Non potevo crederci, era tornato da me, era tornato per me, per il mio compleanno in quel freddo 13 dicembre. Sapevo che odiava il freddo eppure ce ne stavamo a Central Park, sotto la neve, camminavamo quando lui si fermò, io mi fermai, lui mi guardò dritto negli occhi, e così stavamo, come avevo potuto odiarlo? Come avevo potuto pensare di odiare l'unica persona che amo davvero? Come potevo odiarlo per tutto quello che mi aveva fatto quando nei suoi occhi nocciola vedevo tutto quello che volevo per il resto della mia vita? Io volevo lui, solo lui, non avevo mai amato nessuno così, nessuno mi aveva mai fatto provare tutte quelle emozioni, e quando mi guardava così intensamente capivo che non poteva esserci un altro uomo nella mia vita. Si avvicinò lentamente e prese il mio viso tra le mani. Era a pochi centimetri e sentire il suo respiro freddo sulle mie labbra mi faceva impazzire. Potevo persino sentire quel profumo, quel profumo che tanto amavo, il suo dopobarba. Era bello sapere che dopo tanto tempo non l'aveva cambiato. Mi guardò dritto negli occhi. - Ti amo - Sussurrò mentre una nuvoletta di vapore gli usciva dalla bocca. Ero fuori di me non ragionavo più. Quelle parole.. Era lui il mio Joseph era tutto vero. - Ti amo anche io.. E ti ho sempre amato.. - Abbassai leggermente lo sguardo, mi sentivo così piccola con lui, e allo stesso tempo così protetta. Mise due dita sotto il mio mento e mi tirò su il viso, di poco, ma abbastanza per posare le sue soffici labbra sulle mie. Fu un bacio semplice, ma allo stesso tempo intenso, piccolo e segreto, come un qualcosa di nostro che nessuno poteva portare via. Per qualche secondo riuscii a dimenticare tutto, dov'eravamo, la neve, il giorno del mio compleanno, il mio tour, la mia carriera, dimenticai persino quanto mi avesse fatta soffrire. Ma io lo amavo, amavo tutto di lui. Durò pochi secondi, forse dieci, ma a me sembrarono un'eternità come se il mondo si fosse fermato. Si allontanò da me, troppo presto per i miei gusti, quel bacio forse troppo delicato significava qualcosa. Fece scivolare una mano lungo la mia schiena sfiorandomi appena e mi prese per mano, ricominciammo a camminare. Non c'erano bisogno di parole inutili che rovinassero quel momento, il silenzio di Central Park, dei piccoli fiocchi di neve che piano piano cadevano e attecchivano sul terreno, o sui miei ricci accompagnavano la nostra passeggiata. Lo guardai con la coda dell'occhio, lui non sembrava turbato o pensieroso, solo felice, come se fosse contento che non l'avessi respinto ancora. Sorrideva, non mostrava di denti ma sorrideva, teneva stretta la mia mano e camminava. Mi lasciò la mano, per qualche secondo fui quasi spaventata dal pensiero che stesse per andare via, invece mi cinse i fianchi con un braccio stringendomi a lui. Sorrisi. Il calore del suo corpo potevo sentirlo anche attraverso il fellone verde scuro che portava. Era così bello. - Andiamo in Hotel? - Disse piano, quasi per non disturbare tutta la quiete che ci circondava. Era incredibile come NY fosse così.. Calma a dicembre. Ci dirigemmo verso l'hotel entrando il più velocemente possibile per evitare domande o che qualche indiscreto paparazzo di facesse una bella foto da prima pagina. Salimmo in camera e lui entrò in camera con me, mi guardai per poco allo specchio, i miei ricci biondi erano tutti arruffati e pieni di fiocchi di neve. - Oh mio.. - Mi passai le mani tra i capelli velocemente. - Sei bellissima comunque. - Disse lui che intanto si era seduto sul letto ridacchiando. Andai da lui e lo spinsi. - Non sei simpatico eh. - - Shh zitta sei la donna più bella che esista. - I suoi complimenti mi facevano impazzire, sentire quella voce così soave e intensa, che quasi sembrava musica, era fantastico, specie quando diceva il mio nome. - Allora sono stato un bel regalo di compleanno? - Chiese scherzando. Mi feci seria e mi avvicinai a lui guardandolo negli occhi. - Sei stato il più bello.. - Sorrisi e gli accarezzai i capelli mori e corti. Mi guardò ancora negli occhi, amavo quando mi guardava così come se fossi il premio anziché la vincitrice, era assurdo sentire il mio cuore battere così forte ogni volta, come se potesse uscirmi dal petto o scoppiare da un momento all'altro. Mi tirò a se baciandomi ancora. Questo bacio fu più lungo meno cauto e segreto dell'altro, oh decisamente. MI baciò prima dolcemente facendo muovere lentamente le sue labbra sulle mie, e poi mi prese il viso tra le mani mi guardo, e giocò per qualche secondo con una ciocca dei miei ricci. Io sorrisi e ripresi a baciarlo questa volta più intensamente e con più passione senza badare a nulla.Eravamo solo io e lui in quella stanza, solo io e lui. Taylor e Joseph. Joseph e Taylor, ancora una volta, e finalmente insieme. Le sue mani erano sui miei fianchi e mi sfilò lentamente il cappotto beige che indossavo, sotto portavo una sciarpa rossa che lui tolse prontamente lasciando solo il lupetto. Mi tirò lentamente su di lui e sorrisi. - La promessa. - Sussurrai al suo orecchio tra un bacio e l'altro, - Sei tu la donna della mia vita, quindi sto rispettando la promessa.- - Oh.. - Mi aveva appena definita come la donna della sua vita. Che era successo all'uomo che mi aveva lasciata in una chiamata di 27 secondi? Cos'era successo che io non sapevo? Cosa era successo mentre io passavo i pomeriggi a piangere e a scrivere? Dovevo sapere ancora molte cose, ma per ora mi bastava stare a New York il giorno del mio compleanno con lui.