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Autore: Steangine    28/09/2011    2 recensioni
Perchè per Allen Walker, prima di essere compagni, erano soprattutto amici.
Una fluff senza pretese sul pairing Laven (Lavi x Allen)
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Rabi/Allen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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We used to be brats

Titolo: Friends [Tomodachi]

Capitolo Unico

Autrice: Armònia

Manga: D.Gray-Man

Disclaimer: I personaggi appartengono a Katsura Hoshino. Non è mia intenzione utilizzarli a scopo di lucro.

Pairing: Lavi x Allen

Genere: Fluff

Rating: Verde

Avvertenze: Tanto fluff e tanta tenerezza.

Note: Dopo aver ideato fan fiction drammatiche, catastrofiche ed erotiche, ho deciso di prendere una pausa e spaziare -di nuovo?- nel genere fluff.

Breve Trama: Perchè per Allen Walker, prima di essere compagni, erano soprattutto amici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Friends [Tomodachi]

 

 

 

 

 

Sulla stanza dell'infermeria predisposta per i ragazzi era calato il silenzio notturno reso inquieto dal lontano e quasi impercettibile ronzio dei computer sui quali stavano lavorando i membri della scientifica. Persino lo stomaco di Crowley si era zittito, dopo averli assordati per l'intera giornata; la tortura più grande era la consapevolezza di non poter uscire perchè lei, la capo infermiera, era sempre in agguato, pronta a trascinare nuovamente a letto -rigorosamente per le orecchie- chi osava varcare la porta della stanza.

Allen poteva sentire perfettamente ogni minimo rumore che rompeva la quiete: il vecchio Bookman che per un solo istante inspirava con difficoltà, avvicinandosi pericolosamente al russare, Marie che si lasciava andare a qualche mugugno, Lavi che si girava su di un fianco facendo cadere a terra con un lieve fruscio le coperte, Kanda -a cui Allen dava le spalle per principio- che digrignava i denti (nervoso anche nel sonno), Crowley che, nonostante lo stato di incoscienza, a volte si lasciava scappare dei soffocati singhiozzi (che sognasse Eliade?). Poi dei passi in lontananza, resi inquietanti dalla calma che si poteva percepire in infermeria ed alcuni suoni che forse erano delle voci, chissà...

Improvvisamente ci fu un sonoro gorgoglio ed Allen si portò le mani sullo stomaco con espressione sofferta; Timcampi, addormentato sul suo cuscino, si limito ad accoccolarsi ulteriormente nella propria coda, non risentendo dei piccoli movimenti del ragazzo.

Allen aveva fame. Dopo il primo giorno in cui la capo infermiera aveva trovato i resti del suo pranzo, era stato deciso, per il suo bene, di ridurre drasticamente le razioni di cibo: se questo la mente di Allen poteva capirlo (capire che il vero motivo era la poca voglia di ripulire il letto come se fosse un tavolo della mensa), il suo stomaco non riusciva ad accettarlo. Vuoto ed indolenzito, ogni tanto si faceva sentire, come se ce ne fosse stato bisogno: i crampi dovuti alla fame impedivano ad Allen di potersi addormentare.

Un braccio di Lavi ricadde a penzoloni e le sue dita sfiorarono il pavimento mentre un altro sinistro lamento proveniva dal letto accanto.

Allen decise che quello era il limite che poteva sopportare, quindi scostò le coperte e si mise a sedere, il tutto con estrema calma, per non svegliare nessuno, men che meno Timcampi: non era per essere cattivo, ma la funzione di registrazione di Tim si rivelava più che seccante a volte.

Nell'istante in cui posò i piedi nudi sul pavimento, un brivido freddo gli percorse la schiena e le molle del materasso cigolarono. Allen trattenne il fiato e, lentamente, girò la testa a scatti per controllare che nessuno si fosse svegliato.

Uno sbattere d'ali precedette la sensazione di avere un peso sulla testa.

- Oh Tim... ti ho svegliato? -

Timcampi, dopo essergli planato in grembo, gli mostrò uno splendido sorriso.

- Sì sì, ho capito... - sussurrò Allen alzandosi in piedi - Cerca di non fare rumore. -

Posato il golem nel cappuccio della vestaglia, Allen si avvicinò alla porta e strinse saldamente la maniglia. La calò piano, per evitare qualunque cigolio, e, con la stessa lentezza, aprì la porta con le orecchie tese a cogliere il minimo rumore che avesse potuto risvegliare qualcuno. Impiegò circa un minuto ad uscire e a richiudere la porta, ma la parte più impegnativa riuscì a superarla.

Camminò rasente il muro, nel buio dei corridoi dell'Ordine, riuscendo ad orientarsi grazie alla sua facoltà (acquisita per necessità) di vedere nel buio e al suo olfatto sviluppato che percepiva i residui degli aromi delle pietanze preparate quella sera da Jerry.

Strisciava tra le ombre evitando di mostrarsi alla luce della luna piena che filtrava dalle finestre, controllava spesso la propria ombra, per evitare che fosse proprio quella, scorta da qualcuno per caso, a farlo scoprire, dunque camminava leggermente piegato in avanti, si accucciava negli anfratti bui scattando da un nascondiglio ad un altro dopo aver constatato che la situazione era sicura; arrivato nel corridoio esterno che si affacciava sulla trafficata via per i laboratori si acquatto supino a terra e strisciò sui gomiti, il più lontano possibile dalla ringhiera. Si fermò improvvisamente nel sentire delle voci avvicinarsi e, colto da un improvviso moto di panico, si schiacciò quanto potè contro la parete.

- E' svenuto di nuovo...? - Reever sbadigliò sonoramente.

- Sì. - Allen riconobbe la voce di Tapp - Johnny non sa mai quando fermarsi e collassa. E' la terza volta in due giorni -

- Va bè, portalo in infermeria. -

A quelle parole lo stomaco di Allen si contorse dolorosamente: di sicuro Tapp avrebbe portato Johnny nella stanza dove lui si presupponeva stesse dormendo, a rigor di logica avrebbe chiamato la capo infermiera la quale avrebbe scoperto la sua fuga. In conclusione l'unica cosa che doveva fare in quel momento era correre a gambe levate per rimettersi sotto le coperte prima dell'arrivo di Tapp.

Aveva già fatto leva sulle braccia per alzarsi quando la voce di Reever mugolò dubbiosa - Anzi no. Portalo nella sua camera, ha solo bisogno di riposo. - Allen non riuscì a non rilassarsi immediatamente e ricadde sul pavimento con un tonfo soffocato.

- ...uh? Cos'è stato? -

Il ragazzo artigliò le dita sulle mattonelle in pietra.

- L'hai sentito anche tu? -

" E' la fine. "

Improvvisamente Timcampi uscì dal cappuccio e si avventò a bocca aperta contro l'ala di un golem nero che stava passando placido sopra le loro teste; lo agitò a destra e a sinistra prima di lasciarlo andare dopo l'ennesimo scossone, facendogli compiere una parabola che lo portò a cadere ai piedi dei due scienziati.

- Oh, è il golem di Kanda. - commentò Tapp - Dev'essere stato lui a fare quel rumore. -

Reever si chinò per raccogliere il golem mezzo mangiucchiato - Perchè è ridotto così? - chiese con voce malferma: che Kanda sfogasse la sua ira sui povero golem?

- E' normale. Da quando sono tornati all'Ordine Timcampi litiga con ogni golem assegnato a Kanda. - spiegò Tapp allontanandosi assieme al capo sezione - Sono sempre io ad occuparmene e... -

Allen alzò la testa e non potè fare a meno di sorridere senza allegria, molto preoccupato, nel vedere il sorriso vittorioso ed appuntito di Tim.

 

 

 

Quando finalmente Allen giunse nei pressi delle cucine, dopo aver evitato per un soffio Bak che vagava per i corridoio ciondolando in modo inquietante e ripetendo con tono funereo - Lenaleeeeeee... -, si fece più cauto: e se la capo infermiera avesse finito di lavorare tardi e si fosse concessa una pausa? In quel caso, a malincuore, avrebbe dovuto tornare indietro, oppure, tentando il tutto per tutto, avrebbe atteso che se ne fosse andata.

Il fatto che l'unica luce accesa fosse quella che abitualmente Jerry manteneva accesa alla sua postazione era un buon segno, tuttavia Allen si appiattì ulteriormente contro il muro in pietra e sbirciò dietro l'angolo (Timcampi si sporse anche lui, gocciolando sudore freddo): non c'era nessuno.

Un'ultima corsa e, con un balzo, Allen si ritrovò nel regno proibito (per modo di dire) di Jerry. Con una forte emozione che gli stava crescendo in petto, osservò le pietanze non consumate che erano state riposte con dovizia per evitare che andassero a male e i suoi occhi brillarono sinistri quando lessero la scritta "mitarashi dango" su di una scatola posta proprio di fronte a lui.

- Ehi Allen! ? -

- Waaaaaaaaah!!!! -

Allen alzò le braccia al cielo per lo spavento nell'istante in cui sentì qualcuno afferrarlo per la vita.

- L-Lavi...? - balbettò incrociando lo sguardo divertito del suo compagno. Questi portò l'indice destro sulle labbra - Ssssssh. Vuoi che ci scoprano? -

Allen immediatamente premette entrambe le mani sulla propria bocca: era difficile abituarsi alla caratteristica forse utile (o forse no) di Lavi di riuscire a comparire dovunque senza farsi notare da nessuno fino all'ultimo.

- Cosa ci fai qui? -

- Quello che fai tu no? - Lavi aggrottò le sopracciglia ed incrociò le braccia al petto mentre sollevava il mento per osservare Allen con sguardo di rimprovero - Perchè non hai chiamato anche m... - prima che potesse finire la predica, Allen lo ignorò totalmente e si dedicò al recupero dei cibi che più preferiva.

- Allora... questo, poi anche questo... - mentre sceglieva canticchiava dei "lalala" a bassa voce - ...e ovviamente tutti i Mitarashi Dango! ? -

Allen aveva creato una montagnola alta quasi quanto Lavi e vi si era seduto di fianco, per un'istante la scrutò ammirato, con un rivolo di bava che gli colava lungo il mento, dunque afferrò una focaccina e la divorò.

Frush.

- Uh? -

Lavi aveva srotolato una soffice coperta e la fece ondeggiare vicino ad Allen.

- Lavi, perchè hai una coperta? -

- Il pavimento è freddo. - sorrise - Così staremo più caldi, poi siamo entrambi a piedi scalzi. - alzò la gamba sinistra e scosse il piede pericolosamente vicino al volto di Allen.

- Sì sì, ho capito! Non mettermelo in faccia. -

Lavi ridacchiò e incominciò a stendere la coperta, dunque fece accomodare sopra Allen e, quando si fu seduto accanto a lui, avvolse entrambi con la morbida stoffa - Fa freddo fuori dal letto! - si lamentò avvicinandosi più che poteva ad Allen.

Passarono qualche minuto in silenzio, tempo durante il quale il cibo quasi venne dimezzato.

- Ehi Allen...? - Lavi si azzardò a disturbarlo - Posso mangiare qualcosa anch'io? -

- No. - fu la semplice e rapida risposta.

- Eeeeeh? Solo una cosa! Non te ne accorgeresti nemmeno vista tutta la roba che... - il ragazzo smise di parlare e sentì il fiato mancargli, gli pizzicò fastidiosamente la gola, probabilmente secca, e si ritrovò costretto a tossire violentemente.

- Ehi Lavi! - Allen si alzò e subito cercò dell'acqua; quando Lavi vide davanti ai suoi occhi un bicchiere ricolmo lo afferrò e senza pensarci se lo scolò a grandi sorsate. L'acqua che gli scorreva nella gola gli stava dando una piacevole sensazione di sollievo e il ragazzo non potè fare a meno di sospirare.

- Wah, stavo per soffocare. -

I due Esorcisti rimasero in silenzio il tempo necessario a capire se tutto quel trambusto avesse attirato qualcuno, ma l'assenza di rumori sospetti li tranquillizzarono.

- Lavi, prima scherzavo, puoi prendere quello che vuoi. -

Il giovane Bookman non lo fece quasi finire ed allungò la mano verso i mitarashi dango con estrema ingordigia, tuttavia il suo braccio venne prontamente bloccato da una morsa ferrea e si ritrovò di fronte il volto di Allen: aveva un bellissimo sorriso, un sorriso vuoto che non si estendeva ai suoi occhi che luccicavano sinistri mentre alle sue spalle stava comparendo un'ombra nera sinistramente simile ad un incrocio tra Crown Clown e il Conte del Millennio. Lavi deglutì.

- Quello che vuoi tranne i mitarashi dango. - spiegò con tono carezzevole - Lavi, devi lasciare che le persone finiscano di parlare prima di fare di testa tua, sai? - il suo sorriso si allargò.

- A-Allen... perdonami. - mormorò chinando la testa remissivo.

Lavi emise un sospiro di sollievo nel sentire la presa di Allen svanire, quindi afferrò senza quasi pensarci una focaccina dolce e incominciò a mangiucchiarla.

- Lavi? -

- Sì? - Lavi incominciò a sudare freddo e subito posò la focaccina, temendo di aver suscitato di nuovo l'ira mangereccia dell'altro.

- Mi dispiace. - sussurrò osservando le palline di dango sul bastoncino.

Lavi ridacchiò - E' solo un livido. - mostrò il segno delle dita che Allen gli aveva appena lasciato sul braccio - Non hai idea di quanti me ne abbia lasciati il vecchio Pan... - smise di parlare, notando che Allen lo stava fissando in modo strano.

- Lavi, di che stai parlando? -

- ...ma, non ti scusavi per la faccenda dei dango? -

- No, quello te lo sei meritato. -

Il tono serio di Allen impaurì Lavi, il quale potè scorgere nei suoi occhi un leggero intento omicida rapportabile a quello di Yu quando lo chiamava con dei vezzeggiativi, tuttavia subito la sua espressione si rattristò.

- Io non sono stato in grado di risvegliarti. Così ti sei ridotto in questo stato. - mormorò con aria colpevole.

Lavi inarcò un sopracciglio e posò bruscamente i palmi delle mani sulle guance di Allen, premendole esercitando una pressione leggera - Non parlare come se non potessi muovermi da solo. - sogghignò malignamente - Io non sono certo una mammoletta! -

Allen calò le palpebre e lo fissò minaccioso, quindi mise gli indici ai lati della sua bocca e li tirò più che potè - Mi chiamo Allen. -

- 'a''olehha! - ripetè Lavi chiudendo i denti per sorridere, ma con le labbra allungate a quel modo l'effetto andò sul terrificante che tendeva al comico: Allen improvvisamente gli scoppiò a ridere in faccia.

- Ehi Allen, perchè ridi? - Lavi rimase stizzito da quella reazione e non ricevette alcuna risposta se non delle risate nelle quali si confusero le poche parole che Allen provò a dire - Tsk! - incrociò le mani dietro la nuca fingendosi offeso - E dire che ero anche contento che tu ti fossi preoccupato per me. -

- Ahahaha, ma è normale Lavi. - Allen si asciugò gli occhi umidi per le risate con la manica del pigiama; il ritmo del suo respiro stava diminuendo di intensità - Anche se tu forse non mi consideri tale, per me tu sei un mio compagno. -

Lavi sentì chiaramente una fitta al petto, lo riconobbe come un senso di colpa - Allen... - incominciò senza sapere cosa poter dire, non c'era niente da dire in sua discolpa o per giustificarsi agli occhi di Allen - ...io... -

- Però, prima di essere un Esorcista come me, tu sei mio amico. -

Cadde il silenzio. Lavi era rimasto con la bocca socchiusa e gli occhi spalancati per la sorpresa; fissò Allen incredulo, scrutò il suo lieve sorriso e le sue palpebre leggermente calate che addolcivano la sua espressione -incredibilmente- matura.

" Quando è cambiato...? "

- Lavi. -

Allen inclinò di poco la testa di lato, non comprendendo perchè Lavi gli avesse appena posato le mani sulle spalle; riuscì soltanto ad aprire la bocca quel che bastava per pronunciare il suo breve nome prima di vederlo così vicino al proprio viso da poter scorgere ogni sua ciglia sull'occhio sinistro.

- Lavi...? -

 

 

 

Seduti ognuno sul proprio letto, Allen e Lavi evitavano di far incrociare i loro sguardi, ma ciò non toglieva che ogni tanto uno dei due lanciasse all'altro uno sguardo di sottecchi e, quando capitava che compissero assieme quel gesto, entrambi giravano subito il viso verso il lato opposto, con le gote leggermente arrossate dall'imbarazzo.

- Certo che però è un peccato, vero Yu? -

Kanda strinse convulsamente le dita delle mani, rimpiangendo di non poter avere Mugen (o una qualunque altra katana) a portata di braccio.

- Non chiamarmi così, stupido coniglio. - sbottò a voce bassa.

- Se avessi Mugen, potresti liberare me ed Allen. - commentò Lavi con voce piagnucolosa indicando la catena che gli legava il polso al capezzale del letto.

- Figurati se vi davo una mano. - fu la pronta replica - Per un po' sarei potuto restare tranquillo senza conigli o mammolette intorno. -

Immediatamente l'aria nell'infermeria si fece pungente: Chaoji smise di parlare con Chie e Maosa e Marie, per un istante, si distrasse dal mal di testa che il fastidioso rumore provocato dallo stomaco di Crowley (ancora addormentato) gli aveva provocato.

- Mi chiamo Allen, Bakanda. -

E, mentre Allen e Kanda aprivano le ostilità, con Yu che si era ritrovato con molto piacere a cogliere la scusa per scendere dal letto, dato che l'altro vi era incatenato al proprio, Lavi non potè fare a meno di scivolare sul materasso e trovare conforto nel cuscino.

" ...non sono nemmeno riuscito a baciare Allen. " mentre l'orecchio sinistro gli faceva ancora male.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

EXTRA [1]

Little kiss

 

 

Quelli della scientifica erano degli incompetenti. Anzi no, più che incompetenti erano degli scansa fatiche. Lavi sapeva benissimo che non era così, però in quel momento, nei panni di lui di almeno dieci anni più giovane, non poteva fare a meno di pensare che, piuttosto di creare inutili e dannosi intrugli, potevano impegnarsi maggiormente per farsi venire delle idee utili da sfruttare ai danni del Conte del Millennio. Oltretutto se non fosse stato per il capo della sezione asiatica, Bak Chan, l'Ordine Oscuro sarebbe diventato una tana di zombie pronti a fare tanti straordinari per mordere le persone che teoricamente avrebbero dovuto proteggere.

- Uff... - si osservò le mani seccato - Quando tornerò della taglia normale. -

- Bè, spera che il tuo corpo ricresca fuori da quegli abiti oppure, oltre che essere doloroso, dovrai affrontare anche l'ira di Bookman. -

Allen sbucò da dietro alle sue spalle e Lavi sobbalzò.

- Eheheheh... allora sto imparando. - ridacchiò alludendo alla capacità del giovane Bookman di apparire dovunque senza farsi notare.

Allen si sedette sul divano sulla cui spalliera aveva preso posto Lavi.

- Se stai lì ti sembra di essere alto come prima? - domandò con un pizzico di malignità: sapeva che quella situazione non sarebbe durata in eterno, dunque si stava godendo al massimo il suo essere più alto di Lavi e Kanda.

- Allen, sei cattivo! - si lagnò Lavi afferrandogli una ciocca di capelli - Poi tu non puoi parlare, sembri Kanda con questi capell... ugh. -

Al solo accenno di un paragone con Kanda, l'aura oscura di Allen si era espansa rapidamente, fino ad avvolgere entrambi. Lavi lasciò stare i capelli di Allen e si rannicchiò su sè stesso tremando impaurito.

- M-mi dispiace... -

Mentre girava la testa, il collo di Allen scricchiolò sinistro ad ogni scatto che compiva, fino a che non si ritrovò a fissare in volto Lavi: in quell'istante un colpo di pistola gli trapassò le tempie.

" STRIKE!!! "

Solo allora Allen comprese appieno il significato dello "strike" che Lavi pronunciava in presenza di bellezze femminili (quel pensiero gli fece pulsare una vena sulla tempia sinistra). L'enorme occhio del piccolo Lavi era lucido e una piccola goccia, era spuntata nell'angolino a destra e minacciava di cadere.

Allen allungò un bracciò e raccolse la lacrima prima che potesse bagnargli il volto.

- Uh? -

Lavi si sentì stringere la nuca dolcemente e subito dopo avvertì qualcosa di morbido premere sulle proprie labbra. Allargò lo sguardo per lo stupore.

- Walker!!! -

Una voce rabbiosa abbaiò il cognome di Allen con tale impeto da farlo scattare in piedi, rigido con le braccia lungo i fianchi.

- A-Arrivo Link! -

Lavi rimase seduto con la testa ciondolante a destra e lo sguardo perso nel vuoto; Timcampi svolazzò fino ad appollaiarsi accanto a lui, ma, nello stesso momento in cui si appoggiò al divano, Lavi cadde inerte all'indietro.

- ??? - (Pssst. E' Timcampi.)

- Walker, non posso lasciarti per un istante e subito sparisci. - lo rimproverò Link.

Allen si passò il pollice sulle labbra, non sentendo nessuna delle parole pronunciate dall'ispettore.

" Però è un bambino... " divenne blu in volto " ...non sono diventato un... " fu scosso da un brivido - Adulto pervertito come il Maestro!!! -

Link spalancò gli occhi e arrossì, indignato da quell'insulto rivoltogli - Co-come ti permetti, Walker?!? -

 

 

 

 

 

EXTRA [2]

Crossdressing Dream

 

 

Andare in missione con Lenalee aveva i suoi lati positivi, con lei capitava spesso di fermarsi in qualche bar carino per mangiare (ed ovviamente la ragazza si sentiva sempre in dovere di pagare, cosa che a Lavi non dispiaceva affatto), oppure di passeggiare per la città, con l'opportuna cautela che un Esorcista deve sempre avere, per guardare le vetrine dei negozi. Quel giorno si erano fermati ad osservare due negozi di dolciumi (nel secondo avevano comprato qualcosa per loro e Lenalee, arrossendo leggermente, aveva avanzato la proposta di portare dei dango ad Allen), Lenalee si era ritrovata a dover prendere Lavi a calci per farlo scollare dalla vetrina di una libreria e avevano deciso di comune accordo di entrare in un negozio di giocattoli che traboccava di pelouches, bambole e percorsi ferroviari con trenini attivi.

Si stavano recando al gate che li avrebbe ricondotti a casa quando Lenalee si fermò per un istante ad osservare una vetrina che metteva in mostra degli abiti abbastanza pomposi (così li definì Lavi nella propria mente). Il più carino, quello centrale, avrebbe potuto passare (più o meno) per una divisa dell'ordine dai colori: era tutto nero, con la gonna corta a balze ornata da giri di pizzo rosso, il corpetto sul quale vi erano delle eleganti cuciture scarlatte e la scollatura a barca che recava in centro un fiocco del medesimo colore degli ornamenti.

" Chissà come starebbe a Lenalee? "

Lavi, approfittando della distrazione della ragazza, si permise di osservarla per figurarsela con quell'abito addosso. Tuttavia, quando la sua vista inferiore, dopo aver rimirato le snelle gambe sotto la gonna a balze, giunse alla testa, vide Allen e non Lenalee.

BANG!!!

" STRIKE!!!!!! "

Lavi arrossì violentemente, nella sua testa Allen non era più immobile come Lenalee che ancora aveva lo sguardo fisso dinanzi a sè, ma gli stava dando le spalle ed era leggermente piegato in avanti con espressione sofferente.

- Lavi. - mugolò contrariato mentre infilava le mani sotto la gonna - Queste mutandine di pizzo mi danno proprio fastidio, ora me le tolgo! - affermò con tono serio e deciso, per nulla imbarazzato, mentre faceva scivolare delle mutandine nere col pizzo rosso lungo le cosce. Si stava per piegare in avanti, al fine di togliere quella costrizione, ma in quel modo Lavi avrebbe potuto vedere tutt...

- PERVERTITO!!!!! -

Il suo sogno ad occhi aperti venne prontamente interrotto da un calcio di Lenalee, la quale aveva evocato i Dark Boots al fine che il colpo fosse più violento. Lavi venne scaraventato contro un albero che adornava il vialetto e si ritrovò a fissare delle sfuocate nuvole bianche nel cielo azzurro.

Lenalee, rossa in viso, strinse i lembi della propria gonna e li abbassò cercando, in un gesto inutile, di coprirsi le cosce, dunque diede le spalle a Lavi e si incamminò rapidamente verso il gate.

- E non provare a seguirmi, stupido Lavi!!! -

- Ma... ma che ho fatto...? - in quell'istante, con la sola certezza di essersi perso la fine di un sogno fantastico, Lavi sentì di odiare un pochino Lenalee.

   
 
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