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Autore: Phoenix_619    04/10/2011    2 recensioni
Era lì, steso sulla sabbia. Ormai, era finita. Ferito a morte, un soldato riflette sulla follia della guerra. Piccola one-shot dedicata ai soldati morti durante lo sbarco in Normandia.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                         Uno, Nessuno, Centomila

Era così dunque. La Morte. Se gli avessero detto che era così dolce, non avrebbe esitato a piantarsi un proiettile in testa. E invece erano tre anni che combatteva in quelle dannate trincee, tre anni di uccisioni, tre lunghi anni in cui il mondo sembrava essersi dimenticato di cose come la pietà. O la normalità. Rise, e un fiotto di sangue risalì alla gola. La grossa scheggia di una granata conficcata nel suo petto gli causò una fitta dolorosa. Se non avesse avuto quella ferita, avrebbe continuato a ridere. Ridere per la pazzia che sembrava aver colpito, senza distinzione, tutti gli uomini. Forse era solo un sogno? Se fosse stato così, sarebbe stato piuttosto un incubo. Sentiva i suoni ovattati, accanto a lui continuavano a correre soldati con la sua stessa uniforme, ma non ne distingueva il volto. In quel momento capì perché venivano chiamati “carne da cannone”. Se ne avesse avuto la forza, avrebbe fermato uno di quei militari e gli avrebbe chiesto dove correva con tanta foga; lo avrebbe invitato a sdraiarsi lì, accanto a lui, per osservare intorno. Ma era inutile sognare, lui era lì, in terra straniera, a combattere contro un nemico che non conosceva, una scheggia nel petto, il suo sangue arrossava la spiaggia normanna. Intorno a lui i morti si ammassavano come balle in un fienile. Un ragazzo gli cadde quasi sopra, il ventre aperto da una raffica di mitraglia. Si rannicchiò spaventato, premendo le mani contro la ferita. Chi era quel ragazzo? Poteva solo intuire che era un soldato. Era così? Un essere umano, ridotto a “uno dei tanti”? colonnello, sergente, soldato fresco di leva… che gliene importava? Avrebbe potuto essere anche il presidente o uno straccione. Lui voleva sapere il suo nome. “Chi sei”? gli chiese. Gli rispose il suono dei proiettili e le urla. Il ragazzo rimase fermo, le mani strette al petto, gli occhi vuoti. Allora si chiese se conoscesse il soldato ferito da un’ obice, che stava morendo dissanguato e che chiedeva il nome ai morti. Sì, sapeva chi era, ma ora che importava? Sarebbe stato uno dei tanti, un uomo morto durante lo sbarco in Normandia. Si sarebbero ricordati di lui? No, certo che no. Era inutile sognare, lui era lì, in terra straniera, aveva combattuto contro un nemico che non conosceva, una scheggia di granata conficcata nel petto lo aveva ucciso, il suo sangue aveva arrossato la sabbia. Lui era lì, uno dei tanti, e non aveva potuto fermare i soldati e invitarli a riflettere sulla pazzia che stavano vivendo.

   
 
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