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Autore: Kary91    29/09/2011    2 recensioni
[Tyroline. Post 2x14]
Sospesa
“Va bene se ho paura?”
Quella domanda infantile scaturì ingenuamente dalle labbra di Tyler, mentre il ragazzo si sforzava di controllare il tremolio della sua voce.
La vergogna si diffuse dentro di lui con insolenza, ma Cady la spazzò via all’istante stringendo con più energia la mano del ragazzo.
“Anche io ho paura.”
Ammise sorridendo con dolcezza.
“Ne ho sempre avuta e non provo vergogna a riguardo. Prima ti ho detto che trasformarsi diventerà un’abitudine, ma questo non significa che finirai per accettare ciò che la maledizione comporta. Noi siamo umani, Tyler. Se soffriamo, la nostra natura ci porta a domandarci perché siamo costretti a sopportare tutto quel dolore. Non è facile affrontarlo, ma sappi che quando succederà io sarò lì con te. Sono sufficientemente in grado di gestire al tempo stesso la paura di entrambi. Non sarai da solo Tyler. Questo posso promettertelo.”
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeremy Gilbert, Mason Lockwood, Nuovo personaggio, Tyler Lockwood | Coppie: Caroline/Tyler
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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- Questa storia fa parte della serie 'For better or Worse (I got you).'
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You wait for Rain.

                                                                                               (and I chase the Storm)

How'd we ever get so far from where we started from?
the hardest thing about this is I still care
you know there's something better for both of us out there


You wait for rain. Kyler England

 

 “Se per spezzare la maledizione occorre sacrificare uno dei nostri fratelli, allora dovrebbe toccare a lui.”

“Non m’importa di quello che pensi tu Ephraem. Sono stata chiara e non intendo ripetermi.”

“Ephraem ha ragione, Jules. Per colpa sua abbiamo perso Brady. E una buona parte del branco.”

“…Basta con queste fesserie. Ma l’avete visto? È solo un ragazzo...”

“La sua età non ha importanza Lucie. Lui non appartiene al branco. Preferiresti sacrificare un fratello rispetto a un moccioso che non ha nulla a che vedere con noi?

“Tyler fa parte di questo branco quanto te, Artèn. È il nipote di Mason e noi ci prenderemo cura di lui, come è giusto che sia.”

“… E cosa pensi di fare per il sacrificio? Tireremo a sorte? Artèn, prepara la monetina.”

“Sceglieremo un membro anziano del branco. Un volontario. E se non troveremo nessuno intenzionato a sacrificarsi per i propri compagni, attenderemo fino a che qualcuno non si offrirà spontaneamente.”

“…Allora potrebbe essere troppo tardi.”

 “Vorrà dire che ne affronteremo le conseguenze. Torcete un solo capello a Tyler Lockwood e mi prenderò personalmente cura di strappare via il cuore dal petto di ognuno di noi. Sono stata chiara?”

“Sei noiosa, Jules.”

“Molto bene Ephraem. Potete andare a fare il diavolo che vi pare ora. E lasciate in pace i ragazzi.”

Cady si affrettò ad allontanarsi dalla tenda del lupo alfa, facendo attenzione a muoversi con discrezione, per non destare l’attenzione degli altri licantropi.

Jules non le aveva mai permesso di accedere alle riunioni del branco, forse per proteggerla, forse perché non si fidava a trasmettere a un lupo così giovane i segreti più intimi del branco.

In realtà alla ragazza non dispiacevano i tentativi della donna di trattenerla all’oscuro da tutto. Non era interessata ai problemi della comunità. Preferiva tenersi alla larga dalle preoccupazioni e dai lati in ombra della sua condizione di licantropo. Il mondo era diventato grigio troppo presto per Cady, e crescendo, aveva provato sollievo in quella nuova vita da “cucciolo”.

Le piaceva trascorrere le sue giornate bighellonando nei dintorni dell’accampamento e infastidendo i membri adulti del branco. Il modo in cui era stata cresciuta non si potrebbe certo definire “materno”, ma senz’altro, aveva ricevuto affetto in quantità sufficienti da renderla una creatura solare e vivace. Forse era un po’ troppo incline alle zuffe, ma per il resto, Cady era fiera di potersi considerare perfettamente in equilibrio fra le sue due nature.

Un po’ lupo, un po’ ragazza.

Per Tyler invece, quell’equilibrio ancora non esisteva.

Il pensiero dell’amico la sfiorò, mentre con aria d’un tratto impensierita si affrettava a raggiungere la tenda del giovane Lockwood.

Le parole di Artèn e Ephraem avevano accresciuto in lei una malsana sensazione di inquietudine. Non era la prima volta che i due licantropi mettevano in discussione le decisioni di Jules, ma raramente venivano assecondati dagli altri membri del branco:  Cady sapeva che Jules non avrebbe mai permesso loro di ferire Tyler in alcun modo, eppure non riusciva a sentirsi tranquilla al pensiero di quello che aveva appena origliato.

Sapeva che c’erano altri licantropi che consideravano Tyler colpevole di ciò che era successo a Brady, perciò non era nemmeno poi così assurdo ipotizzare che alcuni di loro volessero ribellarsi agli ordini dell’alfa.

“Stai bene?”

Cady si fece sfuggire d’istinto le nocche pallide in direzione della voce che l’aveva colta di sorpresa.

Con un sorrisetto divertito, Jules bloccò il pugno e tirò con forza per voltare la ragazza nella sua direzione.

“Mi hai spaventato.”

Si scusò Cady arrossendo lievemente mentre riprendeva fiato.

Jules lasciò andare la sua mano e si diede un’occhiata intorno.

“Ho notato.”

Aggiunse prima di tornare ad osservarla con aria sospettosa.

“Che cos’hai?”

Domandò sollevandole il mento con delicatezza e scrutandola attentamente.

“Sembri… preoccupata.”

Cady si sforzò di ricambiare l’occhiata penetrante di Jules.

“Ero solo distratta.”

Commentò con tranquillità incrociando le braccia al petto.

“Tyler è imparentato con qualcuno del branco?”

Domandò dopodichè inarcando appena un sopracciglio.

Jules riprese a fissarla con attenzione incrociando anch’essa le braccia: per un attimo, Cady fu quasi sicura di aver notato un certo irrigidimento nella sua postura.

“Mason Lockwood era lo zio di Tyler. Ricordi Mason? Ci faceva visita spesso quando eri piccola.”

Si ricordava eccome di Mason.

“Lockwood?”

Ripeté istintivamente, leggermente perplessa: non era abituata ad associare le persone ai cognomi (per un licantropo l’odore e il nome sono più che sufficienti), però quel “Lockwood” le suonava vagamente familiare.

“Non me lo avevi detto.”

La accusò infine squadrandola con aria di sfida che Jules contraccambiò con un’occhiata di ammonimento.

“Che importanza ha?”

Domandò la donna, mentre Cady tornava sui suoi passi in direzione delle tende.

La ragazza diede una scrollata di spalle.

“Volevo molto bene a Mason.”

Si giustificò continuando a camminare, aumentando la distanza fra lei e Jules. La donna rimase immobile a inseguirla con lo sguardo.

“ E’ bello sapere che io e Tyler abbiamo delle cose che ci accomunano, oltre alla maledizione. Non trovi?”

Jules fece per dire qualcosa, ma poi cambiò idea, limitandosi a osservare l’ombra della ragazza che si allungava a ricoprire una porzione di prato.

“Cady.”

La chiamò infine costringendola a voltarsi. Nel suo sguardo, Cady riconobbe alcune velature di sospetto che non le piacquero per nulla.

“Tyler è al sicuro qui con noi.”

Annunciò in tono di voce deciso attraversandola con la limpidezza delle sue iridi.

Cady annuì velocemente prima di voltarsi verso la tenda del ragazzo.

“Certo che lo è”.

Dichiarò in tono di voce secco ignorando il battito sempre più accelerato del proprio cuore.

***

“Te ne devi andare.”

Il suo sussurrò risultò più una minaccia che un invito quando venne messo in luce dal silenzio che li circondava.

Tyler si voltò di scatto nascondendole con la propria presenza qualcosa a cui stava lavorando.

La ragazza lo allontanò facilmente con uno spintone individuando con un guizzo divertito nello sguardo un vecchio borsone grigio abbandonato sul pavimento.

“Oh. Vedo che siamo d’accordo allora.”

Le venne da ridere, nonostante il sospetto che Jules potesse fiutare il contenuto delle loro conversazioni, la tormentasse da quando aveva messo piede nella tenda.

“Non posso più restare qui.”

Tyler scavalcò il borsone e si avvicinò a Cady per appoggiarle le mani sulle spalle. Erano trascorsi appena due mesi, dal suo arrivo all’accampamento eppure la ragazza già stentava a riconoscere il giovanotto che in quel momento la stava fissando con intensità.

Vi era qualcosa di diverso in quello sguardo. Una scintilla di sicurezza sottolineata dal portamento meno ricurvo. Dai muscoli più gonfi.

In quel breve periodo Tyler era cresciuto molto. Era maturato, non solo fisicamente.

Lei invece per qualche strana ragione, si sentiva sempre uguale.

Sempre piccola, sempre cagionevole.

Sempre un “cucciolo”.

 “Mystic Falls è la mia casa e credo che sia ora per me di portare a termine alcune questioni lasciate in sospeso. Mia madre ha bisogno di me.”

Aggiunse lasciando scivolare le sue mani dalle spalle alle mani di Cady, stringendole con delicatezza.

La giovane annuì.

“Artèn e un altro paio di lupi fanno discorsi che non mi piacciono, te ne devi andare il prima possibile. C’è un sentiero dietro la grotta che porta direttamente al villaggio più vicino e la presenza delle rocce ti renderebbe meno visibile, quindi ti consiglio di passare di lì.   Sfortunatamente credo di aver messo la pulce nell’orecchio a Jules,  ma credo di poterla intrattenere abbastanza a lungo da permetterti almeno un paio d’ore di vanta…”

“…Frena un attimo Cady, ho bisogno di parlarti.”

Tyler fu quasi tentato di metterle una mano sulla bocca per interrompere il fiume di parole. Era nervoso, e non era esattamente l’idea di fuga a metterlo così in soggezione.

Né tantomeno gli ipotetici discorsi di Artèn.

Cady si zittì con aria infastidita incrociando le braccia al petto.

“Come se le tue chiacchiere fossero più preziose delle mie, Omega.”

Tyler sorrise.

Il tipo di legame che si era instaurato fra loro non aveva nulla a che fare con il rapporto di tolleranza che aveva stretto con gli altri licantropi.

E non era nemmeno il genere di affetto che lo legava a Caroline o a qualsiasi altra persona che vivesse a Mystic Falls.

Lui e Cady si punzecchiavano di continuo, mattino e sera. Giorno e notte. Lei fingeva di tollerarlo a fatica serbandogli battutine sarcastiche e gomitate e lui scoppiava a ridere ogni volta, senza nemmeno comprendere il perché.

C’era un legame sottile, ma perfettamente delineato che cominciava con uno e che terminava con l’altra e Tyler se ne era accorto fin dal loro primo incontro.

Si sentiva protettivo nei suoi confronti.

Non era il genere di sensazione che Tyler era solito fare sua, essendo da sempre abituato a fare affidamento principalmente su se stesso.

Ma con Cady era diverso. Non poteva fare a meno di sorvegliarla con occhio vigile, nonostante fosse piuttosto ovvio che era Cady a prendersi cura di lui.

In quei due mesi si era premurata di guidarlo con pazienza verso il mondo dei licantropi vegliando su di lui e proteggendolo dagli atteggiamenti talvolta ostili degli altri membri del branco.

C’era anche un qualcosa di lupesco nel loro legame. In quel continuo azzuffarsi tipico dei cuccioli. E nel modo quasi possessivo in cui si tenevano d’occhio a vicenda. Un comportamento che Tyler aveva notato di frequente anche in Jules: nel modo in cui la donna si premurava di averli sempre sotto tiro.

Erano amici ed erano fratelli – membri dello stesso branco-.

Questo faceva in modo che Tyler e Cady si appartenessero a vicenda.

Tyler era di Cady. Cady era di Tyler.

Ognuno dei due aveva il compito di vegliare sull’altro.

“Tu vieni con me.”

Dichiarò in tono di voce fermo osservandola con aria decisa.

Cady lo squadrò confusa.

Con violenza, un flashback si frappose fra lei e il presente, riportandole alla mente a un tiepido pomeriggio di giugno, che aveva assaporato più di dieci anni prima.

“Tu vieni con me”

Suo padre la sollevò dal letto e la fece vestire, mentre il fratellino li osservava con aria curiosa dall’uscio della camera.

“Teddy?”

“Teddy resta qui.”

Cady si riscosse dai suoi pensieri focalizzando nuovamente l’attenzione su di Tyler. Per un attimo, i loro sguardi furono accomunati da un lieve alone di sgomento, quasi i loro pensieri si fossero mossi in direzioni affini.

“Che significa?”

“Esattamente quello che ho detto.”

Tyler la prese per il polso osservando con tranquillità lo stupore fare capolino fra le iridi nocciola della ragazza.

“Ti porto a Mystic Falls con me.”

Specificò fissandola con aria di sfida, attendendo con pazienza che Cady comprendesse quello che Tyler le aveva appena esposto.

“Ho fatto anche i tuoi bagagli.”

Aggiunse indicando con l’indice una seconda sacca che inizialmente la ragazza non aveva notato.

Improvvisamente, l’insolito strato di confusione venne meno e la Cady agguerrita e combattiva di sempre affiorò alla superficie.

“Scordatelo.”

Con un violento strattone si liberò dalla presa di Tyler e arretrò in fretta.

“Non hai bisogno della Baby Sitter. E io nemmeno.”

“Devi conoscere anche l’altro aspetto della tua natura. Devi ricordare cosa significa avere una vita normale. Con la scuola e gli amici. Non ti manca la tua famiglia?”

“E’ questa la mia famiglia.”

Cady ribattè a voce alta con odio, allontanandolo da lei.

“Shhh.”

Tyler sbirciò fuori dalla tenda nervosamente, ma fortunatamente né Jules, né nessun altro pareva essersi accorto della loro discussione.

“Tu. Sei. Pazzo.”

Cady scandì le tre parole con le labbra lasciando fuoriuscire appena un filo di voce.

“Se un licantropo abbandona il branco, quel licantropo non sarà più considerato parte della famiglia. Come tuo zio Mason.”

Al sentir nominare Mason, Tyler provò una leggera fitta di sgomento. Non sapeva nulla di lui, in fondo. Non sapeva come aveva trascorso gli ultimi anni lontano da Mystic Falls. Né con chi.

“Diversi uomini si sono fatti ammazzare pur di vendicare mio zio.”

Osservò con aria scettica.

“Jules è venuta a prendere me.”

“Questo perché c’è un codice di lealtà che lega ognuno di noi.”

Cady gli scoccò un’occhiata sprezzante, ma nel nocciola ambrato delle sue iridi, Tyler riuscì a individuare qualcosa di terribilmente simile alla paura.

“Non credere che se Mason fosse tornato lo avrebbero accolto tutti a braccia aperte.”

“Ma non sei curiosa di scoprire com’è la vita all’infuori del branco? Non credi sia ingiusto che ti trattengano con loro senza darti possibilità di scelta?”

“Lo fanno solo per proteggermi.”

Cady trattenne a fatica il prurito impellente sulle sue nocche e l’aggressività che minacciava i suoi occhi di assumere il familiare colore ambrato.

“E non hai mai pensato…”

“Certo che ci ho pensato.”

Ammise infine mettendosi a sedere, ignorando lo sguardo insistente del ragazzo.

“… E lo farò prima o poi. Me ne andrò quando sarò sufficientemente in grado di affrontare la mia vita da sola. Per te il discorso è diverso. A Mystic Falls hai una famiglia.”

“Anche tu hai una famiglia da qualche parte.”

Tyler ribattè tranquillamente scoccandole un’occhiata penetrante.

“La mia famiglia sono Jules e gli altri.”

Ribattè la ragazza in tono di voce velenoso.

“Non vi è nient’altro a cui sento di appartenere oltre  loro.”

Non era la verità, Cady lo sapeva benissimo.

Ma non poteva lasciare l’accampamento.

Jules non glielo avrebbe mai perdonato.

Artèn, Ephraem, Lucie. L’avrebbero abbandonata.

Scoccò a Tyler un’occhiata di puro odio, avendo ben presente da dove sorgesse tutto quel risentimento.

I dubbi che per anni era riuscita a ricacciare con forza in un angolo del suo animo avevano fatto nuovamente capolino, e da quel momento in poi avrebbero ripreso a tormentarla di continuo.

Ed era colpa sua.

 Se sentiva, in una piccola parte del suo cuore, che fuggire con Tyler sarebbe stata la cosa giusta, era solo colpa sua.

“Mi auguro che ti scoprano!”

Esclamò furiosamente colpendolo sotto il mento. Mentre Tyler gemeva per il dolore, Cady scrollò la mano per attenuare l’intorpidirsi delle nocche.

Fu in quel momento che lo vide: era agganciato a uno dei borsoni. Così logoro e consunto da somigliare a un batuffolo di polvere.

Teddy.

Il modo in cui Tyler si era premurato di lasciarlo in bella mostra accorpandolo ai bagagli, le strattonò lo stomaco con violenza, sradicando in lei tutta la rigidità e la resistenza a cui era riuscita ad appellarsi fino a quel momento.

Se qualcosa ancora la legava al suo passato, ad una vita completamente umana, priva di scatti di rabbia e trasformazioni dolorose, quel qualcosa era Teddy.

Il suo orsacchiotto.

Suo fratello.

“Lo troveremo.”

Tyler, che aveva intuito all’istante dove si fosse indirizzato lo sguardo dell’amica, la raggiunse massaggiandosi il collo con imbarazzo.

Cady scosse il capo lentamente avvertendo ormai una leggera scia di lacrime fare capolino da entrambi i suoi occhi.

Se li stropicciò con rabbia, ma le lacrime continuarono a scivolare imperterrite, bagnandole il collo.

“Non mi importa, Tyler.”

Lo chiamava raramente per nome.

Ma quando lo faceva, la parola affiorava in maniera insolita dal suo tono di voce.

Era come se le labbra di Cady non fossero destinate a chiamarlo “Tyler”.

Lui era l’ omega.

 Solo omega.

 “Non ho intenzione di venire con te, mi dispiace.”

 

“Se non vuoi farlo per te, allora devi fallo per tua madre.”

Il ragazzo si avvicinò cautamente, come se avesse paura di risvegliare Cady dall’improvviso attimo di fragilità.

E sinceramente, non era nemmeno propenso a beccarsi l’ennesimo pugno.

“Fallo per Teddy.”

Insistette sperando in silenzio di aver tirato in ballo delle condizioni abbastanza convincenti.

 “Per quanto ne so potrebbero essere morti tutti e due.”

Ribattè secca la ragazza accovacciandosi e incominciando a disfare i suoi bagagli.

“Adesso smettila di fare pressione sul mio lato umano, non funzionerà. E sbrigati a prepararti.”

Ma nonostante il distacco con cui aveva pronunciato quelle parole, Tyler aveva il sospetto di essere riuscito a smuovere qualcosa dentro di lei.

E guardandola, non riuscì a trattenere un sorriso realizzando che sì, Cady avrebbe protestato ancora a lungo, ma e alla fine sarebbe venuta con lui.

Certo si sarebbero azzuffati ancora e probabilmente avrebbero percorso l’intero tragitto che li separava da Mystic Falls in silenzio e immusoniti.

Ma per qualche strana ragione, sentiva che alla fine sarebbe venuta via con lui.

E nel prossimo ecapitolo … u_ù

 

Florida. Estate, 2000

“Te lo ripeto per l’ultima volta, Mason: stai alla larga da lei.”

Il ragazzo si divincolò con rabbia, cercando di allentare la presa di Jules su di lui.

“Lascia che a occuparsi di Cady sia la sua famiglia.”

“…La sua famiglia vive a più di 800 miglia di distanza dalla Florida.”

Mason esplose strattonando i polsi della donna e spintonandola malamente . Le iridi improvvisamente sfumate di giallo.

“Cady non è Casey.”

Qualcosa di animalesco si insinuò fra i lineamenti aggraziati della donna e Mason arretrò istintivamente, frapponendo la panchina fra i due corpi.

“Se sei tornato per assillarci con i tuoi deliri, puoi benissimo tornartene da dove sei venuto. La tua presenza non è più gradita all’interno del branco. Ormai dovresti essertene accorto.”

“Quella bambina è Casey.”

 

Nota dell’autrice.

Niente, questa storia è rimasta nel dimenticatoio troppo a lungo e anche se non penso di riuscire a portarla aventi in questo periodo, mi spieceva lasciarla interrotta  così bruscamente dato che avevo un paio di capitoli pronterrimi nel pc e visto che ora stando all’uni in galles non ho tempo per scrivere materiale nuovo (anche se ci sto provando.) che dire? In realtà il capitolo doveva avere ancora un’ultima parte ma per vari motivi non sono riuscita a fare meglio di così. Il prossimo capitolo sarà ambientato completamente al passato; è un flashback appunto come dice l’anticipazione ambientato in Florida, nel 2000 quando Cady ha circa sei anni e finalmente vedremo il carissimo spesso snobbato Mason Lockwood. E Jules, beh lei è fondamentale in questa storia… Credo. Ormai non ricordo manco più la trama.

Grazie se ancora vi ricordate di questa long e un abbraccio fortissimo a tutti coloro che hanno letto e recensito lo scorso capitolo.

 

Un bacione grande dal mio amato Galles

 

Laura

   
 
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