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Autore: Sophie Hatter    03/10/2011    6 recensioni
“Senti, Potter, non so che cosa tu voglia ma non avevo alcuna intenzione di disturbare le vostre confidenze stamattina, mi trovavo già in aula per puro caso e non so cosa aggiungere a mia discolpa, perché non c’è altro che io possa dire, ma ti assicuro che ho cose ben più importanti di cui occuparmi che non siano i vostri affari personali… se invece vuoi chiedermi del prossimo finesettimana a Hogsmeade, con mio rammarico devo annunciarti che ho già preso appuntamento con uno Schiopodo Sparacoda”.
Mentre Lily cerca di recuperare il fiato dopo quel discorso a raffica, James Potter sorride enigmaticamente dietro alle spesse lenti degli occhiali rotondi, facendo salire una mano a spettinarsi i capelli già in disordine.
“A dire la verità, l’argomento era più che altro il primo”, risponde, “ma mi rallegra sapere che ti interessava ricevere un invito da me”, aggiunge, e Lily si sente avvampare di colpo.
Maledetto idiota.
*
La raccolta si è classificata seconda al "Lily e James, Missing Moments contest" di Tittivalechan91 indetto sul forum di Efp, vincendo inoltre il premio caratterizzazione e il premio originalità.
L'ottava shot si è classificata seconda a parimerito al contest "E tu cosa scegli?" di _Aras_ indetto sul forum di Efp.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Horace Lumacorno, I Malandrini, Lily Evans, Minerva McGranitt | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Love is... (the only weapon which I got to fight)'
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s1 Nota introduttiva: questa raccolta è stata scritta per il Lily e James – Missing Moments contest di Tittivalechan91, al quale non ho proprio potuto fare a meno di partecipare, nonostante mi abbia impegnato tutta l’estate – eh certo, perché non potevo scegliere la via più facile e scrivere una raccolta di drabble o flashfic, ma mi sono dovuta andare ad incasinare con dieci one-shot XD
Ogni elemento della raccolta doveva essere ispirato ad un prompt: nell’ordine, questi saranno:
1.    Libro
2.    Rospo
3.    Ministro
4.    Settimane
5.    Inverno
6.    Acqua
7.    Rosso
8.    Cuori
9.    Elfo
10.  Tulipano
Alle volte trovare un’idea originale per il prompt non è stato facile, ma tutto sommato è stata davvero una bella sfida. In fondo all’ultima storia riporterò il giudizio ricevuto, anche se procederò abbastanza lentamente con la pubblicazione perché la storia numero 8 è iscritta ad un altro contest e devo quindi lasciarla inedita fino alla sua scadenza. Nel frattempo, inizierò a pubblicare dalla prima, con cadenza settimanale.
I titoli delle shot sono tutti titoli di canzoni di Bugo (adoro quell’uomo).
Per tutte le date presenti mi sono basata sul Lexicon, sui calendari degli anni in questione, sulle interviste a JKR e sulle informazioni dai libri (I doni della morte, il prigioniero di Azkaban e l’Ordine della fenice in particolare).
Riporterò il giudizio ricevuto in fondo all’ultima storia, insieme ai bellissimi bannerini ricevuti.

Dopo questo noioso sproloquio, non mi resta altro da dire se non buona lettura :)

S. 









Brutto scherzo




Prompt: libro
Ambientazione: primo anno
Parole: 2919





13 Ottobre 1971


“Signor Potter, vuole spiegarmi perché l’ha fatto?”

James si guarda le punte dei piedi, imbarazzato. È già la terza volta, da quando ha iniziato Hogwarts, che la professoressa McGranitt lo fissa con quel cipiglio severo e quel sopracciglio inarcato, segno di totale e completa disapprovazione nei suoi confronti. Non che a lui importi più di tanto di essere disapprovato – è Sirius che glielo dice sempre, gli adulti non contano niente. Qualunque cosa tu faccia, saranno sempre pronti a metterti in punizione o urlarti contro, perciò obbedire o no è indifferente. James sa che i suoi genitori non gli hanno mai urlato contro, ma qui a Hogwarts è tutto diverso e i professori non sembrano apprezzare molto la sua esuberanza. Perciò, in fin dei conti, probabilmente Sirius ha ragione.
“Non posso dirglielo, professoressa”, risponde quindi, spingendosi gli occhiali sul naso con un gesto deciso. I primi giorni Sirius ha provato a prenderlo in giro chiamandolo quattrocchi, ma James ha scoperto poco dopo che il suo amico ha un neo sul didietro, quindi ha minacciato di spifferarlo a tutta la scuola per farlo smettere immediatamente. È così che sono diventati migliori amici, più o meno.
“Devo dedurne che non abbia alcuna giustificazione valida per la sua marachella?” gli domanda la McGranitt, massaggiandosi le tempie. James deglutisce rumorosamente. Non può essere espulso per una baggianata del genere, ma ha il sospetto che la professoressa lo desideri fortemente.
“L’ho fatto perché mi andava”, risponde quindi, stringendosi nelle spalle. La McGranitt, per un po’, non dà segni di vita. Lily Evans, in piedi nell’angolo a fianco a lei, continua a gettargli occhiate di fuoco.
James, dentro di sé, gongola enormemente.
Era proprio quello che voleva ottenere.
“E va bene, signor Potter, l’ha voluto lei. Per punizione passerà il finesettimana a pulire da cima a fondo tutti i ripostigli per le scope dell’ala est del castello – ovviamente senza magia. Ah, verrà sorvegliato a vista dal signor Gazza, quindi può dimenticarsi di chiamare in soccorso i suoi amici. Signorina Evans, lei aiuterà il signor Potter”.
“COME?!”
“Mi dispiace, signorina Evans, ma non posso transigere. Il signor Potter potrà anche averla provocata, ma lanciargli contro una fattura così grave non è una cosa che posso lasciare impunita in qualità d’insegnante. La prossima volta, se verrà ancora infastidita con scherzi di questo genere, si rivolga direttamente a me… oppure si vendichi in un luogo privato e lontano dagli occhi di un professore”.
La McGranitt pronuncia quell’ultima parte in un tono di voce decisamente più basso, quasi che non voglia farsi sentire da James. In effetti, Evans potrebbe interpretare quel suo consiglio nella maniera peggiore e, la prossima volta, rinchiuderlo nel bagno di Mirtilla Malcontenta per poi appenderlo a testa in giù sopra un lurido wc e torturarlo con perfidi incantesimi, fino a non lasciargli altra scelta che chiedere pietà.
A giudicare dallo sguardo della sua compagna di Casa, sembra proprio che stia pensando a qualcosa di molto, molto simile.
“Potete andare. Dirò al signor Gazza di aspettarvi sabato mattina alle dieci al primo piano, da dove comincerete. Signor Potter, fossi in lei non sorriderei… dubito che troverà qualche tesoro nascosto facendo le pulizie. Neanche in quei ripostigli che non vengono puliti da… all’incirca una cinquantina d’anni, credo”.
A James per poco non si stacca la mandibola. Chissà quali innumerevoli quantità di ragni, polvere, tarme e scarafaggi potrà aver accumulato un posto che non viene pulito da cinquant’anni.
Prega che la McGranitt stia solo scherzando, dopodiché si volta ed esce dal suo ufficio, seguito a ruota da Evans.
Sa già che a breve dovrà fronteggiare la sua ira, basta solo aspettare che la porta si chiuda alle loro spalle…
“Sei veramente un idiota, un idiota stratosferico! Dimmi la verità, brutto scemo patentato: l’hai fatto solo per dimostrare che sei già capace di fare quell’incantesimo…”
“…si chiama Incantesimo di Appello, Evans”.
“Esattamente! È per questo, no?”
“No”.
“E allora perché?”
“L’ho già detto. Perché mi andava”.
“Per quanto tu sia idiota, non ci credo”.
“Come ti pare. Ci vediamo in giro, ma soprattutto sabato”.
Evans lancia a James un’occhiata carica d’ira, poi gli volta le spalle e si allontana di fretta. Il sorriso di James, che è rimasto lì appena accennato per tutto il tempo, ora si allarga a dismisura.
È andato tutto secondo i suoi piani – più o meno, forse nella sua immaginazione Evans gli avrebbe risposto in modo molto meno scorbutico. Però ci è riuscito, ha raggiunto il suo scopo.
Tuttavia, James non può confessare a nessuno la verità, perché altrimenti è sicuro che verrebbe preso in giro per giorni.
Guarda l’orologio, ricordandosi che ha un appuntamento: lui e Sirius vogliono esercitarsi nel volo con due scope sgraffignate alla fine di una lezione di Madama Bumb, dato che domani hanno la prima prova pratica e James è assolutamente intenzionato a prendere il massimo dei voti. L’anno prossimo vuole entrare nella squadra di Quidditch di Grifondoro a tutti i costi e, sebbene sappia già di essere bravo, vuole sentirsi dire da Sirius che è ancora più bravo di quanto pensi lui stesso. Forse faranno venire anche Peter che, tutto infervorato, poco fa gli ha chiesto di poter assistere alla loro performance. Peter è simpatico, ride sempre a tutte le battute che fanno James e Sirius ed è sempre entusiasta delle loro idee. Quell’altro invece, Remus, se ne sta un po’ troppo sulle sue. Ma di sicuro troveranno un modo per socializzare con lui. Non puoi stare a Grifondoro e rimanertene lì a non parlare con nessuno, James ne è sicuro.
Comunque, per il bene del suo orgoglio personale, non può raccontare né a Sirius né a Peter il motivo per cui ha rubato un libro a Lily Evans, rifiutandosi di restituirglielo fino a beccarsi una Fattura Pungente dalla suddetta. Mentre si avvia verso il parco, non può fare a meno di pensarci con orgoglio. Evans si crede tanto furba, ma farsi beccare in pieno dalla McGranitt non è stata un’azione così geniale. E, finalmente, è stata costretta a rivolgergli la parola.
La verità è che a James dava fastidio essere così apertamente ignorato. E quella bambinetta dai capelli rossi, che poi aveva scoperto chiamarsi Lily Evans, durante quel primo mese di scuola l’aveva sempre ignorato. Fin da quando, sul treno per Hogwarts, lui e Sirius si erano messi a prendere in giro il suo amico strambo e unticcio, quello di Serpeverde. L’avevano fatto per gioco, che diamine. Era colpa di quello lì se non sapeva nemmeno stare agli scherzi.
Ancora non capisce come possano essere amici quei due, ma non è una cosa di fondamentale importanza. Quello che James non sopportava era che quella ragazzina si voltasse dall’altra parte quando lui faceva qualche incantesimo che ancora il professor Vitious non aveva ancora insegnato alla classe, o che non ridesse quando diceva ad alta voce una battuta particolarmente divertente, o che a cena gli passasse il sale o il succo di zucca con un gesto secco e silenzioso, anche se lui glielo domandava con gentilezza.
Era carina, ma questo non le conferiva affatto il diritto di fare finta che lui non esistesse.
Per questo oggi, mentre si dirigevano verso la sala grande per il pranzo dopo l’ora di Storia della Magia, James ha acchiappato il libro di Difesa Contro le Arti Oscure di Evans con un abilissimo Incantesimo di Appello – sapeva che l’avrebbe fatta morire d’invidia, eseguendo una magia così avanzata per loro del primo anno – e poi l’ha spedito, con un altrettanto abile Incantesimo di Levitazione, sopra il grosso lampadario che pendeva sulle loro teste.
Ovviamente, questo l’ha mandata su tutte le furie.
Mentre James si chiude per bene il mantello per ripararsi dal venticello freddo che si è alzato improvvisamente, affondando i piedi un passo dopo l’altro nell’erba umida, rievoca con grande soddisfazione lo sguardo inorridito di Evans che seguiva il suo libro levitare nell’aria fino a raggiungere il lampadario. James l’ha guardata con un enorme sorriso di sfida dopo averlo fatto e lei è andata su tutte le furie. Sembrava che dovesse iniziare a sputare fiamme da un momento all’altro.
“Ridammelo subito!” gli ha ordinato, imperiosamente. James si è limitato a scuotere le spalle.
“Non credo di averne voglia”, le ha risposto, facendola infuriare ancora di più.
“Quello è il mio libro di Difesa Contro le Arti Oscure, non il tuo giocattolino, devi esserti confuso! E ora ridammelo!”
“So che cos’è un libro, Evans, non c’è bisogno che me lo spieghi tu”.
“Se non lo fai scendere immediatamente da lì me la paghi, Potter…”
“Visto che sei tanto brava, perché non te lo riprendi tu?”
“Potter, ti ho avvertito!”
“Magari preferisci pregarmi…”
A quel punto, Evans si era totalmente imbestialita e gli aveva lanciato contro la fattura. Peccato che, pochi secondi dopo che la pelle di James aveva iniziato a ricoprirsi di bruciature non molto simpatiche a vedersi, fosse passata di lì nientemeno che la professoressa McGranitt.
Di conseguenza erano finiti entrambi nel suo ufficio e si erano beccati una punizione.
James arriva al luogo dell’incontro con Sirius e, mentre si avvicina, si sfila gli occhiali per pulirli con aria apparentemente noncurante.
“Allora? Ti ha rotto tanto le scatole?” chiede lui, in tono piatto.
“Non più di tanto. Finesettimana a pulire i ripostigli con Evans”, risponde James, attento a mantenere un atteggiamento indifferente. Peter gli si accosta, ha l’aria dispiaciuta.
“Accidenti, chissà che sfortuna dover passare tutto quel tempo con lei… sta’ attento che non ti scagli un’altra di quelle brutte fatture, James…”
“Non ti preoccupare, Pete. Evans non è un problema per me”.
Peter sorride, rassicurato. Poi gli porge la scopa.
“Ecco! Te l’ho portata io”.
“Grazie. Perché dopo non provi anche tu? Posso insegnarti qualche trucchetto”.
“Dici davvero? Oh, James, ti ringrazio, ti ringrazio moltissimo…”
“Figurati. Sei pronto, Sirius?”
“Prontissimo”.
“E allora guarda che so fare!”
James si dà una rapida spinta per alzarsi velocemente da terra, riuscendoci senza alcuna difficoltà. Sa già zigzagare abilmente fra le cime degli alberi, sfruttare al meglio le correnti d’aria, inclinare il peso di modo da curvare nella giusta misura. Per lui volare è un gioco da ragazzi.
L’anno prossimo, quando sarà entrato nella squadra di Quidditch di Grifondoro – perché è certo che ci entrerà, non ci sono dubbi – Evans non potrà più tentare di ignorarlo. Lo vedrà giocare alle partite e si renderà conto di quanto è bravo. Un talento molto promettente, nonostante la giovane età. Così lo definivano a casa gli amici di suo padre che ogni tanto venivano a pranzo e lo vedevano esercitarsi nel piccolo campo da Quidditch sul retro della casa, costruito apposta per lui. Quel ragazzo farà strada, gli dicevano.
E quando li sentiva dire quelle cose, James si riempiva di gioia e d’orgoglio. Perché si rendeva conto che c’era qualcosa che sapeva fare veramente bene. Era un po’ come avere un’arma segreta, da sfoderare al momento opportuno.
Purtroppo, però, ci è rimasto molto male quando ha scoperto che quelli del primo anno non sono ammessi in squadra. Così, essendo costretto ad attendere l’anno successivo per impressionare Evans con le sue doti straordinarie a Quidditch, ha dovuto rubarle il libro. Tanto alla fine l’ha riavuto, no? Che motivo c’era di fare tutte quelle storie?
Però gli ha parlato. Ha smesso di ignorarlo. Si sono parlati e dovranno scontare una punizione insieme, così potrà darle ancora più fastidio.
Non sa bene perché, ma lo trova divertente. Il modo in cui le guance le diventano rosse, la forza con cui stringe i pugni come se volesse picchiarlo, gli sguardi assassini provenienti dai suoi grandi occhi verdi… vederla così, per James, è un autentico spasso. Quasi quanto lanciare Caccabombe con Sirius dentro l’ufficio di Gazza.

*

È sabato mattina. James si è svegliato fra innumerevoli sbadigli, rendendosi conto di essere in ritardo soltanto dopo che Sirius gli ha detto: “Sono le dieci meno un quarto, quando andiamo a fare colazione?”. Per fortuna, in quell’esatto momento, si è ricordato della punizione. Così, mentre si lavava e vestiva in tutta fretta, Peter è corso in sala grande ed è tornato a portargli un bombolone alla crema, che James ha ingurgitato in cinque nanosecondi, rischiando quasi di soffocare. Ovviamente, Sirius ha riso di lui per tutto il tempo. Purtroppo James non ha potuto dirgli di non farlo, perché era solo grazie a lui che si era ricordato di avere un impegno e che quindi – forse – non sarebbe arrivato tardi.
Dopo essersi lavato i denti, si è fiondato di corsa giù per le scale. Ha attraversato la sala comune e il ritratto della Signora Grassa – di Evans nessuna traccia, era praticamente certo che non si fosse degnata di aspettarlo e che si trovasse già sul luogo del ritrovo. E infatti, quand’è arrivato, l’ha trovata lì che batteva il piede a terra in segno d’impazienza, il visino tutto imbronciato. Ovviamente ha ignorato Gazza e ha iniziato subito a dettare le regole – non più di venti minuti per ripostiglio, armarsi di scope, guanti, sacchi e strani aggeggi piumati per rimuovere la polvere, non aprire bocca per nessun futile motivo. Wow, che ragazza organizzata.
Tuttavia quella punizione è molto seccante e, quando sono solo al secondo ripostiglio, James non ce la fa più a stare in silenzio.
“Non sarai mica ancora arrabbiata”.
“Mi hai strappato un libro di mano e me l’hai fatto volare su un lampadario, certo che sono ancora arrabbiata”.
James si stringe nelle spalle, mentre raccoglie un bel mucchio di cartacce, vecchie piume usate e  caramelle ammuffite e lo concentra tutto in un angolo.
“Secondo me ti rode di più per la punizione”, le dice, con un sorrisetto sghembo. La scruta diritto negli occhi, per vedere se si intimidisce, ma lei sostiene il suo sguardo con fierezza.
“Oh, non ti credere. Sono già rassegnata al fatto che mi beccherò molte altre punizioni per colpa tua”, replica, e James non può fare a meno di provare una certa ammirazione. Allora non è solo una sua impressione che Evans non sia una perfettina santarellina.
“Comunque non è poi così male, non credi? Sai, tenere la scuola più pulita. Sgobbiamo per una causa nobile”.
Evans lo fissa con espressione incredula, continuando a spolverare la cima dell’armadio da sopra la sedia su cui è salita.
“Tu devi avere qualcosa che non va nella testa”, gli dice, in tono quasi rassegnato.
“Oh, dai, ammettilo, ti diverti anche tu ad arrabbiarti così con me. Se non ci fossi io, la tua vita sarebbe terribilmente noiosa”.
“Potter, la mia vita è diventata terribilmente disastrosa da quando tu hai cominciato con i tuoi stupidi scherzi!”
“Tsé! È molto più entusiasmante una mezzora con me piuttosto che un’intera giornata con quel babbeo del tuo amico”, replica James, in tono deciso. Davvero, quei due non hanno niente in comune. Chissà di che diavolo parlano. Evans però ha ripreso a guardarlo male, come quando gli ha scagliato quella perfidissima fattura.
“Lo dici solo perché è finito a Serpeverde e tu hai degli stupidi pregiudizi…” attacca, ma James la interrompe subito.
“Ascolta, non so da dove vieni tu, ma lo sanno tutti che da Serpeverde escono da secoli un sacco di maghi oscuri”.
Evans lo guarda perplessa, mentre scende dalla sedia con movimenti distratti.
“Ad esempio? Chi sono questi maghi oscuri?” gli domanda, e James per poco non prende a sbattere la testa contro il muro.
“Evans, come fai a non saperlo?!” esclama, incredulo. Lei improvvisamente arrossisce e il suo sguardo si fa meno duro; smette di fissarlo negli occhi e prende a scrutare con attenzione una crepa nel pavimento.
“Sono… i miei genitori non sono dei maghi, va bene?”
Ah, ecco, questo spiega tutto. Che stupido, pensa James. Non è abituato a pensarci, avendo sempre vissuto circondato da famiglie di maghi.
“Severus ha detto che non faceva differenza…”
“No, infatti, non fa alcuna differenza. Se me l’avessi detto subito, avrei capito. Non c’è nulla di cui vergognarsi”, le dice, con tono di scusa. Non vuole che lei pensi che lui è uno di quelli che badano a queste cose, perché non lo è. Sua madre e suo padre hanno sempre insistito molto su questo, sul fatto che tutti i maghi sono uguali, anche hanno i genitori Babbani. James è sempre stato d’accordo, per questo ci tiene molto.
“Lo so, è meglio che non lo dica in giro”.
“Stai scherzando?!”
“Severus ha detto che qualcuno potrebbe prendersela con me, che non si sa mai…”
“Chiunque osasse farlo, verrebbe espulso subito. Sarei il primo ad andare a dirlo a Silente. Fidati”.
Evans resta in silenzio per qualche secondo, poi, lievemente imbarazzata, prende uno straccio da un secchio e comincia a pulire i vetri della finestra.
“Ok, ti credo”, dice a James, senza voltarsi. Lui sorride, soddisfatto. I suoi genitori gli hanno sempre insegnato che quella è una cosa importante, perciò ci tiene a sottolinearla. Anche con una un po’ scontrosa e suscettibile come Lily Evans.
“Allora? Questi maghi oscuri? Dimmi qualche nome, sono davvero curiosa di sapere se proprio tutti vengono da Serpeverde…”
Sul volto di James si disegna un ghigno birbante, mentre formula la sua risposta.
“Adesso che ti ho restituito il tuo libro di Difesa, potresti anche andare a controllare da sola”, ribatte, e in cambio riceve uno straccio bagnato dritto in piena faccia. Un tiro estremamente preciso, non c’è che dire. Forse James deve stare attento… non si sa mai che Evans, l’anno prossimo, si metta in testa di rubargli per dispetto il posto di Cacciatore nella squadra di Quidditch.






Nota conclusiva: dunque, spiego subito come sarà strutturata questa raccolta. Le shot andranno in ordine cronologico e ce ne saranno, quindi, circa metà in cui Lily e James ancora non stanno insieme, mentre le restanti saranno incentrate sul settimo anno e sul post-Hogwarts; alcune saranno incentrate sul punto di vista di James, altre su quello di Lily (in questo caso lo schema sarà libero, cioè vi troverete le prime tre incentrate su James e poi le successive tre su Lily, poi di nuovo una su James e così via). Avendo già scritto una long-fic su di loro, ho cercato di non ripetermi per quanto riguarda gli avvenimenti; diciamo quindi che questa raccolta può essere considerata una sorta di spin-off di Between You And The Giant Squid, anche se ovviamente non è necessario averla letta per capire quello che succede (al massimo, chi l'ha fatto coglierà qualche riferimento velato). In ogni caso, ho cercato di dare alla raccolta una sua coerenza interna e di fare sì che, raccontando episodi in un certo senso minori, mostrasse comunque l'evoluzione che la relazione fra Lily e James compie nel corso del tempo, fin dal primo anno di scuola.
Vi lascio una piccola anticipazione della prossima shot, poi passo e chiudo:

“Oggi è il mio compleanno”, le dice, con aria ermetica. Lei aggrotta la fronte, perplessa.
“Bene. Auguri. C’è altro?”
James si fa coraggio. Ormai non può fare a meno di dirglielo. Si convince che la sua intraprendenza la stupirà in positivo, fino ad esserne praticamente certo.
Perciò decide di lanciarsi.
“Come regalo voglio un bacio da te, Evans”, le dice, gonfiando il petto.

Alla prossima settimana!
S.

   
 
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