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Autore: formerly_known_as_A    03/10/2011    5 recensioni
E' terrificante perdere qualcuno con cui hai vissuto tutta la tua esistenza. Come perdere un braccio o una gamba. Come si può fare finta di nulla? Quella persona diventa parte di te e la sua assenza è come un macigno che frantuma le ossa, ancora ed ancora, senza sosta. Perché lo cerchi sempre con lo sguardo per farti approvare, perché ti accorgi che hai bisogno di lui per andare avanti, per vivere, semplicemente, continuando a fare quello che hai sempre fatto con lui.
Anche se non te ne sei mai accorto prima, ci sono migliaia di piccole cose che non puoi più fare, perché mancano i particolari, un sorriso o un gesto, semplicemente il respiro dell'altro. Vuoto, nulla. Soffocante ed insopportabile.

Non un vero e proprio seguito di “Tracce”, più una scena alternativa, un modo diverso di continuare ad esistere.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Finlandia/ Tino Väinämöinen, Principato di Sealand/Peter Kirkland, Svezia/Berwald Oxenstierna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Memorie dalla fine del Mondo'
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Peter posa una mano sul baule, chiedendosi se anche quello, come i mobili di casa, sia stato costruito dal padre, a mano.

Scorre con le dita sul legno, fino alla chiusura. La fa scattare ed apre, con lentezza quasi esasperante, che tanto stona con il suo solito essere. Ha paura. Spera.

Per prima nota la busta posata in cima, con il suo nome vergato in una scrittura nervosa ma elegante, che riconosce bene. La prende e se la rigira tra le dita, ritrovandosi a pregare in un mormorio confuso, mischiando le parole e le lingue.

Pappa non è religioso. Proprio il contrario. In quanto ad äiti... non ne hanno mai discusso molto. L'unica festa religiosa che hanno mai festeggiato è il Natale, ma per ovvie ragioni.

Un cappello natalizio attira la sua attenzione e lo afferra, con delicatezza, come se temesse di fargli male. E' quello con i cornini da renna, che äiti obbliga sempre pappa ad usare, a Natale.

Posa la lettera accanto a sé e avvicina al naso il cappello, sperando di percepire qualcosa, colpito subito dal profumo dell'ammorbidente che äiti comprava sempre, perché, diceva...

E' il migliore, Sve! Non vedi che gli altri non lasciano le cose tanto morbide? Tocca questa camicia e dimmi se sembra lavata con il solito ammorbidente!”

Guarda ancora nel baule e nota un fiocco rosso, carino e femminile, appartenente ad Hanatamago. Blocca il magone in fondo alla gola, ricordando che era con äiti, quando è successo. Posa il fiocco rapidamente, ma non prima di aver fatto una lunga carezza al collarino, come se il cane potesse tornare a prenderselo da un momento all'altro.

Ci sono due maglioni identici, blu scuro, con un motivo invernale ed una grossa renna sul davanti. Il naso rosso è un grosso pompon ed a Peter scappa una risatina del tutto simile ad un singhiozzo, mentre gli torna in mente che anche quella faceva parte della divisa di Natale. Ne ha uno anche lui, anche se ormai non gli sta più. Prende quello di äiti e lo indossa, senza pensare.

Ancora quell'ammorbidente. E cannella, liquirizia, zucchero. Profumo di Natale. Profumo di äiti.

Schiaccia tra indice e pollice il naso della renna, facendosi sfuggire un altra risatina, pensando a quanto fosse ridicolo pappa, con quel maglione.

Ma lo indossava per äiti, sempre, senza lamentarsi un solo momento. Faceva ridere äiti, no?

Un album fotografico lo distoglie dal Natale e lo prende tra le mani, aprendolo alla prima pagina e cercando di ignorare il fatto che sia intitolato famiglia. Famiglia. Non ha mai pensato di averne una, prima dell'adozione. Ha sempre pensato ai legami famigliari come ad una cosa superflua, un peso inutile. Avere Arthur come fratello di certo non aveva aiutato granché.

Non sapeva che esistessero degli album fotografici. Non che pappa non fosse in continuazione a fare foto, ma... non pensava le avesse stampate. Invece ci sono anche quelle un po' mosse, quelle in controluce, come se cercasse freneticamente di afferrare ogni momento, ogni singola sensazione, ogni singola risata.

Sotto, una descrizione. Le scritture si alternano e Peter si ritrova ad accarezzarle, quella più tondeggiante di Tino, quella nervosa di Berwald. Pappa, äiti.

Berwald oggi ha aiutato Peter a leggere un grosso tomo di economia. A volte sono preoccupato per il piccolo, si sforza troppo, è solo un bambino, in fondo. Però i suoi occhi erano molto più luminosi di quanto sia riuscito a catturare in questa foto, quando ha capito quello che Berwald si sforzava di semplificare per lui. Sono molto dolci, insieme. Mi dispiace non essere capace di spiegare altrettanto bene.”

Chiude l'album e se lo porta al petto, respingendo l'idea di piangere, controllandosi, perché ora non può. Non è un bambino, è una Nazione forte, è una Nazione... che ha perso la sua mamma.

Prende un respiro con la bocca, sentendosi soffocare, ripensando a tutte le volte in cui l'ha considerato come un rivale, come qualcuno che voleva rubargli pappa. Quando li ha fatti litigare e quando, vedendolo triste, si è trattenuto dall'abbracciarlo, sperando che se ne andasse, che gli lasciasse pappa tutto per sé.

Vorrebbe tornare indietro ad un momento qualsiasi di quelli e dirgli che non importa se un po' glielo ruba, perché gli piacciono tanto le sue mani piccole sul viso, quando ha la febbre, che sono diverse da quelle di pappa, ma gli piacciono tanto. Gli piacciono i suoi abbracci e i dolci e la sua mania dell'ordine e il suo accento strano quando parla inglese e che se vuole che stiano tutti e tre sul divano, stretti stretti a guardare un film dei Moomin che Peter capisce a tratti, va' bene e che non farà i capricci perché gli sembra noioso ma invece non lo pensa davvero.

Un altro respiro. Un rantolo soffocato. Dieci, venti, tutti uno dopo l'altro, perché non riesce più a respirare, soffocato da quel profumo che esiste solo lì, ancora. Che, un giorno, scomparirà del tutto.

Afferra la busta e la apre, estraendone la lettera, resistendo, ancora, con quella speranza, in fondo al cuore, che gli dica che sta arrivando, che non lo sta lasciando solo, completamente, per sempre...



Mitt lille hjärtegryn,

spero che tutto sarà in buono stato, quando lo riceverai. Metterò la cassa nell'ultimo aereo. Dopo sarà troppo tardi.

Vorrei dirti che non devi piangere, che devi andare avanti ed essere forte... ma come posso, se non riesco neppure a dare l'esempio? Dovrei farlo, dovrebbe essere il mio compito, invece non posso. Sembra che tutta la luce se ne sia andata via.

Sarei un cattivo padre, se ti dicessi di non piangere.

E' terrificante perdere qualcuno con cui hai vissuto tutta la tua esistenza. Come perdere un braccio o una gamba. Come si può fare finta di nulla? Quella persona diventa parte di te e la sua assenza è come un macigno che frantuma le ossa, ancora ed ancora, senza sosta. Perché lo cerchi sempre con lo sguardo per farti approvare, perché ti accorgi che hai bisogno di lui per andare avanti, per vivere, semplicemente, continuando a fare quello che hai sempre fatto con lui.

Anche se non te ne sei mai accorto prima, ci sono migliaia di piccole cose che non puoi più fare, perché mancano i particolari, un sorriso o un gesto, semplicemente il respiro dell'altro. Vuoto, nulla. Soffocante ed insopportabile.

Camminare per casa, fare le cose più semplici, diventa terribilmente faticoso. Gli oggetti restano, a ricordarti che cos'hai perso, tutto quello che formava la tua vita. Sapere che non ti rivedrò più, che non riuscirò a salutarti, mio piccolo tesoro, è un dolore del tutto simile. Vedo anche te, intorno a me. I tuoi giocattoli, i tuoi abiti invernali, tanti, tantissimi disegni. La nostra famiglia, quello che non tornerà, neppure se continuo a cercarla freneticamente, neppure se provo a chiudere tutto in una stanza. E' frustrante. E' straziante.

Tino mi ha mandato altri oggetti, prima di morire. Oggetti quotidiani e un milione di lettere che non credevo neppure di aver spedito. Mi ha mandato tutto e l'ho odiato. L'ho odiato da morire, mentre assistevo, impotente, alla Catastrofe. Ricordi, amore, tutto finito sott'acqua, cose che nessuno ricorderà mai più. Chi si ricorderà della Finlandia? Chi si ricorderà dell'aurora, dei suoi paesaggi, della neve che brilla sotto il sole, come un tesoro? Non voglio che dimentichino. Non è giusto. Che dimentichino me, ma non lui.

Perché?

Sono grato per le lettere, per i ricordi, anche per l'ultima che mi ha scritto. Ora, quando l'assenza si fa sempre più pesante, sono felice di averli. Non odiarmi per quello che ti invio con questa lettera. Ci sono tanti sorrisi, dietro agli oggetti. Anche lacrime, ma soprattutto la nostra famiglia, i nostri ricordi, quello che voglio sopravviva.

Il Natale posticipato, i disastri di Tino, tutti i momenti che, un giorno, ti faranno sorridere di nuovo, te lo prometto, sarà così. Un giorno tutto passerà e sorriderai. Forse non domani o la settimana prossima, ma un giorno.

Non ho avuto tempo per essere il padre che meritavi, né quello per essere il meglio, per te, come ho sempre desiderato, fin dal primo giorno. Ma tu sei tutto quello che un padre potrebbe desiderare.

Peter, sei stato tanto amato, da entrambi noi. Abbiamo sempre pensato che un giorno saresti stato una grande Nazione, se non per estensione, per la forza che avevi dentro.

Vorrei abbracciarti un'ultima volta.

Vorrei dirti che ti voglio bene, con i tuoi occhi di fronte.

Ma preferisco che tu non veda. Voglio che ti ricordi di me com'ero, non che la tua ultima immagine di me sia questa. Spero che saprai perdonarmi.

Devi essere felice, Peter. Con tutte le tue forze. Noi saremo sempre insieme.

Berwald Oxestierna Väinämöinen



Quando Francia lo trova, Peter è rannicchiato in un angolo, scosso dai singhiozzi, con un foglio stretto al petto. Gli si inginocchia di fronte, cercando di sciogliere il nodo creato dalle braccia e le gambe, cercando di guardare il viso del ragazzo, di calmarlo, perché teme che singhiozzando in quel modo soffochi.

“Che succede, petit?”

“Anche papà è morto.”







Note dell'autrice

Mitt lille hjärtegryn. sve. “Mio piccolo *tesoro*” La parola è intraducibile, significa, a grandi linee “una persona con cui si è connessi in modo così profondo che sembra di condividere lo stesso cuore”.

Pappa. sve. “Papà”

Äiti. fin. “Mamma”

Può interessarvi o meno, ma Peter è un ragazzo, in questa storia, cresciuto di colpo proprio a causa della Catastrofe.

Perché Francia? Perché mi andava di usare “petit”. Non c'è un vero motivo.

Devo seriamente smetterla di farmi del male con queste fan fiction. Però spero davvero vi piaccia, ecco...



   
 
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