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Autore: 9Pepe4    08/10/2011    5 recensioni
Dopo una notte di luna piena, un bambino si sveglia, nudo e infreddolito. Trovando la foresta devastata, la casa distrutta e suo nonno morto.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le lacrime più grosse

Chiusi gli occhi
Per tre volte
Mi ritrovai ancora lì
Chiesi a mio nonno:
«È solo un sogno?»
Mio nonno disse sì

Quando Goku si svegliò, era accoccolato su un fianco in posizione fetale.
Si sentiva dolorante e infreddolito, ed impiegò qualche istante prima di realizzare di essere completamente nudo.
Confuso, il bambino sollevò faticosamente la testa, guardandosi attorno con aria spaesata. Un momento dopo, però, i suoi occhi scuri si sgranarono: attorno a sé, infatti, poteva vedere i tronchi degli alberi della foresta, spezzati come se una zampa gigantesca si fosse abbattuta su di loro.
Rabbrividendo per il freddo, Goku si alzò in piedi, muovendo appena la coda. Con il respiro mozzo, si guardò attorno per un istante, dando un’occhiata al cielo che iniziava a schiarirsi nel colore roseo dell’alba, dopodiché iniziò ad arrancare in direzione della casetta in cui viveva con il nonno.
Via a via che si avvicinava all’abitazione, però, notò che le piante distrutte aumentavano sempre di più, e addirittura ce n’erano alcune che sembravano essere state strappate da terra con tanto di radici.
Il bambino iniziò a battere i denti, ma la sua mascella si richiuse con uno schiocco quando giunse in vista della propria casa: il tetto era sfondato, un muro crollato.
Goku si arrestò al limitare della foresta, mentre la paura si faceva strada sul fondo del suo stomaco, risalendo subdolamente sino alla gola.
Con il cuore che iniziava a battere all’impazzata, il bambino sollevò istintivamente lo sguardo verso il cielo, mentre la coda gli si infilava tra le gambe. La volta era di un azzurro chiaro striato di rosa, ma Goku ricordò con precisione la sagoma della luna tonda che si stagliava contro il buio del cielo notturno.
Già! La luna piena! Quella notte c’era stata la luna piena! Quand’era uscito per fare pipì, lui aveva alzato per un attimo lo sguardo, e l’aveva vista chiaramente, luminosa e perlacea sul tessuto bluastro della notte…
Allora… Era possibile che…
«Il mostro della luna piena!» esalò il bambino, con il respiro spezzato, per poi iniziare a correre più veloce che poteva verso la propria casa. «Nonno!» chiamò, più forte che poteva, quando giunse davanti alle rovine. «Nonno!»
Si guardò attorno, voltando di scatto la testa di qua e di là, e il panico gli chiuse la gola quando gli parve di intravedere qualcosa sotto le macerie. Incespicando, scattò in direzione di quella sagoma riversa sotto i mattoni e i calcinacci, iniziando poi a tirar via tutti quei frammenti. Non si fermò nemmeno quando si tagliò con un coccio di terracotta, ma solo quando riconobbe senz’ombra di dubbio quella figura accasciata.
«Nonno!» esclamò, in un guaito terrorizzato.
L’uomo giaceva con la schiena sul terreno e il viso rivolto verso l’alto. I suoi occhi erano chiusi e le sue vesti sporche di sangue, ma Goku non volle prestare attenzione a quei particolari. Appoggiò le mani sulle spalle di colui che l’aveva allevato e lo scrollò con forza.
«Nonno!» chiamò. «Svegliati, nonno!»
La testa del vecchio dondolò avanti e indietro sotto gli scossoni del nipote, ma l’uomo non si mosse, né aprì gli occhi.
«Dai, nonno!» insistette Goku, con voce incrinata e immensamente spaventata. «Svegliati, svegliati!»
Era inginocchiato su alcune piastrelle spezzate e le gambe gli facevano male, ma non si mosse nemmeno di un centimetro. Afferrò un lembo della manica di suo nonno e diede uno strattone implorante. «Nonno…» supplicò, con un filo di voce, mentre le lacrime iniziavano a rigargli le guance.
Lo fissava, sperando con tutto il cuore che l’uomo si muovesse e si guardasse attorno, che si tirasse a sedere e, vedendo la casa distrutta, gli dicesse che dovevano darsi da fare per ricostruirla, ma non successe nulla di tutto quello, e quel corpo anziano rimase immobile a terra.
Il bambino sbatté le palpebre una volta, una seconda, e la terza le strinse e le tenne serrate per quasi un minuto. «È un brutto sogno» sussurrò, affannato, «è solo un brutto sogno, vero, nonno?»
Tese le orecchie più che poteva, e gli parve di sentire un bisbiglio che rispondeva affermativamente alla sua supplica. Il cuore gli balzò in petto, ma quando si affrettò a riaprire gli occhi non era cambiato niente.
Accettare il fatto che probabilmente quel “sì” non era stato altro che un fruscio di vento da lui mal interpretato fu difficilissimo.
Il bambino allontanò di scatto la mano dal nonno, come se si fosse scottato, ed iniziò a piangere rumorosamente, con gemiti straziati, passandosi ripetutamente le mani sulla faccia bagnata di lacrime. Tremava incontrollabilmente, mentre il vento della prima mattina sferzava la sua pelle nuda, rendendola bianca come il marmo in contrasto spaventoso con le sue guance paonazze per il pianto.
Non aveva mai provato tanto dolore in vita sua. E la paura sembrava crescere dentro di lui, raggiungendo ogni spazio disponibile, togliendogli persino l’aria da respirare.
Non capiva… Non riusciva a capire cos’era successo quella notte.
Dov’erano finiti i suoi vestiti? Perché si era svegliato così lontano da casa? Perché, ridestandosi, non aveva trovato suo nonno accanto a sé?
Se era arrivato il mostro della luna piena, perché lui non si era fatto niente?
Perché?
Serrando i denti per trattenere i singulti ma sentendosi ugualmente scuotere da capo a piedi, il bambino appoggiò le mani su quel vecchio viso tanto amato, accarezzando le rughe come a volerle distendere… Quando ritirò le mani, il suo pianto si era quietato.
Con il viso tondo ed infantile ancora bagnato di lacrime, Goku guardò con intensità il volto immobile di suo nonno, e gli parve che le sue labbra fossero incurvate in un sorriso mite e benevolo.
Fu quel sorriso che parve cacciare il suo terrore, sciogliendo i nodi che gli stringevano la gola, lo stomaco e un po’ tutto il corpo, allentandoli quanto bastava per permettergli di respirare.
Il bambino si asciugò il viso e sollevò il capo.
In alto, il cielo si era ormai rischiarato del tutto, e i primi raggi solari si tendevano a riscaldare il suo corpo nudo e intirizzito.
Suo nonno aveva fatto di lui un coraggioso guerriero.

Da solo, Goku seppellì Son Gohan in una radura poco distante.
Con le mani sporche di terra, con la coda che si muoveva debolmente a destra e a sinistra, rimase a lungo immobile su quella tomba, dopodiché ispirò dal naso e si alzò, tornando verso la casetta distrutta.
Sulla strada, si fermò davanti ad un albero carico di frutti. Diede un colpo al tronco, ed uno di quei pomi gli cadde giusto giusto tra le mani.
Goku lo divorò con pochi e famelici morsi.
Aveva freddo, così si mise a cercare tra le macerie qualcosa per coprirsi. Fortunatamente, gli riuscì di trovare alcuni abiti che si erano salvati, e li indossò.
Inghiottì a vuoto, e riprese a scavare tra i detriti. Continuò sin quando non scese la sfera, fino a quando non si ritrovò tra le mani la sfera di suo nonno.
Son Gohan non gli aveva mai detto dove l’aveva trovata. Improvvisamente, Goku desiderò averglielo chiesto.
Era rotonda, arancione; aveva sopra quattro stelle e l’odore del nonno.
Dacché il bambino aveva memoria, era sempre stata sulla mensola dove Gohan conservava gli oggetti più preziosi.
Se la rigirò a lungo davanti agli occhi, in silenzio, ammirandola con lo sguardo.
Quella notte, si addormentò stringendola forte tra le mani, rannicchiato su se stesso con la coda attorcigliata alla gamba destra.










Spazio Autrice:
Non lo so.
Davvero, non lo so.
È stato difficile provare a immaginare Goku di fronte alla morte di suo nonno e non so nemmeno se ne è uscito fuori un lavoro totalmente OOC.
Mah. Spero bene.
Ah, la seconda parte suona volutamente maggiormente distaccata.
Le frasi in corsivo all’inizio del testo sono prese dalla canzone (bellissima e tristissima T^T) “Fiume Sand Creek” di De André (so che non c’entrano molto, ma tant’è), così come il titolo.


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