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Autore: Flick Ic    07/10/2011    0 recensioni
Ennesimo tributo a Jon Anderson e Tony Kaye degli Yes
-Ancora?
Ormai non era più una domanda, più che altro sperava che l’altro gli rispondesse di no, non ancora, non più. Che aveva finito di uccidersi.
-Non riesco a smettere con quella roba.
La voce che proveniva dagli abissi più tetri e remoti.
Jon sorrise amaramente
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era vero, avevano litigato, per quello Kaye era andato via.
Damon disse ai giornalisti che era stato per incomprensioni tra di loro, ma nessuno ci avrebbe mai creduto fino in fondo.
Succedette che gli occhi di Jon non furono più gli stessi e che cercò di convincersi di una bugia che più veniva ripetuta, più si avvicinava alla verità.
Era un’uomo dal cuore solitario.
Lo erano diventati entrambi.
Non volle più cantare Sweet Dreams, quella canzone che aveva scritto per lui, il suo demone dagli occhi color pece. Ma qualche lacrima sfuggiva al suo controllo e si ritrovava ogni notte nella sua stanza, da solo a maledire tutto, lui e Bruford e gli Yes e la sua voce.
Si odiava perché continuava a fingere, perdeva se stesso ogni volta che con un sorriso dagli occhi spenti affermava che si, stava bene, non c’era niente che non andasse.
Ma ogni volta che saliva sul palco e sentiva le luci puntate su di lui, si girava, sperando in neanche lui sapeva cosa, per ritrovare quell’anima triste che posava le dita lunghe sui tasti candidi.
 
 
Luci ovunque. Un caldo soffocante che s’impossessava indiscretamente della testa, i pensieri e l’intimità. Entrò nel bagno e si appoggiò alle piastrelle fresche del muro mentre ripeteva mentalmente la sinfonia che qualche minuto dopo avrebbe dovuto cantare sul palco.
Il mal di testa si stava prendendo gioco di lui nascondendogli i sensi e la memoria, dunque si accucciò per terra e posò il viso sulle ginocchia.
Dietro quel muro, un casino.
Chi diavolo sei? Esci fuori da me.
Sentì Damon che urlava con la voce alterata e stridula.
Dove cazzo è finito Anderson? Cercatelo, e anche Kaye a meno che non sia troppo fatto da non riuscire a parlare. C’è un fottuto mare di giornalisti qui.
Quando Jon decise di alzarsi vide davanti a sé il suo tastierista che sì, era fatto. E anche tanto.
-Ancora?
Ormai non era più una domanda, più che altro sperava che l’altro gli rispondesse di no, non ancora, non più. Che aveva finito di uccidersi.
-Non riesco a smettere con quella roba.
La voce che proveniva dagli abissi più tetri e remoti.
Jon sorrise amaramente
-Lo so.
Si avvicinò e gli prese la mano quasi per fermarlo, chissà da cosa poi, ed intrecciò le dita contro le sue. I loro occhi gelidi quasi quanto le loro anime si scrutarono per qualche istante.
Un impulso che venne più dal suo inconscio che dalla parte razionale gli impose di stringere il corpo minuto di Jon al suo, di far intrecciare i capelli scuri di entrambi, incollarli uno sopra l’altro come avevano fatto con i loro corpi già da tempo. Poggiò la mano sul suo petto e avvicinò le labbra all’orecchio dell’altro per sussurrargli grazie.
Rimasero così pochi secondi, ma bastarono perché dalla fessura della porta Bill riuscisse a vederli ed accecato dalla gelosia andasse a raccontare ciò che aveva visto a Damon, ovviamente modificando i dettagli, in modo da fargli apparire la complicità dei due come una perversione.
E ci fu il concerto al Crystal Palace.
Ma Damon e Bill arrivarono, come il gatto e la volpe.
Con un’espressione disgustata il produttore li osservava, con gli occhi taglienti e accusatori con cui si guarda chi ha appena commesso un crimine mentre il batterista indossava un ghigno malvagio che non aveva bisogno di traduzioni.
Litigarono.
Bill lanciò accuse e urlò che no, non voleva stare in un fottuto gruppo di froci, e gli occhi di Kaye fiammeggiarono. Gli si scagliò addosso con l’intenzione di fargli male e gliene fece, molto. Troppo forse. Bill finì in ospedale con tre costole fratturate e Kaye fu sbattuto fuori.
 
 
Da quel giorno Jon e Bill si erano rivolti freddamente, lo stretto necessario, giusto per suonare.
Gli Yes assunsero un nuovo tastierista e continuarono il loro cammino nel progressive rock, forse anche meglio di prima.
Quando sul giornale apparve la notizia a titoli cubitali che diceva :’Dopo l’ultimo concerto al Crystal Palace, Tony Kaye viene allontanato dal gruppo. Si sospetta a causa di dissidi con il cantante Jon Anderson, con cui il tastierista condivideva la camera ’ a Jon apparve un sorriso pieno di rancore nascosto.
Salì sul palco e senza guardare in faccia nessuno cominciò a cantare.
 
Owner of a lonely heart
Owner of a lonely heart
Much better than a
Owner of a broken heart
Owner of a lonely heart.
 
 
   
 
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