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Autore: AlexDavis    27/09/2011    11 recensioni
Isabella è costretta a vivere in un matrimonio senza amore o almeno da parte di suo marito, perchè lei lo ama ancora.
Un giorno si convincerà a cercare qualche emozione altrove e incontrerà lui nel bar di un albergo...
Il caso vuole che anche lui abbia dei problemi coniugale e subito si trovano a ritrovarsi l'uno nell'altra.
Si ritrovano a vedere nell'altro un appiglio...
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ehi ragazze mie... eccomi qui, si, con un'altra pazzia.
Questa piccola one-shot mi è venuta in mente ieri sera mentre cercavo di dormire, ma non ci riuscivo. Stamattina appena mi sono svegliata ho acceso il pc e mentre facevo colazione scrivevo, ci ho messo un intero giorno, ma ci sono riuscita.
Parla di questa Bella in crisi con il marito che decide di abbordare qualcuno per essere soddisfatta... se vi piace come cosa leggetela e poi se volete mi lasciate un commentino.
Vi adoro tutte.
ps. vi ricordo le mie storie in corso 'Lo stagista sexy', 'The Show Must Go On' e 'Innamorato di mia madre'... ma ne ho scritte altre che sono concluse. Mi piacerebbe che le leggeste tutte.
Adesso vado.
xoxo Alex


Ti amo e non voglio perderti...


Si guardava allo specchio, Bella, mente cercava di non sbavare mettendosi l’eye-liner nero abbinato alla sua mise. Aveva indossato un vestino nero con una spallina che scendeva leggero fino a metà coscia in tante pieghette senza pretese. Sulla spalla destra il vestito portava un fiocco di seta ed una manica fatta con del velo che scendeva fino al gomito. Lo aveva comprato qualche tempo prima, ma non aveva mai avuto nessuna occasione per metterlo, non che quella sera ce ne fosse, ma era stufa di vederlo lì e lasciarlo ammuffire.Dopo aver finito di truccare gli occhi, posò un velo leggero di fard sulle guance e per finire un tocco di lucidalabbra trasparente sulle sue labbra piene. Amava le sue labbra, ma era da molto che nessuno le notava o almeno non chi volesse lei. Era da molto che quella persona non la guardava, che non le sorrideva, che non la toccava.
 Era da molto che lei era diventata invisibile agli occhi di suo marito.
Si erano conosciuti una sera nel bar di un albergo dove lei aveva un appuntamento per un’intervista, era una giornalista di un noto giornale. Ma l’intervistato aveva avuto un problema e tutto era saltato lasciandola da sola in quel posto sconosciuto.
Era rimasta un altro po’, giusto il tempo per sorseggiare il suo drink, era quasi finito quando qualcuno si accomodò al suo tavolo e le porse un bicchiere di vino rosso.
Bella alzò lo sguardò e lo vide, l’uomo più bello che avesse mai visto e le stava sorridendo in modo illegale. Quella sera parlarono, flirtarono e si innamorarono.
Circa due mesi dopo quel bicchiere di vino rosso, si sposarono contro chi diceva che era troppo presto e che ancora non si conoscessero abbastanza da poter dire di voler passare l’intera vita con l’altro. Ma si amavano, perché aspettare?
A distanza di tre anni, Bella, diede ragione a quelle voci. Se avesse aspettato adesso non si ritroverebbe con un matrimonio quasi alla deriva e con un marito che non la toccava da più di un anno. Era più di un anno, da il Capodanno precedente che suo marito e Bella non facevano l’amore e quella notte era successo perché erano parecchio alticci entrambi dopo la festa avvenuta a casa del Senatore.
Si guardò allo specchio e sospirò afflitta. Era stanca, stanca davvero. Era stanca di ostentare felicità e tranquillità davanti alle persone, stanca di tutta quella farsa per non essere sommersi dai giornali perché suo marito era un pezzo grosso della politica. Suo marito era il Presidente del Senato Americano e come tale doveva rappresentare il capo della famiglia esemplare. Ma loro erano tutt’altro che esemplare. Ma dovevano apparire così e lei era stanca di tutti quei sorrisi e quei falsi occhi innamorati che la guardavano, quelle mani che l’accarezzavano con finto amore. Era stanca della sua vita piena di bugie.
Le uniche persone che sapevano la verità erano le sue migliori amiche, Rosalie e Angela, che lavoravano con lei e sua cognata Alice, la moglie di suo fratello. Con loro era libera di piangere, di arrabbiarsi di lamentarsi. Era in quei pochi momento che riusciva a respirare decentemente, perché in presenza di suo marito le sembrava di soffocare, si essere soffocata dalla menzogna che ormai impregnava le mura della loro villa.
Si guardò di nuovo allo specchio e fece un grosso respiro, poi guardò la fede che aveva il dito e con enorme sforzo la sfilò lasciandola sul mobiletto ed uscendo dalla sua stanza. Quella sera aveva deciso di essere semplicemente Isabella Swan, nota giornalista, non Isabella Swan la moglie del pezzo grosso.
Si trovava all’entrata per infilarsi il cappotto quando suo marito, in giacca e cravatta uscì dal salotto e si fermò guardandola.
Quella sera era bellissima, ma era come se lui non lo notasse e questo la faceva soffrire davvero tanto perché nonostante tutto amava suo marito come il primo giorno e lo trovava ancora l’uomo più bello del mondo.
<< Esco. >> le disse lui prendendo il capotto ed infilandoselo.
Bella annuì. << Devo esserci? >> chiese sperando che non si trattasse di una cena formale.
Lui scosse la testa, prese il portafoglio e le chiavi della macchina. Le fece un cenno con la testa in segno di saluto e uscì di casa sbattendo la porta senza neanche chiederle lei cosa avrebbe fatto e senza neanche rendersi conto che aveva tolto la fede. Ma cosa gli importava se pure lui l’aveva tolta da più di qualche mese?
Prima di infilarsi il cappotto prese le scarpe che aveva appositamente messo vicino al mobiletto dell’entrata e le infilò. Gliele aveva regalate proprio lui il Natale precedente, erano sandali neri con i bordi in pelle dorata. Le faceva ancora i regali, conosceva i suoi gusti, ma a cosa servono i regali se dietro non c’è amore, ma solo dovere?
Infilò il cappotto nero con i bottoni dorati, come le scarpe e dopo aver preso la borsetta e le chiavi della macchina, si guardò allo specchio dell’entrata.
Lo specchio le restituì l’immagine di una donna di trentacinque anni, di una bellezza semplice e unica. Con lunghi capelli color castagna e profondi occhi color cioccolato, con labbra piene e rosse. Un corpo da modella e due gambe chilometriche e sode.
Era davvero bellissima e lui non se ne accorgeva.
Fece un lungo sospiro ed uscì nell’aria fredda di Washington sperando che quella serata non si concludesse in un’ennesima delusione.
 
Aveva lasciato la macchina al ragazzo fuori l’entrata e con un sorriso di cortesia lo aveva congedato. Si era diretta all’interno e subito l’aria fredda dell’esterno fu sostituita dall’aria calda dei condizionatori.
Le piaceva molto quell’albergo ed era il posto giusto per gli incontri di lavoro e per le interviste. Era lì che aveva incontrato suo marito e continuava a tornarci, tanto per essere masochisti.
Si diresse al bar e fu sollevata di non incontrare nessuno che conoscesse, non aveva voglia di parlare con nessuno né di dare nessuna spiegazione sull’assenza di suo marito.
Si accomodò al bancone di legno e si tolse il cappotto appoggiando la borsetta accanto a lei. Subito un ragazzo la notò e si avvicinò a lei. << Cosa le porto? >>
<< Un Cabernet Sauvignon, grazie. >> disse guardandolo a stento.
Lo sentì allontanarsi e lei sospirò. Si sentiva così ridicola da sola in quel posto in cerca di cosa poi? Si era fatta convincere dalle sue amiche, che le raccontavano dei loro amanti e di quanto fossero focosi e di quanto le sapessero soddisfare. E aveva provato invidia perché anche lei voleva essere soddisfatta, voleva qualcuno che le facesse provare qualcosa. E così, eccola lì, in tiro e in cerca di qualcuno.
Ma che cosa le era passato per la mente? Lei trovarsi un amante, lei che amava ancora suo marito e che la notte non dormiva per guardalo. Cosa altamente inutile e ridicola.
<< Ecco a lei. >> le disse il cameriere posando davanti a lei un calice di vino rosso.
Lei sorrise. << Grazie. >> e il ragazzo si congedò con un inchino accennato.
Prese un sorso di vino e si sentì immediatamente bene, come se stesse bevendo qualche lozione che le riscaldasse il cuore facendole dimenticare tutti i suoi drammi. Ma non era così, li copriva soltanto per qualche secondo, ma poi ritornavano più agguerriti di prima.
<< E’ occupato? >> chiese una voce calda dietro di lei.
Lei non si girò neanche e fece spallucce, come per dire ‘Non mi interessa se ti siedi’. Sentì la sedia strusciare leggermente sul parquet e poi l’uomo sedersi, lo sentì ordinare un whisky liscio e poi sospirare stanco.
Lei sorrise amaramente. << Giornataccia? >> chiese.
<< Direi vitaccia. >> rispose lui con il suo stesso tono amaro.
<< La capisco. >> e sospirò.
Con la cosa dell’occhio lo vide quasi ridacchiare, come se avesse detto una stronzata.
<< Ha una moglie che ama più delle sua stessa vita, ma che non lo guarda neanche? >> chiese l’uomo in tono stanco più che irritato.
Bella scosse la testa. << Non ho una moglie… ho un marito. >> disse.
<< Oh, non sono solo su questa barca. >> disse e potè quasi sentire un sorriso sulle sue labbra.
Bella finalmente si girò e probabilmente lui pensò di fare lo stesso perché si scontrò con un paio di smeraldi. Se fino a quel momento aveva pensato che suo marito era il più bell’uomo che avesse visto, non aveva ancora incontrato quel Dio greco che la stava guardando.
Aveva la mascella squadrata, labbra sottili e zigomi alti. I suoi occhi erano verdi come il mare e si sposavano alla perfezione con i suoi capelli di uno strano colore bronzo.  Dal vestito di alta sartoria nero, si intravedevano spalle ampie e ventre piatto. Le gambe piegate sul appoggia piedi del bancone, erano lunghe e sode.
Era davvero bellissimo.
<< Le piace ciò che vede? >> chiese malizioso l’uomo.
Bella gli restituì lo sguardo, sicura. << E’ un bel vedere, complimenti. >> e ritornò con il viso verso il suo bicchiere.
Sentì lo sguardo dell’uomo su di se e seppe che stava facendo la stessa cosa che aveva fatto lei e se ne compiacque. Era ancora un donna desiderabile, nonostante tutto.
<< Le piace ciò che vede? >> chiese senza guardarlo.
Lo sentì sorridere. << E’ un bel vedere, complimenti. >> la scimmiottò con la sua voce roca.
Bella sorrise, il primo sorriso dopo tanto, e si girò verso di lui che le restituì il sorriso. Un sorriso sghembo davvero illegale.
Lui si avvicinò a lei fino a toccare il braccio con il suo. << Ha un nome? >>
Lei annuì. << Ce l’ho, come penso anche lei e i restanti sette miliardi di persone sulla terra. >> disse e lui sorrise.
<< Lei è una tipa tosta, lo sa? >> le disse sorridendo divertito.
Bella fece spallucce. << Faccio quel che posso. >>
Bella era una persona sicura di se e delle sue qualità e sapeva parlare con le persone. Il suo lavoro consisteva in questo dopotutto. Parlare con le persone e apparire loro una persona sicura di quello che fa e che sa.
Solo con suo marito diventava una stupida.
<< Potrei sapere il suo nome? >> chiese ancora l’uomo non arrendendosi.
Bella sospirò. << Cambierebbe qualcosa? >>
L’uomo si avvicinò a lei e le sussurrò all’orecchio con voce roca: << Vorrei sapere il nome della persona che questa notte dividerà il letto con me. >>
Bella rabbrividì quando l’alito caldo dell’uomo di infranse sul suo collo scoperto. Si girò verso di lui fino ad averlo a pochi centimetri dal suo viso e lo trovò ancora più attraente.
<< I-isabella. >> disse balbettando.
Lui sorrise sghembo. << Sono Edward. >> e le prese la mano portandosela alle labbra che si posarono sul suo dorso in un contatto profondo ed erotico.
Una sensazione di languore si diffuse nel suo basso ventre e lei di conseguenza strinse le gambe, come se quella sensazione potesse scappare via. Lei non voleva che scappasse via perché era da tanto che non la provava.
L’uomo si scostò da lei lentamente senza mai interrompere il contatto visivo. << Cosa fai nella vita, Isabella? >>
Lei si riscosse e si schiarì la voce, prese un sorso di viso e sicura di se e della sua voce parlò. << Mi occupo della rubrica politica del Washington Post. >> disse soddisfatta del suo lavoro che era l’unica cosa che le impediva di lasciarsi andare alla deriva.
L’uomo sorrise ammirato. << Davvero notevole. >>
Lei fece un cenno con la testa in segno di ringraziamento. << E tu cosa fai, Edward? >> chiese poi.
Lui fece spallucce. << Tutto o niente. >> rispose enigmatico.
Bella alzò un sopracciglio scettica. << Sei nei servizi segreti? >> chiese insospettita da tutto quel mistero.
Lui ridacchiò e scosse la testa. << No, non preoccuparti. >> poi si fermò e la guardò seriamente. << Faccio parte della mafia russa. >> disse.
Bella lo guardò in modo strano, ponendogli silenziosamente la domanda: ‘ Ti sembro una che si faccia prendere per il culo?’
Lui le sorrise divertito. << Sono un avvocato penalista. >>
Bella storse il naso. << Non mi hai sorpreso, fai un lavoro scontato. >> e si beò della risata roca di lui.
Aveva buttato la testa indietro e stava ridendo a pieni polmoni. Era una visione.
Quando ritornò serio la guardò negli occhi intensamente, lei si sentì vulnerabile sotto quello sguardo, si sentiva nuda. Nessuno la guardava in quel modo da molto tempo e si spaventò, era una sensazione troppo forte e non sapeva come gestirla.
<< Cosa ti è successo, Isabella? >> le chiese andando dritto la punto.
Lei fece spallucce e sorrise amaramente. << Era tutto perfetto. Avevo un lavoro che mi soddisfaceva e che amavo, avevo delle amiche che mi veneravano quasi, avevo un appartamento modesto. Avevo una vita perfetta. >> gli disse con voce atona.
<< E poi? >> chiese lui, ma dal tono di voce sembrava che avesse capito.
Le sospirò. << Mi sono innamorata. >> disse semplicemente e lui annuì.
Bella si girò verso di lui e potè notare la stessa tristezza e rassegnazione che aveva lei negli occhi. << A te cosa è successo, Edward? >>
Lui abbassò lo sguardo. << Mi sono innamorato, come te. >>
Rimasero in silenzio forse a pensare a perché lo avevano fatto, perché si erano lasciati avvolgere da quel sentimento che non aveva fatto altro che portare nei loro cuori tristezza, risentimento e rabbia. L’amore è una strega malvagia, travestita da fatina dei sogni. Ti ammalia e ti avvolge con la sua bellezza e poi ti ammazza con le sue potenti e malefiche forze. E tu non puoi fare nulla perché comunque non riuscirai a vederlo come la strega cattiva, lui per te rimarrà sempre la fatina dei sogni per quanto possa farti sanguinare il cuore.
<< Perché succede? >> chiese Bella più a se stessa che a lui.
Lui scosse la testa non sapendo cosa risponderle. << Perché è inevitabile, credo. Non sappiamo perché e quando succederà, sappiamo solo che avverrà prima o poi che tu lo voglia o meno. >> disse guardando nel vuoto.
<< Non si può decidere quando e se farlo accadere? >> chiese Bella, ma sapeva che era una domanda da una risposta negativa.
Lui la guardò. << E’ inevitabile e involontario, per quanto tu possa sfuggirgli lui ti scoverà ovunque. Rassegnati, Isabella. >> disse in tono duro.
Bella si girò verso di lui attirata da quel tono duro e lo vide stringere la mascella, quasi per non urlare dalla frustrazione. Anche lei lo avrebbe voluto fare, avrebbe voluto buttare fuori tutto quel dolore e quella tristezza che non la faceva respirare che la faceva vivere costantemente in apnea.
Un ansimo strozzato le uscì dalle labbra e chiuse gli occhi per riacquistare le forze. Sentì una mano posarsi sulla sua e stringerla forte, tanto da farle male, ma la distassero da quel dolore.
<< Non ora, Isabella, non ora. >> le disse lui in tono dolce mentre le stringeva le dita.
Bella sapeva che Edward non lo stesse facendo solo per dar forza a lei, ma stava cercando anche lui un appiglio per non scivolare nel buio. Così si ritrovò a stringergli la mano allo stesso modo, per fargli capire che nonostante stesse soffrendo lei era lì e lo capiva, capiva quel dolore sordo al petto.
Vide Edward prendere qualche dollaro e posarlo sul bancone, chiamò il ragazzo che subito si avvicinò facendogli un inchino. << Dica, signor Cullen. >> disse in tono rispettoso.
<< Metta tutto sul conto della duecentodieci, grazie. >> e il ragazzo annuì cominciando a prendere i loro bicchieri per pulirli.
Bella prese il suo cappotto e la borsetta e seguì Edward fuori la sala e verso gli ascensori. Quando entrarono dentro, e le porte si chiusero Edward la guardò dritto negli occhi e Bella sprofondò in quegli occhi pieni di tristezza.
<< Ho bisogno di dimenticare per una sera, ho bisogno di sentirmi vivo anche per poco. >> le disse e si avvicinò a lei. << Sei una bellissima e desiderabile donna, Isabella, e voglio poter per un momento eliminare quella tristezza che offusca i tuoi bellissimi occhi. >> le si avvicinò ancora di più e a Bella mancò quasi il respiro. << Voglio fare l’amore con te, Isabella, voglio poter toccare di nuovo una donna. Me lo permetti? >> e quella domanda quasi gliela sussurrò sulle labbra.
Bella deglutì e cercò di parlare, ma le parole non le uscivano. Non riusciva a trovare qualcosa di sensato da dire in quel groviglio che aveva nella mente. Tutto era stato mandato in cortocircuito da quella voce così roca e sensuale.
Edward si avvicinò ancora a lei, avevano il viso a pochi centimetri di distanza, poteva sentire il suo alito caldo. << Sto per baciarti, devi solo fermarmi se non vuoi. >> le sussurrò prima di annullare la distanza e appoggiare le labbra sulle sue.
Edward muoveva le sue labbra calde sulle sue, mentre aveva appoggiato le sue grandi e forti mani sui suoi fianchi e la stringeva al suo corpo caldo.
Bella aveva appoggiato le sue mani sulle spalle di lui e si era alzata leggermente sulle punte per evitare che Edward si abbassasse troppo, visto la sua mezza altezza.
Stavano per approfondire il bacio quando le porte di aprirono al piano che avevano schiacciato e quindi si staccarono, ma Edward le prese la mano e la condusse alla stanza.
Era una specie di suite con tanto di salottino con camino e minibar. Era tutto sul beige e sul marroncino ed era tutto parecchio lussuoso, segno che Edward poteva permetterselo.
Edward le venne dietro e potè sentire il suo fiato caldo sul collo. << Dammi il cappotto. >> le sussurrò e lei glielo porse non capendo nulla.
Lo sentì posare i cappotti sul divanetto e poi i tacchetti delle scarpe classiche che aveva al piede dirigersi verso di lei. Le si parò davanti, le alzò il viso con due dita e la legò a lui con gli occhi.
<< Hai capito cosa sta per succedere? Io e te, due sconosciuti, faremo l’amore di là sul letto e dimenticheremo tutto il male e il dolore che sentiamo. >> le disse con voce suadente.
Bella annuì. << Ho capito. >> disse con voce sicura.
Edward annuì. << Bene… >> e avvicinò il viso fino a baciarla.
Approfondirono il bacio e Bella si spalmò sul suo petto portante le mani dietro al suo collo per appigliarsi a qualcosa, visto che quel bacio le aveva dato il latte alle ginocchia. Baciava il modo spettacolare, Edward, era davvero bravo.
Edward la sollevò tra le braccia e senza mai smettere di baciarla la condusse nella camera dove c’era il letto e aiutandosi con le mani evitò di sbattere da qualche parte e farsi male. Quando arrivò vicino al letto l’appoggiò a terra e si staccò da lei anche perché avevano bisogno entrambi di ossigeno.
Bella respirava affannosamente e aveva le gambe che le tremavano. Se con un bacio le aveva provocato tutto quello cosa sarebbe successo quando l’avrebbe fatta sua? A quel pensiero se da una parte era terrorizzata dalla forte emozione dall’altra era eccitata.
Edward le prese la spallina del vestito, la fece scendere sulla spalla e con una leggera pressione il vestito scivolò sul corpo liscio e accaldato di Bella facendola rimanere con un semplice tanga di pizzo nero.
Per un attimo le guance di Bella si tinsero di rosa per l’imbarazzo, ma poi vedendo lo sguardo famelico che le rivolse Edward sorrise compiaciuta.
<< Sono bella, vero? >> gli chiese mentre si avvicinava a lui sculettando.
Edward annuì deglutendo. << Sei bellissima. >> le sussurrò con voce roca.
Bella sorrise maliziosa e ormai di fronte a lui cominciò a spogliarlo, senza mai staccare i suoi occhi da quei pozzi verdi. Fece scivolare prima la giacca nera a terra, poi gli sfilò la cravatta lanciandola chissà dove, ma non importava a nessuno dei due.
Poi, molto lentamente, passò a sbottonare i bottoni della camicia azzurrina e dopo averla sfilata dai pantaloni ancora abbottonati gliela sfilò e gli fece fare la stessa fine della cravatta.
Il petto di Edward era scolpito, ma non eccessivamente, era esattamente come piaceva a lei. Con le sue piccole mani pallide gli accarezzò le spalle larghe, il petto glabro e duro, fino a percorrere gli addominali accennati. Quando arrivò al basso ventre passò i polpastrelli tra quella peluria rossiccia accennata.
Edward trattenne il fiato in attesa e lei non lo deluse. Afferrò il primo bottone e lo sbottono con agilità, prese la lampo e l’abbassò, ma non tolse il pantalone.
Infilò le mani ai lati, si alzò in punta di piedi e posò le labbra sul collo e lo baciò. Ad ogni centimetro che conquistava, un bacio o un lappata e riceveva in cambio un ansito.
Quando il pantalone scivolò giù lasciandolo in boxer neri, Edward si tolse rapidamente le scarpe e lanciò il pantalone lontano.
Bella si staccò da lui e lo guardò in quegli occhi liquidi per il piacere e sorrise, quel sorriso che aveva scoperto mandava in tilt Edward che scosse la testa e sorrise divertito.
<< Ti diverti, eh? >> le chiese.
Bella annuì, ma non rispose. Con le mani si accarezzò, il petto, passò per i seni, per il ventre fino ai fianchi. Afferrò il tanga e se lo tolse lasciandolo poi scivolare e calciandolo nella stanza.
Edward la seguì in tutti i suoi gesti e si chiese dove era finita quella donna timida che aveva baciato nell’ascensore, ma di certo questa non gli dispiaceva. Voleva dimenticare tutto e lei lo stava aiutando molto bene.
Bella lentamente cominciò ad arretrare, fino a stendersi sul letto e in modo per niente volgare divaricò leggermente le gambe concedendo ad Edward il beneficio del dubbio su cosa si nascondesse.
<< Vieni, signor Cullen? >> lo chiamò guardandolo in modo lascivo.
Edward afferrò i boxer, se lì tolse e li lanciò. Adesso era il turno di Bella di guardarlo ammirata, perché davvero non aveva mai visto nulla di più bello.
Le ricordava davvero una statua greca, era perfetto e poi era davvero ben dotato e sentì una scossa nel basso ventre al pensiero che tra pochi minuti lo avrebbe sentito dentro di lei.
La raggiunse nel letto e le si sdraiò sopra evitando però di pesarle, così si puntellò sui pugni. Si abbassò su di lei e la baciò, la baciò direttamente con la lingua senza aspettare che lei aprisse le labbra , senza permesso. La forzò e lei si ritrovò ad assecondarlo mentre si aggrappava alle sue braccia, mentre sentiva l’eccitazione e le scosse crescere.
Le labbra di Edward ben presto raggiunsero il collo e le diede un piccolo morso facendola protestare, ma non se ne preoccupò e continuò con il suo percorso. Passò alla clavicola, poi nell’incavo dei seni e Bella sospirò.
Edward passò ai seni e li trattò come reliquie preziose, le venerò e se ne prese cura. Bella ansimava e quando lui diventava più passionale gemeva stringendo tra le mani il lenzuolo bianco.
<< Tuo marito le fa queste cose? >> le chiese Edward con voce roca passando con le labbra sul ventre.
Bella scosse la testa. << N-no. >>
Lo sentì sorridere soddisfatto sul suo ventre e un po’ si irritò, ma quando sentì un morso sul monte di venere scordò tutto tranne le sue labbra che si stavano avvicinando al vulcano tra le sue gambe.
<< Tuo marito ti ha mai fatto una cosa del genere? Tuo marito ti ha mai leccata così? >> ed enfatizzò la cosa con una lappata profonda che le fece inarcare la schiena.
Bella non rispose e lui per dispetto le diede un piccolo morso sul punto più sensibile, ma non le fece male anzi, la fece urlare dal piacere.
<< Allora? Tuo.marito.ti.ha.mai.leccata? >> chiese scandendo bene le parole e poi le diede un'altra lappata.
Bella scosse la testa. << N-no. >>
<< Bene. >> disse Edward prima di tuffarsi completamente con il viso tra quelle piaghe calde e pulsati che non chiedevano altro che le sue attenzioni.
Dopo neanche poche lappate Bella venne urlando tra le sue labbra, mentre cercava di trovare un appiglio sulle lenzuola. Edward continuò a muovere la lingua per prolungarle il piacere e Bella rischiava quasi di impazzire tanto era il piacere.
Quando cadde stremata sulle lenzuola, Edward si sollevò e le cadde di fianco guardandola con gli occhi lucidi. << Come stai? >>
Bella gli sorrise divertita. << Sei uno di quei tipi che vuole che gli si dica che è un maestro? >>
Lui scosse la testa. << No, sono uno di quelli che si aspetta qualcosa in cambio. >> e così dicendo le prese una mano e se l’appoggiò sul membro duro e pulsante.
Bella sgranò per un attimo gli occhi poi sorrise. << Chi ti dice che io sia una di quelle persone che ama fare questo genere di cose? >>
Edward la prese per la nuca. << Adesso tu ti abbasserai, lo prenderai tra le labbra e farai quello che io ho fatto a te. >> le disse con voce dura e Bella ansimò.
Le piaceva essere trattata così a letto, così senza farselo ripetere due volte, si abbassò, lo prese tra le labbra e fece esattamente quello che lui aveva fatto a lei. Edward aveva la mano appoggiata tra i suoi capelli e le dettava il ritmo, mentre lasciava uscire dalle sue labbra gemiti di piacere.
<< Tua moglie te lo ha mai leccato? >> chiese staccandosi un attimo.
Edward annuì. << Certo ed era anche brava. >> le rispose e Bella di irritò.
Così raccolse tutte le esperienze che aveva avuto e che le erano state raccontate e si impegnò così tanto che Edward cominciò a gemere più forte e più velocemente.
<< Così, ti ha mai leccato, così? >> chiese ancora.
Edward scosse la testa. << No… continua, non ti fermare. >> e Bella continuò fino a che lui non venne nella sua bocca con un gemito più lungo degli altri.
<< Oh cazzo… >> si lasciò scappare chiudendo gli occhi.
Bella si sollevò e si sdraiò accanto a lui. << Dicevi? Tua moglie era brava? >>
Edward sorrise. << Era brava, si, ma tu sei fantastica. >>
Bella sorrise compiaciuta e si alzò dal letto cominciando a cercare i sui indumenti convinta che tutto fosse finito lì, ma si sentì prendere da dietro e qualcosa di duro premere tra le sue natiche.
<< Dove vai? >> le chiese con voce roca all’orecchio.
<< Abbiamo finito, Edward, vado via. >> gli disse, ma non si staccò dalla sua presa.
Edward la sollevò e la buttò sul letto, intrappolandola tra lui e il materasso. << Ti è parso che ti abbia detto vattene? >> le chiese freddamente.
Bella scosse la testa. << No, ma… >>
Edward la zittì non un bacio, poi si staccò. << Voglio scopati e non te ne andrai da qui fino a che non lo avrò fatto. >> e la baciò ancora mentre si faceva spazio tra le sue gambe.
Bella lo fulminò. << E se io non volessi essere scopata da te? >>
Edward con un colpo seccò entro in lei facendola urlare e inarcare la schiena. << Dicevi? >> le chiese con arroganza mentre cominciava a muoversi direttamente con forza e velocità senza darle il tempo di respirare e riprendere il controllo.
Bella assecondava le sue spinte gemendo e arpionandosi alle lenzuola, Edward si alzò e si resse sui pugni così da farle sentire di più le sue spinte. Bella venne in un orgasmo travolgente con un urlo e dopo qualche spinta Edward la seguì ringhiando quasi.
Crollarono uno sull’altra senza forze e con il respiro irregolare. Rimasero così per qualche minuto, poi Edward rotolò al suo fianco a pancia in su.
Bella girò il viso verso di lui. << Adesso posso andare? >>
Edward annuì. << C’è un bagno, puoi fare una doccia. >> le disse senza guardarla e di certo a Bella questo non interessò.
Prese la sua roba e si chiuse in bagno, aprì il getto dell’acqua e si lasciò scivolare via tutto il sudore e con il sapone cercò di mandare via il sapore di lui e del sesso con lui. Il sesso migliore da un anno a questa parte, e i primi orgasmi dopo anni. Poteva ancora sentirlo muoversi dentro di lei, o le sue labbra che la baciavano e la mandavano in paradiso.
Uscì dalla doccia e dopo essersi asciugata si infilò il vestito, i capelli li frizionò semplicemente con l’asciugamano e li lasciò umidi sulle spalle.
Quando entrò in camera non c’era nessuno e neanche i suoi vestiti, probabilmente se ne era andato e a lei non poteva che far piacere. Era stato solo sesso e quello sarebbe rimasto.
 
11 mesi dopo…
 
Bella si trovava sulla sedia a dondolo e stringeva al petto un tenero frugoletto dai capelli bronzei e gli occhietti vispi color del cioccolato. Era il suo angelo che adesso si stava divertendo a giocare con una ciocca dei suoi capelli, amava i capelli di sua madre.
<< Ehi… >> disse una voce dietro di lei.
Bella alzò il viso e sorrise dolcemente verso l’uomo che le restituì il sorriso e le si avvicinò dandole un dolce bacio sulla fronte.
<< Come stanno le mie donne? >> chiese osservando la bambina che appena lo aveva visto si era illuminata.
Venerava suo padre, la bambina, lo vedeva come un dio sceso in terra.
Bella sospirò. << La mamma è stanca, ma lei sembra non importare. >> e guardò sua figlia dolcemente.
L’uomo ridacchiò e sporse le braccia verso la creatura che subito offrì le mani. Bella gliela posò tra le braccia e osservò padre e figlia mentre discutevano e si allontanavano dalla stanza. Bella appoggiò la testa sullo schienale e chiuse per un attimo gli occhi, ma finì per addormentarsi.
Qualcosa l’aveva svegliata e quando aprì gli occhi capì cosa. Quegli occhi verdi che l’avevano fatta innamorare la stavano guardando con amore e devozione e lei sorrise dolcemente a quello sguardo.
<< Scusa, ti ho svegliata. >> le sussurrò mentre le scostava una ciocca dai capelli.
Evidentemente l’aveva portata in camera, perché era sdraiata sul loro letto e ricordava di essere addormentata sul dondolo della stanza di Anita, sua figlia.
Bella scosse la testa. << Non è un problema. >>
L’uomo dagli occhi verdi la guardava con intensità e poi la strinse a se. << E pensare che stavo per perderti. >> le sussurrò all’orecchio.
Bella si lasciò stringere. << Adesso sono qui, Edward, tranquillo. >>
Edward la scostò da lei e le sorrise malizioso. << Che ne dici se qualche volta lo rifacciamo? >>
Bella ridacchiò. << Vorresti ancora che vada ad abbordare uno sconosciuto in un bar? >>
Lui fece spallucce. << Se quello sconosciuto è tuo marito, perchè no? >>
Bella gli diede un buffetto sul braccio. << Smettila, non farò mai più una cosa del genere. >>
Edward sbuffò, ma non replicò, sapeva quando era arrivato il momento di smettere di fare lo stupido con sua moglie.
Restarono un po’ in silenzio, poi Edward ridacchiò. << E dire che pensavo che Alice fosse una stupida. >>
Bella lo guardò confusa. << Perché? >>
Edward fece spallucce e se la sistemò meglio al suo fianco. << Ammettilo anche tu che l’idea che per riaccendere una passione spenta bisognava ritornare alle origini a quando tutto era iniziato, non ti allettava per nulla. >> le disse.
Bella annuì. << Si, hai ragione, sembrava una stronzata. >>
Edward la guardò. << Ma ha funzionato e adesso ho una moglie che amo alla follia e una figlia stupenda che per la mia stupidità stavo per perdere. >>
Bella annuì. << Eh già, per la tua stupidità. >>
Edward ribaltò le posizioni e la bloccò tra lui e il materasso. << Devo ricordarti chi è il padrone? >> disse enfatizzando la cosa con un colpo di bacino che li fece gemere entrambi.
Bella ansimo e annuì. << Si, ti prego. >>
Ed Edward le fece capire chi era il padrone e quanto suo marito l’amasse.
 
 

 The End

 
 
 
  

   
 
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