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Autore: Jezabel_89    03/10/2011    1 recensioni
Qualcuno si diverte un mondo ad origliare le disastrose avventure amorose di Adam H. . Ma chi? E perchè?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hector: l'intellettuale

 

 

 



 

 

 

-"Insomma, sei riuscito alla fine a mollare il biondino?"-.

A parlare era stato Tom, tra tutti gli amici di Adam, il più virile. Quel pomeriggio, in particolare, aveva la barbetta di chi non si rade da un paio di giorni, che era un piacere a vederla e si intonava benissimo con la sua aria sportiva e un po' trasandata e ancora meglio con la canottiera bianca da muratore. Praticamente il mio sogno (etero) di ragazzino. Questo, però non c'entra nulla con la storia di cui sto parlando.

Ricapitolando, Tom andava ogni giorno a prendere il caffè a Narnia, durante la pausa pranzo dal lavoro: era uno degli istruttori della palestra vicina al locale.

-"Stendiamoci un velo pietoso"- rispose Adam -"Ho dovuto mandargli un sms con scritto nel dettaglio cosa non mi piaceva delle sue poesie e lui c'è rimasto talmente male che non si è più fatto sentire. La cosa migliore di tutto questo è che non ha neanche più messo piede al circolo dei poeti, così io sono di nuovo libero di partecipare agli incontri del mercoledì"-.

-"Questo non è per niente interessante, però"- sbuffò Yasmin, che quel giorno portava i capelli neri e ricci sciolti sulle spalle, ma non si era ancora decisa a togliersi gli occhialetti da scolaretta studiosa. Sembrava un topino. -"Raccontagli dell'incontro di ieri sera, piuttosto!"-.

Ajda si avvicinò al terzetto con aria maliziosetta.

-"Scommetto che voi due sapete già tutto nei minimi dettagli"- rise Tom. La fossetta che gli fece capolino sul viso, sulla guancia destra, per poco non mi fece perdere il resto del racconto.

-"Ovvio!"- rispose la minore -"E' successo proprio ieri sera..."-.

 

 

 

 

 

 

 

 

Al circolo dei poeti finalmente si poteva tornare alla solita routine di finta svogliatezza ed erudizione ostentata: le performance tenute dal giovanotto biondo negli incontri delle settimane precedenti, avevano fatto calare all'interno del locale una nebbia di imbarazzo che superava di gran lunga quelle di Avalon.

Insomma: Adam poteva nuovamente godersi le sue serate ad alto tasso culturale. Non aveva fatto i conti, però, con Hector.

Era il tipico frequentatore del circolo: alto, cinereo e occhialuto, il suo guardaroba consisteva in una serie di jeans consunti e giacche da professore universitario. Sfoggiava sempre barba incolta e sigaretta e tra tutti gli pseudo-intellettuali del mercoledì era l'unico che gli faceva aumentare la salivazione con una sola occhiata. Non era una questione di bellezza fisica o di modi: era la scintilla che quel ragazzo aveva nello sguardo quando recitava una delle sue poesie, la lacrima che gli scendeva dall'occhio se uno dei suoi pezzi preferiti veniva interpretato come si deve, le sopracciglia corrugate quando era attento e concentrato nell'ascolto.

Ora che Noah era fuorigioco, Adam si sentiva di nuovo libero di sbavare dietro a quello pseudo-intellettuale.

 

 

 

 

 

 

 

-"Ti piacciono gli intellettuali?"- chiese Tom, interrompendo il discorso di Yasmin -"Non l'avrei mai detto"-.

Rispose Ajda al posto del diretto interessato.

-"E' stata in parte colpa tua. Diceva di essersi stufato dei muscoli, ma io credo sia perchè mentre stavate insieme, era gelosissimo di tutte le ragazze che ti facevano gli occhi dolci in palestra"-.

-"Non è questo"- fece Adam imbarazzato -"Erano gli occhi dolci che faceva lui a quelle sgallettate mezze nude, che non sopportavo"-.

In quel momento smisi di ascoltare.

Tommy era bisessuale. Se da ragazzino pensavo che la mia cotta per lui fosse una causa persa, dopo quella rivelazione mi sembrava ancora meno plausibile. Se c'era una cosa al mondo che io davvero non sopportavo, erano i bisessuali.

Molti pensano che la bisessualità non esista, che in realtà una persona che dice di essere bi, non è altro che un omosessuale che non vuole abbandonare l'ultimo barlume di eterosessualità. Io non sono di questa opinione. Il mio problema, all'epoca, era tutt'altro: già ero insicuro per conto mio, come avrei potuto sopportare di stare con uno che aveva il doppio delle chance di farmi cornuto? Beh, il problema, in ogni caso, non si poneva perchè mai nessuno ci aveva provato con me, tantomeno Tommy.

Fortunatamente, quando ripresi a seguire il discorso, non erano andati avanti più di tanto per via di un cliente che era entrato nel locale con quattro bambini.

 

 

 

 

Alla fine, Adam, non dovette sbavare poi molto: dopo nemmeno quaranta minuti Hector stava già indirizzando verso di lui i suoi bellissimi occhi.

Quando recitò il suo pezzo, Adam non stava nemmeno ascoltando: quello sguardo lo teneva praticamente incollato al pavimento riducendolo ad una massa di cera che si stava decisamente scaldando e pericolosamente sciogliendo. Il processo cominciò quando una vampata di calore gli infiammò le guance, poi cominciò a sentire se stesso rabbrividire e la sua pelle fremere dal desiderio di fare qualcosa, senza sapere con precisione cosa. Si accorse che la situazione era del tutto nuova quando un dolorino si presentò alla bocca dello stomaco, leggero all'inizio, che aumentò fino a fargli quasi mancare l'aria.

Insomma, alla fine della poesia, lui era già cotto a puntino e sapeva già che qualsiasi cosa Hector gli avesse chiesto, lui avrebbe accettato di farla.

 

 

 

 

-"...peccato che, al dunque, quello voleva solo avere informazioni di quel ragazzino tanto carino che Adam si portava dietro, che aveva decisamente bisogno di una bella lezioncina di letteratura e di scrittura creativa!"- terminò Ajda, cercando con tutta se stessa di trattenersi dal ridere, per non umiliare troppo suo fratello. Ma ci pensò la sorella minore a dare al povero ragazzo la botta finale.

-"Già. E a lui, a Hector, non è che gli sarebbe proprio discpiaciuto fargli un bel ripasso approfondito!"-.

Così dicendo tutti scoppiarono a ridere, tranne il poverino in questione a cui invece veniva da piangere.

-"Ridendo e scherzando si sono fatte le quattro meno un quarto"- disse Tom guardando l'orologio sul display del suo telefonino -"Io vado, ho un sacco di sgallettate mezze nude che mi aspettano per farmi gli occhi dolci"-.

Ammiccò verso il suo amico e facendosi strada tra i tavolini per uscire, mi notò.

-"Naomi!"- mi chiamò raggiungendomi tutto sorridente -"Saranno almeno cinque anni che non ci vediamo"-.

-"Sei"- precisai.

Quelle erano le situazioni che io cercavo di evitare come la peste: io, i ragazzi carini proprio non li sapevo affrontare.

Quando qualcuno come Tommy mi parlava, perdevo del tutto il controllo del mio apparato fonatorio: il mio cervello ragionava come al solito ma dalla mia bocca uscivano parole di ogni genere, anche quelle che non avrei mai voluto dire a nessuno, ma mai quelle che intendevo dire. La mamma diceva sempre che era una cosa normale per le persone timide come me, sproloquiare per l'imbarazzo ma io avevo comunque tentato in tutti i modi di trattenermi, alle superiori, quando ho cominciato a notare che le persone che mi stavano attorno non apprezzavano moltissimo la mia loquacità incontrollata. Non ci riuscii e decisi che allora sarebbe stato meglio stare zitto e basta, anche a costo di rimanere solo, pur di non rendermi ridicolo. A forza di non parlare, adesso la situazione era addirittura peggiorata: mi esprimevo a monosillabi e dicevo comunque cose inappropriate.

-"Hai ragione"- disse Tommy -"Sei. Che fine hai fatto? Dopo la fine della scuola ti abbiamo chiamato tante volte, ma tu non rispondevi mai"-.

-"Infatti ho cambiato numero"-.

Quando mi accorsi di quello che avevo appena sottointeso, lui sembrava già ferito dalle mie parole.

-"Non in quel senso!"- mi affrettai a precisare -"Non l'ho fatto perchè non mi piacevate voi, anzi: tu mi piacevi. Un sacco, anche!"-. Merda.

Arrossii ed abbassai lo sguardo.

-"Quello che volevo dire è che..."-.

-"Non ti preoccupare"- mi interruppe lui, vedendo che ero sull'orlo delle lacrime dal disagio e dal nervosismo -"Ho capito quello che volevi dire. Mi è dispiaciuto non vederti per tutto questo tempo"-.

Non riuscii a dire nulla. Annuii.

Lui mi porse un biglietto da visita. -"Qui c'è il mio numero di telefono"- mi disse -"Chiamami, ok?"-.

Io guardai il foglietto tra le mie mani e annuii di nuovo mentre lui se ne andava. Poi ci ripensò.

-"Facciamo che mi dai il tuo, di numero: non si sa mai"-.











 

   
 
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