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Autore: Lelenu    04/10/2011    4 recensioni
Sei stata una brava attrice fin quando hai potuto. Venivi a scuola e facevi tutto normalmente. Ma in effetti ora che ci penso, non mettevi più cose scollate addosso.
Forse dovevo capirlo anche da solo. Non lo so. Mi sento troppo stupido. La donna che amo veniva picchiata e io? Io stavo a guardare.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Piccola Shot frutto di una notte in bianco: ultimamente sono fissata con le cose strappalacrime! Ma come si dice? Bisogna seguire l'ispirazione!!

…Andiamo via …

 

Sei sempre stata li a guardarmi da lontano. Sempre cupa e inquieta ti rivolgevi a me in modo scontroso. Quell’arroganza che mi ha fatto innamorare di te ma che era troppo diversa del solito.

Perché non me ne avevi mai parlato, Bella? Io ti amavo e tu lo sapevi. E so anche che quello che hai fatto lo hai fatto solo per me, perché anche tu mi amavi.

Ma io potevo aiutarti. Proteggerti. E invece no. Hai voluto fare l’eroina. Hai voluto fare tutto da sola.

Quando ieri mi hai detto la verità mi sono sentito morire. Mi hai fatto vedere quei segni. Erano orribili. Non ci ho pensato due volte prima di dirti ciò che stiamo per fare.

Dovevi dirmelo che tuo padre ti picchiava e che voleva picchiare me se non ti lasciavo. Dovevi dirmelo.

Ieri notte sei venuta da me, avevi i vestiti strappati e non riuscivo a credere a quello che vedevo.

è stata l’unica cosa che sono riuscito a dire dopo averti vista in quelle condizioni. Non riuscivo a dire nient’altro. Volevo, e voglio, portarti via immediatamente per proteggerti.

Sei stata una brava attrice fin quando hai potuto. Venivi a scuola e facevi tutto normalmente. Ma in effetti ora che ci penso, non mettevi più cose scollate addosso.

Forse dovevo capirlo anche da solo. Non lo so. Mi sento troppo stupido. La donna che amo veniva picchiata e io? Io stavo a guardare.

Anche se non lo sapevo dovevo capire che qualcosa non andava.

Adesso mi trovo nella mia stanza a mettere di tutto di più nel mio borsone. Ho parlato di questa fuga con i miei. Ho spiegato loro tutto. Volevano che tu ti trasferissi qui e che denunciassi tuo padre. Ma non hai voluto. Così oggi mio padre mi ha dato le chiavi della casa a Jacksonville. Andremo li. Faremo il college li e se non mi accetteranno mi metterò a lavorare.

Ci verranno a cercare. Soprattutto tuo padre. Ma non mi interessa. Io devo proteggerti e farti stare bene piccola mia.

Finisco di fare la valigia e scendo giù. Ci sta mamma tutta preoccupata. Mi da un pò di cose da portare e mi abbraccia forte. Lo stesso fa papà augurandomi buona fortuna e pregandomi di farti stare bene perché ne hai bisogno.

Poteva anche non dirmelo. Lo avrei fatto comunque.

Salgo in macchina e spedito arrivo fino al cancello della scuola. Era qui dove dovevamo vederci. Ancora non  ci sei. So che sarebbe stato più difficile per te scappare di notte da casa. Ma mi hai promesso che ce l’avresti messa tutta.

Aspetto, aspetto e aspetto. È passata mezzora.

Amore dove sei?

Prendo il cellulare e ti faccio uno squillo. Mi rispondi subito piangendo.

"..v-vieni all’incrocio prima della strada di casa mia..n-non ci riesco a camminare oltre..m-mi fa tutto male"

Bastardo. Lo ha fatto ancora.

Stacco la chiamata senza dire niente e parto al massimo fino ad arrivare li. Non riesco a vederti perché è buio. Poi sento dei lamenti e sceso dall’auto mi avvicino ai cassonetti della spazzatura. Sei li dietro. Appoggiata al cassonetto a piangere.

Mi abbasso su di te e ti prendo in braccio per portarti in auto. Ti stringi a me. Stai tremando.

Ti poso sul sedile per poi riempirti il viso di baci. Spero di rassicurarti almeno un po’. Poi ti guardo bene e vedo le tua gambe. Sono piene di lividi e segni rossi.

"Andiamo via" solo queste  due parole sono bastate per farti sorridere e stringermi la mano.

"Si, andiamo via ".

 

 


  
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