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Autore: Symphoniies    29/09/2011    3 recensioni
Salve a tutti!
Noi siamo Franci e Erika.
Ci siamo conosciute qualche mese fa chattando e,anche se abitiamo a kilomentri di distanza,siamo riuscite a diventare molto amiche.
Questa storia che vi racconteremo è un insieme di "scenette" che ogni giorno ci inventiamo mentre chattiamo.
E indovinate un po?
In queste "scenette" vi sono anche presenti il favoloso Ian Somerhalder e il sexy Micheal Trevino.
Non vi diciamo niente,scoprirete tutto leggendo!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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BUFALA. E NON STIAMO PARLANDO DELLA PIZZA
-Capitolo uno-
 

 
 
 
 
 
 
 





Cassie si svegliò di soprassalto, con il cuore che le martellava nel petto ad una velocità strabiliante.
Vagò con lo sguardo nella stanza prima di rendersi conto che il rumore assordante che aveva sentito era semplicemente la sua stupida sveglia.
La prese e la sbattè conto il muro provocando un 'CRACK '.
“Stronza” sussurrò. Poi si rinfilò sotto le coperte per cercare di riprendere sonno.
Era l’otto giugno.
Era, per lei, il giorno del giudizio.
Quel pomeriggio Cassie avrebbe fatto la cosa più stupida, la più pazza, ma anche la più coraggiosa, che una ragazza della sua età potesse mai fare.
La ragazza sarebbe andata in America, decisa ad incontrare il suo attore preferito, l’uomo che aveva riempito le sue fantasie, l’uomo più figo che avesse mai visto. Sarebbe andata ad incontrare Ian Somerhalder.
Cassie si rigirò nel letto ma l’agitazione, che la sera prima le aveva impedito di prendere sonno ad un’ora decente, si era rifatta viva provocandole i soliti sintomi:
nausea, vomito e mal di pancia.
Ma che ore sono?
La ragazza girò la testa verso il comodino, ma solo dopo si ricordò di aver buttato quella stronza della sua sveglia contro il muro.
Dopo qualche minuto, passato a fissare il soffitto come una mongola, Cassie si alzò buttando tutte le coperte di lato e si avvicinò alla scrivania per avviare il computer.
Mentre il computer si accendeva  - accendeva non era proprio la parola adatta, diciamo rinveniva -, la ragazza si trascinò fuori dalla sua stanza per dirigersi in bagno.
Si avvicinò al lavandino, prese lo spazzolino e ci mise sopra un po’ di dentifricio, poi si avvicinò alla tavoletta del water e, come era suo solito fare, si lavò i denti mentre faceva la pipì.
“Ma sei uomo o donna?” chiese suo fratello Eros entrando in bagno.
“E tu sei un uomo o una scimmia?” disse lei di rimando indicando con un cenno della testa il filo di barba sul viso del ragazzo e facendogli poi la linguaccia, causando così la fuoriuscita di una grossa quantità di dentifricio dalla bocca.
Eh, ma che palle!
Cassie cercò di ripulirsi con la lingua.
 “Ritiro la domanda, ora so che cosa sei: UN ANIMALE!”
La ragazza gli lanciò una ciabatta ma il fratello fu più veloce e riuscì ad uscire in tempo dal bagno.
“Povero l’uomo che ti sposerà!” gridò Eros dalla sua stanza.
“Bè, almeno io sposerò un essere umano!” ribatté lei pulendosi la bocca.
Si guardò un attimo allo specchio.
La sera precedente, prima di andare a letto, si era legata i capelli in una crocchia che ora si era quasi slegata e le faceva ricadere i capelli tutti sulla spalla destra.
Gli occhi color cioccolato, e che diventavano quasi verdi durante i momenti d’ira della ragazza, erano spenti e circondati da due enormi occhiaie viola.
Sembrava un panda.
Un panda preso a cazzotti, più precisamente, si corresse mentalmente.
Cassie arricciò il naso e poi fece la linguaccia al suo riflesso.
Aveva diciotto anni ma, per la maggior parte del tempo, si comportava come una dodicenne.
Sorrise, soddisfatta di se stessa per aver combattuto l’ansia.
Almeno per ora.
Con il sorriso sulle labbra tornò in stanza, si avvicinò al muro dove era appesa la foto di Ian a grandezza naturale  -piccolo regalo da parte della sua migliore amica Veronica-  e gli diede un piccolo bacio sulle labbra.
“Giorno Ian” disse sussurrando.
Quanto vorrei sbatterti al muro!
Andò verso l’enorme armadio di legno celeste e, con un veloce scatto, aprì le ante causando la fuori uscita di alcuni vestiti.
Ok, forse sua madre, le doleva ammetterlo, aveva ragione. Era ora di sistemare quell’armadio.
Magari una volta tornata a casa.
Velocemente afferrò un paio di pantaloncini di jeans. Iniziò ad infilarli finché non arrivò il momento cruciale: ALLACCIARE IL BOTTONE.
Saltellando, Cassie si diresse verso il suo letto e ci si sdraiò sopra poi, trattenendo il respiro, riuscì ad allacciare il bottone.
E te l’ho fatta anche stavolta, stronzo!
Infine, dal cassettone posto vicino all’armadio, prese una canottiera nera e una magliettina corta bianca con scritto sopra 'Love'.
Si diede una spazzolata veloce alla chioma castana, che le arrivava quasi al fondoschiena, e poi si legò i capelli in una coda alta.
Si avvicinò al computer per leggere l’ora.
Le otto e trenta.
Velocemente andò su facebook dove, ad aspettarla da almeno mezz’ora, c’era la sua amica Katherina.
“Cassie!”
“Ciao Katie!” scrisse velocemente.
“Sei in un ritardo fottuto lo sai?”
“Si lo so, scusa” rispose Cassie, veramente dispiaciuta “E’ che per l’agitazione ieri sera mi sono addormentata tardi e bè, quando la sveglia è suonata questa mattina…ti basti sapere che ora non suonerà mai più”
“Non mi dire che l’hai rotta?!” chiese lei stupita, “Comunque io non sono agitata, sono soltanto nervosa. Tanto non incontreremo mai qualcuno del cast di TVD. Succede solo nei sogni e questa…bè, questa è la realtà!” rispose cinicamente.
“Emm…si, praticamente l’ho fatta schiantare contro al muro” rispose la ragazza sorridendo, “Ma perché devi essere così cinica? Pensa positivo!”
“Pensare positivo non è da me…forse sono cinica, ma vedo la realtà…e la realtà èèèè…che io non incontrerò mai nessuno!” rispose decisa, “Quanto scommettiamo?”
“Vuoi davvero scommettere? Sfidare la sorte non è mai buon segno” rispose Cassie cercando di impersonare l’oracolo di 'Mistero '.
“Allora vediamo! Se…se incontreremo qualcuno del cast…farò una penitenza qualunque…la potrai decidere tu”
“Qualunque?” chiese sorridendo maleficamente.
“Sììì! Ma la deciderai soltanto quando incontreremo qualcuno del cast. Comunque credo che non farò alcun tipo di penitenza dal momento che non incontreremo nessuno” rispose lei ostinata.
“D'accordo, ci sto” rispose Cassie, ancora più determinata di prima nel voler dimostrare all’amica che si sbagliava.
“Allora, dove ci possiamo incontrare?” chiese Katie cambiando discorso.
Bè…visto che abbiamo l'aereo a due diversi orari…io direi allo Starbucks” propose Cassie.
“Beeene! Tra quanto ce l'hai tu l'aereo?”
Cassie buttò un’occhiata al calendario posto sopra la scrivania, per controllare l’orario, “Fra un’ora, ovvero alle nove e mezza. Tu invece?”
“Io tra... due ore! Quindi arriverai prima di me!” rispose Katie, “Ah, se incontri Ian sull'aereo fammi sapere eh! :P  ahahahahahah! ok, sono cattiva”
“Bè se lo incontro di certo non parleremo…” disse Cassie ammiccando, “Quindi tu arriveresti alle quattro e mezza?”
“Eh, si! E tra poco saremo a New York!” disse Katie con aria sognante, “Hanno trasferito lì le riprese, che strano! Forse li capisco, New York City è molto meglio della Virginia!”
“Già. Magari devono girare una scena in cui Damon e Elena vanno a cercare Stefan a New York...bo, questa terza stagione è un mistero! So solo che non vedo l'ora di andarci!”
“Oh si, anch’io! Almeno vedremo la Grande Mela! Sugli attori non ci spero! Ok, la faccio finita. Continuerò tra poco a fare la cinica ed a rovinarti l'atmosfera, quando saremo lì” disse Katie.
“Non vedo l'ora...ma ci credi…ci incontreremo per la prima volta a New York!” disse entusiasta Cassie.
“Oh mio Dio, è vero! Non ci avevo pensato!”
“Ma…come faremo a riconoscerci? Cioè…un conto è vedersi in foto, ma di persona…” disse un po’ preoccupata Cassie.
“Hmmm... Del tipo che mi metterò ad urlare per tutto lo Starbucks il tuo nome?!?” rispose Katie, “Sono matta lo sai!”
“Oddio! No ti prego!” Rispose Cassie già imbarazzata.
Magari alcune persone non se ne rendevano conto, ma era una ragazza molto timida e stare al centro dell’attenzione la faceva sentire a disagio.
“E’ da me” rispose Katie, “O sennò...dimmi come sei vestita. Io sono tutta rossa e bianca oggi, quindi mi riconoscerai!”
“Ok…avrò dei pantaloncini di jeans, una canottiera nera e sopra di questa una maglietta bianca con scritto 'Love ' e i Ray Ban neri” Disse Cassie, “Oh, sei vestita come il Canada” aggiunse poi la ragazza, “Non sarà difficile riconoscerti”
“Per la prima volta mi metto un vestitino dopo tanto tempo! E giuro che chi lo sporcherà subirà la mia vendetta” disse Katie e, in quel momento, Cassie immaginò negli occhi l’amica due belle fiammelle.
“Allora tienilo distante da me perché sono un disastro” Rispose Cassie.
“Beh, non vorrei farmi trovare tutta sporca dal cast di TVD " disse Katie con sorpresa dell’amica,“Ahh, che bello sognare!” aggiunse la romana.
“No tranquilla farò attenzione” Cassie distolse un attimo l’attenzione dallo schermo del computer per vedere l’ora e ancora una volta si ricordò che, poco prima, aveva ucciso la sua sveglia, così guardò l’ora sul pc, “Bè io ora stacco, devo finire di preparare le valigie e salutare tutti, ci vediamo tra sette ore allo Starbucks più vicino all'aeroporto!”
“Vaaa bene, Cassie! Ci vediamo, un bacione”
Cassie chiuse la conversazione e velocemente spense il computer tre secondi prima che sua madre, Diana, entrasse nella sua stanza senza neanche degnarsi di bussare.
“Cassie, sbrigati a finire la valigia che di là ci sono i nonni che ti vogliono salutare prima che tu parta” disse sistemandosi una ciocca dei lunghi capelli castani dietro l’orecchio, come era sua abitudine fare.
“Si, mamma”
“E ti prego…” diede una rapida occhiata alla stanza, “Sistema un po’ prima di partire, altrimenti quando tornerai le tue cose si ribelleranno a te prendendo vita”
“Si, mamma” rispose di nuovo Cassie.
Diana annuì e uscì dalla stanza, chiedendosi perché sua figlia minore non potesse essere un po’ più femminile.
Nel frattempo Eros stava uscendo dalla propria stanza.
“Cassiopeo…” disse salutandola con un cenno della testa, “Ora non sbavi più?”
“Sei un asino!” rispose la ragazza facendo il terzo dito al fratello ed affrettandosi a chiudere la porta della propria stanza.
Dove ero rimasta? Ah, si. Diciamo che ho dimenticato di dire alla mia mammina che la mia valigia deve ancora essere fatta…
Cassie si avvicinò al letto, si chinò e alzò il lenzuolo per vedere meglio.
Mh, vediamo…dov’è che avevo messo le valigie?
Cazzo! Non vedo niente!
La ragazza iniziò a tastare il pavimento.
Che cos’è questo?
Cassie prese tra le mani l’affare mollicoso che aveva appena toccato e lo tirò fuori da sotto il letto, per poi buttarlo via subito.
Bleah! Ma come ha fatto questo panino a finire qua sotto?
Scosse leggermente la testa  e poi ritornò a ravanare con la mano sotto al letto.
Finalmente, dopo aver trovato un paio di scarpe, una sciarpa e il suo vecchio diario di quando aveva sette anni, Cassie trovò le due enormi valige nere.
Si alzò velocemente e iniziò a buttare vestiti, cosmetici, caricatori per cellulari e altri oggetti nella valigia, senza neanche degnarsi di sistemarli decentemente.
In quel momento, dal corridoio, arrivarono dei passi.
Cassie alzò la testa dalle valige per vedere l’ora.
Oh, Dio, se esisti davvero, ti prego, ti prego, ti prego, fa che la mamma non entri adesso! Guarda, giuro che mi comporterò in modo più femminile, ma ti strascongiuro, se tieni alla mia vita -io ci tengo-  non farla entrare!
Cassie si immobilizzò all’istante quando sentì che i passi si fermavano proprio davanti alla sua porta. Pensando di fare troppo rumore trattenne pure il fiato.
Dopo qualche secondo i passi oltrepassarono la sua stanza dirigendosi verso la lavanderia.
La ragazza tirò un sospiro di sollievo.
Non era ancora partita e già stava sudando.
Cazzo, se stava sudando!
 
 "Katie, il tuo sogno si sta per realizzare!" esclamò una voce, facendo sobbalzare la ragazza che dormiva beata nel suo letto a pancia in sotto, come sempre.
"Ah, che vuoi?!? Che sorella rompipalle" borbottò la ragazza, infastidita per essere stata svegliata.
"Ah-ah, brutta giornata si prospetta per te. Bene, ora ti devi svegliare!" disse la sorella aprendo di botto la finestra e facendo entrare la luce del mattino.
Katie, ancora assonnata, si lamentò e corrugò la fronte, stropicciando gli occhi. Prese un cuscino e lo mise sopra la sua testa.
"Dai, dovresti essere contenta cavolo! Ci potessi andare io in America ed invece devo starmene qui, a lavorare!" sbuffò Alexia, la sorella maggiore.
Che palle, ancora con questa storia?!
"E vacci tu, tanto io non incontrerò mai nessuno. Ma che ore sono?" chiese Katie  sbuffando e togliendo il cuscino sopra la sua testa.
"Mai dire mai sorellina. Sono le... sono le 8.00. E' meglio che ti svegli. E poi non definirmi rompipalle, è mamma che mi ha detto di chiamarti. Sta giù che è venuto a trovarci Alex!" esclamò Alexia sedendosi sul letto.
"Hm. Ora scendo. Solo un attimo" disse ancora assonnata.
La sorella si avvicinò a lei dandole un bacetto sulla guancia ed uscì dalla camera.
"Ah, che palle!" sbuffò la ragazza alzandosi dal letto.
Mise la sua solita ciocca ribelle dietro le orecchie, come era solito fare e camminò quasi barcollando, a causa del sonno.
Andò in bagno e, dopo aver fatto la pipì, si guardò allo specchio ancora assonnata. Dopo un minuto immobile lì davanti, decise di scendere giù. Salutò la mamma ed il cugino.
"Katie, papà verrà a salutarti all'aeroporto. Sai che ora sta lavorando. Comunque, sei contenta?" chiese la mamma entusiasta.
"Una cifra. Tanto non incontrerò mai nessuno, sono contenta giusto perché vado in America e vedo una mia amica che praticamente non ho mai visto" sbuffò Katie.
"Dai, ma come sei pessimista" disse suo cugino ridacchiando.
"E' cinica” disse sua madre, “Da chi abbia ripreso non lo so" aggiunse porgendole la tazza di latte con il Nesquik dentro.
C'era chi lo considerava da bambini, ma a lei andava bene così.
Mm…delizioso!
"Non sono cinica o pessimista come pensate voi, bensì realista!" esclamò lei bevendo tutto d'un sorso la tazza di latte. Lo sguardo di Katie vagò per tutta la cucina quando cadde sull'orologio del cugino.
"Cavolo, sono in un ritardo fottuto! Vado a prepararmi!" esclamò la ragazza sgranando gli occhi e prendendo il braccio del cugino come fosse un oggetto. Corse in camera sua e andò a farsi una bella doccia, per far sì che si svegliasse completamente.
Uscita dalla doccia indossò l'accappatoio e si soffermò di nuovo davanti allo specchio, stavolta evitando di guardarsi riflessa. Stava fissando... beh, non lo sapeva neanche lei cosa. Per un attimo pensò al momento in cui sarebbe stata in America e in cui, forse, avrebbe potuto incontrare Ian Somerhalder o Michael Trevino. Improvvisamente scosse la testa e sgranò gli occhi.
Ah, Cassie mi sta contagiando con il suo ottimismo!
Sorrise pensando all'amica che finalmente avrebbe incontrato.
Si ricordò che stava facendo tardi così cominciò velocemente ad asciugare i suoi lunghi e leggermente mossi capelli castani, con qualche riflesso ramato di natura. Si recò davanti all'armadio e decise di mettere, dopo tanto tempo, più o meno da quando aveva 15 anni, un vestitino.
Eccolo! Metterò questo qua.
Era un vestitino rosso, senza bretelle, non molto lungo, che arrivava fin sopra le ginocchia. Sopra di esso ci mise una cinta bianca, allacciata sotto il seno, per risaltare il vestito che rimaneva più largo sotto. Decise di abbinare delle ballerine rosse e, come accessori, degli orecchini ed un bracciale rosso a pois bianchi. Praticamente della stessa fantasia.
Finito di vestirsi, andò in bagno e piastrò i capelli per poi lasciarli un po’ sciolti sotto e sopra, portandoli poi indietro e fermandoli infine con un mollettone.
Dopo tre quarti d'ora accese il computer e, pensando di aver fatto tardi, vide che Cassie non c’era ancora. Aspettò davanti al pc finché non si connesse.
 
 Cassie scese dal taxi velocemente.
“Sbrigati Eros!” disse spronando suo fratello maggiore.
“Sbrigati!” le fece il verso lui, “Prova tu a portare due valige pesanti come macigni!” si lamentò, “Ma cosa ci ha messo dentro? Dei mattoni?!”
“Oh, piantala di fare il bambino!” disse Cassie prendendo il trolley ed iniziando a camminare a passo spedito, “Ci ho messo dentro il minimo indispensabile”
“Si, il minimo indispensabile per due anni!”
Cassie, calmati!, si ripeté la ragazza, non lo vedrai per tutta l’estate, cerca di sopportarlo per altri cinque secondi.
“No davvero, non sto scherzando” disse lui aumentando il passo per riuscire a starle dietro.
Quattro.
“Spero tu ti diverta!” disse sarcastico.
Tre.
“Come si chiama l’amica che devi incontrare? Katie giusto?” chiese Eros alla sorella ma, non udendo risposta, continuò, “Povera, non sa a cosa va incontro!”
Due.
“La cosa positiva è che ora posso dormire nel tuo letto per ben tre mesi!”
Uno.
“Senti…” iniziò Cassie spazientita, ignorando la signorina che gentilmente le stava chiedendo di porgerle il biglietto, “Sarò pur tua sorella minore ma ho controllato e non c’è scritto da nessuna parte che tu debba trattarmi così! Quindi ora da buon fratello augurami buon viaggio e buona vacanza!”
Gli occhi le erano usciti dalle orbite, le narici si erano dilatate e aveva il respiro un po’ affannoso.
Aveva il bisogno urgente di dire parolacce ma non poteva.
Si era ripromessa di essere un po’ più femminile.
“Ok” rispose semplicemente Eros facendo spallucce, “Ci vediamo” e così dicendo il ragazzo si allontanò.
Cinque minuti e una Diet Coke dopo, Cassie era seduta comodamente sull’aereo che stava per decollare.
Da parte a lei vi era una bambina che stava leggendo un giornalino.
“E’ la prima volta che voli?” le chiese la bambina, accorgendosi del suo sguardo un po’ nervoso.
“Mh, sì” rispose la ragazza, “Si capisce?”
“Un pochino. Sai, stai stringendo quel bracciale da quando l’hostess ha iniziato a spiegare cosa fare in caso di emergenza” disse la bambina indicando con un cenno della testa la sua mano sinistra.
Smerdata da una bambina.
“Tu invece?” domandò Cassie cercando di distrarsi un po’, mentre la signorina di prima consigliava di allacciare le cinture di sicurezza, “E’ la prima volta che voli?”
“No, è la quarta!” rispose lei mostrandole il numero quattro con le dita e annuendo.
“Cris, non dare fastidio alla signorina” disse ad un certo punto una donna seduta davanti a loro.
“Non si preoccupi signora, non mi da fastidio” rispose Cassie alla donna.
La mamma della bambina sorrise e poi riportò la sua attenzione sulla rivista che stava leggendo.
In quel momento l’aereo si librò in aria.
Oh, porca paletta! OH, PORCA PALETTA!
“E c-come mai così tante?” chiese la ragazza a Cris cercando di non pensare alla brutta sensazione che le stava attorcigliando lo stomaco.
“Perché la mia mamma è un avvocato” ripose la bambina prendendo un pastello giallo ed iniziando a colorare delle figure disegnate sul giornalino.
“Capito” rispose Cassie iniziando a rilassarsi un pochino, “Io comunque mi chiamo Cassie” disse la ragazza.
“Io Cristina ma tutti mi chiamano Cris” disse la bambina continuando a colorare, “Tu dove stai andando?” aggiunse.
“A New York. Devo incontrarmi con una mia amica. Sai, noi non ci siamo mai incontrate di persona e io sono un po’ emozionata”
Cristina sorrise facendo notare a Cassie la piccola finestrella dei suoi denti.
“Quando ti sono caduti?”
“Ieri”
“Entrambi?” chiese.
“Si, si” rispose orgogliosa la bambina.
Cassie si mise a ridere e poi concentrò la sua attenzione sul bellissimo panorama che poteva vedere dal finestrino e, lentamente, cullata da quella visione paradisiaca, cadde in un sonno profondo.
 
Dopo aver ricevuto varie raccomandazioni dai genitori, essersi sentita dire duecento volte di divertirsi al massimo dalla sorella, aver salutato il cugino a cui era particolarmente legata ed aver dato lunghi abbracci, Katie salì sull’aereo.
Era la prima volta che prendeva l’aereo ed era un po’ emozionata.
Si mise seduta e dopo un po’ arrivò un signore anziano che sorridendole si mise vicino a lei. Allacciò le cinture di sicurezza e cominciò a leggere il 'Diario del Vampiro ' di Lisa J. Smith.
“Ho letto anche io quel libro” disse quel signore a Katie.
Lei si limitò a fare un sorriso.
“Scommetto che ti piace The Vampire Diaries e stai andando in America per incontrare qualcuno del cast, non è vero?” chiese il signore gentilmente.
Katie rimase sorpresa.
“Sì, cioè, io non ci spererei così tanto, insomma, è impossibile. Ma lei come fa a saperlo?” disse Katie facendo un sorriso.
“Beh, ho una certa esperienza. Anche io da giovane ero come te. Amavo viaggiare e poi volevo incontrare una ragazza. In questo caso non era famosa, ma niente è impossibile” disse lui sorridendo.
“Ma se non era famosa evidentemente era diverso e forse 'facile e possibile '..” disse Katie sorridendo e mimando le virgolette con le dita.
“Non è mai tutto facile. Avevamo litigato e lei si trasferì in America. Feci di tutto, duemila pazzie per lei. Credevo fosse impossibile ma, finché non ti butti, tutto è impossibile. Devi agire se vuoi far avverare i tuoi sogni” disse il signore, che a Katie sembrò molto saggio.
“E… com’è andata a finire? Se posso sapere” chiese la ragazza incuriosita e colpita da quelle parole.
“Ci siamo sposati ed abbiamo avuto cinque figli” disse lui incurvando le labbra in un sorriso.
“Dev’essere stata una favola ad occhi aperti per lei” disse Katie sorridendo.
“Beh, sì, e ancora continua. Sto andando da lei” disse contento il signore.
“E… perché non è qui con lei?” chiese Katie incuriosita.
“Perché oggi facciamo 50 anni di matrimonio e vogliamo vivere la stessa magia di 50 anni fa, quando ci siamo incontrati” disse lui commosso.
“Che cosa romantica” disse la romana sorridendo.
Il signore prese un fazzoletto ed asciugò le proprie lacrime di gioia.
“Sa una cosa?”
“Dimmi signorina”
“Sua moglie è davvero fortunata ad avere lei come marito” disse Katie sorridendo ed il signore fece altrettanto.
Continuò a leggere il libro e, fantasticando un po’, si addormentò.
L’altoparlante dell’aereo la svegliò, stavano per atterrare.
 
Scesa dall'aereo, Cassie si diresse verso il nastro trasportatore per prendere le sue valige.
"Cazzo!" disse prendendo una valigia ma dimenticandosi dell'altra.
"Can I help you, girl?" chiese un ragazzo avvicinandosi a lei.
Oh, merda è americano!
Dai Cassie! Cerca di sfruttare un po’ di quel inglese che hai imparato in questi anni di scuola!
"Emm…Yes, thanks" rispose sorridendo goffamente.
Appena arrivata la sua valigia il ragazzo riuscì ad afferrarla senza problemi.
Era molto carino.
Aveva i capelli di un castano chiaro, quasi biondo, e gli occhi color nocciola.
Doveva avere uno o due anni più di lei.
"Thanks again" disse la ragazza, afferrando le proprie valigie, "Goodbye!" aggiunse dopo, incamminandosi verso l'uscita.
"Wait!" disse il ragazzo parandosi davanti a lei.
Cassie lo guardò confusa.
E questo che vuole?
"Pleasure, my name is Cody" disse allungando la mano verso la ragazza.
Cassie sorrise e ricambiò la stretta, "Hi, my name is Cassie"
"Nice name…" commentò Cody.
"Thanks…"
"This is my number" disse il ragazzo porgendole un bigliettino con scritto un numero di cellulare, "Call me!" aggiunse facendole l'occhiolino e poi se ne andò.
Cassie scosse la testa sorridendo divertita e si mise il bigliettino in borsa poi, a passo spedito, uscì dall'edificio.
Con qualche difficoltà riuscì a chiamare un taxi.
"To the first Starbucks" disse la ragazza, incerta sulle parole appena usate, ma l'importante era farsi capire.
 
Katie scese dall'aereo e si avviò al nastro trasportatore, il pezzo più noioso. Osservò attentamente tutte le valigie scorrere e, finalmente, vide arrivare una valigia fuxia.
La prese.
Appena cominciò a camminare con la valigia sentì una voce che si riferiva a lei.
"Ehi, girl!"
Katie si girò corrugando la fronte.
A chiamarla era stata una ragazza americana.
"Yeah?!" chiese lei un po’ confusa, dato che non conosceva assolutamente quella ragazza.
"This is mine" disse l'americana indicando la valigia della romana.
"Ehm, sorry but there's a problem. This is mine, there's my name. Look" disse Katie sorridendo e mostrandole il nome scritto sulla valigia.
"Uhm... Fuck you, bitch" disse quella ragazza.
Cosa?
Katie rimase perplessa, non si sarebbe mai aspettata una risposta del genere.
"Sorry?" chiese la ragazza italiana corrugando la fronte.
"Fuck. You" disse quella ragazza facendo la prepotente.
"Sorry?" urlò Katie cominciando ad irritarsi.
Ma quella voleva andare a botte?!
La ragazza si parò davanti a Katie.
Bleah! Puzzava di alcool!
"You are a bitch" disse la ragazza dando una spintarella a Katie.
La ragazza sorrise nervosamente scuotendo la testa e le diede uno schiaffo in faccia ma, prontamente, intervenne un ragazzo a dividerle, per calmare la situazione.
"Ehi, ehi, stop! Sorry, but she's drunk and... I'm sorry" disse il ragazzo.
"Nothing, I understand. Bye" disse Katie cercando di calmarsi e, riprendendo la sua valigia, si incamminò.
Già non incontrerò nessuno e poi mi metto anche a fare a botte in un aeroporto. Bell’inizio Katherina!
Uffa!
Katie ammise di avere un carattere piuttosto suscettibile, ma quella ragazza aveva un po’ esagerato.
Prese un taxi ed arrivò presto allo Starbucks dove si sarebbe incontrata con l'amica.
 
Cassie scese dal taxi, pagò l'uomo, prese le valige ed entrò allo Starbucks.
Vi era un po’ di gente ma per fortuna la ragazza riuscì a trovare un tavolino vicino ad un'enorme vetrata che dava sulla caotica e coloratissima New York.
Non ci posso credere! Sono a New York!
"Good Afternoon, are you ready to order?" chiese una giovane cameriera munita di carta e penna.
"Uh..yes..I I'll take a strawberry milkshake and a chocolate muffin" disse Cassie un po’ impacciata.
Inglese non era proprio la sua materia.
Per cercare di far passare il tempo, in attesa dell'arrivo della sua amica, la ragazza tirò fuori dalla borsa il quinto volume del 'Diario del Vampiro '.
Era la seconda volta che leggeva tutta la saga ma ancora la faceva emozionare.
 
Katie scese dal taxi e chiese quanto doveva al taxista.
Dopo aver pagato scese e si recò nello Starbucks.
Cercò di vedere l'amica in mezzo a tutta quella gente.
Ma dov’è?
Vide una persona con i capelli castani. Le diede una pacca sulla spalla e... quando si girò vide che non era lei.
"Che figuraccia" sussurrò Katie.  "Ehm, sorry" disse la ragazza sorridendo.
Continuò a camminare e tutti si girarono a guardarla. La cosa un po’ le dava fastidio, non amava essere al centro dell'attenzione perché,  anche se non sembrava, lei era timida e molto.
Era il momento di fare una pazzia.
Cassie perdonami!
Salì sullo sgabello e cominciò a urlare.
"Cassieee, sono Katie. Dove sei?"
Tutti si girarono e cominciarono a ridere.
Credo non sia stata proprio una bella idea…
 
Sentendosi chiamare, Cassie distolse lo sguardo dal libro.
Girò la testa e vide una ragazza vestita tutta di rosso in piedi su uno sgabello.
"Cassie?" continuava a ripetere la ragazza.
Cassie è un nome comune in America, non poteva essere lei.
"Cassiopea Alexys?" domandò di nuovo.
Ok, una coincidenza troppo strana.
Possibile che quella Cassie avesse il mio stesso nome e cognome?
"Doppelganger!?" urlò alla fine.
"Katie!" urlò Cassie alzandosi dalla sedia di scatto.
 
 Finalmente vide che una ragazza si alzò.
Oh sì era proprio lei. La sua Cassie.
"Ah, finalmente" sussurrò lei, ancora un po’ imbarazzata.
"Sorry!" urlò poi per scendere dallo sgabello.
Corse a salutare l'amica e si abbracciarono.
"Ehiiiii, ma sei bellissima!" disse Katie sciogliendo l'abbraccio.
"Anche tu!  Ma sei pazza davvero allora? Non avrei mai creduto che tu potessi..." disse Cassie ancora imbarazzata.
"Farlo?!" chiese Katie sorridendo.
"Sì" rispose l’amica cominciando a ridere.
Si misero sedute ad un tavolo.
Katie prese uno Starbucks e cominciarono a parlare per un'ora di seguito di tutto quello che sarebbe accaduto.
"Oh, magari li incontriamo" disse Cassie.
"Sì, certo, non vedi?! Sono seduti proprio qui dietro di noi" disse Katie sorridendo e facendo cenno di no con la testa, rovinando così l'atmosfera dell'amica.
"Katie! Quando metterai da parte il tuo cinismo?" chiese Cassie sorridendo.
"Boh, forse quando mi farai andare su facebook! Vediamo dove potrebbero essere ora, no!?" Chiese Katie sorridendo.
Era bello vedere una sua amica finalmente 'dal vivo'.
Cassie sorrise e passò il proprio Iphone all'amica.
Stava finendo di bere il proprio frappè quando sentì qualcosa afferrarle il braccio.
No, qualcosa che le stava riducendo in poltiglia il braccio!
Ma che caz…ppero?!
Girò il viso e si accorse che a tenerle in ostaggio il braccio era la sua amica.
"C-cassie?" la chiamò Katie.
"Si?" rispose dolorante lei.
Certo che la romana era davvero forzuta eh!
"Abbiamo un problemino"
"Credo più di uno" rispose la ragazza.
"Ovvero?" chiese Katie.
"Mi stai distruggendo il braccio"
"Oh, scusa" rispose la romana mollando la presa.
"Cosa succede?" chiese Cassie.
"C'è stata una bufala"
"Eh?"
"Il cast non è a New York, ma in Virginia"
"Cazzo!"
 
 
 
 
   
 
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