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Autore: OpunziaEspinosa    04/10/2011    6 recensioni
Nessie e Jake vivono insieme. Sono innamorati, ma una verità, sconvolgente e inaspettata, fa crollare ogni certezza.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Hola, tutto bene? Io mi sto lentamente riprendendo dall’influenza. O forse, considerando come sto, dalla peste, oppure dalla malaria.
Nel delirio causato dai farmaci ho partorito questa OS.
Chiedo perdono fin da subito ai puristi di Twilight, quelli che conoscono la saga a memoria, e ne conoscono i punti e le virgole. Di sicuro ho commesso molti errori. Di sicuro non ho capito cose fondamentali (e mi sono concessa anche qualche libertà… tipo la storia dei diari. Non mi pare che Edward scrivesse dei diari.) Ma non avevo voglia di rileggermi Breaking Dawn. E volevo postare comunque.
Ho provato ad immaginare il futuro di Jake e Nessie. Insieme.
Non tiratemi i pomodori...
Buona lettura.
 
Opunzia

 
 


Avevi scelto lei.
 
Sento il rumore metallico della chiave che gira nella toppa e poi la porta aprirsi. Quando Jake entra in salotto mi trova seduta per terra, la schiena abbandonata contro il divano, i diari di mio padre aperti, sparpagliati attorno a me, sul tappeto.
Jake si avvicina, sorridendo. Lo fa con naturalezza, come se niente fosse, ed è giusto che sia così. Perché dovrebbe essere altrimenti? Perché dovrebbe essere preoccupato? Lui ancora non sa. Per lui è una sera come tante altre.
Quando mi raggiunge si china su di me e mi dà un bacio sulla fronte, come sempre. “Ciao, amore. Che c’è per cena?”
Poi, senza attendere una risposta, scavalca con un ampio passo sia me che i diari, e si dirige verso la cucina a vista. Apre il frigorifero, ne estrae una lattina di birra, fa saltare la linguetta e beve un sorso. “Mmmm…” sospira ad occhi chiusi, appagato. “Proprio quello che ci voleva. Oggi, in officina, è stato il delirio…”
Jake ha le mani ancora sporche di grasso, e mi chiedo se abbia lasciato un’impronta sul maniglione del frigorifero e cosa dovrei fare per eliminarla. Quel prodotto nuovo che ho comprato al super l’altro giorno dovrebbe funzionare.
Jake si volta e notando la mia espressione si rende conto che qualcosa non va.
“Nessie, tutto bene?”
Non rispondo e continuo a fissarlo con lo sguardo smarrito, come se lo vedessi per la prima volta solo ora.
Per Jake trovarmi seduta a terra con quelli che crede essere semplici libri non è insolito. Amo leggere, non potrei farne a meno. E ancora di più amo scrivere. Sto per pubblicare il mio secondo romanzo: una storia d’amore tra un vampiro centenario e una fragile essere umana. Il mio editore ne è entusiasta. Dice di non aver mai letto nulla del genere, nulla di così fantasioso ed elaborato, ma allo stesso tempo vivido ed appassionante. Dice che sarà un successo, perché io scrivo divinamente e perché… beh, perché i vampiri vanno di gran moda, di questi tempi.
Non ho dubbi sul fatto che il mio romanzo sarà un successo. Gli scaffali delle librerie sono stracolmi di storie che raccontano di Mr Dracula & Co. Storie assurde, per lo più. Tutte identiche le une alle altre. Noiose al punto tale da volersi piantare una matita in una mano.
Ma la mia storia è diversa. Prima di tutto sono brava, brava davvero. E poi  io conosco fin troppo bene ciò di cui parlo.
Visto che ignoro la sua domanda, Jake si avvicina. “Che stai leggendo?” chiede.
Resta in piedi, a qualche passo di distanza. È come se avesse paura di avvicinarsi.
Jake mi conosce. Sa che qualcosa non va, che qualcosa mi turba. E sa che i responsabili sono i libri sparsi intorno a me, anche se non ne capisce la ragione.
La mia risposta arriva dopo qualche secondo. “I diari di mio padre… sto leggendo i diari di mio padre…”
La mia voce è bassa, un sussurro impercettibile. Non dubito che mi abbia sentita, però. I sensi di un lupo sono molto sviluppati. Soprattutto l’udito.
“I diari di tuo padre?” ripete cauto.
Annuisco con un lieve movimento del capo, senza staccargli gli occhi di dosso.
Non avrei mai dovuto prendere quei diari, e non avrei mai dovuto leggerli. Edward non me lo avrebbe permesso se glielo avessi chiesto. Ecco perché non l’ho fatto.
Sono stata a casa dei miei, qualche giorno fa. Loro erano fuori, probabilmente a caccia. Sono scesa in cantina e ho iniziato a rovistare tra le vecchie cose di mia madre e di mio padre, in cerca di ispirazione. Volevo materiale nuovo per scrivere le mie storie. Volevo trovare qualcosa che appartenesse al loro passato, a quando io non ero ancora nata, a quando non erano neppure sposati.
Poi ho trovato una scatola di cartone stracolma di quaderni, tutti scritti a mano nell’inconfondibile e delicata grafia di mio padre.
Lì non c’era solo la vita dei miei genitori, lì c’era anche la vita di Edward, decine di anni prima che incontrasse mia madre. C’era tutto ciò che ho sempre voluto sapere e capire, ma che lui non ha mai raccontato, o che ha distillato a piccole gocce. Per difendermi, credo. In fondo sono pur sempre la sua bambina. Anche se non lo chiamo neppure papà. Anche se sembriamo due compagni di classe, e non padre e figlia.
Non avrei dovuto prendere quei diari e non avrei mai dovuto leggerli. Quando Edward e Bella lo verranno a sapere andranno su tutte le furie. Hanno digerito a fatica il fatto che io abbia scritto di noi, della nostra famiglia, e non hanno neppure cercato di capire le ragioni per cui l’ho fatto. Edward non mi perdonerà facilmente questa intromissione nel suo privato. Ma, ormai, il danno è fatto.
Sentendomi dire che ho letto i diari di Edward, Jake impallidisce all’istante. Tutto ciò che riesce a fare è imprecare. “Cazzo…”
Rimane in silenzio per un po’, poi si decide a parlare.
“Chi… chi te li ha dati?”
“Li ho trovati.”
“Edward lo sa?”
“No.”
“Cosa… Che cosa hai letto?”
“Più di quanto avrei voluto leggere…”
Se possibile il colorito di Jake si fa ancora più pallido. Sembra quasi un vampiro, ora.
“Nessie, amore… non è come credi…” balbetta avvicinandosi e inginocchiandosi al mio fianco. Sembra voglia toccarmi, prendermi la mano, ma sembra anche che abbia paura di farlo. “Era un momento difficile…” continua. “Lo è stato per me, per Edward… non volevamo farti del male… eravamo solo preoccupati per Bella… eravamo spaventati…”
So a cosa si riferisce Jake. Ho quasi vomitato quando l’ho letto. Ma non è il fatto che nessuno volesse farmi nascere ‒ a parte mia madre e zia Rose ‒ ad avermi spezzato il cuore. Non è il fatto che tutti mi considerassero un mostro, un’assassina. Anche mio padre.
È stato doloroso, straziante, e all’inizio ho provato una rabbia immensa.
Ma poi ho capito. Leggevo le parole di Edward e non ci trovavo odio, solo disperazione. Si sentiva responsabile per quanto stava accadendo. Sua moglie ‒ l’amore della sua esistenza, la sua anima ‒ stava morendo. E pensava che la colpa fosse solo sua, del suo egoismo, di quanto poco ancora conoscesse di sé e del mondo a cui appartiene, pur non avendolo scelto.
“Lo so,” dico. “Non è questo… non è… volevate solo proteggere la mamma… credo.”
Convivo da anni con la consapevolezza che ho quasi ucciso mia madre. Nessuno me lo ha mai fatto pesare. Nessuno me ne ha mai neppure parlato. Ma non sono stupida e con il tempo ho imparato a leggere le orribili immagini di quel giorno, il giorno del parto. Un volto sudato ed insanguinato, deformato dal dolore. Ogni volta quel ricordo mi fa venire la pelle d’oca, così mi concentro su quello che ho sentito: la gioia immensa che mia madre ha provato stringendomi a sé la prima volta.
Odio me stessa per averle causato tanta pena, e non posso neppure immaginare che lei non ci sia più, che scompaia dalla mia vita.
Tiro un lungo sospiro, sopraffatta dai ricordi. Mi alzo in piedi e inizio a passeggiare per la stanza. Jake mi viene dietro.
“Nessie, che c’è… parlami… ti prego… cos’hai letto… cos’hai…”
Allunga una mano e mi sfiora il braccio. Io l’allontano bruscamente.
“Cosa pensi che io abbia letto?” gli chiedo, velenosa. “Cosa credi possa avermi ferita più di sapere che mi volevate morta?”
“Nessie!”
Lo so, sto esagerando. Ma sono così arrabbiata… così…
È come se improvvisamente la mia vita non avesse più senso. È come se tutto ciò che ho mi fosse stato strappato dalle mani.
“Tu eri innamorato di mia madre! Tu… Tu eri innamorato di Bella!”
Cerco di non urlare, di mantenere la calma. Ma non ci riesco. Scoprire che Jake, il mio ragazzo, l’unico uomo che io abbia mai amato in tutta la mia vita, in realtà non volesse me ma mia madre è decisamente troppo. La goccia che fa traboccare il vaso.
Sono uno strano essere, mezzo vampiro mezzo non so cosa. Essere umano, credo. Ma non lo darei per certo: nel mio bizzarro mondo tutto è possibile, e domani potrei scoprire di provenire direttamente da un altro pianeta, oppure di essere una strega, chi può dirlo. Dopotutto un potere sovrannaturale ce l’ho già.
Anche i miei genitori sono due vampiri ‒ vampiri buoni, o vegetariani, che bevono solo sangue animale ‒ proprio come i miei nonni e i miei zii paterni (con i quali, però, non ho alcun legame genetico).
Sono in vita da soli sette anni, eppure la mia crescita è stata molto rapida, e ora ne dimostro quasi venti, nella mente e nel corpo. Insomma, ho la stessa età di mia madre e di mio padre, ed esattamente come loro sono destinata a non invecchiare mai, a vivere in eterno, intrappolata in questo corpo di giovane donna.
Chiamare i miei genitori mamma e papà è diventato presto improponibile, soprattutto in pubblico. È vero, due diciassettenni possono mettere al mondo un figlio, ma non possono avere un figlio della loro stessa età. Così mi sono abituata a chiamarli Edward e Bella anche a casa, e spesso mi sento come se non avessi due genitori, ma due amici.
Per ovvi motivi, pur desiderandolo ardentemente, non sono mai andata a scuola, e non ho mai vissuto con altri bambini.
Che altro? Ah, sì: il mio ragazzo è un licantropo. Si trasforma in un lupo quando gli pare, o quando si incazza. E continuerà a farlo finché dei vampiri gli ronzeranno intorno. Dovessimo decidere di andarcene tutti, lui smetterebbe di trasformarsi, e inizierebbe ad invecchiare. Ecco perché non possiamo allontanarci da mamma e papà.
Jake mi osserva con gli occhi sbarrati, terrorizzati. È un ragazzo intelligente. Credo abbia capito dove voglio arrivare, cosa mi lacera.
“Nessie, ti prego…” Jake balbetta, la voce gli trema. “È successo tanto tempo fa…” continua. “Non significa nulla…”
“Non significa nulla?” ripeto incredula. “Il fatto che tu abbia cercato in tutti i modi di portarla via a mio padre non significa nulla? Il fatto che tu fossi disposto ad ammazzare Edward pur di averla non significa nulla? Jake, non prendermi in giro… Abbi almeno la decenza di non prendermi in giro.”
Gli do uno spintone, che non lo smuove di un millimetro, e mi dirigo verso l’ingresso.
“Dove stai andando?” mi chiede, in preda all’ansia.
“Fuori,” rispondo sbrigativa. “Ho bisogno di pensare.”
Raggiungo l’attaccapanni e recupero giacca, sciarpa e  berretto. Vivere al nord è uno strazio. Fa sempre freddo, e il cielo è sempre coperto.
Quanto vorrei trasferirmi in California.  O in Florida, da mia nonna Renée. Adoro il sole e sentirlo sulla pelle.
Jake si avvicina ad ampi passi. Sembra aver riacquistato vigore e lucidità. “Nessie, tu non esci da questa casa,” dice. “Noi dobbiamo parlare.”
Lo squadro dalla testa ai piedi. Detesto quando mi dà degli ordini. “Io faccio quello che mi pare. Se voglio uscire, esco.”
“Nessie, te lo ripeto: non aprire quella porta.”
“Perché? Cosa fai, se no? Ti incazzi? Ti trasformi? Non mi fai paura.” Infilo la giacca e faccio un altro passo.
“Nessie, falla finita… ti comporti come una bambina.”
“Forse è quello che sono. Ho sette anni, in fin dei conti.”
“Oh, Cristo… non dire cazzate. Sai che non è così. Se adulta. Comportiamoci da adulti.”
Jake si piazza di fronte alla porta ed incrocia le braccia. Cerca di fare il duro, ma lo sguardo è preoccupato e le spalle sono leggermente ricurve in avanti.
“Jake, spostati.”
“Devi darmi la possibilità di spiegare!”
“Non voglio ascoltarti, in questo momento!”
“Ma tu devi! Tu devi capire…”
“Cosa?” sbotto per l’ennesima volta, allargando le braccia. “Non c’è niente da capire. È tutto scritto in quei diari, nero su bianco.”
“È ciò che ha scritto tuo padre!” tenta di difendersi.
“È ciò che è successo!”
“È il suo punto di vista! È tutto filtrato dalle sue percezioni! Lui non può sapere ciò che provavo allora, o ciò che provo adesso. Non lo saprà mai!”
Jake si avvicina e mi posa le mani sulle spalle. “Non lo saprà mai…” ripete.
Per un po’ fisso il collo della maglia che indossa, chiedendomi se si è reso conto di aver detto un gran cazzata.
“Jake,” gli dico dopo un po’, sollevando gli occhi e guardandolo come se fosse scemo. “Lui ti legge nel pensiero… Mio padre legge le menti… non dire che non può sapere…”
Ma Jake sembra convinto di ciò che dice. “Non può, invece! Lui non è sempre con noi. Lui non può leggermi qui.” E dicendolo mi prende una mano e se la posa sul cuore. “Non può sapere cosa provo quando stiamo insieme, quando facciamo l’amore… lui non può…”
“Ok, allora dimmi che non è vero.”
“Cosa?”
“Dimmi che non eri innamorato di Bella.”
Jake ha un fremito e mi lascia andare la mano. “Nessie…”
“Dimmi che eri solo un ragazzino capriccioso che voleva rubare un giocattolo ad un altro ragazzino. Che davvero Bella non significava nulla. Che non eri disposto ad ammazzare per lei. Che non eri disposto a sacrificare la tua vita per lei.”
Lo guardo negli occhi, seria. La voce bassa e misurata.
“Nessie…”
“Dimmi che in realtà era solo la tua natura di lupo, a guidarti. Che mia madre non c’entrava. Che volevi solo ammazzare mio padre perché è un vampiro, e questo fanno i licantropi: ammazzare vampiri.”
“Nessie, rendi tutto più complicato di quello che è in realtà…”
Io rendo tutto più complicato? Io ?”
Dio… Devo uscire da questa casa. Devo andarmene. Ho bisogno di aria fresca, ho bisogno di respirare.
“Spostati, Jake.” E siccome non lo fa mi metto ad urlare. “Cazzo, spostati!”
Cerco di colpirlo, sapendo che sarà inutile. Sono forte, ma lo è anche lui. Molto.
“Io ti amo,” urla disperato bloccandomi un polso ed attirandomi a sé. La mia schiena preme contro il suo torace. Cerco di divincolarmi, ma lui mi avvolge completamente e mi tiene stretta, per non farmi scappare.
“Ti amo, Nessie,” ripete, la voce più dolce, quasi un sussurro nel mio orecchio. “Ti amo da morire… Ti amo da sempre, più della mia stessa vita. Mi farei ammazzare per te. Non pensare a quello che è stato. Lascia perdere quello che hai letto in quei maledetti diari. Pensa a noi, ora. Alla nostra casa, a quello che abbiamo. Perché non ti basta? Perché?”
“Perché non mi hai scelta!” urlo disperata, la voce incrinata dal pianto. “Tu non mi hai scelta, Jake! Non mi hai scelta…”
Ricomincio ad agitarmi tra le sue braccia, e Jake finalmente mi lascia andare.
Mi allontano di qualche passo, lottando disperatamente per trattenere le lacrime. J
“Che significa ‘non ti ho scelta’ ?” chiede Jake. “Nessie, io sto con te… viviamo insieme… Ho lasciato Forks, per te. Ho lasciato la mia casa e la mia famiglia per seguire te e i tuoi genitori. Come puoi dubitare…”
“Dio, Jake, perché  non capisci?”
“Cosa? Cosa devo capire?” domanda, agitando le braccia. “Sei gelosa? È questo? È il fatto che io possa aver provato dei sentimenti per un’altra ragazza…”
Un’altra ragazza? Sul serio? Mia madre, per lui, è semplicemente un’altra ragazza?
“No! No, no, no!” esclamo, incredula e disperata. “Come puoi non capirlo? Come fai a non arrivarci?”
“Non c’è niente da capire, Nessie!” urla Jake, sempre più frustrato. “Niente! A parte il fatto che io, ora, amo te. Perché rivanghi il passato? Che senso ha? Tu non eri neppure nata!”
“Appunto!”
“Nessie, non capisco…”
“Oddio, sei così… ottuso. Lo so che mi ami, Jake… lo so! Me lo dimostri ogni santo giorno. E anch’io ti amo. Ma tu non mi hai scelta, Jake! Tu non mi hai scelta! Avevi scelto mia madre, e lei non ti ha voluto. Ecco perché siamo qui, insieme, noi due.”
Jake sembra preso in contropiede.
“Tu volevi Bella,” continuo, cercando di controllare la voce. “Se lei ti avesse scelto, ora stareste insieme, e sareste felici…”
“Non era destino. Tu sei il mio destino.”
“Oddio, e questa dove l’hai letta? Su una cartina dei cioccolatini?”
Jake mi fulmina con lo sguardo. “Nessie, non fare la stronza… non me lo merito.”
“Hai ragione, Jake. Ma per me il destino non esiste. Esistono le persone, e le tante, singole scelte che fanno ogni giorno. Tu volevi mia madre. Tu avevi scelto lei. Non stai con Bella solo perché lei era innamorata di mio padre, e non ti ha voluto. Se lei avesse scelto te, e non Edward, io non esisterei neppure. Non c’era nulla di scritto. Ognuno ha fatto ciò che sentiva.”
La mia voce è fredda, glaciale quasi. Lo sto spaventando, ma non m’importa. Voglio che capisca.
“Tu sei il mio imprinting…” balbetta. “Noi dobbiamo stare insieme… non posso vivere senza di te…”
“Lo vedi che mi stai dando ragione?”
Jake aggrotta la fronte, senza capire.
“Tu non mi hai scelta,” gli spiego. “L’imprinting ha scelto per te. Per noi. Tu stai con me perché devi.”
Nella mia breve vita ho visto e sentito cose che rasentano la follia. La storia dell’imprinting le supera tutte. Mi sono sempre rifiutata di credere che io e Jake stiamo insieme per una ‘forza superiore’. Noi stiamo insieme perché lo vogliamo, non perché costretti. Mi piaceva pensarlo, ma mi sbagliavo.
Mi stringo nella giacca, infilo sciarpa, guanti e berretto e mi avvicino alla porta.
Jake mi segue con lo sguardo, impotente.
“Dove vai?”
“Non lo so. Ho bisogno di camminare, di respirare un po’ d’aria fresca.”
“Torni?”
Apro la porta ed esito un attimo sulla soglia. “Non ho altra scelta.”
Scendo le scale, esco all’aperto e comincio a camminare. Raggiungo il parco giochi che si trova a pochi isolati dal nostro appartamento, mi avvicino ad un’altalena e mi siedo.
Resto lì, a dondolarmi per un tempo indefinito.
È buio, fa freddo, non si vede anima viva in giro.
Sono sola, completamente sola.
Poi sento una voce maschile.
“Ciao, Renesmée.”
Alzo lo sguardo.
All’inizio non lo vedo bene: un lampione alle sue spalle mi impedisce di distinguerne i tratti del volto. Così mi scosto e strizzo un po’ gli occhi.
È un ragazzo. Credo abbia la mia stessa età.  Ha la pelle scura, gli occhi e i capelli neri e indossa un pesante giubbotto imbottito.
Si siede sull’altalena di fianco alla mia e mi sorride. “Ti ricordi di me?” chiede.
Lo fisso per un altro brevissimo istante. Poi ricordo tutto.
“Nahuel…”
 



Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale. I personaggi sono proprietà di S.Meyer e non vengono utilizzati a scopi lucrativi. La riproduzione anche solo parziale di questa ff non è autorizzata.
 

   
 
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