Un anno.
Perché gli
sembrava così poco? Perché, se ci ripensava, non
era stato abbastanza?
Papà,
sei in ritardo. Papà, papà!
L’ombra
del sollievo che aveva provato qualche secondo prima era svanita
– e provava solo
sorpresa e orrore. Gli occhi non si erano ancora abituati alla
scomparsa di
quel lampo, e già sentiva nelle narici l’odore di
carne bruciata; poi il velo
di bianco tremolante si era dissolto, la domanda più stupida
e più importante
che gli premeva sulla lingua era uscita, non senza fatica.
« Junior,
stai bene?»
Aveva desiderato
di essere morto, subito, senza nemmeno rendersene conto, quando era
caduto
davanti a lui e si era sentito così vigliacco,
così debole e piagnucolante.
No, no, non
lasciarmi solo.
Voleva
poter
dire che il suo papà avrebbe sistemato tutto, ma non ci
riusciva.
« No!»
Dov’era
papà? Un anno e tutto ricominciava. L’avversione,
l’incredulità, la diffidenza
scivolavano via, era stato tutto così breve e lui era
così debole e pauroso e
sciocco!
No! Lui era
forte abbastanza da uccidere quel Sayan, sì!
L’avrebbe fatto!
Junior, mi
spiace. Tantotantotantotanto.
Un
anno. Un
anno solo.
Tantotantotantotanto.
Chiuse
gli
occhi e aspettò, di nuovo sollevato; se fosse morto, nessuno
avrebbe dovuto
salvarlo.