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Autore: AmhranNaFarraige    04/10/2011    1 recensioni
Sul villaggio di Foglianuova incombe una disgrazia difficilmente paragonabile ad altre avvenute. Una serie di morti che culminano con quella di Naruto Uzumaki, un giovane taglialegna che godeva di una vita tranquilla e serena. Il commissario Nara si ritrova ad indagare su questi casi irrisolvibili, poiché dovuti a forze sovrannaturali, a malvagie divinità che desiderano i tributi a loro negati, a cui danno man forte delle streghe per amore.
Una storia macabra, ricca di rituali e streghe, di morte e zombi, di paura e bugie, ed ancora di superstizioni e folkrore. Una storia folle, prodotta da una mente folle. Abbandonate ogni razionalità e sana mente, oh voi che entrate!
Genere: Angst, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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La Morte innamorata

1. Il bacio della Morte

’Cause everybody’s gotta die sometime,
we fell apart

[A Little Piece Of Heaven – Avenged Sevenfold]

Perchè ognuno deve morire prima o poi,
e noi cadiamo a pezzi



Da parecchie ore ormai il sole era rimasto addormentato sotto la gelida coperta nera dell’orizzonte, spento nel suo sonno aveva lasciato la scena libera alla luna che regnava malvagia e piena nella sua grandiosità sul mondo annegato nella notte crudele. Attorno a lei le facevano lustro una miriade di luminarie luccicanti e sinistre che si dicevano parole in lingue sconosciute, parole di rituali antichi nascoste per pudore da alte nubi grigie e sottili.
La situazione del cielo veniva perfettamente rispecchiata da un timore comune presente in terra. Il bosco buio che circondava il villaggio di Foglianuova, in quelle ore, rappresentava per chiunque un luogo ignoto, ma colmo di leggende spaventose che bastavano ed avanzavano a tenere la popolazione alla larga. D’altra parte cercavano soltanto di dare una motivazione a quei rumori infami che sentivano provenire al suo interno. Certo uomini temerari avevano cercato di trovare una qualche spiegazione tangibile, ma ovviamente non avevano mai fatto ritorno, accrescendo i timori della gente e coltivando l’idea di mostri spietati e malvagie creature fatate che s’era fatta largo tra le menti suscettibili. La notte dunque rimaneva sempre un momento terribile per gli abitanti del villaggio. In quelle ore se ne stavano tutti ben chiusi nelle loro case ti terra e fango, coricati nei loro letti caldi e con la coperta tirata su fino a coprire il naso, scacciando la paura con la speranza di poter vedere un giorno nuovo, confidando nell’utilità dei sacrifici e delle offerte che lasciavano ogni luna piena alle divinità del bosco.
Ma non era da loro che dovevano riguardarsi, quelle se ne stavano quiete a riempirsi la pancia col cibo che veniva loro offerto e brindando col sangue di qualche malcapitato animale. Invece un’ombra più oscura e silenziosa s’era fatta largo sopra i tetti di Foglianuova, sopra le teste stanche dei contadini e dei cacciatori come su quelle delle donne laboriose e dei bambini allegri. Era un’ombra larga perfida, vogliosa di sangue e morte come una cortigiana lo è del letto occupato, incapace di provare pietà e di essere corrotta da qualche copioso banchetto. La gente la cercava spesso e la cacciava ancora di più, ma mai avrebbe temuto una rivalsa simile a quella che sarebbe giunta di lì a poco, mai avrebbe creduto di dover temere anche quest’altro dio, questa essenza che comunemente si faceva chiamare Morte.

Tuttavia non tutti quanti se ne stavano barricati all’interno delle loro dimore a scongiurare la salvezza, ma c’era già chi aveva deciso di lasciar perdere una vita condotta dalla paura ed aveva optato per darsi apertamente a tutto ciò che gli altri temevano quanto l’inferno stesso. C’era chi sedeva rassegnato su una sedia di legno bruno davanti ad una finestra spalancata che lasciava trapassare le nevi rade di quel inverno gelido, attendendo che giungesse infine la propria ora ed accogliendola a braccia aperte, senza più il bisogno di avere mai più paura. No, assolutamente non provava un briciolo di paura per quel angelo dalle ali laccate di nero e la veste del medesimo oscuro colore, ma piuttosto amore. Amore per un essere divino dalle fattezze di un giovane ragazzo avvenente dalla pelle diafana, amore per i lunghi capelli corvini che risplendevano argentei ai raggi della luna che penetrava brillante, amore per gli occhi di rubini intagliati di perle nere e minuscole, amore per un nome che si faceva largo tra i tanti che possedeva. Per stargli alla dovuta larga le genti lo chiamavano Morte, ma chi si dava a lui come alla persona più amata il suo nome aveva un suono differente, Sasuke Uchiha. Un nome al quale anche Naruto aveva imparato a voler bene e a bramare con ansia e trepidazione.
Lo spirito apparve così alla finestra, coperto da un manto nero lacerato dal tempo e munito di falce ricurva ed incrostata del sangue di una moltitudine di generazioni passate. Gli occhi risplendettero da sotto il cappuccio e s’incastonarono in quelli blu e smorti del malcapitato, riempiendoli di quella forza che era andata scemando con l’avanzare della notte, che era scappata in qualche angolo lontano assieme alla speranza di raggiungere l’obiettivo prefissato, l’apparizione di quella creatura amata tanto quasi quanto odiata. Sasuke scese con cautela dalla mensola stretta, aiutandosi col bastone dritto e lungo della sua falce, che poi posò sul pavimento freddo una volta compreso che la sua vittima non avrebbe opposto alcuna resistenza al suo destino, ma era uno di quei rari casi in cui la gente comprendeva la sua importanza e la sua maestosità. Era un ente di gran rilievo anche tra quelli della sua stirpe, ma ultimamente sembrava che pochi comprendevano in suo sangue nobile: i popoli non gli offrivano più timorose vergini, i druidi non pregavano più per la sua venuta ed i grandi condottieri avevano smesso di fare a lui sacrifici, ringraziandolo dell’aiuto che aveva dato loro in battaglia. Ebbene, la Morte stava perdendo i suoi onori e dunque era intenta a farla pagare cara a chi si mostrava così irrispettoso verso la sua figura. Ma quel giovane che sedeva di fronte a lui possedeva ancora un anima pura, degna di un trattamento all’antica, più consono alla situazione, che di una morte lenta e straziante.
L’incappucciato prese a camminare lentamente sul pavimento bagnato dal nevischio, in direzione del ragazzo ormai ansimante, un po’ per ansia ed un po’ per incapacità di attesa. Gli sorrise, nel tentativo di fargli capire che contro di lui non avrebbe fatto nulla di male, che i suoi desideri sarebbero stati infine coronati, che sarebbe accaduto tutto ciò che sperava ed aspettava da quando aveva pianificato la sua morte. Gli si accostò al viso, ad una distanza rischiosa che gli fece colorire le gote di un rossore poco naturale, tanto da poter sentire il suo respiro affannato sul collo, poi cambiò direzione, per fermarsi all’altezza del suo orecchio destro, dando le spalle alla finestra, alle nuvole che avevano interamente coperto la luna per permettergli di non essere disturbato nemmeno da quella grande regina durante il suo lavoro, e ruppe il ghiaccio con parole ancor più gelide.
-Dunque, Naruto Uzumaki, è finalmente giunta la tua ora.
L’altro non proferì parola, ancora atterrito da quella splendida visione. Non si chiedeva se aveva fatto la scelta giusta a decidere di darsi alla morte ancora così giovane, ancora così puro e pieno di speranza, ma non intendeva buttare la sua vita come facevano tutti gli uomini del suo villaggio, chi rinchiuso tra i mattoni secchi pregava perché non accadesse nulla di crudele a lui e alla sua famiglia, o chi, più impavido, sfidava le divinità dai boschi e ne invadeva i territori, attirando i loro mostruosi figli verso le abitazioni, offrendo loro carni tenere e fresche, da gustare rigorosamente ancora vive. Lui non voleva né dimostrare di essere un vigliacco né tantomeno sembrare un eroe, ma voleva semplicemente poter perire di una morte meno atroce, per mano del un grazioso fanciullo che aveva imparato ad amare, poiché lo sollevava dal dover provare sì tanto dolore. Era una benedizione, per lui, e pertanto non temeva la sua falce o le sue rosee labbra, ma desiderava trascorrere in sua compagnia gli ultimi attimi di quella che sarebbe stata una vita solamente carica di paura e tristezza.
Sasuke, dal canto suo, provava un sentimento particolare per quel giovane uomo, che aveva dimostrato di aver compreso la sua grandezza, che aveva capito che non ha alcun senso scappare, che tanto prima o poi tocca a tutti, ed aveva deciso di farlo ora, nel modo migliore possibile, accettando la sua condizione e quella del suo villaggio sacrilego. Oh, quanta purezza occupava quel corpo troppo caldo, ancora baciato dal soffio vitale. Quanto onore meritava quel ragazzo che aveva tutto ciò che un essere umano può sperare, ma voleva andare oltre alla pura e semplice monotonia della sua esistenza. La sua curiosità meritava di ottenere la risposta che cercava e così sarebbe stato.
L’oscuro mietitore posò dolcemente la mano dietro alla nuca del coraggioso umano ed avvicinò il suo viso fino ad appoggiare il suo mento appuntito nel punto esatto in cui il collo diventa spalla. Lo tenne stretto in quella morsa per un periodo di tempo indeterminato, assaporando la sensazione gradevole che gli dava quel suo odore talmente puro e rassegnato di fronte ad una creatura del suo spessore. Ne riempì i polmoni e ne gonfiò il petto, voleva tenersi quella sensazione accanto quando quella mattina tutto sarebbe finito ed il suo compagno non avrebbe più avuto la possibilità di respirare. La mano malandrina prese a scivolare lentamente lungo le piccole vertebre che si percepivano a fior di pelle, percorrendole una ad una fino a sistemarsi sul fondo del collo, col pollice che carezzava bramoso la gola. Come reazione ottenne un leggero singulto dalla persona che, non sapendo in che modo dovesse comportarsi, se ne era stato fino ad allora tranquillo tranquillo seduto sulla sedia di legno scuro, davanti alla finestra ancora aperta. Orgoglioso di quel successo improvviso, Sasuke optò per portare la situazione a livelli più elevati e spettacolari, spalancò così le sue immense ali nere che occupavano quasi l’intera larghezza della stanza. Il battito cardiaco di Naruto era accelerato come l’angelo desiderava, ma ancora non era sufficiente per rispecchiare le sue aspettative. I piedi si staccarono da terra e fecero dolci passi nell’aria, mentre le possenti braccia bianche si uncinavano al grosso torace del ragazzo stupito, innalzandolo a sua volta verso il soffitto basso della piccola stanza di casa sua. Ma le pareti sporche di fumo ed i mobili rustici erano ormai scomparsi dalla vista dei due volatili, nascosti dalle piume vorticanti e da visioni inesistenti di stelle luccicanti in un campo blu brillante, all’ombra della luna e del sole e di qualunque osservatore indesiderato. I rumori oscuri della notte erano stati sostituiti dalla dolce melodia di un violino malinconico che annunciava la morte prematura di un uomo onesto e saggio. In quella dimensione extraterrena potevano accadere cose proibite ed i segreti più tenebrosi e nascosti nelle profondità del cuore stanco. Così avvenne l’inevitabile e Sasuke poggiò le sue fresche labbra su quelle bollenti ed emozionate del moribondo. Poco prima gli aveva detto le ultime parole della sua vita:
-Sono qui per prendermi la tua anima, questi sono i tuoi ultimi attimi. Desideri qualcosa in particolare?
-Ciò che ho sempre desiderato sta accadendo proprio ora, anzi, è anche meglio di quello che mi aspettavo. Ti devo ringraziare, sono davvero felice di morire!
-Mi riempi il cuore di gioia, sai? Sono davvero in pochi quelli che mi riferiscono queste parole. Significa per me un lavoro ben fatto. Anche io non desidero altro, possiamo dunque porre fine a tutto questo. Sei pronto?
Annuì.
E così avvenne, Naruto salutò quel triste cupo mondo ricevendo un bacio dolce e appassionato dalla Morte. Sperimentò quel famoso bacio della Morte di cui tanto si parla e ne fu felice, lasciò questa fredda terra e ne fu felice. Poté sperare di aver raggiunto la pace eterna e di poter finalmente riposare in pace, senza dover temere nulla e ne fu felice. Ma ancora lugubri misfatti volteggiavano sul suo ricordo e lo avrebbero presto risvegliato dalla sua comoda tomba.

***



Ancora non era sorto il sole che già il commissario Shikamaru Nara era in piedi al centro della stanza intento a contemplare l’ennesima scena del crimine che gli si era posta davanti agli occhi. Ormai non faceva più caso alla puzza dei cadaveri, dopotutto era morto solo da qualche ora, e al ribrezzo che una tale visione avrebbe dato ad una persona qualunque, ma con una freddezza quasi spaventosa iniziò subito ad analizzare la situazione, facendo grandi passi sul corto pavimento in legno e girandosi una volta raggiunta la parete, per poter avere una visione generale e completa.
La finestra era chiusa dall’interno, la porta pure – Kiba l’aveva dovuta sfondare una volta che ebbe notato che l’amico non gli rispondeva, che non usciva come tutte le mattine per andare a lavorare con lui – ed al centro regnava sullo spazio circostante il corpo esanime del ragazzo accasciato tristemente su una sedia da lavoro, con il mento appoggiato al petto ed il capo piegato su se stesso, come a tentare di coprire la striscia di sangue che si faceva largo da una parte all’altra del collo, una ferita brutale che grondava copiosa dal momento in cui era stata inferta, l’unica tonalità di colore su quella pelle sbiancata d’un tratto nella notte. Le gocce cremisi avevano accerchiato la sua posizione sul pavimento come in un rituale macabro, ma null’altro all’interno di quelle quattro mura sembrava essere testimone della tragedia che si era consumata. Le mani erano giunte in modo sacrale sopra il ventre, leggermente spostate verso destra ed i piedi se ne stavano incrociati sul pavimento antistante, stranamente scalzi, faceva in effetti un gran freddo, quell’inverno. In dosso aveva ancora gli abiti da lavoro: i larghi calzoni stropicciati e sporchi, la camicia a quadri che una volta era arancione e marroni ed ora si era tinta del colore del tramonto. La gola squartata… L’intera figura era posizionata in fronte alla finestra, come se fosse stato a fissarla per tutto il tempo: indubbiamente aveva qualcosa a che fare, ma anzitutto bisognava risolvere il mistero di come aveva fatto l’assassino ad entrare in quella dimensione perfettamente chiusa dall’interno. Sì, era proprio un caso di omicidio, una persona non può certo prendere la prima mannaia che le capita e sgozzarsi come se nulla fosse, ma doveva esserci qualcuno che aveva Naruto nella sua lista nera per ridurlo nello stato in cui il poveretto si trovava. Era strano da pensare, lui era una persona così per bene. Certo, quando esagerava con i boccali, la sera, poteva sembrare un poco arrogante e testardo, ma tutti nel villaggio gli volevano bene ed apprezzavano la sua buona volontà ed il suo contributo per tirare avanti assieme a tutti gli altri e nessuno sarebbe potuto venire da fuori: Foglianuova era una località piuttosto isolata ed immersa nella foresta. Già era difficile arrivarci, farlo e scomparire in una notte sola sarebbe stato impossibile. Shikamaru odiava la complessità del suo mestiere, l’obbligo di dover mettere così in moto la sua molta materia grigia di prima mattina poi era straziante, ma d’altra parte era l’unico che avrebbe potuto gettare un po’ di luce sugli oscuri avvenimenti che avevano inghiottito la sua terra. Ma finché si trattava di qualche bestia feroce che faceva uno spuntino fuori pasto era ancora tutto semplice, ma questo caso sembrava avere qualcosa che non andava, qualcosa di insolito che gli sarebbe potuto rivoltare contro. C’era di messo una persona, la ferita sul collo era troppo perfetta per essere stata apportata da un animale. Doveva stare molto attento.
-Waa! Oddio, ma quanto aspettano a portare via questo orrore?!
Era stata la ragazza bionda a gridare in questo modo sconsiderato, appena aveva fatto in suo ingresso, ed indicava spaventata e col viso di uno strano colorito il corpo addormentato.
-Ino, cerca almeno di contenerti un po’, è il tuo lavoro, dopotutto. E vedi di portare un minimo di rispetto per Naruto, era anche tuo amico, se non sbaglio. Non è carino da parte tua, anzi, è molto triste.
Quella, sentendosi rimproverata, abbassò lo sguardo e risolse il suo problema mettendosi a fissare un qualche punto indefinito tra i nodi del legno. Era l’assistente di Nara da qualche mese ormai, ma ancora non riusciva a sopportare il peso del suo mestiere. Aveva un terrore folle del sangue e della morte, ma aveva promesso al suo amico che gli sarebbe stato accanto come poteva, e così aveva iniziato a lavorare nel commissariato. Faceva più che altro lavori di segreteria, ma spesso si ritrovava a ragionare col suo compagno dei crimini da risolvere, perciò da qualche tempo lo seguiva, suo malgrado, sulle scene del crimine per poter essere il più efficiente possibile.
Arrivò in fine a salvarla il medico della scientifica, per portare via l’oggetto delle sue paure, nel tentativo di trovare un indizio tramite il sapiente ausilio della biologia. Quella donna era tutto l’opposto di Ino Yamanaka, così fredda di fronte a tale atroce misfatto, così abituata a vedere la gente morire. A volte tuttavia persone del genere sono fondamentali per poter mantenere una certa sanità mentale che veniva messa in discussione dai recenti avvenimenti. Ma descritta così sembrerebbe un mostro, invece era una ragazza davvero bella e dalla lealtà sconfinata, sempre pronta ad aiutare chiunque ne avesse bisogno. Il suo carattere era un po’ troppo pieno di pepe, forse, ma stava a mostrare la forza di carattere che possedeva. In poche parole era una forza della natura, coltissima e volenterosa.
-Grazie al cielo, Sakura, che sei arrivata tu! Ino stava per impazzire…
-Non c’è problema, Shikamaru. E’ il mio lavoro fare ciò che lei non sa fare.
Le fece un sorrisino malizioso, sapientemente ignorato dall’altra, e indicò alla sua truppa di portar via il corpo di Naruto Uzumaki. Tuttavia, poco prima di compiere questa operazione, si accorse di una cosa nettamente fuori dal comune, che fosse un indizio? Ma non centrava nulla con la medicina, era un mondo totalmente estraneo a lei. E pensare che le era bastato solo spostare le braccia del defunto per trovare qualcosa. Era davvero riuscita a battere l’astuto commissario, allora. Ma non c’era poi tutta questa bravura, dietro, stava a lui capire il senso di quell’oggetto.
-Non avete toccato il corpo, vero?
-No, lo abbiamo lasciato così come lo abbiamo trovato. Sappiamo bene che non dobbiamo modificare la scena del crimine in nessun modo, almeno non prima dell’arrivo del medico.
-Ebbene, vieni un po’ qua a vedere…
L’investigatore si avvicinò come preso da un’ansia improvvisa, poi comprese cosa generava tanto scalpore nella ragazza, cosa lui aveva mancato di notare, ciò che sarebbe potuto essere un elemento fondamentale e determinante se solo fosse riuscito a comprenderne il significato. Le mani del ragazzo non erano giunte per una qualche fissazione religiosa dell’uccisore, ma bensì per tener stretta al suo cuore una grande puma nera spiegazzata.




N.d.A.: Oh. Mio. Dio… Scrivere questo capitolo è stata una delle cose più strazianti che ho mai fatto. Poche storie prima di questa mi hanno impegnata così, sono davvero stanchissima. Mi pare allucinante impiegarci così tanto tempo per scrivere di qualche viaggio mentale che mi faccio la notte, però devo notare che ci sto mettendo me stessa, ultimamente, nelle cose che faccio.
Se state pensando che metterci me stessa vuol dire parlare di morte e di macabri rituali c’avete azzeccato in pieno, e lasciatemi dire che non è ancora finita. Nossignore! E’ ancora troppo sana come trama, mentre io sono del tutto fuori di testa. Nel prossimo capitolo succederà già… Eh, non ve lo dico, nono, anche se ne sono tentatissima mi impegnerò affinché lo possiate leggere voi in prima persona il prima possibile.
Spero di non avere distrutto le vostre nobili menti abituate a gradevoli pensieri, ma ultimamente mi va di cose cattive. Spero piacciano anche a voi, in qualche modo, e con esse anche il mio modesto raccontino.
Beh, ho catturato un almeno un pochino la vostra gradita attenzione con questa primissima parte? C’ho lavorato parecchio ed ora sono in fase ho-appena-finito-di-scrivere-e-mi-sento-come-in-paradiso, eppure al solo pensiero che devo mettermi a scrivere un sacco di altre cose mi viene la morte…
A proposito di morte, che ne pensate di Sasuke come oscuro mietitore? Io ce lo vedo un casino *-*
Secondo sclero: Foglianuova mi sembra tanto il nome di una città dei Pokemon… Sarà per questo che mi piace tanto? E’ che il classico villaggio della Foglia non mi andava…

Concludo il mio monologo facendo una piccola riflessione, anche se non è una riflessione ma non so come chiamarla. Fino a domenica a Monticello ci sarà il festival del giallo e del noir, mioddio ci voglio andare un macello! Mi hanno detto che c’è tanto di ricostruzioni di scene del delitto *sta vagando tra allucinazioni date dal formaggio che ha mangiato a cena*
Ok, non centrava nulla ma mi andava, però ora, per vostra gioia, levo le tende.

Mi auguro ancora che vi sia piaciuto, un bacio.
La vostra carissima AmhranNaFarraige.
  
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