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Autore: zero2757    28/09/2011    2 recensioni
Aveva sempre odiato il rapporto, anche solo fisico, con le pesone. Per questo adesso si concentrava su quell'inutile puntino di colore blù, blù cobalto sui suoi pantaloni neri.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Anomalia



Per questo le persone si interessano sempre più a: cose, paesaggi, rovine.
Perché i paesaggi e le cose sono più facili da osservare che le persone.


-Todorov-






Aveva sempre odiato il rapporto, anche solo fisico, con le pesone.
Per questo adesso si concentrava su quell'inutile puntino di colore blù, blù cobalto sui suoi pantaloni neri.
Accidentalmente le erano cadute qualche gocce di smalto per unghie ed una di esse si era posata -come se lei le avesse dato il permesso- sui suoi jeans.
Per questo continuava a fissare con odio quella insulsa inutile macchia, come se volesse darle fuoco. Ma non era il solo motivo, era anche un pretesto per non alzare lo sguardo e ricordare quanto lei in realtà fosse sola.
A quell'ora la metropolitana era sempre piena di coppiette, che nel tratto che li separava chi dal lavoro o dalla scuola, non facevano che slinguazzare o di suore -il quale compito era fissare in malo modo le coppiette- non facevano altro che farsi il segno della croce non appena una mano finiva sul fianco della compagna o compagno.
Vi erano coppette di anziani che si teneva teneramente la mano, barboni con i loro cani, ragazzi a cui brillavano gli occhi non appena questi si posavano su un libro o il loro telefonino.
Isabella sospirò, non era abituata a tutta questa... intimità, aveva passato praticamente la vita isolata in una villetta nelle campagne presso Londra, e adesso si ritovava nella grande città a frequentare la Royal Academy Of Arts.
Isabella, ancora ricordava il suo primo giorno di college, l'enorme edificio in marmo, le pareti adornate di quadri di pittori paesaggisti famosi.
Riconobbe un Costable ed un Turner, mentre continuava a guardare la sua mappa con aria nervosa.
Ma più cercava aiuto e meno lo riceveva, cercò di parlare con qualcuno ma le occhiate che riceveva da quegli studenti -griffati perfino in bocca- era solo di derisione per il suo abbigliamento sciatto.
Cosa non andava in delle scarpe da ginnastica, dei jeans strappati ed una felpa color marrone? Niente!
Così Isabella decise di smettere di chiedere e di cavarsela da sola, il risultato fu che arrivò in ritardo ad una, singola, lezione.
Isabella sorrise, ma il suo fu solo di rimpianto.
Non avrebbe voluto lasciare Charlie da solo, in quella casa rustica dove il riscaldamento funziona una volta sì e l'altra no.
Non avrebbe voluto lasciare la sua casa per perseguire quello che lei sapeva era un sogno impossibile! Sapeva che non sarebbe mai divenuta una pittrice come il suo mito: Vincent Van Gogh.
Sapeva di non possedere la grazia nel tratto come Raffaello Santi, né tantomeno la decisione e la raffinatezza di Leonardo Da Vinci per i soggetti di studio.
Isabella si strinse nel suo giubbino di jeans, constatando che Novembre era davvero freddo, per poi scendere dalla metropolitana.
La borsa da una parte, l'album -rigorosamente A3- dall'altra. Si incamminò un lungo tragitto, visto dal suo punto di vista.
Nonostante fossero solo una ventina di metri, per Isabella quella scuola era divenuta, ancziché un sogno, l'incubo peggiore.
Le persone le sfecciavano accanto, i taxi viaggiavano, le macchine dei residenti si rianimavano. Insomma, un vero inferno!
Isabella, fece la sua regolare sosta al Salem's Lot* un piccolo bar in stile Scozzese molto carino gestito dal malapena ventenne Liam.
Non appena Isabella entrò nel caldo locale, Liam le sorrise, le guance lievemente arrossate.
Salutandolo, Isabella, si sedette nel solito posto chiamato da lei Il Cantuccio, era l'angolo del bar fatto da poltroncine color rosso carminio impregnato di fumo di sigaretta, la base della poltroncina e del tavolo color legno chiaro.
Isabella prese il suo carboncino dall'astuccio, aprì il suo album ed incominciò quello che aveva lasciato in sospeso la sera precedente un ritratto del ragazzo che da più di un anno alienava la sua mente.
I capelli mossi, non perfettamente lisci; i lienamenti del volto decisi.

Poi tutto successe in un secondo, le scuse, la caduta, il finire del volto del giovane tra i seni di Isabella. Lo schiaffo, il continuo corteggiamento da parte di lui -studente della stessa scuola di Isabella- il continuo rifiuto di lei. Di una cosa, però erano certi sia lui, Jasper, sia lei, Isabella.
La loro Anomalia** più grande era il fatto stesso che comunicavano nei tramite i loro disegni, i loro sguardi. Ed erano quelli che adesso li aveva portati ad un altare con più di duecento invitati a San Paolo.
Che sorridenti, si scambiavano il sì decisivo.



FINE



*Salem's Lot è in onore al libro di Stephen King.
** La parola Anomalia, dal quale è nata la storia l'ho ripresa da una canzone.
Più precisamente quella degli Incubus, Anna Molly. Che se ascoltata sembra che dica Anomaly ovvero Anomalia.
   
 
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