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Autore: ArchiviandoSogni_    10/10/2011    9 recensioni
Hanna è una ragazza che ha imparato a vivere sognando. Il suo mondo è fatto di linee sinuose e pasticciate dei suoi disegni e dalle parole rassicuranti e dolci, tratte dei suoi racconti.
Joe è totalmente diverso da lei. Un ragazzo che nella realtà ha trovato il suo unico appiglio per sopravvivere e ha fatto dell'apparenza la sua maschera preferita per evitare la sofferenza.
Uno l'opposto dell'altra, ma con la stessa voglia di amare ed essere amati.
L'indizione di un concorso letterario, li farà avvicinare e diventare i protagonisti di un tormentato e vissuto romanzo d'amore.
 
Tratto dal quarto capitolo :
 
“Joe..”
Finalmente rividi quel verde, più luminoso di prima e accompagnato da una sorriso quasi timido.
Era imbarazzato?
“Io non sono quel tipo di ragazzo.. Cioè. Oddio, mi fai imbarazzare come non mi è mai successo. Io non posso prometterti di essere il ragazzo dolce e romantico o il bello e dannato che tu pensi io sia. Non sono buono, ma non sono il male fatto a persona. Ho passioni, ma non ho doti speciali. Sono inverso, incazzoso, lunatico all’ennesima potenza. Odio le cose dolci, impazzisco per il salato. Mi piace divertirmi, ma non esagero senza il consenso degli altri. Non me ne frega della gente, ma voglio sentirmi dire le cose dalle persone che amo.. Vedi, io non penso che potrei essere quello che tu cerchi, però sono stato estremamente duro con te l’altro giorno. Non posso prometterti amore, ma non sono nessuno per impedirtelo.”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Inked Love - Amore d'Inchiostro'
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Cap 1


Molto spesso, ci sono solo bivi che si incontrano, creando strade principali immense, affollate e ricche di vita.
Nasce così l'amore, con strane scorciatoie ed insolite discese.



 




Benvenuti nel mio Sogno






Admiring you in secret

























Osservavo ormai, da una decina di minuti, quella dolce e lenta caduta di foglie. L’arancione era il colore predominante che si confondeva facilmente con il grigio scuro del cielo novembrino.
Io ero sempre lì : nell’aula di disegno a scarabocchiare, mentre il professore spiegava la bellezza delle curve, delle linee sottili e del contorno pulito.
Non potevo fare a meno di lasciare la mente a briglia sciolta ed abbassare lo sguardo verso la finestra a me vicina.
Era lì.
Sempre e perennemente lì disteso sull’erba.
Non importava il susseguirsi delle stagioni e tanto meno delle condizioni climatiche ostili. Da Luglio a Dicembre, da Gennaio a Giugno, lui era sempre lì; nel grande prato del campus sotto l’unico Salice Piangente.
Sorrisi per l’ironia di quella scelta. Il Salice che aveva una figura così elegante e curvilinea, con rami leggeri e facilmente accarezzabili dal vento : era in realtà un simbolo di disperazione.
Disperazione.
Quel ragazzo sembrava la personificazione umana più perfetta e fedele di quel folle sentimento. Quegli occhi verdi glaciali si confondevano facilmente con le conifere invernali e quei capelli castano scuro, ricordavano la terra più nascosta dai raggi solari nei sottoboschi più lascivi.
Quella accoppiata di agghiacciante bellezza perdeva, però, la sua freddezza originaria quando si leggeva la disperazione di quello sguardo; quell’ombra perenne che non lo abbandonava mai. Ancora più sconcertanti erano quelle labbra che stonavano con la compostezza e la calma che lui ostentava pubblicamente.
Emanavano passione e desiderio. Si muovevano veloci per parlare e rimanevano immobili nei pochi sorrisi che soleva fare.
Sbuffai quando rividi cosa era comparso tra i miei appunti perennemente disordinati.
Joe.
Sempre e solo quel nome che sarebbe rimasto tale, per me.
Non potevo conoscere la persona che si nascondeva dietro di esso, semplicemente perché lui non me lo permetteva.
Lui voleva il meglio intorno a sé. Anche le donne rientravano in quella scelta.

La campana suonò e fece terminare il mio adorato corso pomeridiano.
In fondo, nonostante non ascoltassi molto la teoria, ero brava nella pratica.
Mr. Smith mi considerava il vero talento del club artistico, ma io liquidavo sempre gentilmente quell’appellativo. Non volevo avere nessun tipo di privilegio rispetto agli altri solo perché sapevo fare qualche disegno più realistico o linee più precise. E nonostante la mia timidezza, ero sempre stata una persona limpida e corretta verso tutti, senza vantarmi o atteggiandomi.

Scossi così la testa, uscendo non solo mentalmente dai miei pensieri, ma anche fisicamente dal grande edificio.
Trovai subito ad aspettarmi la mia migliore amica Catherine, preferibilmente conosciuta come Cat, che non smetteva di agitare le mani per farsi vedere. Cercai di nascondere l’imbarazzo e la raggiunsi raggiante.
“Hi, Honey. Disegnato abbastanza?”
Presi tra le mani la lattina di Coca Cola che lei mi porse, sorseggiando avidamente il suo contenuto.
“Neanche un po’, sinceramente. Mr. Smith non la smetteva più di elogiare l’armonia delle curve e l’amore sconfinato verso il disegno artistico a dispetto di quello tecnico.”
“Interessante. Sai che non ho capito niente di quello che hai detto?” Scosse così l’enorme chioma rossiccia, fingendo tristezza.
“Diciamo che l’intelligenza non è una delle tue qualità, ma ti voglio bene lo stesso.”
Mi colpì con una bella gomitata nel fianco, ma io riuscii a non cadere rovinosamente sul prato.
“Cat! Dai come sei suscettibile oggi! Litigato con il capo, per caso?”
L’occhiata glaciale che ricevetti mi fece arretrare leggermente.
“Ci sei andata a letto ancora? Ti prego, dimmi di no!”
Non cambiava mai, dannazione. Io l’adoravo, era il mio guru personale, per molti aspetti, ma non condividevo molto la sua visione dell’Amore.
Semplicemente io volevo sempre il cuore di chi possedevo, lei si accontentava del corpo.
Diceva sempre che l’Amore era solamente un modo per giustificare il bisogno fisico.
Erano abbastanza ovvie le litigate che susseguivano quei commenti.
Io sono sempre stata un’inguaribile romantica che vedeva perennemente un risvolto dolce e zuccheroso in ogni singola cosa.
L’amore per me era come nei film d’animazione firmati Walt Disney. Principe azzurro sul suo amato destriero bianco, fate che ti combinano appuntamenti lampo con il più bello del reame, oppure simpatici nani che ti veneravano come loro regina, solamente per cucinare e pulire un casa di dimensioni assai ristrette. In fin dei conti, sapevo che era abbastanza infantile avere una considerazione del genere di un sentimento così profondo, ma sognare non aveva mai fatto del male a nessuno. E io ero molto brava a farlo.
“Si e non incominciare con i tuoi soliti principi moralistici del cazzo. Oggi non li tollero molto, ti avverto.”
La tirai per una mano, per farla girare verso di me.
“Quando la smetterai di ferirti da sola? Quando la smetterai di capire che, amare non è sbagliato e non preclude per forza il lato fisico?”
I suoi occhi azzurri mi sfiorarono appena, perché si muovevano troppo velocemente per poter guardare realmente qualcosa o qualcuno.
“Fa male, Han. Terribilmente male. Non riuscirò più ad innamorarmi.. Tanto vale divertirmi finché posso.”
Notai il luccichio tenuto fieramente sotto controllo e capii cosa fosse successo.
Si era innamorata di nuovo dell’uomo sbagliato.
La sua bellezza disarmante le assicurava sempre un’ottima fila di ammiratori, ma purtroppo poteva essere drasticamente dimezzato il numero di chi era interessato davvero ad amarla.
La presi per mano, perché sapevo che non voleva essere abbracciata in pubblico.
Intrecciamo le dita e l’accompagnai con dolcezza alla caffetteria del campus, mentre con la coda dell’occhio, mi accorsi della presenza di Joe in lontananza sul prato. Ma non mi girai a verificare con cura, perché la mano calda di Cat, in quel momento, era dannatamente fredda.
E faceva male da morire non poterla aiutare.

***

“Ci voleva questa cioccolata. Oggi ero veramente in fase depressiva. Grazie, Han. Scusa per l’ennesima sceneggiata.”
Il clima si era alleggerito ed anch’io avevo ripreso il mio buon umore. Purtroppo ero metereopatica e l’inverno mi faceva incupire terribilmente.
Vedere la me stessa del mese di Agosto a confronto con quella di Novembre, era decisamente sconcertante.
“Figurati, sai che adoro fare la tua personale psicanalista. Cambiando argomento… Sai che sono totalmente fottuta?” La fissai più del dovuto, per assorbire in qualche modo, la sicurezza che negli anni avevano reso la mia amica, la donna più forte che io avessi mai conosciuto.
“Perché?”
Sospirai impercettibilmente.“Lo sai della festa di Judith, no?”
Soppesò un attimo la mia frase, rubando un’altra sorsata di cioccolata dalla sua tazza.
“Quella del club letterario?”
“No! Fa con me il corso di disegno. Dai.. Quella biondissima, occhi da favola blu cobalto e tipica parvenza tedesca. L’amica di Marilyn, ricordi?”
“Ah sì.. Quella simpaticona che si fa mezzo campus. Certo, ricordo.”
Sorrisi mentre giocherellavo con una ciocca dei miei lunghi capelli. “ Sei sempre la solita. Dai è simpatica! Se solo tu la conoscessi, cambieresti idea.”
“Se solo mia nonna avesse avuto le ruote l’avrei chiamata nonna cariola. Ma che cazzate dici? Non faccio amicizia con la concorrenza.”
Risi di gusto mentre osservavo la sua faccia disgustata.
“Tornando serie, sono nel panico più totale. Sai quanto io sia un tipo poco incline a quel tipo di feste. Hai presente il telefilm The O.C ? Togli la California e aggiungici solamente una marea di belli da far paura. Hai capito in che razza di posto dovrei andare? Sono praticamente nella merda.”
Sottolineai l’ultima parola con enfasi disarmante, tanto che Cat scoppiò a ridermi in faccia.
“ NON CI CREDO!” Cominciò a sbattere le mani sul tavolo, continuando a ridere.
”TU CHE VAI A DIVERTIRTI SUL SERIO? LA FINE DEL MONDO È SEMPRE PIÙ VICINA!”
Grazie alla sua voce soave quasi tutti i presenti si voltarono verso di noi. Evitai di nascondermi, perché così avrei incrementato l’imbarazzo. Ma un bel calcio, sulle sue ballerine scamosciate, le diede la giusta ricompensa.
“Aia! Ma sei fuori?”
“Evita di urlare i miei problemi sociali ai quattro venti e io la smetterò di torturare i tuoi piedoni da clown.”
“Colpo basso, Hanna.”
“Mmm.” Non le risposi, perché la cioccolata mi aveva riportata sulla retta via.
“Hai ragione, comunque. Non sei pronta per un party di quel tipo.”
“Vedi che quando ragioni dici cose intelligenti?”
“Domani mattina ricordami di metterti un topo dentro al letto. Vediamo quanto ammirerai la mia intelligenza.”
Le risposi con una linguaccia e mi alzai per andare a pagare la mia consumazione.

Uscita dal locale il vento mi investì dolcemente, facendomi così sollevare di riflesso la giacca fino alle guance.
“Potresti semplicemente non andarci, no?”
Cat mi affiancò velocemente. Avere un metro di gambe ti permetteva di ricoprire facilmente la distanza di chi invece, aveva forse un solo metro d’altezza.
Scherzo dai.
Al metro e sessanta ci arrivavo tutta.
Forse.
“Non posso, dai. Ho già accettato senza pensarci. Era così entusiasta che non ho potuto dirle di no. In fondo è sempre stata gentile con me e siamo ottime amiche da due anni ormai. Ho solo bisogno di un bel vestito, un trucco discreto e uno dei miei migliori sorrisi. Non è necessario che io mi dia alla pazza gioia, sessualmente parlando.”
“Quei party sono fatti essenzialmente per QUEL tipo di approccio, Han. Sono delle orge dichiarate, consacrate e affermate da secoli. Dai, rinuncia e andiamo a farci una bella birra insieme da Lucas.”
Per quanto l’idea fosse allettante, dovevo rispettare la parola data. Ero abbastanza fiscale da quel punto di vista. E avevo la fama di essere una “donna con i cosiddetti d’acciaio, con tanto orgoglio e una buona parolina per tutti.”. Per cui, non potevo semplicemente rifiutare; finivo per perdere credibilità e non volevo farlo.
Me stessa era l’unica cosa a cui tenevo davvero.
“Beh nessuno mi costringerà a fare niente. Sai quanto io sia brava nell’autodifesa sia verbale che fisica..”
Oltrepassammo la libreria in cui lavoravo da un anno ormai, per poi immetterci nelle vie laterali ricche di boutique a prezzi stracciati.
“Altro che se lo so. Mi ricordo ancora quando a 13 anni, in campeggio, dormivamo nella stessa tenda. Terribile esperienza. Sono tornata a casa con una quantità di lividi talmente alta che mia madre voleva chiamare Save The Children!”

Ridemmo come due sceme ricordandoci della nostra infanzia spensierata e felice.
Non che ora fossimo tristi. Solamente che la crescita aveva un perenne sapore dolceamaro che lasciava sempre tanti Se e tanti Ma anche nei momenti di felicità assoluta.
“Guardiamo qua dentro. Di solito ci sono tanti vestiti deliziosi!”
Trascinandomi dentro provai una seria compassione per la commessa che di lì a poco avrebbe dovuto sopportare ogni nostra piccola e gentile richiesta.

***

Ero distesa sul mio letto da un’ora con l’Ipod che trasmetteva il sottofondo ideale per lo scorrere dei miei pensieri.
Era usuale per me confinarmi nel mio mondo, perché non mi sentivo mai a disagio. Non dovevo ricoprire i silenzi imbarazzanti, perché semplicemente non esistevano. Non dovevo stare simpatica a tutti, perché la sola persona con cui dovevo relazionarmi era : me stessa.
Egoisticamente parlando, non era una cosa malvagia rimanere nella propria solitudine, però sapevo che abusarne fosse sbagliato. Bisognava confrontarsi, parlare e crescere con gli altri. Solo che mi ritrovavo molto spesso stanca di tutto quel sistema che mi circondava e mi teneva in catene. Catene di cui non avevo mai avuto la chiave.
Il mio unico diversivo era diventato il sogno perché, per quello, non ho mai avuto bisogno di niente, oltre che la mia infinita immaginazione.
Sbuffai sistemandomi meglio sul cuscino. Quelle giornate erano tutte uguali, alla fine. Scuola, corsi aggiuntivi e dormitorio. Vedevo scorrere la mia vita tra le mani, ma era come se fossi stata sempre indietro di un secondo da tutto. Un secondo da afferrare quel misero brandello di minuti, mesi ed anni.
Non erano mai completamente pieni. Quegli attimi che caratterizzavano il mio passato, erano giorni a metà; mattine sprecate e serate distruttive. Ero il risultato di un’adolescenza talmente banale da sembrare recitata malamente da un attore di serie b.
Eppure mi sono sempre sentita diversa, io ero diversa. Ma in fondo è un pensiero comune a molti. Vogliamo diversificarci perché essere la copia di qualcun’altro fa paura.
Fa paura stare in mezzo ad una folla e non capire chi sei.

Abbandonai le cuffie in preda ad una crisi di nervi.
Mi innervosivano continuamente quei pensieri stupidi.
Dovevo semplicemente cogliere l’attimo. Dovevo buttarmi in qualche amore impossibile come Cat, oppure trovare qualcosa per cui valeva la pena passare quegli attimi mezzi vuoti.
Qualcosa che mi riempiva fino all’orlo di me stessa, quel qualcosa che mi spegneva il cervello e iniettava sangue puro al mio cuore arrugginito.

Dopo pochi minuti, dei rumori soffocati provenienti dal corridoio, mi deconcentrarono dai miei discorsi interiori.
Non era strano sentire qualche coppia che si imboscava nelle camere per darsi alla pazza gioia e molte volte nemmeno arrivavano nel luogo prestabilito.
I corridoi erano sempre da evitare o da percorrere velocemente per evitare occhiate velenose o insulti gratuiti.
Ah, l’Amore.
Come riuscivo a crederci ancora?
Intanto quei rumori continuavano a farsi sempre piùù forti ed assordanti, facendomi incuriosire più del dovuto.
“Ah.. Joe.”
Rendendomi conto di cosa stesse davvero succedendo, corsi verso la porta e socchiudendola leggermente, mi misi a sbirciare come una vecchietta di paese.
Ed eccolo lì.
Joe con una bella bionda che si salutavano allegramente contro la porta della fortunata.
Doveva chiamarsi Lorelai ed era una delle solite ragazze facili che tanto detestavo e che gli uomini invece adoravano.
Beh, adoravano per una notte e via; però avevano comunque sempre qualcuno intorno che li alleviava la giornata.
Joe la schiacciava, come una belva faceva contro la propria vittima. La divorava con le labbra che passavano con voracità dal viso di lei al suo lungo collo diafano e ricco di fondotinta.
Storsi il naso al solo pensiero, ma non riuscii a staccarmi da quella vista. Non tanto perché ero sempre stata un’impicciona a livelli planetari, no. Ero attratta dai movimenti sinuosi, ma allo stesso tempo brutali, di Joe.
Si muoveva come in una lenta danza che precludeva una morte finale della vittima. Una dolce e violenta morte di passione.
Quei jeans stropicciati e il giubbino nero in pelle, continuavano a muoversi velocemente anche quando lui si fermò per guardare Lorelai negli occhi. Ecco che sarebbero passati velocemente in camera per concludere la loro patetica danza.
Sbuffai silenziosamente e iniziando a chiudermi la porta alle spalle. La mia intenzione però non fu tale, perché non riuscivo a chiudere quella maledetta porta.
Voltai lentamente la testa verso la maniglia, ma non vidi niente che le impediva di muoversi. Spostando poi lo sguardo verso lo stipite, scorsi delle dita ricche di anelli che tenevano leggermente la porta aperta.
Non feci in tempo a collegare i miei pensieri alle mie azioni e ritrovai la mia porta aperta con due occhi glaciali inchiodati ai miei.

“Cosa ti disturba, signorinella?”
Joe mi fissava con espressione fredda e allo stesso tempo ironica.
Cavolo, ero stata beccata senza essermene resa conto. Sempre la solita sfiga.
“Evito di essere scortese, perché sono abbastanza gentile di natura. Mi infastidiva leggermente il brusio e i rumori che provenivano dal corridoio. Niente di che.”
Per fortuna la mia solita facciata da dura mi aiutava in momenti come quello. Se l’interlocutore avesse avuto la possibilità di leggermi nella mente, si sarebbe fatto davvero una grossa risata.
Joe alzò un sopracciglio fingendo poi una sorriso divertito.
“Pensa un po’! A me non infastidiva per niente. Sei per caso gelosa, verginella? Hai bisogno di divertirti anche tu con me?”
Brutto bastardo.
Per fortuna che avevo avuto il dono dell’intelligenza.
“Oh, come hai fatto a capirlo? Cavolo, purtroppo ho finito i soldi per questo mese.. Fai anche prestazioni gratuite alle verginelle?”
Avrei voluto marcare di più l’ultima parola, ma la mia attenzione si era focalizzata sullo stupore che si era instaurato in quello sguardo glaciale.
“Niente male come insulto. Per essere una verginella sei molto divertente. Potrei farci un pensierino..”
Ma il nostro minidialogo venne prontamente interrotto. “Hey Joe? Dove sei?”
Lorelai spuntò fuori dalla sua camera con addosso solamente un accappatoio rosa confetto. Mi innervosii leggermente, ma evitai di abbassare lo sguardo.
In fondo non ero io quella che se ne stava in giro ad amoreggiare per luoghi pubblici.
“Certo, Sweetie. Sono qui.”
Mi dedicò un ultimo sguardo, scrutandomi dall’altro in basso e abbandonò la mia porta per addentrarne un’altra con indubbia preferenza.
Ero accalorata e nervosa.
Chiusi con troppa forza la porta e mi accasciai lungo di essa, stremata.
Era una decisamente demoralizzante come primo approccio, senza dubbio. Mi aveva derisa e completamente snobbata.
Ovviamente, io ero troppo poco per il grande Joseph Matthew Davis che faceva tanto l’alternativo, ma che non era molto diverso dagli altri figli di papà del college.
Voleva solo belle tette e niente legami futuri.
Ma io non potevo certamente annullarmi per piacere a lui ed avere così la possibilità di essere il suo amore di una notte.
Io volevo il suo cuore e la sua fiducia.
Spostai le mani sulla moquette porpora, ritrovandomi a tastare un pezzetto di carta arrotolata. Probabilmente l'aveva lasciato cadere in un mio momento di distrazione, cercando di non farsi scoprire. Lo presi velocemente e strabuzzai gli occhi leggendo il suo contenuto .

Chiamami **********
                          Joe

Dopo pochi minuti ricchi di speranza e felicità, il mio volto si addombrò. Quel bigliettino era sicuramente uno degli innumerevoli che aveva sempre con sé. Non era personale, non cercava veramente me.
Voleva semplicemente la sua prossima vittima e io non lo sarei mai stata.
Io ero diversa.
Io ero la scelta non l’alternativa.



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Salve a tutti voi :)
E’ la prima volta che pubblico qui un’originale quindi siate clementi, per favore!
Non ho molto da dire, è solo un capitolo introduttivo. Spero vi sia piaciuto e non mi dispiacerebbe ricevere già dei vostri commenti, anche negativi :)

Se volete conoscermi o leggere le altre mie storie, questo è il mio gruppo su facebook.

Ora vi saluto e vi auguro un buon inizio di settimana.

A presto <3


   
 
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