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Autore: kappinias    29/09/2011    5 recensioni
Kurt e Blaine vivono a parigi, hanno una figlia, sono insieme e nulla potrebbe andare meglio.
Un attimo fatale però sconvolgerà le loro esistenze, forse per sempre.
Un incidente d’auto, Kurt entra in coma… e per Blaine è l’inizio di un dolore sempre più acuto, vive l’assenza del suo uomo come un inferno, inizia a frugare tra foto e ricordi…
Venti Drabble unite da un filo conduttore, tutte raccontate dal punto di vista di Blaine.
 [Seconda classificata al contest 'All you need is love! ~ Primo girone, L'amore fa male' ~ indetto da KikiWhiteFly]
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: As if we never said goodbye
Rating: giallo
Avvertimenti: Drabble, Slash
Genere: romantico, drammatico
Personaggi e Pairing: Kurt/Blaine 
Trama: Kurt e Blaine vivono a Parigi, hanno una figlia, sono insieme e nulla potrebbe andare meglio.
Un attimo fatale però sconvolgerà le loro esistenze, forse per sempre.
Un incidente d’auto, Kurt entra in coma… e per Blaine è l’inizio di un dolore sempre più acuto, vive l’assenza del suo uomo come un inferno, inizia a frugare tra foto e ricordi…
Venti Drabble unite da un filo conduttore, tutte raccontate dal punto di vista di Blaine.



Anche se non è con me posso sentirlo in ogni respiro.

Riesco a ricordare il suo profumo, l’intensità dei suoi sguardi, il suono della sua voce.
È un ricordo sfocato, che diventa ogni giorno più vago e irreale.
Ho paura di dimenticarlo.
 Tutto senza di lui è vuoto, la bellezza più rara sembra priva di ogni interesse se i suoi occhi non la guardano insieme ai miei.
Sono sotto la Tour Eiffel, e tutto ciò che riesco a provare è un’infinita tristezza.
Non penso a quanto questo luogo sia magico.
Kurt è in coma e la vita è diventata un inferno.
 
Un grande campo verde costellato di fiori.
Nostra figlia che corre, i lunghi capelli biondi tenuti indietro da un fiocco azzurro, i piedini che si distendono al contatto con l'erba.
E’ bellissima nel suo vestitino, avevi insistito tanto per comprarglielo.
Non sa ancora niente, sembra allegra.
Eppure i suoi grandi occhi azzurri non brillano come una volta, sente che qualcosa sta succedendo.
Ha iniziato a fare domande.
Cosa dovrei dirle? Che il tuo corpo giace inerme in un letto d'ospedale, che l'unica cosa a mantenerti in vita sono le decine di tubi a cui ti hanno legato?
Che quando tocco la tua mano non la stringi, e quando ti parlo devo accontentarmi dei tuoi silenzi?
Preferisco mentirle, raccontarle che sei in viaggio, che tornerai.
Vorrei tanto poterci credere anch’io.
 
“Baciami”
La voce di Kurt penetra nel mio orecchio, un sussurro malizioso.
Lo attiro verso di me, il resto del mondo perde consistenza.
Esistiamo solo noi due, il calore dei nostri corpi vicini, il suono dei nostri baci silenziosi.
Sono sdraiato sul grande letto matrimoniale e ancora una volta penso a lui.
Ripercorro ogni nostro momento insieme, calde lacrime mi rigano il volto.
Piango, perché so che non resta più nulla, se non quel lontani ricordo.
Piango perché le sue labbra forse non potranno più baciarmi in quel modo dolce e sensuale, spingendosi lentamente tra le mie, incastrandosi come i pezzi mancanti di un unico puzzle.

Cado sempre più giù, risucchiato da un pozzo senza fondo… poi mi sveglio.
Un altro incubo, ormai ci sono abituato.
Ogni notte la stessa storia: chiudo gli occhi e davanti a me l’intera scena prende vita.
Parte tutto dallo scontro.
Poi posso vedere l’auto in frantumi, una ruota in mezzo alla strada… Kurt che chiede aiuto.
 Si è incastrato, non riesce a muoversi.
Piange, è terrorizzato.
Io osservo la scena e so che  la macchina potrebbe scoppiare da un momento all’altro, ma il terrore mi blocca, rendendomi impossibile anche il più piccolo passo.
Un momento in cui sembra avercela fatta.
Corre verso di me.
E poi l’esplosione, inumana, assordante, che mette fine a ogni speranza.
La disperazione prende il posto della paura.
 
Era un giorno d’estate quando siamo arrivati qua, e allora il mondo sembrava perfetto.
Doveva essere il nostro viaggio di nozze, e invece abbiamo deciso di restare.
Era così giusta la vita con te, Kurt.
Sembrava che tutto dovesse andare nel migliore dei modi.
Vivevamo della nostra musica.
Ci pagavano per cantare, i clienti dei locali in cui ci esibivamo applaudivano, noi facevamo larghi inchini prendendoci un po’ in giro.
Perché non eravamo diventati grandi stelle di Broadway, ma ci sembrava di aver conquistato il mondo.
Eravamo noi due nella città dell’amore, e nulla avrebbe potuto renderci più felici.
 
Gerani, sono sempre stati i tuoi fiori preferiti.
Li ho presi per te, Kurt.
Mi piace venirti a trovare.
Sono i soli attimi in cui posso lasciarmi andare, immerso nel tuo silenzio sembri essere l’unico a capire fino in fondo la mia sofferenza.
Sono i momenti più dolorosi, ma anche quelli in cui mi sento più vivo.
Non ne posso più di frasi vuote e sguardi di compassione di amici e parenti.
Parlano come se fossi già morto.
Non guardatemi così, vorrei urlare loro, perché io almeno ho amato, nel modo più vero e puro.
Voi probabilmente non conoscete neanche l’ebbrezza della gioia più intensa, né sapete cosa voglia dire amare davvero.
 
Osservo il tramonto, il cielo che si dipinge di viola e arancione, il sole che scompare tra i palazzi donando alla città gli ultimi raggi.
Ci piaceva guardarlo insieme, era la parte del giorno che amavamo di più.
Anche questo ci apparteneva.
i nostri baci sul tetto, le volte in cui facevamo l'amore sul pavimento di pietra del terrazzo, quelle in cui stavamo semplicemente abbracciati, in silenzio, e guardavamo il tramonto riflesso negli occhi dell'altro.
Fa male guardare il sole senza l'azzurro delle sue iridi, e fa ancora più male pensare a tutto questo senza poter sentire il calore del corpo di Kurt accanto al mio, qui dove tutto mi ricorda di lui.
 
Ho incontrato Juan, oggi.
Sì, il nostro amico, pensavi fosse cotto di me.
Forse avevi ragione, i suoi occhi brillavano mentre parlavamo.
Mi dispiace.
Mi ha detto solo questo, per poi soffocarmi in un grande abbraccio.
Non le solite frasi vuote, solo due semplici parole.
Ho pianto sulla sua spalla, ho bagnato la sua polo nera.
L’ho stretto forte e per un momento ho potuto immaginare di stringere il tuo corpo esile.
Juan non è esile, e non ha le tue morbide forme.
Il suo sguardo però è dolce e la sua voce cristallina assomiglia tanto alla tua.
 
Domani.
Un altro giorno da affrontare, altre ventiquattro ore senza Kurt.
E il dolore, che sembra crescere sempre di più, ogni minuto che passa.
A volte credo di non farcela, di non poter sopportare tutto questo.
Una foto di noi due , sorridenti in uno dei viali alberati di Parigi.
Eravamo felici, avevamo tutto.
E in una notte l’intera vita che avevamo progettato insieme ci è stata negata.
I nostri sogni svaniti, scacciati via da un soffio di vento.
Avevamo tutto, e ora mi rimangono solo poche foto e tanti attimi di vita.
Avevamo tutto, e ora non resta più niente.
 
 Ieri siamo usciti.
Abbiamo camminato a lungo e parlato di Kurt.
Juan sa ascoltare, le sue parole sono le uniche capaci di riportarmi alla realtà quando il panico mi assale.
È un nodo alla gola che stringe ogni volta di più.
Doloroso, quasi impossibile da sopportare.
Ma lui è sempre lì, pronto a dirmi frasi dolci quando ne ho bisogno, a restare in disparte quando sa che voglio stare da solo, a farmi sentire la sua presenza i momenti in cui piango così forte da non riuscire neanche a respirare.
 
Liberi, privi di ogni catena.
Era così che ci sentivamo, quando eravamo insieme.
Avremmo potuto andare ovunque, fare qualsiasi cosa.
Sapevamo sognare di notte, ma ancora meglio di giorno.
Ora gli incubi sono la mia realtà.
Cercavamo la felicità, senza sapere di averla già tra le mani.
 
Il dottor Harvey entra nella stanza peril giro di visite, una cartella in una mano e una biro nell'altra.
È diverso , la maschera di allegria che veste con i pazienti sembra essere caduta per lasciare posto a un'espressione più seria, più vera nella sua preoccupazione.
Ci sono poche possibilità per Kurt.
Un altro mese, se non ci saranno miglioramenti non potrà più svegliarsi.
Mi accascio sulla sedia, tutto attorno a me diventa sfocato, non sono in grado di fare alcun movimento.
Un mese, il tempo che mi è ancora concesso sperare.
Trenta giorni in cui angoscia e terrore saranno la mia unica realtà. 
 
Giriamo per negozi, Juan mi tiene per mano.
Era bello camminare in quel modo con Kurt, le nostre dita intrecciate, i nostri corpi così vicini.
Sembrava naturale, come tutti i baci rubati sui divanetti del centro commerciale, dati sotto sguardi perplessi e a volte irritati.
Era un legame solido, indistruttibile.
Nessuno avrebbe potuto separarci.
Dovrei cercare di trattenere le lacrime, non ci riesco.
Mi allontano da Juan con un movimento brusco.
Non ha bisogno di fare domande, mi stringe forte e non commenta.
Vorrei chiedergli di smetterla di essere così comprensivo, di fuggire lontano prima che il mio dolore travolga anche lui.
 
Scure nubi sovrastano il cielo, pesanti gocce bagnano la strada.
Sono seduto sul divano, vicino alla piccola stufa elettrica ora al massimo della sua attività.
Iris si accoccola accanto a me, restiamo così in silenzio.
L’ho portata da te l’altro giorno, non riuscivo più a nasconderle la verità.
Ha capito subito, mi ha chiesto se ora le rimane un solo papà.
Ti adorava, Kurt, e ora è completamente distrutta.
 Ricordi come le piaceva andare a scuola?
Adesso le maestre si preoccupano per lei, non gioca più con i suoi amici, rimane ore intere seduta in un angolo, lo sguardo fisso nel vuoto.
 
La voce di Katy Perry esce dalla piccola radio portatile.
Teenage dream, la nostra canzone, ricordi?
I sogni da adolescenti, l'intensità dei primi sguardi.
Perché resti immobile e non inizi a cantare con me?
Perché lasci che pianga da solo, invece di rassicurarmi con le tue parole sempre così giuste?
 Perché non mi dici che andrà tutto bene?
 Sono seduto accanto al tuo letto e canto sommessamente, la voce ridotta a un sussurro.
Accarezzo piano la tua guancia, toccando la tua pelle così morbida.
Per un momento guardandoti posso illudermi che stia dormendo, che fra un attimo ti sveglierai e sorriderai sentendo il calore della mia mano sulle tue labbra.
 
Sono passati venti giorni e Kurt non si è ancora svegliato.
Nessuno serba più speranza, tutti la considerano una battaglia persa.
Anche ieri ho visto Burt, ormai vive in ospedale.
Se n’è andato, mi ha detto, il nostro angelo se ne è andato.
Ho visto rassegnazione nel suo viso invecchiato e stanco, e vi ho letto la mia stessa angoscia, ogni giorno più intensa, ogni minuto più devastante.
Ci siamo consolati a vicenda, poi è corso da Iris.
Sono incredibilmente legati.
 Ora li osservo, Burt che cerca di simulare un sorriso mentre la prende in braccio e le arruffa la chioma bionda in un gesto affettuoso.
 
Juan mi bacia, Juan fa l’amore con me.
È un amore che sa di disperazione, ansia di iniziare e fretta di concludere.
Non è il nostro amore, Kurt, non potrà mai esserlo.
Credevo di poter dimenticare, anche solo per un attimo.
Come se fosse possibile.
Non voglio l’odore di Juan a impregnare le mie coperte, né il suo spazzolino in bagno o i suoi jeans nel mio armadio.
Voglio solo poterti avere ancora una volta, voglio riscoprire ogni cosa di te, voglio poterti tenere stretto nel nostro letto e affondare il viso nei tuoi morbidi capelli.
 
Ho ancora la divisa della Dalton.
Ogni volta che la vedo ricordi fin troppo vividi si impadroniscono dei miei pensieri.
La prima volta che ti ho visto lungo le scale, la corsa per i corridoi deserti, le parole di conforto, l’inizio di noi.
E quel primo bacio, di cui posso ancora sentire il sapore.
Eravamo ingenui, credevamo di poter avere tutto.
Solo ora vedo quanto sia fragile e corta la vita, troppo tardi capisco il valore di ogni giorno, ora e minuto che ho passato con te.
Dio Kurt, semmai saremo di nuovo insieme renderò ogni attimo delle nostre esistenze assolutamente perfetto, te lo prometto.
 
Oggi sono venuto per dirgli addio.
Tutti mi dicono di andare avanti, di accettare la realtà.
Alla fine ce l’hanno fatta, mi hanno portato via ogni speranza.
Tutte le immagini di un futuro in cui siamo insieme sono sparite, lasciando un vuoto totale.
Non riesco neanche a far scendere le lacrime, a ricordarmi che non sono morto è solo il dolore che si è impadronito del mio corpo.
E la rabbia, che si va ad aggiungere a tutto il resto, e cresce sempre di più.
Chiudo gli occhi, cerco di non impazzire, vorrei solo urlare e scaraventare ogni cosa che incontro, ma mi trattengo.
 
E quando li riapro…vedo un colore, che credevo perso nei recessi della memoria.
È l’azzurro delle sue iridi, e non credo di sognare.
E la sua mano che cerca la mia e cerca di stringerla con un gesto debole.
Ci metto diversi minuti per riprendermi e chiamare un’infermiera, diverse ore per realizzare che Kurt si è appena svegliato, e ha sussurrato il mio nome ancor prima di poter dire qualsiasi altra cosa.




Angolo dell'autrice
Ma quanto è favoloso il bannerino? **
Cliccandoci sopra, se tutto va bene, dovrebbe esserci il link del contest :D
Ancora non riesco a credere di essere arrivata seconda *saltella allegra per la stanza*
Questa è la versione betata della storia, ringrazio Kiki per tutti i consigli, sono stati molto utili ^^

   
 
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