papà abbiamo pensato che sarebbe meglio che tu andassi.”
“Dove?”, chiedo perplesso. Sono libero di scegliere. Non devo andarmene.
“Abbiamo già preparato le tue cose. Vedrai che ti troverai meglio con i tuoi simili”, sorride ancora la mamma.
Sono libero di scegliere. Non mi stanno cacciando.
“E ho chiesto allo zio Arnie di prestarti la tenda, dovrebbe venire fra poco”, aggiunge papà con aria rassicurante.
Gli sorrido, rispondo che penso che abbiano ragione, e mi guardano orgogliosi. Esco dalla stanza.
Due ore dopo, esco da casa mia.
Sono libero di scegliere?
Non l’ho più rivista. Chissà se c’è ancora quell’orrendo steccato rosso, intorno.
 

***

Sono inginocchiato a terra, e non so onestamente come ci sono finito. L’uomo, o quello che è, mi guarda dritto negli occhi. I miei sono appannati dall’alcool, i suoi invece sono quanto di più lucido possa esistere. Sono rossi. E hanno un’ espressione così intensa che sembra possano trafiggerti…e poi osservarti sanguinare rilassati. Impassibili.
La sua bocca è un taglio orizzontale, niente di più che una fessura per far uscire le parole. Parole ben scelte. Non troppo indulgenti, non troppo offensive.
“Guardati, Greyback…uno dei lupi mannari più temuti di tutta l’Inghilterra, costretto ad ubriacarsi per farsi passare la fame, ridotto ad un rudere…e poi? Comincerai a mangiarti da solo? O magari diventerai un bel lupo addomesticato? Di quelli buoni, sai. Io posso darti ciò che desideri, ciò di cui hai bisogno. Carne giovane. Piccole gole in cui affondare i tuoi istinti peggiori. Ma devi giurarmi fedeltà, Greyback. Giura di appartenere al Signore Oscuro, da adesso e per sempre…”
Quell’inquietante taglio laterale si arriccia appena, mentre tira fuori la  bacchetta. Ho sentito dei suoi seguaci, i Mangiamorte. Non mi sono mai immaginato come uno di loro. Ma suppongo che le forze dell’oscurità vadano tutte a braccetto. E poi, da quanto è che non mi coccolo qualche bel bambino? Con un ghigno, gli porgo l’avambraccio. Ho sentito che è così che li riconosce, così che li chiama. Un Marchio magico.
Ma appena mi scopro la pelle, lui scoppia a ridere. E’ una risata sguaiata e crudele, quella di chi sa di essere superiore, e non mi piace. Lo guardo in volto.
“Abbassa gli occhi, Greyback. Credevi che servisse a quello la bacchetta? Che il Signore Oscuro, il mago più potente del mondo, discendente diretto di Salazar Serpeverde…avrebbe accettato un ibrido, nella sua cerchia più stretta? Una bestia come te? – e il sorriso scompare dal suo volto, sembra quasi offeso. E pericoloso, adesso. – Non ti sto chiedendo di scegliere, Lupo. Tu ti unirai a me. Avrai tutto ciò che vuoi, e in cambio mi servirai.”, conclude.
Sono ancora a terra mentre si allontana, e quando faccio per alzarmi in piedi, lui si immobilizza e si gira verso di me, di nuovo con quella smorfia simile ad un sorriso in volto.
“Oh, e se può farti piacere…”, dice lanciandomi un ammasso nero di stoffa. Lo prendo al volo. E’ una tunica da Mangiamorte. “Il Signore Voldemort sa essere indulgente, Greyback.”
E scompare, con uno svolazzo del suo lungo mantello nero.
E’ stato così che ho barattato il mio giaccone di pelle puzzolente con una elegante tunica nera. Che mi sta stretta. E comunque, puzza lo stesso. Grande scelta, Fen, complimenti.
Se solo avessi scelto.
 

***

 
Ti svegli e quasi non te ne accorgi. Non c’è più rumore. Non stai più cadendo. Sei a terra, l’erba spostata dal vento ti solletica la barba ispida sul volto. Stavi combattendo, certo. Con dei ragazzini, ragazzini che ti hanno fatto fare un volo non indifferente dalle mura, sì, è stato così, le mura sono davanti a te, distrutte. Ora lo senti.
Stanno festeggiando. Hanno vinto.
Il tuo Signore è caduto. Sconfitto.
E inaspettatamente, sollievo.
Così abituato a fingere che te ne importasse qualcosa della sua battaglia, quasi ti vergogni per questo senso di…non sai definirlo bene. E’ come…come se sentissi il tuo corpo per la prima volta da secoli. E la tua mente, anche, che ricomincia a pensare. E’ come un risveglio.
L’odore della tua stessa pelle – o meglio, del tabacco e del vino di pessima qualità. Non è piacevole, ma è…tuo.
La lingua che scorre sui denti affilati.
E hai fame. Oh, se ne hai.
Immagini di bambini nella testa.
Prenderti quello che vuoi.
E non dover ringraziare nessuno, per questo.
Scegliere, per una volta, di essere la bestia che sei diventato a dodici anni.
C’è una sottile differenza tra uccidere per dovere, e aggredire per il gusto di farlo.
E hai intenzione di godertela tutta.
Il lupo cattivo è tornato, bambini.
 
 

 
 
 
 
°------°
 
Allora, apparte il fatto che questa cosa è stata un autentico parto, e oltretutto il neonato non è neanche un granchè...D: 
Passiamo oltre, ci tengo a specificare un unica cosa: mostrare Fenrir bambino, non vuol dire che io lo consideri buono. Cosa che si capisce anche dal finale, ma insomma, non ritengo neanche che fosse stato un bravo bambino "traviato"...semplicemente, quando ha capito il suo potere, ha cominciato ad usarlo come più gli aggradava: mangiandosi gli altri, ullalà!:D Quindi la parte di Fen bambino ha l'unico scopo di chiarire il concetto della fic e mostrare come anche lui sia "vittima" di qualcosa...ok, sto zitta. Fine. Lapidatemi. XD
  
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