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Autore: Lord_Trancy    02/10/2011    5 recensioni
Così è da sempre.
Near segue la giustizia. Mello segue la vittoria. Matt segue il suo cuore.
Ma un cuore è fragile, può spezzarsi.
Se qualcosa cambiasse?
“Probabilmente, andandosene, quel giorno, di notte, Mail avrebbe detto addio a se stesso. Avrebbe vissuto, ma sarebbe morto.”
[M♥M]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Matt, Mello | Coppie: Matt/Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Scende dalla Dodge rossa. Si è allontanato un bel po’ dalle strade trafficate del centro della metropoli. Ti sei allontanato da me.
La sigaretta che ha tra le labbra si spenge. La pioggia fa rabbrividire Matt.
 
                                                                            ~†~
 
Ignora del tutto come sia finito in quel covo di drogati. Matt ha perso la cognizione del tempo, inizialmente scandito dalle sigarette che si accumulavano sul pavimento sudicio di quel capanno dove passa le notti. Ora che il pacchetto di Lucky Strike è vuoto, il tempo che scorre è solo un inutile ricordo.
Un tizio si siede accanto al rosso. Non ci vuole un QI sopra la media per capire che è ubriaco fradicio.
-Non sei giapponese, vero, rosso? –
Fantastico. Matt non ha alcuna voglia di fare conversazione. Probabilmente, in un altro momento, gli avrebbe sorriso e magari gli avrebbe anche risposto. Ma adesso sorridere sembra la cosa più difficile del mondo.
 
Mi manca il tuo sorriso, Mail.
Mi hai riempito la vita di sorrisi. Forti, dolci, rassicuranti, tuoi.
Nonostante tutto, risplendo grazie alla luce che mi hai donato.
Pensandoci adesso, non so cosa sarebbe successo se tu non mi avessi mai sorriso.
Probabilmente non sarei qui. Non avrei nulla. Nulla. Ho paura di una realtà lontana da te.
Anche se è rimasto così poco tempo.
Vorrei che tu mi abbracciassi. E basta.
Poi sarei pronto a fare il mio dovere.
Lo sai che non posso venire a cercarti, poi non riuscirei a tornare qui e lasciare che tutto finisca.
 
-Io sono Keisuke. -
Che senso ha presentarsi? È palese che in quel posto tutti usino nomi falsi. L’ombra di Kira, ormai, incombe anche negli angoli dimenticati da Dio. Continuerà a perseguitarci, dobbiamo fermarlo.
-Hai qualcosa da bere? -
-Mi dispiace. -
Qualche minuto di silenzio. L’uomo rimane seduto accanto a Matt. Entrambi fissano il vuoto davanti a loro.
 
Tornerai?
 
-Ti va una sigaretta, rosso? -
Matt non rifiuta. Ha bisogno della nicotina.
-Sai, non è colpa mia se sono finito così. Non sono qui come voi ragazzini che volete sfuggire alla realtà. Io avevo una famiglia, sai? Ho sempre avuto tutto ciò che volevo, poi è stato un attimo, e ho perso tutto.-
L’uomo sospira e Matt si volta per la prima volta a guardarlo in viso. Sulla trentina, con gli occhi lucidi. Probabilmente non vede acqua e sapone da un po’ troppo tempo.
-Ehi, rosso, come ti chiami? -
-Sono Matt -
Matt appoggia il capo contro la parete dietro di lui, godendosi il sapore del tabacco.
-Non ho mai avuto nulla dalla vita. Ma ho comunque perso tutto. -
L’uomo annuisce e continua a parlare, forse non l’ha nemmeno ascoltato.
-Sai, rosso, avevo una moglie bellissima. Aspettava un bambino. Il giudizio di Kira non l’ha risparmiata.-
Le parole dell’uomo giungono ovattate e vuote a Matt. Non ne può più di Kira, di vittime e di vite buttate via.
Vuole solo fumarsi una sigaretta.
 
Ti aspetto, Matt.
 
L’uomo ha iniziato a farneticare cose poco chiare.
Matt poggia il suo sguardo nel blu della notte. I raggi della luna fanno fatica ad oltrepassare i vetri sporchi, illuminano a malapena i ragazzi che si rovinano in un capanno lontano dalla città, dalla realtà.
Matt sa che è inutile cercare di non pensare. Per uno come lui è impossibile. La sua testa ragiona troppo velocemente, in nessun modo può fermare il flusso dei pensieri.
Chiude gli occhi, ma la presenza nera della notte non si allontana.
Matt, involontariamente, calcola quanti giorni sono passati da quando se n’è andato e, soprattutto, quanto manca prima che sia Mello ad andarsene.
Fa male sapere che proprio quella notte nera sarà l’ultima per Mihael.
Una fitta dolorosa lo colpisce al cuore ma Matt non si muove, continua a fumare la sigaretta, ormai al limite.
Matt sa benissimo che Mello non sarebbe venuto a cercarlo, solo, ci aveva sperato. Un po’ come i bambini, Mail aveva bisogno di sperare.
Butta per terra il mozzicone. Un respiro, un altro.
Gli torna alla mente un passato talmente lontano da parere un sogno.
 
Quando un bambino biondo, il primo giorno in cui era arrivato nel nuovo istituto, lo aveva spinto a terra: “Levati dalla mia strada, novellino!”.
Erano state le prime parole che qualcuno gli rivolgeva da quando si era trasferito.
Quando lo aveva convinto a trasgredire le regole, solo perché era affascinato dalla sua aurea ribelle.
Quando si era preso la colpa, anche se non aveva fatto niente.
E poi, quando, all’alba, quel bambino biondo era entrato nella sua camera ed era salito sul suo letto; “Voglio che tu sia mio amico.”.
Quella volta Matt era rimasto senza parole.
Più di quando Mello rispondeva malamente a Roger o picchiava quel silenzioso bambino albino, più di quando aveva poggiato i suoi occhi di ghiaccio dritti su quelli di Matt, ordinandogli di rubare della cioccolata dalla cucina.
“Allora? Cos’è? Non sai parlare?”
E Matt non era riuscito a non sporgersi in avanti, ancora assonnato, ed abbracciarlo.
La voce scocciata di Mello, e la luce soffusa e rosea che solo l’alba può donare sarebbero  rimaste impresse nella mente di Matt a lungo. Almeno per una vita.
Era iniziato tutto allo sbocciare di una giornata tranquilla, colorata da un’alba che avrebbe brillato per sempre.
“Non toccarmi così!”
Anni dopo anche Mello avrebbe amato farsi abbracciare da Matt.
Ma ora sembrava tutto così dannatamente lontano.
 
Dove sei, Mail?
Inizio ad avere paura. Non ne ho mai avuta così tanta.
Sbrigati.
Non c’è tempo, non c’è tempo.
 E io non voglio avere tutta questa fotuttissima paura.
 
Matt si alza di scatto, scosso da un conato inaspettato. Raggiunge l’esterno dell’edificio decadente e, mentre con una mano si sorregge al muro, riversa sul terreno sterile tutta la sua ansia.
Che ci fa lì? Non è quello il suo posto.
                                                                       
                                                                             ~†~
 
Mello osserva le stelle che sbiadiscono nel giorno che non tarda ad arrivare.
Il suono di un motore che si spenge nella strada sotto casa.
Il biondo continua fissare il cielo, continua a mangiare cioccolata, continua a rimanere fermo.
Ma rilassa i muscoli e scioglie il nodo che gli attanaglia il cuore.
 
Amore mio.
Sei qui.
Grazie.
Grazie.
 
Matt percorre le cinque rampe di scale quasi correndo per poi bloccarsi davanti alla porta.
Aldilà di quella soglia potrà abbracciare il suo più grande amore. Per l’ultima, terribile volta.
Ancora una volta i ricordi, le emozioni lo investono come un’onda, sente le gambe cedere e l’impulso di scappare ancora. Fuggire lontano, inutilmente.
 
Ti sento, sei a pochi metri da me, ma sei anche molto distante.
Sono difficili, questi ultimi momenti. Li supereremo, insieme?
A cosa stai pensando, Mail?
A noi? Alla morte? Alla giustizia? All’alba?
 
La porta è aperta, Matt la socchiude lentamente. Rimane immobile sulla soglia.
L’ondata di ricordi e di emozioni che lo confonde si placa in un istante.
Mello se ne sta lì, seduto sul davanzale con una gamba che pende fuori dall’edificio, una tavoletta di cioccolata in una mano, il volto verso il cielo, la cicatrice invisibile agli occhi di Matt che, quasi, pensa di aver sognato tutto il dolore che hanno passato.
Mello sposta il suo affilato sguardo celeste verso Matt, mentre le sfumature pastello dell’alba giocano con il suo viso rendendolo di una bellezza incredibile.
L’alba dona un senso di pace e irrealtà, finalmente pare che il tempo si sia fermato.
-Mihael. –
Matt si avvicina a Mello con passi rapidi, non può più aspettare.
-Sono qui, Mail. –
Un abbraccio bello, soffocante, senza parole.
Semplicemente basta stare seduti sul pavimento, più vicini che mai.
Mail, finalmente, singhiozza nascondendo il volto nel petto di Mello.
Singhiozza, impotente, ma non versa neanche una lacrima.
Vorrebbe dire qualcosa,
 
Lamentarti? Ricordare? Insultarmi? Dirmi che mi ami?
Lo sai, Mail, che tutto questo non ha più senso?
 
ma le labbra sottili di Mihael lo precedono, impedendogli di parlare.
 
Un bacio leggero, è quasi una carezza.
Dalla finestra i raggi rosei del sole appena nato iniziano a schiarire.
 
Le labbra si schiudono, un bacio dato quasi con forza.
Il canto dell’aurora diventa un eco.
 
Un bacio che è passione, in un attimo brucia perpetua.
La stanza si riempie di luce, il giorno è arrivato.
 
                                                                        ~†~
 
Infila le chiavi nel quadro.
Accende una sigaretta.
Osserva Mello, mentre s’infila il casco scuro e sale sulla sua moto.
 
-Quando ci incontreremo all’inferno, abbracciami, angelo mio. –
 
 
 
 
 
                                                                        ~†~
 
 
 
 
 
 
Qualche nota: Anche questo capitolo si è scritto praticamente da solo, non pensavo di aggiornare così presto. Vi consiglio assolutamente di ascoltare “Shattered” dei Trading Yesterday, senza questa canzone stupenda non avrei trovato l’ispirazione.
Grazie a chiunque abbia commentato o aggiunto questa storia nelle ricordate, nelle seguite o nelle preferite, ed anche a chi l’ha solo letta.
Mi piacerebbe ricevere qualche consiglio, critica o apprezzamento perché, beh, non ho idea di cosa ho scritto XD
 
  
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