Questa è la storia di una ragazza più che ordinaria, alla quale sono state strappate le ali della giovinezza.
Ma per capire meglio ciò che mi accingo a narrare, bisogna ritornare, anche se per poco, nel ventesimo secolo.
 
 
Columbus, Ohio. 12 Settembre 1999.

Shanina: questo era il suo nome.
Capelli color miele che ricadevano sulle spalle, ondulati, morbidi. Occhi cangianti, labbra rosate e carnose e lineamenti marcati incorniciavano un viso da ragazza. Un fisico snello e slanciato faceva da sfondo ad un carattere forte e determinato.
Si presentava, infatti, come una ragazza ribelle, menefreghista, scontrosa e lunatica. Bè, in realtà lei era proprio così. Una ragazza da evitare e di cui non andare orgogliosi. Dopo vari colpi duri e per causa di una vita monotona, aveva smarrito il piacere di vivere. La sua giornata si svolgeva in maniera ripetitiva. Verso le sette si alzava e si preparava per la scuola, che considerava completamente inutile; scese di corsa le scale della sua abitazione per il ritardo perenne, si avviava per il viale a testa alta, ma in completa solitudine. Scuola, compiti e televisione: così trascorreva i suoi giorni, l’uno uguale al seguente. Per una che sognava di girare il mondo in autostop, era una prigione con sbarre d’acciaio.
E i suoi genitori? Kate e Sean, due avvocati di successo. Due persone talmente occupate nella vita lavorativa, da trascurare quella privata. Rincasavano la sera tardi e non dedicavano la minima attenzione alla loro figlia, che consideravano la “pecora nera” della famiglia.
Torniamo, però, a Shanina. Quella sera lugubre e ricoperta da fitti banchi di nebbia, Shanina, appoggiata allo schienale del letto, sfogliava una rivista riflettendo sul giorno seguente. Cosa sarebbe accaduto? Avrebbe compiuto i “dolci” sedici anni; gli anni che ogni adolescente aspetta con trepidazione e una certa eccitazione, ma che a lei non facevano voltare indietro.
Mentre poi si accingeva a dormire con questo pensiero che occupava la sua mente, dall’altra parte della città, Ryan fissava gli scatti rubati nel suo tempo libero. Erano immagini che lo tormentavano e risvegliavano in lui quell’istinto che cercava ogni giorno di reprimere.