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Autore: Lord_Trancy    30/09/2011    5 recensioni
Così è da sempre.
Near segue la giustizia. Mello segue la vittoria. Matt segue il suo cuore.
Ma un cuore è fragile, può spezzarsi.
Se qualcosa cambiasse?
“Probabilmente, andandosene, quel giorno, di notte, Mail avrebbe detto addio a se stesso. Avrebbe vissuto, ma sarebbe morto.”
[M♥M]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Matt, Mello | Coppie: Matt/Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Qualche Nota: Grazie infinite a chi ha speso il suo tempo per commentare l’altra mia fic, senza il vostro sostegno non avrei mai continuato a scrivere.
Allora, ecco un’altra MxM. Non sono così monotematica, ma stavo ascoltando gli Evanescence e non sono riuscita a trattenermi. Le loro canzoni m’ispirano una tristezza infinita quindi, dato che questa storia è scritta più dalla musica che ascoltavo che da me, sarà molto deprimente.
Le parti in corsivo sono scritte dal punto di vista di Mail, nel prossimo ed ultimo capitolo l’introspezione sarà di Mihael.
È scritta sul momento e non ho la più pallida idea di come sia venuta fuori… Lascio a voi il compito di dirmi che roba ho scritto. Ora smetto di rompere.
 
                                                                       
 
Dedicata alla Mari, la persona più dolce che io conosca <3
 
                                                                             ~†~                                                                  
 
 
Lo guarda alzarsi e recuperare i suoi vestiti sparsi per la stanza. Si stupisce ancora di come riesca a infilarsi con tanta facilità ed eleganza quegli abiti neri, talmente aderenti da sembrare una seconda pelle.
Matt fa scorrere il braccio nella tasca, dove solitamente tiene le sigarette, realizzando di essere nudo, sudato, disteso su un divano che ha passato tempi migliori.  La prossima volta si sarebbe impegnato a cercare di arrivare fino al letto.
-Torno tra un’ora. -
Il biondo si sistema i capelli e raggiunge la porta, voltandosi solo per un secondo. Lo sguardo indecifrabile che lascia come saluto fa, in un primo momento, sussultare Matt. Solo quando Mello è uscito dall’appartamento, si concede il lusso di arrossire.
Mail odia quella situazione. Entrambi la odiano, a dire il vero.
Ma entrambi ci credono. Non possono lasciare tutto in balia dello scorrere degli eventi.
È proprio questo il ruolo di Mello.
Lui deve sempre sconvolgere tutti con le sue trovate, non vuole solo arrivare primo, no, lui vuole farlo in modo che nessuno possa mai riuscire a imitarlo.
Matt pensò con amarezza a quando Mello si era unito alla banda di mafiosi e quando, pur di arrivare per primo all’arma di Kira, si era quasi fatto saltare in aria.
Mello avrebbe anche potuto rinunciare al caso. C’era un altro modo di superare Near.
Mihael invece sarebbe arrivato fino in fondo.
  
                                                                             ~†~
 
 
- Fanculo. -
Quel cazzo di firewall non ne vuole sapere di cedere.
Il rosso butta l’ennesima sigaretta nel posacenere accanto al monitor.
Ha la netta sensazione che non stia andando di merda solo a lui.
Afferra l’accendino. Ne accende un’altra. Poi un’altra.
Si lascia invadere dal sapore del tabacco ascoltando l’irregolare ritmo della pioggia che batte sui vetri sudici.
A un tratto quell’incompleto senso di pace viene interrotto.
Al leggero picchiettare sui vetri si sovrappone un altro suono.
Cadenzato, sordo, pesante.
TAP            TAP            TAP             TAP             TAP
Sono passi. Passi pesanti.
I tuoi passi.
Il rosso stringe la sigaretta tra le labbra contraendole in un sorriso sprezzante.
Ha già capito che non è di buon umore. Oh no, non lo sei.
Spera solo che non si metta a sbraitare, non ha alcuna voglia di mettersi a fare a botte, non siete più due ragazzini che sanno esprimersi solo a pugni.
Questione di momenti e aprirà la porta con la tutta la grazia di una mandria di bufali inferociti.
Come una furia entra nell’appartamento.
Appallottola la carta stagnola della cioccolata e la getta contro il rosso.
Non dice nulla, ma vorrebbe urlare, imprecare contro chiunque.
Digrigna i denti mentre osserva i cavi degli svariati computer che arredano la stanza.
- E piantala di fumare, Matt, cazzo. -
 
Ben tornato a casa Mello. Sono felice di rivederti. Potevi avvertirmi che te ne stavi fuori per tre giorni. No, non mi stavo scervellando a pensare alle migliaia di modi nei quali avrebbero potuto ammazzarti. E sì, sto bene, grazie per avermelo chiesto.
 
- Avevi detto un’ora. -
Era felice di rivederlo, ma non aveva voglia di fargli le feste come un cane al ritorno del proprio padrone.
-Concluso nulla? -
Mello non risponde, fingendosi calmo, non lo guarda negli occhi.
Preferisce far scorrere il suo sguardo sui portacenere stracolmi sul pavimento, sul divano, sulla scrivania…
Eppure sa che Matt lo sta guardando. Che mai da quando lo ha conosciuto, è riuscito a staccare gli occhi da quella luce che Mello si porta sempre dietro.
 
Perché tu Mello, mi hai folgorato.
Non posso rimanere indifferente alla tua presenza.
In fondo nessuno può farlo.
Neanche lui.
Neanche Near.
 
Non ti accorgi che tutti girano intorno a te, Mello?
Mi hai incantato con luce che viene irradiata dal tuo corpo, da ogni tua azione, dalla tua vita.
Ormai mi è penetrata nelle ossa.
 
- A te com’è andata, Matt? -
Il rosso non risponde. Servirebbe solo a farlo arrabbiare ancor più di quanto già non sia.
Matt si alza in piedi. Mello si gira verso la parete, gli dà le spalle.
 
Dai sempre le spalle, a tutti.
Da quando eri piccolo, e avevi paura, ti bastava girarti dall’altra parte perché nessuno vedesse le lacrime rigarti il volto.
Ti lasciavano in pace. Dopotutto era normale che un bambino scontroso volesse rimanere da solo a piangere.
Questo era quello che pensavano gli altri.
Invece sapevo che avevi solo bisogno di una carezza. Ma non potevi permettere a nessuno di conoscere le tue debolezze.
Ricordo distintamente quante volte mi hai mandato in infermeria quando provavo a starti vicino nei tuoi momenti di tristezza.
Eppure stavo bene se ti sfogavi su di me.
Qualsiasi cosa tu faccia, mi rende felice. Mi basta starti accanto. Lo capisci questo?
Se serve a non far andare in pezzi Mihael, fragile, che si nasconde tra la freddezza di Mello, potrei tenere insieme tutti i frammenti del tuo cuore solo con le mie mani.
Perché mi basta sapere che sono l’unico a cui li hai mostrati.
Vado avanti grazie a questa consapevolezza.
È da quando so che hai bisogno di me che la mia vita è diventata tua.
 
- Possiamo solo... Rapiremo Kyomi Takada, Kira sarà obbligato a commettere un errore... -
Si stringe nelle spalle al tocco di Matt.
-Alla fine sono costretto ad aiutarlo.-
Matt percepisce la rabbia di Mello che impregna tutto in quella stanza.
Appoggia il viso nell’incavo della sua spalla.
Trema quando i suoi capelli gli sfiorano il viso, sentendo il suo odore che gli invade l’anima.
 
Entrerai in scena.
Gli darai modo di chiuderla.
Non giacerai dimenticato. Avrai fatto la tua parte, lo farai come solo tu sai fare e –sono sicuro- saremo ricordati per questo.
Va bene tutto, anche se di noi rimarrà solo il ricordo.
 
-Sapevamo che sarebbe finita così. -
Forse avrebbe fatto meglio a starsene zitto. Mello si volta di scatto spingendolo, per farlo allontanare.
Lo sguardo di Mello si assottiglia, Matt lo teme ancora, come quando erano bambini.
-No! Non lo faccio per lui! No, io non sopporto di fallire! Non posso stare qui ad aspettare mentre il mondo cade a pezzi! –
 
Bravo Mello, continua a mentire.
Lo sappiamo entrambi quanto il tuo odio per Nate sia solo una facciata che nasconde un’ossessione.
Tu vuoiche lui abbia bisogno di te.
 
Matt segue con lo sguardo la sua figura che entra nella stanza da letto, sbattendo la porta.
Rimane qualche minuto da solo, seduto sul pavimento, giusto il tempo di fumare una sigaretta.
Si alza e lo raggiunge. Lo trova in piedi appoggiato contro la parete spoglia.
- Mello… Io…-
Il biondo non gli lascia nemmeno il tempo di finire la frase. Lo spinge, con forza, con rabbia, con rimorso, sul letto. Lo bacia con foga togliendogli il respiro.
 
Rimpiangerò ogni tuo bacio, ogni tua carezza, ogni tuo sospiro, ogni momento che hai passato a odiarmi, ad amarmi, i tuoi sorrisi, la tua voce, il nostro dolore, il nostro amore.
Ma sono felice di farlo, è quello che vuoi.
Quante volte hai detto di amarmi, Mihael?
 
-M… ah… Mail… -
 
Fuoco. Tu sei fuoco. Mi scaldi. Mi bruci. Mi attiri. Ti amo.
Non posso – non voglio- domarti, in nessun modo.
 
-Mail… Mail… sì… aha… Ma… Ti… amo… -
-A…anche… anch’io… –
 
Ho bisogno di tutto questo.
Fino alla fine, Mihael. Continua ad amarmi fino alla fine. Ti chiedo solo questo.
Non importa quanto tempo rimane.
Ho bisogno di te.
 
                                                                        ~†~
 
L’aria è densa in quella stanza. Matt voltato con lo sguardo verso la parete, in un letto troppo piccolo per entrambi, cerca di trovare qualche ora di sonno. I capelli sottili di Mello sono sparsi sul cuscino. La semi oscurità nasconde i suoi lineamenti perfetti, sciupati da una cicatrice scura. Ha gli occhi socchiusi ed è bellissimo.
Una strana, sottile, breve tranquillità s’insinua tra i loro respiri.
Mello si tira su, avvicinando il viso all’orecchio di Matt.
Gli avrebbe sussurrato all’orecchio qualcosa di eccitante carezzandogli appena la schiena, sarebbero caduti nuovamente nell’abbraccio della passione, aspettando l’alba.
Accadde qualcosa di diverso.
-Ti amo. –
No, Mail non si sarebbe mai aspettato le lacrime di Mihael bagnargli la spalla, mentre poggia il capo sul suo petto. Si volta per poterlo guardare in viso.
In un attimo tutto si spezza.
Farebbe tutto per lui. È la sua unica certezza. Avrebbe sopportato tutto. Anche accettare la morte sarebbe stato facile dopo aver vissuto con Mihael così a lungo.
Tutto.
Tranne una sola cosa.
Non poteva vederlo soffrire per lui. Assolutamente no. Mihael che piange perché avrebbe dovuto lasciare Mail. Per sempre.
 
Non piangere Mihael. Non puoi farlo. È Mello quello forte. Io non riesco a esserlo per entrambi.
Non soffrire per me.
Così rendi inutile la mia vita. Io vivo per vederti stare bene.
Non posso lasciartelo fare.
 
-Andiamocene. Subito. Non voglio vivere così neanche un minuto di più. –
-Matt. –
La sua voce è già tornata ferma. Si asciuga le lacrime con il dorso della mano. Calmo.
E Matt ribolle di rabbia. Come può fingere così spudoratamente? Lo ha visto piangere. Dio! Mello tu non piangi! Mai!
 
-Me ne vado. –
-… -
-Non ce la faccio, io… -
 
 …non voglio vederti soffrire per me, per noi, per tutto questo fottutissimo mondo, marcio fino al midollo. Si piegano a Kira. Perché dobbiamo aiutarli? L se n’è andato. È inutile continuare questa stupida guerra.
 
-Me ne vado. –
-Basta. –
-Mello, non ci riesco. Mi dispiace. –
-Si può sapere che cazzo hai adesso?! -
Mello brucia, urla. Forse ha paura.
- Io non voglio morire. –
Matt si alza. Recupera i vestiti e le sigarette. Si ferma in mezzo alla stanza. Mentirgli in quel modo è l’unico metodo per convincerlo. Sarebbe morto durante il rapimento di Takada, perché glielo chiedeva Mello. Ma solo dicendo quelle quattro, semplici, umane parole Mello non avrebbe replicato. Se Mello avesse raggiunto L, se Mello se ne fosse andato, anche Mail avrebbe lasciato quel mondo. Non aveva mai vissuto senza di lui, non avrebbe nemmeno saputo come fare. Mihael era la sua vita. Probabilmente, andandosene, quel giorno, di notte, Mail avrebbe detto addio a se stesso. Avrebbe vissuto, ma sarebbe morto.
Lo lascia solo, nel letto dove si erano amati infinite volte.
L’aria invernale di Tokyo era fredda, sembrava volesse congelare il tempo.
Sarebbe stato bello poter mettere tutto in pausa, ma la vita non è una consolle.
 
Che stai facendo, Mail Jeevas?
 
 
 
 
 
 
 
  
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