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Autore: Night Sins    09/10/2011    2 recensioni
Katelyn Moreau era in pericolo. Nonostante tutte le cose che lui e Peter avevano fatto quattro anni prima, Kate era di nuovo in pericolo. Non aveva tempo per seguire le procedure e la legge, nonostante questo significasse mancare alla parola data a Peter, Neal doveva evadere dal carcere e tentare di fare qualcosa.
Ma nessuno lo aveva avvertito che Peter e Kate si erano trasferiti.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke, nuovo personaggio, un po' tutti (Peter/Neal, past!Peter/El, past!Neal/Kate)
Rating: PG
Genere: fluff, slice of life
Avvertimenti: AU, slash
Timeline/Spoiler: dal pilot in poi / pilot + il passato di Neal
Conteggio Parole: 1080 
Disclaimer: "Io scherzo... forse." (cit. A.Costa) // I personaggi non sono miei, ma degli autori e di chiunque ne abbia diritto; tanto meno sono utilizzati a fini di lucro, ma solo per mero piacere personale.
Note: questa AU è nata unicamente per il mio bisogno di fluff e di scrivere Neater senza il "problema El". Amo El, amo il Peter/El, amo anche il Peter/El/Neal, ma avevo bisogno di un po' di Peter/Neal senza "problemi", o non troppi, o non che riguardassero "loro", o El. Non ho finito di scrivere la fic, non so nemmeno se è qualcosa che 'finirà mai', anche se sarà in fic/shot/altro separate.
L'inizio è volutamente "simile" al pilot, non identico perché non l'ho trascritto dalla tv, ma l'ho scritto unicamente in base a quello che ricordavo (sia perché lo conosco quasi a memoria, sia perché è un 'universo parallelo' - come sarebbero andate le cose se nel passato ci fossero stati alcuni, significativi, cambiamenti - e non volevo fosse identico).
L'IC è la mia guida principale, ma per i motivi stessi della AU, alcuni tratti sono leggermente diversi, soprattutto Peter è un po' più "dirty".
Il titolo fa schifo, scusate, sono negata con i titoli.


 
 
 
 
 
Protego
 
 
 
 
 
The run.

“Sbloccato”, disse l’esperto che stava cercando di trovare la combinazione della cassaforte. “Tre.”
Continuò ad ascoltare attentamente gli ingranaggi.
“Sbloccato. Due.”
“Sbloccato”, annunciò dopo alcuni attimi. “Quattro.”

Peter si ripeté più volte quella combinazione in testa, attanagliato da un dubbio.

“Apro”, informò l‘esperto.
“Aspetta!”, gridò Peter.
Ma i riflessi dell’altro uomo erano stati lenti ed ora il contenuto della cassaforte era esploso intorno a loro in una nuvola di polvere e strani filamenti rossi.
“Avevo detto di aspettare!”, urlò il capo.
“Come facevi a saperlo?”, domandò un altro federale.
“Tre, due, quattro. Prendete i vostri cellulari, a cosa corrisponde?”
Tutti gli agenti estrassero i rispettivi cellulari.
Peter sbuffò. “FBI. Sapeva che saremmo venuti qui.”
Stava per aggiungere altro, ma una donna lo interruppe, avvicinandosi velocemente. “Capo“, chiamò, “Caffrey è scappato.”
Peter la guardò stupito e incredulo. “Cosa?”
“Gli U.S. Marshal hanno richiesto espressamente di te.”
“Come mai?”
“Forse perché sei l’unico che sia mai riuscito a catturarlo”, propose l’agente mentre si allontanavano.
“Come mai è fuggito quando gli mancavano solo tre mesi su una sentenza di quattro anni?!”
La donna alzò le spalle. “Una macchina ti sta aspettando. Il direttore vuole vederti subito.”
“Grazie, Diana.”


The chase.

Arrivato alla prigione, l’agente Burke trovò ad aspettarlo il direttore con il capo degli U.S. Marshal e alcune guardie. Dopo le presentazioni, Peter venne guidato fino alla cella del fuggitivo. All’interno i muri erano tappezzati con schizzi e riproduzioni di quadri e affreschi del Rinascimento, oltre al conto dei giorni che il suo prigioniero aveva speso lì.
Sul tavolino, un mangianastri e alcuni fogli e depliant; altri si trovavano sul letto. Il federale studiò tutto attentamente, cercando di ricomporre il puzzle che aveva portato il truffatore a riuscire ad evadere da un carcere di massima sicurezza.

Si fece portare poi a vedere i nastri della sicurezza.
“Questa è di stamani”, disse la guardia alla postazione, fermando sull’immagine di un uomo con capelli e barba lunga.
“Neal non porta la barba… Quando ha iniziato a farsela crescere?”
La guardia tornò indietro con le registrazioni, fermandosi all’ultimo giorno in cui Caffrey si era rasato.
“Cos’è successo quel giorno?”, domandò Peter.

Controllarono il modulo delle visite e videro che per lui era andato un certo ‘Dante Haversham’.
“Chi è?”, domandò il federale e si fermò a riflettere. “E’ venuto altre volte?” chiese ancora.
“Controllo!”, esclamò una delle altre guardie presenti, allontanandosi.
“Bene. Intanto, fatemi vedere il video di quel giorno.”
La registrazione della telecamera di sorveglianza mostrava Caffrey di spalle e, dall’altra parte del vetro, un uomo piccoletto e quasi pelato, dall’aria grave.
Neal, per quel che si poteva intuire dai suoi gesti, era preoccupato.
Ad un certo punto, Dante Haversham si alzò di scatto e sembrò quasi urlare qualcosa, anche se non potevano sentirlo perché non avevano l’audio.
“Vado a chiamare qualcuno per leggere il labiale”, si offrì un altro agente, ma Peter lo bloccò.
“Non ce n’è bisogno. Dice: ‘Lo so che stiamo parlando di Kate, ma non fare sciocchezze’. Più o meno”, terminò, non potendo trattenere uno strano sorriso.

L’agente che si era occupato di controllare le visite ricevute dal truffatore tornò con i risultati.
“E’ venuto due o tre volte l’anno, sembrano date casuali, tranne una che è ricorrente.”
“Diciassette febbraio”, mormorò Peter.
“Esatto. Come lo sa?”
“Niente. Va’ avanti”, invitò il federale, con un gesto della mano.
“Ma dopo quel giorno, il signor Haversham è venuto tutte le settimane.”
“Ho capito. Grazie.”
“Riuscirà a trovarlo?”, chiese il direttore.
“Ci proverò.”
“Faremo tutto il possibile per aiutarla, agente Burke”, assicurò il capo degli U.S. Marshal.
“Ma risparmiatevi blocchi stradali e foto segnaletiche. Non vi serviranno”, li ammonì Peter.

Non ci volle molto perché Peter Burke trovasse Neal Caffrey.
Quando entrò nell’appartamento vuoto, il fuggitivo non si mosse dalla propria posizione, seduto a terra contro una colonna mentre fissava il cielo azzurro da una finestra.
Il federale avanzò di qualche passo.
“Non sapevo dove cercarvi”, disse il truffatore, con tono mesto. “Non mi ha detto che vi eravate trasferiti.”
“Non voleva che facessi qualche pazzia… Come hai fatto”, replicò Peter, serio, continuando a camminare verso di lui. “E comunque, non me lo immaginavo così il tuo amichetto.”
Neal sorrise divertito. “Perché hai cambiato casa?”
“El mi ha convinto a prendere un cane, e quindi ne serviva una con giardino”, rispose l’uomo, sbuffando e fermandosi davanti al ragazzo.
“Voi siete…” cominciò il fuggitivo, spaventato, alzando lo sguardo verso di lui.
“No.”
Neal tirò un sospiro di sollievo e si mise in piedi, aiutato da Peter.
“Dov’è Katelyn? Dimmi che sta bene… Non le è successo nulla, vero?”, chiese allarmato, le mani ferme sulle spalle dell’altro.
Peter annuì. “Sì, calmati. E’ tutto a posto. Si sta occupando El di lei, è al sicuro.”
Il truffatore si allontanò, sospirando. “Meno male.”
“Ehi”, il federale richiamò la sua attenzione, prendendolo per un braccio, e il giovane tornò a guardarlo.
“Scusami”, singhiozzò Neal e cercò nel suo sguardo il permesso di fare quello che voleva, permesso che venne accordato con un semplice gesto del capo. Si tuffò quindi tra le braccia dell’altro e nascose la testa nella sua spalla.
Peter lo strinse a sé, attendendo che il suo respiro tornasse regolare.
Quando Neal si allontanò, aveva preso una insolita fibra dalla giacca dell’altro. “Sai cos’è?”
Il federale scosse le spalle. “Residuo del caso a cui stavo lavorando prima che i Marshal mi trascinassero via per recuperare un evaso.”
Neal sghignazzò. “Tra quanto saranno qui?”
“A breve.”
“E’ la nuova fibra di sicurezza delle banconote canadesi da cento dollari”, lo informò il truffatore.
“Come lo sai?”
“Ho i miei informatori. Peter”, riprese dopo pochi attimi, mentre si cominciavano a sentire delle sirene in avvicinamento, “continuerai a proteggere Kate, vero?”
Lo sguardo dell’agente era sorpreso. “Che domande sono?”
“Ho bisogno di una settimana. Devo parlarti, ma ho bisogno di tempo. Vieni a trovarmi in carcere tra una settimana e nel frattempo stai molto attento a Kate”, rispose criptico il ragazzo, mentre si sentiva il rumore dei passi dei militari che si avvicinavano velocemente.
“Promettimelo”, implorò ancora mentre gli uomini dell’U.S. Marshal e dei White Collar irrompevano nella stanza. Neal alzò le mani senza distogliere lo sguardo da quello di Peter.
Gli agenti lo arrestarono e stavano per portarlo via quando Peter li bloccò. “Aspettate. Caffrey”, chiamò e il truffatore voltò la testa verso di lui, “non mi hai chiesto come si chiama adesso.”
“Come si chiama?”
“Debbie.”
“Debbie Burke. Mi piace, suona bene”, sorrise il giovane. “Ottima scelta.”
   
 
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