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Autore: _Ellis    07/10/2011    1 recensioni
"Amanda, colei che dev'essere amata".
Quando il latino ti offre un'ottima idea per una storia e la tua compagna di banco una fantastica idea per un personaggio, non si può che mettersi a scrivere.
Dedicata a Lady K_, che mi ha ispirato questa folle protagonista :)
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amanda era un errore.
Un terribile incidente, un grave sbaglio.
Un buco nel lattice, un girino sopravvissuto.
Eppure si chiamava “Amanda”, colei che deve essere amata.
Chissà perché.



“Anne, sono nei casini!” mi urla Nicole al telefono.
Sono a casa, accoccolata sul mio pouf preferito, che cerco di buttar giù qualche riga per il pezzo che devo consegnare domani.
Lei, invece, è sicuramente in centro, a quanto intuisco dal rumore di clacson impazziti che sento come sottofondo alla squillante voce della mia sempre agitata amica.
“Che è successo?” chiedo, socchiudendo gli occhi e appoggiando a terra il pc: prevedo che sarà un storia lunga.
“Le borse di Vuitton sono finite. Finite! Ti rendi conto?! È una cosa assurda! Non ci riesco a credere. E non ho nemmeno il tempo di passare dal negozio sotto casa di Mike!”
Non mi ha fatto una domanda, quindi non le rispondo se non con un fintamente interessato gemito.
Devo smetterla di preoccuparmi tanto quando mi chiama Nicole.
Mi prendo degli spaventi assurdi per nulla.
“E quindi mi chiedevo” prende fiato, probabilmente sta correndo “Non è che per stasera mi impresteresti la Chanel nera?!”
Sbianco sul serio.
La mia piccola, bellissima Chanel nera, una corsettina con la classica catenella tintinnante frutto di due anni di risparmi e di un numero imprecisato di articoli.
Ho addirittura finto che il mio affitto costasse 50 $ più di quanto pago davvero, per farmi spedire qualche soldo in più dai miei.
Mi sono sentita un verme, in effetti.
Prometto che glieli restituirò.
Appena li avrò.
E ora LEI mi chiede in prestito la cosa più preziosa che possiedo per andare ad una squallida festa dalla quale tornerà sicuramente ubriaca e, molto probabilmente, dopo essere stata a letto con un ragazzo sconosciuto fino a poche ore prima.
Sarà così poco in sé da lasciare al conquistatore di turno, oltre alla sua ormai fin troppo persa virtù, la mia Borsa.
Col cavolo che gliela presto.
“Mmm... Ok, Nick.”
Cedo.
Non potrei sopportare una lamentosa implorazione con tanto di lacrime che mi farebbe di sicuro se rifiutassi.
“Peeeeerfetto!! Ti adoro. Ora scappo, da Jean Luis David si è appena liberato un posto! Bacio!”
Mi stacca il telefono in faccia, lasciandomi ad ascoltare l’odioso segnale acustico dell’occupato.
Lascio cadere il cellulare a terra, chiamando a me tutto il mio autocontrollo per non urlare insulti contro Nicole.
Insomma, è la mia migliore amica, la mia coinquilina, ci conosciamo da un secolo.
Ma ogni tanto è così... Stronza!
Non mi ha neanche ringraziato!
Né, naturalmente, invitato alla festa di stasera.
Uff.
Sono troppo buona.
Che palle.
Tornai sul mio articolo sul primo ministro inglese e decisi che, appena avrò abbastanza soldi, mi sarei trasferita nel tranquillo Regno Unito, in una casettina tutta mia, senza affitto da pagare e Chanel da imprestare.
Ripresi a scrivere, tentando di sbollire la rabbia.
Tre ore e quindici righe di articolo inispiratissimo dopo, Nicole rientrò in casa, quattro borse di acquisti in mano e i capelli di un improbabile biondo platino.
“Sono in un ritardo fottuto” esordì, spegnendo una sigaretta nel portaombrelli dell’ingresso.
Ok che è un regalo di mia zia e fa schifo anche a me, ma un po’ di rispetto!
Ok, Anne, calma.
“Ti serve aiuto per prepararti?”
“Sì, Anne, sei un tesoro. Devo infilarmi il vestito nero senza rovinarmi i capelli: Mark ci ha masso due ore a stirarli!”
Impiegammo un buon quarto d’ora per farle stare lo strettissimo vestito di paillettes, senza spalline e lungo fino a metà coscia.
Non sapevo come facesse a respirare, ma abbinate ad un paio di vertiginosamente alte Loubotin nere stava veramente d’incanto.
Le affidai la Chanel e lei mi schioccò un bacio sulla guancia.
“Sei speciale. Come farei senza di te?!”
Infilò nella borsetta chiavi, carta di credito e cellulare, oltre ai 10 dollari che le avevo precedentemente nascosto nella tasca interna: non erano molti, ma abbastanza per un bicchiere d’acqua, un preservativo e l’anticipo per un taxi.
Mi sentivo la mamma di Cappuccetto Rosso che preparava il cestino della merenda per la sua bambina.
“Divertiti! E non farti chiunque!”
Attenta al lupo, Cappuccetto.
Lei sorrise, fece per scendere le scale, quando sembrò improvvisamente ricordare qualcosa di estremamente importante.
“Non è che vuoi venire anche tu?” mi chiede, con gli occhi spalancati.
Trattenni le risa: sul serio credeva che se avessi detto di sì saremmo arrivate in tempo?!
“No, tranquilla, ho l’articolo da finire...”
“Pensi solo al lavoro, Anne” storse il naso.
Le chiusi amichevolmente la porta in faccia, tornando al computer.

E Amanda era ancora divisa in due, nonché la cosa più inaspettata ed indesiderata in quel momento.






Ok, eccomi qui a pubblicare una nuova storia, dopo secoli di assenza :D
Non sarò mancata a nessuno forse, ma a me mancava non esserci!
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, ma non lasciatevi ingannare dall'aspetto di "classica americanata", perchè verrete presto smentiti ;D
Dedicata a Lady K_, che mi ha ispirato Nicole (anche se lei non è così terribile in realtà!!).
Fatemi sapere che ne pensate! :)
_vALe
  
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