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Autore: JulesB    01/10/2011    1 recensioni
Quando qualcuno ti abbandona la tua vita finisce. Serve coraggio per andare avanti, serve un obiettivo, un motivo per continuare a vivere.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La stanza era buia e Laura guardava fuori dalla finestra. Quanto tempo aveva trascorso dentro le mura domestiche? I giorni ormai passavano senza che a lei importasse. Niente lavoro, niente cibo. Non era quello ciò di cui campava, perché quello che le serviva per vivere se ne era già andato. 
Era da tempo che aveva quei pantaloncini usurati, quella vecchia e sbiadita canottiera verde, con un semplice maglioncino sulle spalle, bucato e usurato. I capelli sempre più lunghi lasciati liberi attorno al viso, i riccioli color grano che ballavano sulle sue spalle smunte, senza sapere cosa stessero facendo. Il viso smagrito dalla fame, dai sensi di colpa, dalla nostalgia. L'esile corpo snutrito che a stento si reggeva in piedi.
Erano passati mesi, ne era certa. Ma solo di quello. Il calendario fisso su quella data, marchiata di rosso con parole di rabbia, di frustrazione. 
Spostò le tende e fissò lo sguardo sul traffico, al di là del suo palazzo. Le macchine, le moto, i camion, i pedoni, i ciclisti. Con una vita normale, o forse spezzata dal dolore, ma con un pizzico in più di coraggio per andare avanti e guardare in faccia al futuro con una sfida in più da affrontare e superare. Per un'ora guardò sfrecciare quelle saette davanti ai suoi occhi, quegli occhi scuri e colmi di..vuoto.
Si spostò in soggiorno, sedendosi al tavolo e guardando il posto vuoto
- Ciao amore mio, come stai?
Disse al nulla innanzi a sè. Allungò una mano per accarezzare una figura sorridente e immaginaria, che aleggiava nella sua testa. 
Si alzò e apparecchiò la tavola per due persone, come un tempo. Ormai la sua mente era altrove, vedeva cose che non c'erano, che se ne erano andate. Quelle cose che l'avevano logorata dentro, senza darle il tempo di elaborare, senza darle un valido motivo. Senza darle qualcosa per cui lottare e andare avanti.
Si mosse per la stanza come un fantasma, come se qualsiasi emozione, bella o brutta, l'avesse abbandonata. Viveva in una bolla creata dalla sua mente, dove la sua vita non era cambiata, dove lui c'era ancora. 
Non fece nient'altro, se non strisciare a terra i piedi mentre girava per la stanza e sistemava le foto impolverate. Un bellissimo fantasma padrone di quella casa. Inutili le telefonate di amici e parenti, erano servite solo a farla stare peggio, spesso non rispondeva e non aveva voglia di ascoltare nessuno. 
Tutto era sfumato quel lunedì pomeriggio, d'impatto lei era sola. 
Tornò nella sua stanza e si sdraiò sul letto, raggomitolandosi e coprendosi il volto con i suoi capelli. Chiuse gli occhi e iniziò a sentire ancora il dolore lacerante dentro di sé. Il suo più grande amore che la lasciava da sola, in quel mondo che di bello non aveva più niente senza lui. Aveva perso il lavoro, non usciva più di casa. 
Scattò in piedi e decise cosa fare, come se la sua soluzione che aspettava da tempo fosse arrivata, e lei doveva assolutamente prepararsi.
Andò in bagno e riempì la vasca di acqua calda, spogliandosi lentamente, lasciando scoperte le sue ossa. Il bacino, le ginocchia, la colonna vertebrale, le costole, tutte le sue ossa erano in evidenza. Stava morendo. La morte stava già bussando alla sua paorta, sapeva che quello era il suo momento, la sua soluzione ormai arrivata. 
Si immerse nella vasca e iniziò a canticchiare una canzone che piaceva a lui, mentre passava la spugna sulle sue braccia spesse come un grissino. Passò mezz'ora dentro quella vasca e quando uscì si mise degli abiti puliti e poi tornò in bagno. Aprì un mobiletto e tolse i suoi trucchi. Lui diceva che sembrava più giovane con un po' di mascara e un rossetto chiaro, quasi trasparente. E lo fece, perché doveva essere bellissima. Ma poi si sedette sul letto, con un foglio e una penna tra le mani
 
"Cara mamma, 
sai che non mi sono mai ripresa, che quel giorno è stato il giorno del mio declino. Mi sono chiusa in me stessa, perché l'amore mio se ne è andato, lasciandomi da sola in questa inutile vita senza di lui. Ho anche finto che ci fosse, fino a due minuti fa. Perché era così bello immaginarlo ancora davanti a me, che mi sorrideva e mi diceva che aveva degli impegni. 
Oh mamma, avrei dovuto lottare, ma non ho mai avuto il coraggio di farlo. L'ha sempre fatto lui, per me e con me. Ho amato il mio Matteo, lo amo ancora. Questa casa con tutte le sue cose, tutte le sue foto..mi manca troppo. Ho solo quarant'anni, ma non potrò mai amare nessun'altro, non potrei mai lasciare nessun'altro. Non reggerei e lui è l'unico.
Addio mamma, ti voglio bene.
Laura."
 
Chiuse la lettera in una busta e guardò la foto di Matteo sul comodino.
- Ciao amore mio, sto arrivando da te. Mi sono truccata come dicevi tu, quando ti accompagnavo a scuola o ti portavo in giro con i tuoi amici. 
Si passò lievemente una mano sulle labbra, mentre le lacrime salate raggiungevano il mento. 
- Arrivo amore, sto con te. So che sei in paradiso perché eri il mio angelo. Lasciamo alle spalle quel brutto incidente, perché ti amo e ti raggiungo, e ti chiedo scusa.
Si alzò e andò in camera del figlio, mentre le lacrime non cessavano. Quella mattina l'aveva visto uscire di casa in tutta fretta, in ritardo per andare a scuola. Sempre di fretta questi sedicenni, pensò. Ma poi la chiamarono, dicendole che il figlio era morto in un brutto incidente in moto. E cadde, pianse, urlò, si disperò. 
Si sdraiò sul letto del figlio e chiuse gli occhi, rivivendo quel giorno. Cosa era la vita senza di lui?
La morte arrivò nel cuore della notte, abbracciandola e portandola finalmente dal figlio tanto amato. 


"Perché la vita è un brivido che vola via.."
   
 
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