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Autore: Nereisi    30/09/2011    7 recensioni
Di come il vento fu arrestato, come le onde furono fermate e le nuvole non corsero più per il cielo.
E di come un gatto fu addomesticato da una ragazzina imbranata.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Spazio Autrice
 
A grande richiesta, ecco finalmente la shottina che avevo promesso ad alcuni si amu e ikuto. Scusate se non aggiorno “ posso darti fiducia? “ ma avevo voglia di vedere prima come me la cavavo in altri campi. E poi, in tutta sincerità, ho molto da fare e una shot porta via meno tempo di un capitolazzo come quello che avevo in mente.
Bene, eccomi, tutta per voi! Spero vi piaccia!
 
 
BECAUSE YOU’RE HERE
 
 
Assapori la sensazione del sole sulla pelle. È una bella giornata, pensi tra te e te.
Ti sistemi meglio tra le fronde dell’albero su cui ti sei arrampicato e ti ravvivi un attimo i capelli ribelli. Dischiudi un occhio e un venticello leggero smuove le foglie.
Non potevi stare meglio di così. Era la pura e semplice libertà, che avevi tanto cercato e che stai cercando tuttora. Sei libero.
O no?
Ti viene in mente una frase:  chi non si controlla è destinato a essere controllato.
Ti senti un po’ inquieto. La gente che passa sotto è confusa, ti guarda strano. Ma a te non te ne importa. Perché sei come un felino selvaggio, che non dà spiegazioni a nessuno, che va e che viene quando vuole. Perché vuoi che il tuo uovo del cuore si trasformi in verità. Perché non vuoi essere di nessuno, e a nessuno vuoi appartenere. Non vuoi avere vincoli, a parte che con il tuo shugo chara. Ora, Yoru non c’è. è di nuovo con gli shugo chara dei guardiani.
Sorridi. Almeno lui è spensierato, pensi. Sospiri.
 
Stacchi un rametto con una foglia attaccata e te lo ficchi in bocca.
Ti senti invincibile, sei come l’aria, che si infila dappertutto. Ti senti pervadere da questa sensazione e ti lasci riempire da essa.
Giusto. Sei proprio un gatto randagio.
 
Ma allora perché sei lì?
Davanti a quella casa, davanti a quella finestra?
Perché le tue labbra fremono, impazienti e i tuoi occhi cercano movimenti dietro la tenda?
Cerchi delle scuse, cerchi di autoconvincerti. Pensi “ non ho niente di meglio da fare “ , “ la prendo in giro e poi me ne vado”.
 
Ma la verità è un’altra. Sei la sua ombra da molto tempo. In lei spesso ti rifugi. La cerchi. La studi. La desideri. La ami. Ma la fai anche soffrire, alle volte.
Però lei, fiera si rialza sempre. Con una mano scaccia le lacrime e tende l’altra per aiutare ad alzarti dalla polvere.
Eccola, apre la finestra. Fai il  sostenuto, assumi la tua solita maschera e il tuo solito atteggiamento. Lei ti vede. Ti chiama.
Ma tu non ti giri.
Eppure sai già com’è vestita oggi, e il profumo dei suoi capelli portato dal vento ti invade le narici. Inspiri e il piacere ti investe come una calda onda.
Continua a chiamarti, dopo si stufa e fa finta di essere arrabbiata, bevendo il suo solito latte.
Ti scappa un sorriso, perché ricordi che ha cominciato a farlo dopo i tuoi commenti.
 
Poi chini il capo e abbassi lo sguardo, consapevole che non potrà mai essere tua.
Consapevole che ti devi fare da parte. Consapevole di essere il secondo.
Lei comincia a preoccuparsi. Si sporge dal balcone, nel tentativo di guardarti in faccia. Tu continui a tenere il capo girato. Fai finta di non notarla.
Chiudi definitivamente gli occhi, ma con i nervi tesi e pronti a scattare nel caso quella scema decidesse di fare un volo giù dalla finestra, pronto ad acchiappare e proteggere il tuo tesoro.
Nessun rumore.
Non la consideri più, ormai sarà tornata in camera, pensi.
O meglio, pensavi, perché in quel momento ti senti tirare la giacca e una vocina che chiama il tuo nome poco più in là delle tue orecchie.
 
Ma non era la distanza a dirti di chi era quella voce.
 
Apri gli occhi e come in sogno vedi il suo volto a pochi centimetri dal tuo, quel viso che conosci e adori. Il chara change di cuore amuleto scomparve per dare posto al suo angelo, alla sua visione personale.
 
 
I suoi occhi color miele ti scrutano il viso, ansiosi, i suoi capelli ti sfiorano la faccia e il suo profumo, tua droga, ti investe ancora più violentemente di prima. Stringi i denti, sforzandoti di controllare le tue emozioni.
 
  • amu…. –
 
pronunci il suo nome, così perfetto e bello. Lei sorride e con una mano ti tasta la fronte.
 
  • stai male? –
  • cosa te lo fa pensare? –
  • il fatto che sei pallido e scotti da morire. –
 
per qualche minuto taci. Poi, cerchi di staccarti da lei.
 
  • e anche se fosse? –
  • ikuto, ti ho già detto che non permetto alle persone a cui voglio bene di ammalarsi. Dai vieni. Ti presto il mio letto come al solito. –
 
poi, come accortasi delle parole appena dette, inizia ad agitarsi. Le sue gote si tingono e diventano color ciliegia. Comincia a balbettare, e tu ti diverti sempre di più.
 
  • sei sicura? Non credevo di essere ancora il benvenuto a casa tua. –
  • i …. I miei genitori sono fuori con ami fino a domani, quindi sono sola. –
 
quella frase ti colpisce. Ora comprendi quel senso di inquietudine.
 
Anche tu sei solo.
Ti scappa quella frase e lei sorpresa, guarda in basso, torturandosi le mani. Poi azzarda:
 
  • tu non sei solo. –
 
ti sorprendi anche tu. Alzi lo sguardo e incontri il suo. La scruti e lei fa lo stesso. Sai che molto probabilmente avrai la stessa faccia di un cucciolo sperduto.
Sembra comprendere la tua situazione. Allunga le sue manine tremanti verso di te.
Ti avvolge un quel suo abbraccio, tanto piccolo quanto caldo, donandoti quella sensazione che sentiva di avere perso da troppo tempo.
La sensazione di casa.
 
  • andiamo dentro. Dai, ti accompagno. –
 
cerca di tirarti la camicia, ma pesi troppo. Non sa più cosa fare. Guarda in basso e va in tilt. Si gira con un’espressione a metà tra l’imbarazzato e il terrore puro.
 
  • ikuto… -
  • mmm? –
  • io non sono mai salita su un albero… come si scende? Aiutamiiiiii!  –
 
scoppi a ridere e, alzandoti in piedi, ti domandi come osa questa creatura così piccola, insignificante e fragile  suscitare in te certe emozioni così contrastanti.
Come può una misera ragazzina imbranata come quella provocare il macello che hai  dentro di te in quel momento?
 
Con una mano la attiri verso di te, portando il suo viso a pochi centimetri dal tuo.
Lei trattiene il respiro, lo sguardo sbarrato. Riesci a vedere il suo piccolo petto che si alzava e si abbassava, seguendo il ritmo del respiro bruscamente spezzato.
Udivi il suo cuore che batteva talmente forte da rimbombare nelle tue orecchie.
 
  • sai…. Io non sono un mezzo di trasporto….e sto anche male…dove sta l’educazione in tutto questo? –
 
lei si accoccola un po’ sul tuo stomaco e con voce affannata risponde
 
  • ha..hai ragione…mi aiuti per favore? –
 
non ce la fai più. La distanza è praticamente annullata, i freni inibitori sono andati a farsi un giro alle Bahamas, è stato superato ogni limite di sicurezza.
Tutto il tuo corpo è rigido, ti mordi le labbra nel tentativo vano di non farti odiare.
Vano, appunto.
 
Chiusi gli occhi, ti abbandoni al tuo istinto e pensi “ e sia “.
 
 
 
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Un tocco lieve su una pesca, ti era sembrato quel bacio. Amore.
Lacrime di dolore, ti sono sembrate quelle gocce. Pioggia.
Spasmi di tristezza e ribellione, ti erano sembrati. Il suo sorriso.
Credevi di morire. Quando hai saputo che tutto questo lo sentiva anche lei.
Di scoppiare di felicità, ti era sembrato. Quando ha ricambiato il bacio.
 
Il mondo non esisteva più se non per voi due.
 
Quella notte dormisti nella sua stanza, abbracciato all’unica cosa a cui avevi deciso di legarti.
 
E quella notte si fermò il vento, le onde si bloccarono e le nuvole si arrestarono.
 
 
Perché lei era lì.
 
Perché loro erano lì.
 
Perché, quel giorno, il gatto selvatico fu addomesticato.
  
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