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Autore: Writer_    01/10/2011    2 recensioni
Questa storia nasce da una traccia di un tema scolastico di 3 anni fa. L'ho ritrovata per caso e ho costruito su un brevissimo racconto. Ringrazio in anticipo chi vorrà leggere e/o recensire.
"Non ci vediamo da mesi. Ho bisogno assolutamente di parlarti. Ti aspetto domani alle 5 sul ponte di Rialto sulla laguna, ti prego non mancare"
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una giornata abbastanza tranquilla, a scuola non era successo nulla di diverso, solo la solita routine. Quel giorno tornai a casa ale 4 circa. I miei genitori erano fuori; finalmente avrei avuto del tempo per me stessa. Non avevo compiti da fare, solo una versione di latino... oh beh, l'avrei fatta dopo. Indecisa sul da farsi, date le numerose possibilità di scelta, optai per la musica. Era da giorni che mi andava di ascoltare il cd dei Muse trovato poco tempo fa in una di quelle bancarelle dove di solito trovi roba interessante. Prima però presi il telefono e mi accorsi della presenza di un messaggio in segreteria. Digitai il numero e lo ascoltai. Diceva esattamente queste parole: "Non ci vediamo da mesi. Ho bisogno assolutamente di parlarti. Ti aspetto domani alle 5 sul ponte di Rialto sulla laguna, ti prego non mancare."

Inutile dire che il messaggio mi turbò. Quella voce mi era familiare, si, lo era decisamente ma no, non poteva essere lui. Dimenticai il cd e la versione di latino, trascorsi il resto del pomeriggio a fissare il soffitto, sdraiata sul mio letto. Una serie di immagini scorrevano davanti ai miei occhi, storia vecchia per altri ma viva e tuttora sanguinante per me. Riascoltai più volte quel messaggio, indecisa tra l'andarci o meno.

Il giorno dopo mi stavo già avviando verso il ponte di Rialto. Era una giornata cupa, il sole si nascondeva dietro delle nuvole tetre. C'era una certa tristezza nell'aria. Ogni tanto, una leggera folata di vento faceva cadere una foglia qua e là: presto sarebbero cadute tutte.

Era una tipica giornata autunnale, la giornata ideale per incontrare lui. Camminavo da circa 20 minuti ormai. Appena uscita da casa mi ero illusa che una camminata avrebbe ridotto la tensione ma mi sbagliavo. Ogni passo mi avvicinava sempre più a lui e di questo ne ebbi la consapevolezza appena arrivai. Era già lì. Rimasi ferma ad osservarlo; non era per niente cambiato, aveva sempre la sua aria da ribelle, un po' trasandato ma impeccabile in ogni particolare. I capelli spettinati, una felpa nera e un jeans un po' largo, portava sempre con sè il suo skate-board, inseparabile compagno di vita. Le cuffie alle orecchie, le catene che gli pendevano dal pantalone, lo sguardo perso nel vuoto. Mi avvicinai lentamente, ero sul punto di cedere, di tornare indietro, di scappare via lasciandomi la verità alle spalle ma non lo feci. Non potevo? Non volevo? Comunque sia, continuai ad avanzare. Non si può dimenticare in un istante, non si può sparire come se niente fosse... lui poteva? E' sempre stato così, forte nella sua fragilità ma pronto a scappare alla prima difficoltà per poi tornare. Mille pensieri mi tormentavano, in pochi istanti il passato era tornato a farmi visita. Stavo rivivendo ciò che giurai di lasciarmi definitivamente alle spalle. Non tenni fede ai miei propositi e i nostri sguardi si rincontrarono dopo cinque mesi.

  
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