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Autore: ShunLi    04/10/2011    2 recensioni
La mattina ha sempre un sapore lieto, quando sai di svegliarti accanto a qualcuno di straordinario. E Leonardo era fortunato. Molto fortunato di godere di quell'ora lieta.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ezio Auditore, Leonardo da Vinci
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina ha sempre un sapore lieto, quando sai di svegliarti accanto a qualcuno di straordinario.
Leonardo era fortunato in quel senso. Firenze era ancora avvolta nel grigiore mattutino, quando ancora le case dovevano assumere colore e l’aria si doveva riempire del profumo del pane appena sfornato.

Leonardo si puntellò sul gomito e le lenzuola scivolarono giù dal suo corpo, dandogli un brivido che gli ricordò il modo in cui, qualche ora prima, Ezio l’aveva accarezzato allo stesso modo, prima di prenderlo e farlo suo. L’artista sorrise.
La sua attenzione poi venne catturata da qualche piccione di passaggio nel piccolo pezzo di cielo che si vedeva fuori dalla finestra. Sapeva bene che si dirigevano in quella direzione per raggiungere la piccionaia, dove alcuni riempivano le ciotole di becchime per quelle creature. Dopodichè si sentiva il suono delle campane, annunciando l’inizio del nuovo giorno.

Leonardo calcolava quindi l’orario dal passaggio di quei piccioni, e di solito era sempre giusto. Le sei del mattino era un orario strano a cui svegliarsi. Di solito l’artista dormiva poco, o non dormiva affatto e si ritrovava sempre a fare qualcosa anche nelle ore più impensabili. Da quando c’era Ezio, il suo sonno e le sue abitudini alimentari erano drasticamente cambiate. Pur di accontentare Ezio, ogni tanto si faceva portare fuori a pranzo e, la notte, quando l’Assassino era impegnato in una missione, Leonardo lo attendeva alzato, con una tensione che gli contorceva le budella. Solo quando aveva Ezio accanto a sè nel suo letto riusciva a rilassarle.

L’ora lieta si trasformò a poco a poco in un attenta e profonda osservazione di quell’uomo che giaceva accanto a lui, facendo nascere in Leonardo una sensazione di tenerezza mai sperimentata prima. Ezio riposava come non mai.
A volte negava persino a se stesso di aver bisogno di un riposo vero e proprio, ma addormentato com’era, con l’espressione più rilassata che Leonardo avesse mai visto, era innegabile che Ezio si stesse godendo il suo sonno.
Stringeva una mano al cuscino e l’altra era nascosta sotto lo stesso. I capelli, che ribelli gli ricadevano sul viso, gli incorniciavano le gote rosate. Tutto il suo corpo eburneo (così bello anche sfregiato dalle cicatrici, che Leonardo adorava coccolare riempiendole di baci) era piegato in posizione fetale. Il lenzuolo, complice di certe pieghe che l’artista definiva in modo entusiasta “pericolosamente erotiche”, avvolgeva i suoi fianchi, come per trattenere la sua bellezza. Nessun pennello avrebbe potuto riprodurre in una cornice quell’immagine così vivida e perfetta e di cui Leonardo si stava beando.

Le sue labbra infine, gonfie di baci e sussurri pronunciati al suo compagno, erano stupende. Forse Leonardo aveva ragione nel dire che le donne procuravano una piccola distrazione. In confronto a quella forma così deliziosa, poteva anche mandare a monte il lavoro di una vita. Quindi sfiorò con le dita quella bocca appena socchiusa, come se accarezzasse i petali di un fiore.

“Buongiorno.” Disse l’artista.

Avrebbe vissuto volentieri altre cento ore liete in quel modo.
  
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