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Autore: Kokato    27/09/2011    6 recensioni
SECONDA CLASSIFICATA AL CONTEST "MINESTRONE DELLA NONNA" GIUDICATO DA MY PRIDE!
Partecipante al "Limes multifandom contest".
Scritta per il KinkMerlin Italia.
“Sto cambiando il mondo facendomela con un uomo sposato, fantastico!”. Arthur, sentendolo, cadde giù dal letto tenendosi la pancia per le troppe risate.
“Oddio, ma allora è vero che vuoi cambiare il mondo… ragazzino!”.
“L’ha detto lei!”.
“Dicevo per dire! Tutti i ventenni con il tuo aspetto da supereroi sotto copertura vogliono salvare il mondo, è un cliché anche questo”.
“La nostra relazione va avanti a cliché. Direi che è degradante, professore”, quel commento lo fece ridere ancora di più. Risalì sul letto a tentoni, afferrandolo per la vita e ridendo contro il suo stomaco.
“Sarà, ma non mi pare che ti dispiaccia”.

Arthur x Merlin
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gwen, Lancillotto, Morgana | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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CAPITOLO IV - To change the world starting by you

 

Cambiare il mondo? Lui?

Nonostante fosse stato irrimediabilmente coinvolto dagli eventi, Merlin si era ricordato di quelle parole, e aveva voluto sapere cosa significassero. Sperò, inoltre, che il Professor Pendragon conoscesse la reale motivazione della sua inquietudine. Una simile saggezza gli sarebbe stata molto utile. “Perché sono così nervoso, secondo lei?”.

Giacendo a petto nudo sul letto, un Arthur stranamente beato si era voltato a guardarlo. Quel ragazzo nascondeva una meravigliosa bellezza che, a rivelarsi, lo aveva lasciato basito. Si era già reso conto di aver formulato un pensiero inadatto anche a qualsivoglia romanzetto rosa di quart’ordine ma, vedendo i grandi occhi blu inquadrarlo da sotto i capelli neri scompigliati, lo riformulò. Si sentì vecchio, nei suoi quarant’anni, vulnerabile a passioni transitorie, a baci dati d’impulso e al punk. “Sei giovane. Non sai cosa vuoi, non sai da che parte stare né come arrivarci. Ti muovi qua e là perché non sai in che direzione dirigerti. Sai che c’è un limite da superare, qualcosa da fare, qualcuno che devi diventare. Ma non sai dove, cosa, chi”. Stette zitto a guardare la sua espressione meditabonda. Quella saggezza posata e poetica non gli si addiceva, rese Merlin meno pensieroso di quanto sembrava, e piuttosto scettico.

Nei giorni seguenti Arthur si trasformò in adolescente innamorato, incurante delle regole, del proprio status, della differenza di età, del mondo e del buon giudizio. Il martedì lo attaccò trascinandolo in un aula in ristrutturazione completamente vuota, afferrandogli i fianchi e quasi sollevandolo di peso su uno dei banchi. Merlin non protestò, si sdraiò senza pensare e guardando al sorriso quasi ebete che aveva suscitato in Arthur. Sorrideva mentre lo baciava e mentre gli tirava via i pantaloni in tutta fretta e gli baciava il ginocchio, la coscia, il tallone.

“Meno male che era io a dovermi calmare!”, rise lui.

“Te l’ho detto che non so cosa sto facendo…”, rispose Arthur, alitando le parole nel suo interno coscia. “… quindi, di grazia, mi piacerebbe non me lo facessi notare in continuazione, Emrys!”.

“Ricevuto!”, rispose Merlin ridendo.

Non gli tolse nient’altro. Arthur amava semplicemente vedere le maglie o camicie troppo lunghe di Merlin ricadere sulle gambe nude, oscillando, sentire la sua pelle sotto le dita. Il suo senso di responsabilità non gli permise di fare nient’altro, di prendere da lui nient’altro. Era già impazzito per lui al punto da aver violato un bel po’ di norme deontologiche, ma sapeva che quella storia non aveva molte probabilità di finire bene. Solo… non gliene importava. Tutt’ad un tratto era tanto giovane ed incosciente da volere Merlin ogni secondo e prenderlo altrettanto spesso per sé.

“Strano, Morgana mi aveva detto che i miei occhi sono di un blu che ispira calma”, Arthur mugugnò, come infastidito, ma volle sperimentare quell’affermazione. Aveva già ammirato abbastanza i suoi occhi. Passò una mano sulla guancia che si arrossò al suo tocco, l’occhio si chiuse e si riaprì, puntato contro di lui. Rimase immobile per qualche secondo, col respiro sospeso e ‘Love is in the air’ che suonava nella sua testa come una nenia.

“No, non mi calma affatto”, sentenziò, prima di continuare a divorare la sua bocca.

 

 

 

 

“Sto cambiando il mondo facendomela con un uomo sposato, fantastico!”. Arthur, sentendolo, cadde giù dal letto tenendosi la pancia per le troppe risate.

“Oddio, ma allora è vero che vuoi cambiare il mondo… ragazzino!”.

“L’ha detto lei!”.

“Dicevo per dire! Tutti i ventenni con il tuo aspetto da supereroi sotto copertura vogliono salvare il mondo, è un cliché anche questo”.

“La nostra relazione va avanti a cliché. Direi che è degradante, professore”, quel commento lo fece ridere ancora di più. Risalì sul letto a tentoni, afferrandolo per la vita e ridendo contro il suo stomaco.

“Sarà, ma non mi pare che ti dispiaccia”. Merlin sbuffò e lasciò gonfie ed inermi le proprie labbra al suo attacco. Poteva essere una delle sue destinazioni quella, sarebbe potuto correre via una mattina oltre la linea alla fermata dell’autobus per poi volare via a salvare il mondo con mantello e tutina attillata. Si ritrovò a ridere insieme ad Arthur per altri motivi, a ricambiare il bacio con foga molto simile. Poi alzò gli occhi e vide Guinevere Planitia sorridergli da una foto dai colori accesi, con un cappello dalle falde larghe in testa.

“È ad un comizio a Manchester”.

“Perché la tradisce?”, Arthur fece solo spallucce, disinteressato. Lancelot sarebbe stato a cena da loro quel fine settimana. “Ci amava allo stesso modo. Pensava di aver scelto me… ma aveva sbagliato”. Merlin annuì, prese una grossa boccata d’aria. Cominciò a slacciarsi i bottoni della camicia, improvvisamente, con lo sguardo fisso nel vuoto come se vi stesse cercando coraggio per farlo. Lo aveva già sedotto una volta, ed altre ancora, poteva evitare di sentirsi dannatamente goffo. Eppure gli morse il collo in un modo che lo fece borbottare di dolore e gonfiare il petto da uomo fino a farlo sobbalzare. “Non c’è bisogno che mi consoli”. mentì, desiderando sempre più ardentemente di vedere tutti i suoi vestiti e le ansie cadere a terra, o meglio, dissolversi nel nulla. Merlin si tirò su a sedere, chinandosi poi su di lui. Sussurrò al suo orecchio, in un modo che poté divorare l’ultimo grammo della sua logica.

“No, ma ci posso provare”.

 

 

L’autobus lo scaricò come sempre a qualche metro da casa.

La linea sull’asfalto non era stata tratteggiata, e delimitava lo spazio di fermata del veicolo in modo non molto deciso. Era ormai sera, il lampione poco più in là lo illuminava mentre la fissava indeciso, immerso nelle sue fantasie. Improvvisò una specie di balletto, soffiò aria calda sulle proprie mani cercando conforto. Sai che c’è un limite da superare, qualcosa da fare, qualcuno che devi diventare. Ma non sai dove, cosa, chi.

… devi calmarti, dannazione. Calmati, fidati, lasciati andare. Cambierai il mondo nel fine settimana!

“Mia moglie mi tradisce col mio migliore amico”.

“Non c’è bisogno che mi consoli”. “No, ma ci posso provare”.

Merlin Emrys si ritrovò a correre lungo le strade di Londra senza rendersene conto, come in uno stupido film, tirando avanti i piedi l’uno davanti all’altro con spinte che gli facevano strattonare tutti i muscoli. Non sapeva dove stava andando, cosa o chi stava cercando.

Corse fin quando la meta non gli fu chiara.

 

 

Lancelot era la persona gentile, cordiale ed adorabile che Arthur ricordava. Mangiava gli spaghetti dall’altra parte del tavolo, mentre una Gwen entusiasta spiegava di poter presentare un programma politico efficace per recuperare la sconfitta alle elezioni di due anni prima. Arthur era stato così silenzioso da urtare più volte il campanello d’allarme di entrambi. Si sfregavano le mani, evitando di guardarsi a vicenda. Il seno di sua moglie descriveva un nervosismo consumante e mortale, sotto i respiri troppo grossi che inondavano la stanza. Era terrorizzata ed assolutamente raggiante allo stesso tempo.

Arthur tremò. “E dimmi, Arthur. Hai scovato qualche nuovo genio della medicina negli ultimi tempi?”. Si rivolse a Lancelot, incapace di deformare il proprio volto per sembrare naturale, diplomatico, per dare l’impressione di regnare sulle loro vite con scettro e corona. Non capì se prevaleva la rabbia per sé stesso, per loro… o l’attesa di qualcosa.

“Io non…”. Suonarono alla porta.

“Vado ad aprire”, annunciò Gwen, sollevata.

Lancelot non ebbe il tempo di ribadire la domanda, che dei passi veloci e leggeri si sentirono dal corridoio. Arthur si preparò a chiedere a Gwen, ridendo, perché andasse tutt’ad un tratto così di fretta. Poi lo vide, respirare molto più affannosamente di Gwen, con la testa chinata in avanti ed una mano a tenersi la pancia. La cortina di capelli corvini sul volto nascondeva la sua espressione, impedendogli di prevedere le sue intenzioni -anche se era troppo scioccato, troppo deliziato per cimentarsi in qualunque previsione-.

“Merlin”. Sua moglie osservava la scena dal corridoio.

Merlin scattò in avanti, lo afferrò per le spalle facendo unire le loro labbra. Durò un secondo, perché subito dopo appoggiò la testa su una sua spalla, quasi collassando sfinito su di lui. Aveva la faccia rossa, sentì il suo cuore battere veloce al punto di far pensare ad una tachicardia. Non poté semplicemente credere che fosse corso da lui, dall’East end al suo appartamento di lusso a South Kensington, per chilometri.

“Tu hai…?”.

“No, ad un certo punto ho preso l’autobus”.

“Ah, bene”.

Merlin aveva notato gli astanti, ma con grande sangue freddo li ignorò, pur sentendosi fissato -non con rimprovero, non con eccessivo stupore se non per il fatto che insomma… era un ragazzo, un ragazzo piombato in casa Pendragon da un momento all’altro, come una meteora-.

“Io per il momento non posso cambiare il mondo…”, sussurrò al suo orecchio. “… ma per adesso posso cambiare te”. Sorrideva.

Si staccò da lui, ancora sorridente, come se niente fosse si presentò stringendo la mano a Lancelot, e si sedette a tavola di fronte al cesto della frutta. Morse una mela con voracità.

“Uhm… bene, allora. Cosa c’è per cena?”.

 

Fine

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE!

Eggià, finisce così XD Sicuramente vorrete ammazzarmi in questo momento… quindi non mi dilungo sulle note finali. Come avevo già detto non mi sono impegnata a renderla troppo originale, ed in compenso mi sono divertita molto più del solito nel scriverla. E dire che di solito mi scervello in ogni maniera, ed il risultato non è mai molto migliore di questo XD

Tra l’altro i capitoli sono stati SCANDALOSAMENTE corti… ma non so perché quando ho fatto la divisione mi erano sembrati più lunghi. Tutto sommato potevo pubblicarla come One shot, ma alla fine avevo messo i titoli dei capitoli che adoravo e non potevo eliminarli *O* Quindi, scusatemi XD

Grazie a tutti coloro che hanno letto e commentato *O*

Alla prossima!

   
 
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