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Autore: Vitriolic Sheol    30/09/2011    1 recensioni
Tutti noi cerchiamo un porto sicuro nella tempesta... un amico, un amante, la nostra famiglia... ma cosa succede se è proprio la nostra famiglia la causa della tempesta? In una Tokyo terrorizzata dal fenomeno Kira, la vita di una giovane psicologa si intreccia a mille altre, trovando terrore, odio, amore, passione e gelosia.... prima long fic su Death Note, vi prego recensite!
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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CAPITOLO 29
Sabbia e cenere




“Non si può essere sempre perfetti; a volte costruiamo i nostri sogni sulla cenere, che si sgretola e si sfalda al primo soffio di vento. A volte invece, il sogno ha il profumo dell’alba: delicato, tremolante, incerto; e come questa delicata parentesi di soavità, è fragile come la crisalide di una farfalla.”

Era davanti a lei, bellissima e senza tempo.

La sua altra lei.

Il suo “io” latente.

L’essenza che recondita ed ancestrale che scorreva celata nel suo sangue sin da quando era venuta al mondo.

Provava una strana sensazione ad osservarla…un tiepido formicolio che partiva dalla punta delle dita per poi irradiarsi in tutto il corpo; ascoltava la sua voce melodiosa, conturbante pronunciare quelle parole meravigliose mentre camminava attorno a lei con passo impalpabile, non lasciando quasi impronta sull’erba soffice.
E lei, rapita, non poteva far altro che ascoltare con il capo chino, lacrimando dall’unico occhio rimastole.

“Altre volte ancora, il sogno ha il sapore del fuoco: rovente, che avvolge ed inibisce, che sconvolge e stordisce ogni cosa. Sapore che ami o che odi, ma di cui, inevitabilmente, almeno una volta nella vita, non puoi fare a meno…”

Tuttavia non riusciva a sentirsi tranquilla… benché quel luogo ispirasse armonia, uno strano presentimento le si agitava in petto. La mente volò istintivamente a Mello ed a Matt, mentre il suo occhio posò ancora una volta lo sguardo su di lei…. Nimue.

La sorella minore di Morgana. La strega. La guerriera. L’amazzone di quello che, secondo le leggende, fu Re Artù.

La sua seconda natura, la sua seconda coscienza che ora, dopo anni di sonno, si risvegliava ferocemente reclamando l’onore che le spetta.

Ed in silenzio, Caroline ascoltò ancora Nimue parlare, mentre la donna aveva principiato a camminarle lentamente attorno, poggiando talvolta la fresca, esile mano sulle sue spalle o attorno al suo viso.

“Oppure il sogno ha il colore del vento:colore morbido, impalpabile, che sa di ricordi lontani, di promesse d’amanti e confessioni mai rivelate. E’ un colore neutro, ma allo stesso tempo incredibilmente vivido…trafigge con le sue spire di luce, abbacina nell’iridescenza opalescente che porta.
Ed ora tu, che qui minuscola ti elevi, ascoltando le mie parole, sai veramente con certezza cosa sia vero e cosa sia falso a questo mondo?”


CA= Io non so nulla… ma so quello che i miei occhi vedono…  decidere se sia vero o fasullo, questo è un dono che ancora non ho… ma esiste, se è davanti a me ed il mio sguardo può caderci sopra, allora un fondamento di verità, anche infinitesimale, lo deve avere…

A quelle parole, Nimue racchiuse la guancia sinistra di Caroline nel palmo della mano, comprensiva e materna; fissò gli occhi color del ghiaccio in quello verde-azzurro di Caroline.

“Figliola…i tuoi occhi mortali hanno veramente la capacità di distinguere il finto dal reale? Se io ti facessi vedere una rosa senza profumo ed annusare un’altra senza vederla, quale poi diresti che è vera?... Sceglieresti la rosa senza profumo, e giustificheresti la tua scelta dicendo ‘L’ho vista, e non è detto che una rosa debba obbligatoriamente profumare per essere reale’…dimmi, mio cuore, non diresti così?”

CA= Presumo…. presumo di si…

“Che limitazione… e che ottusità… cerchiamo sempre di affidarci unicamente al senso che reputiamo più importante, tralasciamo gli altri, li sottovalutiamo, non accorgendoci di quanto in realtà siano importanti…
E perché tu non possa cadere in questo errore, ancora una cosa ti attende…”


CA= Che… cosa? Cos’altro devo sopportare?

“Ora lo vedrai, figlia mia… perdonami per quello che sta per accadere…”

Delicata come il tocco di una nuvola, con ancora la mano posata sulla guancia della ragazza,  Nimue disfece la benda sull’occhio destro ormai mancante, rivelando l’orbita nera e vuota; istintivamente Caroline cercò di ritrarsi, tentando di chinare il capo, a coprire quella che le appariva come una vergogna bruciante da nascondere. Nimue però riuscì a tenerla ferma, nella sua presa che da materna si stava facendo ferrea; gli occhi della donna erano sofferenti, forieri dell’avvento di qualcosa che non sarebbe stato piacevole.

CA= Che… che vuoi farmi?!

“Perdonami figlia mia… perdonami per ciò che sto per fare..”

Dieci parole pronunciate in un soffio, le dita di Nimue veloci tanto da non essere viste che si muovono verso l’interno del viso di Caroline….

…e che vanno a strappare anche l’unico occhio rimastole.

Il dolore fu troppo lancinante da poter essere sopportato in silenzio, un grido straziato eruppe dalla gola della giovane, il cui candido volto cominciò ad essere rigato dal sangue, come lunghi petali di rosa che ricadono sulla neve appena caduta.

Cadde in ginocchio, portandosi entrambe le mani all’orbita sinistra ormai cava, dalle cui dita iniziava a filtrare il liquido vermiglio.

Inconsciamente, genuflessa e con il viso a terra, dondolandosi avanti ed indietro con il busto, si ritrovò a parlare gridando.

CA= PERCHE’?! IO MI FIDAVO DI TE!! MI FIDAVO, MI FIDAVO, MI FIDAVOOOOOO!!! PERCHE’ MI HAI FATTO QUESTO?! PARLA!!! RISPONDIMI!!!!

Infine, si abbandonò ad un pianto disperato.

Di colpo, si sentì avvolta da due esili, fresche braccia, che la coinvolsero in un materno abbraccio; Nimue si era inginocchiata di fronte a lei, cingendola stretta e facendole poggiare la fronte contro la propria spalla.
La voce della donna era delicata e morbida quasi come una ninnananna.

“Perdonami Caroline, perdonami per il male che ti ho fatto… ma a questo dolore, a questa sofferenza, seguirà una rinascita…”

Caroline, ancora in preda al pianto, non fu in grado di rispondere… Nimue le pose una mano sulla testa, carezzandole dolcemente i capelli.

“Piangi Caroline, piangi…sfoga tutto il tuo dolore, rendi libera la tua frustrazione, fa che la terra si abbeveri delle tue lacrime. Ma ora… ora è il momento, non possiamo più aspettare…”

Stavolta, la voce sgorgò dalle corde vocali di Caroline, voce insolitamente sicura e solida, non più minata dal tremito e dalla paura che la permeavano in precedenza.

CA= Che intendi? Di cos’altro mi priverai stavolta?

“Stavolta nessuna privazione figliola… tu hai perso qualcosa oggi; hai perso i tuoi occhi, la tua identità, che presto si fonderà con la mia… ma qualcosa, in cambio, ti sarà donato…”

CA= Spiegati, altrim…

Nimue poggiò il dito indice sulle labbra di Caroline, zittendola; dopodiché posò entrambi i palmi sulle orbite della ragazza.

“Ecco il tuo dono Caroline… il dono per essere giunta fino qui, il dono che potrà segnare la tua vittoria o la tua disfatta una volta tornata nel mondo reale… rinasci Caroline.”

Caroline non fece a tempo a rispondere, che un intenso bruciore la pervase nelle orbite, nel punto in cui i palmi di Nimue erano poggiati…man a mano che l’intensità dell’infiammazione aumentava, la ragazza avvertiva come una sensazione di “riempimento” all’interno degli alvei oculari… era come se i suoi occhi…stessero ricrescendo.

Presto, a quella sensazione si affiancarono uno strano formicolio alla testa ed una percezione di tante piccole punture al braccio sinistro, fino ad arrivare alla scapola.

Non seppe mai dire quanto durò quell’azione, se cinque secondi od un mese intero… non vedeva nulla, se non il buio delle palpebre chiuse su degli occhi ormai scomparsi, non sentiva nulla che non fosse il mormorio del vento attorno a lei…

E poi, all’improvviso come erano arrivate, tutte le sensazioni cominciarono a scemare…. il bruciore si attenuò fino a scomparire, il formicolio si dissipò così come la percezione sul braccio…. e le mani di Nimue scivolarono via stanche dai suoi occhi, delineandole con la punta delle dita i profili degli zigomi e della bocca;

Rimase immobile, inginocchiata a terra con il capo chino e le mani in grembo per lungo tempo… si aspettava che Nimue prendesse la parola da un momento all’altro, che la facesse alzare, che la confortasse… ma niente; la donna sembrava svanita nell’aria.

Poi, più per abitudine che per reale necessità, aprì lentamente le palpebre… per fare così una scoperta sconcertante.

Riusciva a vedere perfettamente. Nimue le aveva ridonato la vista, e con quella, i propri occhi, quegli stessi occhi che così brutalmente le erano stati strappati.

Sorrise, sentendosi gli occhi umidi , per la prima volta da lungo tempo, di lacrime di gioia… lo sguardo poi però le cadde sul proprio braccio sinistro, che presentava, dal gomito fino alla scapola, un fine e sottile tatuaggio nero ad arabeschi floreali.

CA= Cosa diavolo mi sta… e questi?!

Sporgendosi in avanti per osservare meglio il tatuaggio presente sull’arto, una lunga ciocca di capelli corvini le cadde sulla spalla; a quella vista, la ragazza portò le mani alla nuca.

CA= Non ci posso credere….

Dove avrebbe dovuto avvertire la morbida pelle della cervice, possibile dal corto taglio dei capelli, ora vi erano serici capelli lisci e lucenti, del colore dell’ala di corvo.

Si alzò in piedi velocemente, chiamando il nome della sua benefattrice a gran voce.

CA= NIMUE! NIMUE!! NIMUE, DOVE SEI?!

Quando lo sguardo le cadde distrattamente sul terreno davanti a lei, ebbe l’amara risposta.

CA= Nimue…no…

Il corpo della donna giaceva davanti ai suoi piedi, inerme; la pelle era divenuta simile alla terra del bosco, i capelli trasformati in verde edera… e le orbite della testa completamente vuote e nere; a quella vista Caroline capì immediatamente… Nimue non le aveva ridato gli occhi… le aveva donato i suoi.

Così come le aveva donato i suoi capelli ed il suo tatuaggio, pregno della sua stessa forza spirituale.

La collimazione delle due anime di Caroline si era così conclusa… e per renderlo possibile, quella di Nimue avrebbe dovuto soccombere alla corporeità della prima.

CA= Nimue…. grazie….

Uno strano scintillio attrasse lo sguardo di Caroline, ed inginocchiandosi sul corpo di quella che fu Nimue, notò che all’altezza del petto affiorava uno strano rettangolo bianco.
Senza pensarci due volte, lo afferrò lievemente con le dita e cominciò ad estrarlo… rimase sbalordita nel vedere che, nel ventre di Nimue, era custodita… una spada.

CA= Io non ci posso credere… è… è meravigliosa…

Era un’arma magnifica, dall’impugnatura di splendido avorio intarsiato finemente e dalla lama lunga e sottile, lucente ed affilata come un rasoio; e proprio la lama, rivelava un curioso particolare…. l’acciaio era d’un bianco iridescente, rilucente di mille riverberi opalini.
Leggera come una piuma, sembrava nata per essere impugnata da Caroline, che, benché non avesse mai maneggiato un’arma da taglio in vita sua, cominciava ad acquistare destrezza e velocità nei movimenti.
Dopo averla esaminata, e soppesata, per cinque minuti buoni,  la infilò nel fodero, assicurandola ai jeans tramite una strisciolina di stoffa proveniente dalla sua maglietta, ormai ridotta a brandelli, cui fece un nodo.

Notò che un piccolo pertugio, simile ad una grotta, si profilava innanzi al suo campo visivo, all’estremità del bosco, coperto da edera e biancospino.

Comprese immediatamente che da lì sarebbe dovuta passare per tornare al mondo umano.
Prima di andarsene, si chinò nuovamente su quelli che erano i resti di Nimue, sfiorando delicatamente la fronte della donna morta con le labbra.

CA= Arrivederci Nimue… ci rincontreremo.

E si incamminò.

Il suo percorso nel Labirinto della Vita si era concluso.


*

Avrebbe voluto mettersi a ridere…  od a piangere, a seconda dell’emotività dominante; nemmeno nel più assurdo dei videogiochi avrebbe mai pensato di trovarsi di fronte ad una cosa simile. Era nel bel mezzo di un deserto, con orde di scheletri redivivi, e con intenzioni per niente pacifiche, brulicanti tra la sabbia, in compagnia di un tizio che altri non era…che l’evangelista Matteo.

“Avverto dubbi, figliolo…ed avverto paura… cosa ti turba?”

MA= A parte essere stato scagliato in un dannatissimo labirinto, quasi annegato da creature viscide e senza faccia, aver creduto di avere un braccio a fuoco, rincorso da scheletri giganteschi pronti a far polpette della mia carne, parlare con te che sei l’Evangelista, e sapere che io sono una tua “reincarnazione”…direi che non c’è niente che mi turbi!

A quelle parole, pronunciate con il tono tagliente della sardonia, l’Evangelista si trovò a ridacchiare.

“Sei ironico ragazzo… ti servirà questa dote..”

MA= Prima vorrei capire a cosa servo io…

“Tu hai un grande compito, Matt.. non solo dovrai combattere accanto alla Cacciatrice ed all’Arcangelo… ma avrai anche il compito di scrivere le cronache di questa battaglia… le tue parole saranno il lascito per le generazioni, e le Triadi, future…”

MA= Vuoi forse dirmi che dopo Caroline, Mello e me, ci saranno altre Cacciatrici ed altri Arcangeli ed Evangelisti?

“Certamente… il compito divino è eterno, e pertanto necessiterà di generazioni e generazioni che se ne caricheranno il fardello…”

A quelle parole, l’Evangelista parve tirare fuori dal nulla una grossa, antica pergamena, una penna d’oca ed un magnifico arco bianco, guardando Matt di sottecchi; il ragazzo ebbe un fremito.

“Tranquillo, non dovremo combattere…la mia natura non è quella di guerriero, ma di scrivano… ti faccio dono della mia arma e di ciò che più ti servirà in quest’epoca di buio. Scrivi Matt. Scrivi, affinché la memoria degli eroi e degli uomini non si disperda come sabbia nel vento..”

Dopo aver passato gli oggetti nelle mani del ragazzo, Matteo, sfiorando la fronte del suo protetto con la punta del pollice, gli impose la benedizione del segno della croce… dopo ciò, lo baciò paternamente nello stesso punto.

“Che il Signore ti protegga e ti dia la forza per compiere questo cammino… buona fortuna, Matt.”

E prima che Matt potesse pronunciare una sola parola, che fosse di riconoscenza o di commiato, la sabbia sotto i suoi piedi cominciò a franare morbidamente, allargandosi verso l’esterno.

Si aprì un varco nero e profondo, che inghiottì Matt all’improvviso, ancora confortato dallo sguardo morbido dell’Evangelista.

Il suo percorso nel Labirinto della Vita si era concluso.

*


Con una spada puntata alla gola, poco tempo rimane per ragionamenti lucidi e razionali. E Mello, per natura o per raziocinio estremo, trovava quella situazione fuori dall’ordinario.

Vedendolo impossibilitato a qualsiasi movimento, l’Arcangelo lo guardò con gli occhi color glicine velati di disprezzo.

“E così…tu saresti il mio protetto,eh?”

ME= (AFFATICATO) Così…pare…

“Ogni volta è sempre peggio… novellini con ancora il sapore del latte materno tra le labbra, che rifuggono il dolore ed il sacrificio come se fossero davanti a Lucifero in persona…”

ME= Non io….non stavolta…

“Che cosa ti fa pensare che tu possa riuscire dove mille altri hanno fallito, mortale?”

Alle orecchie di Mello, l’ultima parola venne calcata volontariamente dall’Arcangelo, dandogli una sfumatura di impropero; volendo rispondere per le rime anche la sua voce acquisì un’asprezza derisoria.

ME= Tu sei l’Arcangelo, io quello che deve racchiuderne l’essenza… ciò vuol dire che, per prima cosa, devo riuscire ad impossessarmi di quel bel piumaggio colorato che ti porti appresso alla schiena…

“Non so se la tua è alterigia o stoltezza, ragazzo…”

ME= Vedila come vuoi… allora, vogliamo dare inizio alle danze?

Con un sorriso sprezzante, l’Arcangelo fece rialzare Mello non perdendolo di vista nemmeno per un istante…possibile che quel ragazzo androgino, esile e diafano, dalle parvenze talmente delicate da doversi quasi infrangere al minimo tocco brusco, potesse veramente racchiudere nel suo sangue, il furore divino della missione angelica?
Una volta vistolo in piedi, gli lanciò una lunga lancia dal manico di superbo legno d’ebano, intarsiata con sottili scritte tratti da passi biblici; sulla sommità dell’asta, una lunga punta ogivale forgiata in quello che pareva essere argento, per colore e lucentezza…a completare tutto, avvolto al punto d’unione tra il legno e la lama, un piccolo laccetto di cuoio, da cui pendeva una superba piuma policromatica.

ME= Addirittura mi consegni già l’arma? Avrei preferito di gran lunga quel magnifico spadone che ti porti appresso…

“Un guerriero non è fatto solo dall’arma che impugna… e la tua missione prevede l’utilizzo di questa lancia… più saprai dominarla, più benefici ti porterà, gran lunga superiori di quelli che potrebbe portartene questa spada…”

ME= Ed una è a posto…per le ali?

In preludio alla risposta, l’Arcangelo si mise in posizione di combattimento, guardandolo con occhi impenetrabili.

“Non pensare che te le ceda così facilmente…”

Il biondo, ponendosi solerte nella stessa posizione dell’angelo, ghignò.

ME= Chi ha parlato di cedere?

“E’ una sfida?”

ME= Forse…

Un ghigno sadico ed uno scintillio apparve sul viso di entrambi.

Finchè, scattando felini, non si lanciarono l’uno contro l’altro.


*

E’ immobile nella sua fredda fissità… non un respiro, non un palpito lasciano intendere che la vita è ancora padrona del corpo. Giace su una lastra di candido marmo, distesa rigidamente composta, il capo rigido e dritto, in linea con le spalle e con le braccia tranquillamente lungo i fianchi magri.
Il fisico nudo, non protetto da alcun indumento che non siano i lunghissimi capelli biondi, sfioranti le cosce snelle e tornite.

Ma d’un tratto, come una sorta di ordine silenzioso, o di presentimento sensoriale, gli occhi si spalancano di colpo, guizzanti e reattivi come se non sentissero la pesantezza del lungo sonno sulle palpebre.

Due occhi si spalancano. Dal superbo color dell’oro e della porpora.

E dal buio di un angolo, una voce soffia divertita un saluto che ha il sapore della maledizione.

“Ben svegliata, Lilith.”


*

Lo scontro stava procedendo da tempo interminabile; il ghiaccio sotto i loro piedi e la brina tra i capelli, congelavano il tempo e lo spazio, cristallizzandoli  in fiocchi di eternità.

Sacro e profano si stavano dando battaglia in uno scontro dove lo stesso sangue sarebbe scorso da ferite provenienti dalla stessa carne.

Mello era stremato. Poche volte si era trovato a dover combattere corpo a corpo o con l’ausilio di un’arma bianca, quasi sempre protetto dalla metallica consistenza della pistola nella sua mano, e stavolta, avendo come avversario nientepopodimeno che un angelo, le probabilità di uscirne vittorioso erano irrisorie.

Nonostante il freddo ed il vento pungente, sentiva il sudore permeargli sul corpo con un calore umido, il cuore martellante nel petto per la tensione, l’adrenalina e lo sforzo fisico. Le innumerevoli ferite da taglio ricevute dalla lama dell’essere divino, pulsavano furiosamente per effetto del freddo.

L’arcangelo non sembrava dare segni di cedimento, benché anche le sue braccia ed il suo petto candido fossero deturpate da macchie purpuree, allargatesi come rose sulla trama della stoffa

“Già stanco Mihael?”

ME= Ci vuole ben altro per stancarmi…

Quasi volesse ribadire il proprio onore da duellante, scattò verso l’Arcangelo, tendendo la lancia dritta davanti a se, nel tentativo di un affondo; l’uomo dall’elasticità sinuosa di un giunco, schivò con maestria il colpo esibendosi in una raffinata capriola all’indietro… per poi atterrare in perfetto equilibrio sul corpo ligneo della picca ancora tesa.

ME= Ma che diavolo…ARGH!

Dopo averlo osservato con occhi irrisori ed un ghigno di soddisfazione, l’Arcangelo colpì Mello nella fronte, con un calcio talmente poderoso da scagliarlo contro una delle colonne, andata poi miseramente in frantumi, ricoprendolo di una pericolosa pioggia di ghiaccio.
Rotolando da un lato per sfuggire agli aguzzi spunzoni ghiacciati, Mello fece appena a tempo a ritrovarsi supino, con l’Arcangelo esattamente sopra di lui.

La creatura alzò repentinamente la gamba destra in un perfetto verticalismo, allo scopo di farla ricadere velocemente verso il viso di Mello, per colpirlo in mezzo agli occhi con il tallone.

Nel vedere la gamba dell’uomo calare verso di lui, Mello ebbe la fugace lucidità di creare un meccanismo di difesa.

Quando l’arto fu a poco meno di 5 centimetri dal suo volto, afferrò, incrociando le braccia, il tallone dell’Arcangelo con entrambe le mani; facendo leva sulla schiena, eseguì una rotazione scagliando, al contempo, l’avversario a terra.

Approfittando dell’attimo di smarrimento dell’Arcangelo, non aspettantesi una reazione del genere, decise che era giunto il momento di chiudere i conti.

Da quel momento, la sua mente avrebbe registrato gli avvenimenti come dei piccoli flash, delle istantanee di fotografie.

Uno slancio per andare ad afferrare la lancia poco lontana da lui.

Il sovrastare l’Arcangelo andando a cavalcioni sul suo corpo divino.

Le braccia a sollevarsi oltre il capo.

Ed in un grido di selvaggia supremazia, l’affondare dell’argentea lama della picca nel cuore dell’angelico guerriero.
 
Poi, il silenzio…un silenzio di morte, graffiato soltanto dai sibili del vento.
Il capo chino, con il volto coperto dai capelli dorati, il respiro affannoso e le mani ancora convulsamente strette all’asta dell’arma, Mello si godette il placido momento che segue la ferocia di una vittoria, mentre il sangue dell’Arcangelo cominciava a sgorgare lentamente, rotolando sullo sterno in pigre gocce andanti a macchiare la neve di vita perduta.

“E così…hai vinto, mortale…”

ME= Detesto perdere le sfide…

“E sia… ora ti spetta la tua ricompensa… avvicinati… ch’io possa poggiare le mie mani sul tuo dorso…”

Flettendosi in avanti, per poter permettere l’azione, Mello lasciò che le mani dell’Arcangelo vagassero sulle sue scapole, dove le sporgenze cartilaginee presenziavano impietose, a deturpare quella pelle d’avorio.

“E’ giunto il momento…. addio Mihael… è stato un onore aver combattuto contro di te…”

Il ragazzo non fece a tempo a rispondere; dove vi erano le mani dell’Arcangelo, un feroce dolore lo pervase, ottenebrandogli la mente ed offuscando ogni razionalità… una gelida sofferenza dilaniava la sua schiena, avvertiva come se due tenaglie di ferro avessero ghermito entrambe le escrescenze, tirandole selvaggiamente quasi a volerle far fuoriuscire del tutto.

Nonostante il supplizio, nonostante avvertisse il sangue rovente colargli lungo la schiena, ricorse a tutta la sua forza d’animo per non urlare; sopportò il dolore in silenzio, stringendo i denti e, convulsamente, le dita attorno all’impugnatura della lancia, sostenne la sgradevole sensazione di un calore intensissimo che andava profilandosi per tutta la colonna vertebrale, dalla nuca fino alle reni, senza emettere un solo lamento.

Sopportò finché, improvvisamente come apparve, il dolore svanì.

E con quello, anche il guerriero di Dio, che fino  pochi secondi prima giaceva in fin di vita sotto di lui, scomparve mutandosi in delicata neve lasciando di sé solo una rosa di sangue sul ghiaccio.

ME= (FLEBILMENTE) E’ un onore portare la tua essenza dentro di me…

Rialzandosi a fatica, barcollando per la stanchezza e fiaccato dall’intenso dolore appena provato, Mello avanzò verso la maestosa cascata roboante, allo scopo di pulirsi dal sangue versato; nel camminare avvertiva un leggero peso all’altezza delle scapole, ma non vi badò, attribuendolo alla spossatezza ed allo sforzo estenuante cui erano stati sottoposti i suoi muscoli.

Appena però giunse alla base della cascata, dove la sua figura veniva rispecchiata in mille riflessi ialini, lo sgomento si impadronì dei suoi occhi, mentre le ultime parole dell’Arcangelo gli rimbombavano nella mente…

“….ti spetta la tua ricompensa…”

Eccola…. ecco di cos’era costituito quel dono….

ME= Non….non posso….crederci…

Dalle scapole di Mello, si spiegavano due immense,angeliche ali variopinte… le stesse che aveva visto sulla schiena dell’Arcangelo Michele…

Lui gli aveva donato le proprie ali, la propria forza, il proprio essere.

Istintivamente si voltò con la schiena verso lo specchio d’acqua, flettendo il capo all’indietro per poter osservare meglio; le escrescenze erano sparite, permettendo così alle ali di fissarsi meglio alla sua carne…quasi impaurito le sfiorò con la mano, seguendo i profili cartilaginei, le terminazioni nervose e la disposizione del piumaggio, che scoprì essere simile alla seta per morbidezza e lucentezza.

Ultima cosa di cui si accorse, probabilmente la più “normale”, fu della presenza di un lungo, sottile tatuaggio riportante un’iscrizione in ebraico, iniziante dalla nuca e concludente ai reni, lungo il percorso delle vertebre.

ME= Io….ora….sono l’Arcangelo.


*


Ravenous Lust for the dead she commands,
Waking lost souls with a skull in her hands.



Il silenzio reverenziale che li attornia quando i loro occhi si posano sugli astanti, li mette a disagio.

Persino tra di loro faticano a riconoscersi…

Dove rimembravano occhi di insolite sfumature di zaffiri e smeraldi congiunti in danze sensuali, ora vedono l’affilata risolutezza del ghiaccio.

Sugli incarnati pallidi ed intonsi, sono ricamate effigi nere, forse foriere di un destino da compiere.

Una lunga,lucente cascata d’ebano ad occultare un niveo collo, dalla grazia del cigno e dalla fragilità del vetro.

Ed armi, che essi stessi avrebbero pensato impossibile stringere tra le mani, giacciono nei loro palmi, come se questi costituissero l’unico alveo in grado di accoglierli.

*


Ravenous Lust for the dead she commands,
Waking lost souls with a skull in her hands.



Non avvertono più nulla… ne il calore del sole sulla pelle, ne i brividi che il vento solleva sulle loro braccia…

Il sole sembra esser divenuto ghiaccio, il vento pare non volerli sfiorare, deviando il proprio percorso da loro.

Non hanno più stimoli… l’acqua non li disseta, il cibo non li sfama, i piaceri perdono sapore ed i colori appaiono loro scialbi e sbiaditi.

Non provano più nulla… ne il calore viscerale dell’amore, ne il freddo baratro della disperazione.

Non ricordano… il passato sembra essersi sgretolato sotto i loro passi come cenere, i ricordi scomparsi come se un ladro invisibile li avesse portati via.

Non sono più nulla. Solo tre nomi confermano la loro esistenza corporea in questo mondo.

Lilith.

Belial.

Cainus.


*


Ravenous Lust for the dead she commands,
Waking lost souls with a skull in her hands.



“Cacciatrice.”

Un passo. Una lunga catena d’oro bianco va a cingerne il collo sottile, la chiave che pende a guisa di medaglione sembra troppo pesante per le sue fragili ossa

“Arcangelo.”

Un passo.  L’elegante ciondolo composto da una “K” e da una “M” auree intrecciate assieme, risplende tra le sue clavicole.

“Evangelista.”

Un passo ancora. L’antica pergamena gli viene consegnata, nella solennità del momento.

“Che Dio vi assista e vi protegga… la vostra missione ha inizio.”


*


Ravenous Lust for the dead she commands,
Waking lost souls with a skull in her hands.



“Lilith.”

Con sibilante sinuosità di serpe, la creatura avanza. Una spada nera, lunga, sottile… forgiata dai colpi della sofferenza e temperata nel sangue.

“Belial.”

Uno sguardo di seducente inferno, riverbera nell’oscurità. La falce lo accompagna come una macabra amante.

“Cainus.”

L’apogeo della follia, nella sua scoordinata corporeità, si fa avanti. L’arco di scuro ebano è talmente perfetto da sembrare stridente accanto alla sua presenza.

“La battaglia sta per avere inizio… e pregate il diavolo, che la Triade soccomba al più presto.”



***



FINE DEL I LIBRO
La storia continuerà e si concluderà con il II libro
“Looters’ Awakening”




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*Angolino del Requiem*


No… non sono impazzita (quello è già successo alla mia nascita xD) e nemmeno, vi chiedo scusa, mi sono stancata di scrivere…ora cercherò di spiegarvi cos’è successo nella mia disturbata testolina in questo mese (o forse più) di assenza...


“Looters’ Awakening” nasce nella mia mente malata come il sequel di “Legacy of the Darkness”; avevo già ben chiara nella mia mente la divisione dei due “nuclei narrativi”, il primo costituito dall’entrata in scena di Caroline, Mello, Matt etc etc.. in sintesi ciò che riguardava la storia più normale (se così si può definire ^^) di Death Note. Il secondo nucleo narrativo, ossia questa prossima fanfiction, si occuperà degli avvenimenti dopo la nascita della Triade e della loro lotta contro il male… ci saranno naturalmente nuovi sviluppi, scoperte, entrate ed uscite di scena (eh già, sorella Morte non lascia mai in pace i nostri beneamati eroi xD).. e naturalmente….IL FINALE!!

Consiglio di leggere questa fanfiction a chi ha già letto “Legacy of the Darkness” (Capitan Ovvio colpisce ancora -.- ), non solo perché si avrà modo di comprendere meglio il filo logico della narrazione e la ripresa narrativa, sotto forma di flashback, di alcuni episodi, ma anche perché questa storia, se letta prima dell’altra, contiene pesanti spoiler (e siccome io li odio, perché farli subire a voi? xD)


Signori e Signore, da oggi non sarò più sola nei miei scleri spastici! Vi presento Lust, Wrath e Pride, i miei piccoli assistenti demonietti (per chi ha visto Nightmare Before Christmas, immaginate dei Vado, Vedo e Predo rispettivamente fucsia,rosso e oro)! Loro saranno i miei “aiutanti-compagni di sclerata”!  *I tre demonietti fanno un inchino*


Ultima cosa, ringrazio infinitamente e con il cuore in mano *Pride: e che schifo! /RoS: è un modo di dire, idiota -.- / Pride: fa schifo lo stesso!* coloro che mi hanno letto e recensito in “Legacy of the Darkness” , dandomi lo stimolo a continuare.


Menzione speciale a:


L_Nael

Orihime02

 

Grazie ragazze, per i vostri commenti splendidi e fin troppo (autostima alèèèè) entusiasti per una storia senza arte né parte,che è nata dopo la visione dell’anime di DN e da un successivo “cadimento d’occhio” sulla disgraziata Bibbia nella libreria di casa.


Super menzione speciale a:
Alis91, per avermi messo tra gli autori preferiti e per avermi aiutato nella revisione (tramite lettura in anteprima) dei capitoli di Legacy, con lunghissime chiacchierate e discussioni su cosa sarebbe stato opportuno inserire oppure no in ogni capitolo per non creare astrusità inconcepibili nel proseguo della trama.
Gvazie mille cava! ^^

The Harvester, che anche se non la vuole leggere per presa di posizione, so che è sempre pronto a spronarmi per andare avanti, confidando più lui nelle mie capacità di quanto non faccia io. Grazie! :3 (forse nel 2056 riuscirò a vedertela leggere xD)

Per ultimo (ovviamente non per importanza ma per ordine *Capitan Ovvio 2 la vendetta*), un ringraziamento a chi ha messo la storia nelle seguite/preferite/ricordate.

Alle preferite: Alis91, Orihime02, The Harvester

Alle seguite: L_Nael, Ramona37

Alle ricordate: DANYDAHLIA, Pazzabest (p.s spero di leggere qualche vostra riga alla pubblicazione di “Looters’ Awakening”, mi piacerebbe sapere il vostro punto di vista, lettrici silenziose! :D)

Detto ciò, ho concluso il mio papiro… non posso altro che augurarvi buona lettura, sperando che “Looters’ Awakening” possa piacervi come “Legacy of the Darkness”!

Un saluto ed un inchino
RoS


 

  
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