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Autore: _Serendipity_    10/10/2011    8 recensioni
"Lasci perdere. Piuttosto, senta un po'... ora sono più in alto di lei"
Ghignò, malevolo "Come ci si sente a stare sotto?"
Realizzò quel che aveva detto troppo tardi.
Con sommo orrore, sentì il proprio calore aumentare in modo spropositato.
Roy Mustang osservò curiosamente la luce della stella - Ed - assumere una tinta cremisi.
Non poté resistere.
"Beh, io preferisco stare sopra... ma per te posso fare un'eccezione"
L'avrei fatta, Edward.
[Fanfiction scritta per il RoyEd Day]
Genere: Commedia, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang | Coppie: Roy/Ed
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: questi personaggi non mi appartengono. Invece questa storia sì, interamente, ma non ha alcuno scopo di lucro.

"Fanfiction scritta per il RoyEd Day"










Starry Night





Una fresca brezza autunnale scuoteva le chiome degli alberi, le foglie rosse e dorate turbinavano veloci attorno alla statua che era stata collocata quel giorno stesso, il 10 di Ottobre, davanti al Quartier Generale di Central City.
Era dedicata ad un uomo 
dai pregi numerosi quanto i difetti; un uomo che aveva dato tanto, per il suo Paese.
Un uomo che alla fine aveva realizzato il suo sogno... diventare Fuhrer.


Il luogo dove porre la scultura era stato deciso dal Generale Riza Hawkeye, fidato braccio destro dell'uomo.
E quando aveva visto il candido volto marmoreo del suo Comandante colpito dalla piena luce del sole di mezzogiorno, la donna aveva permesso che un lieve sorriso appena venato di tristezza si dipingesse sul proprio volto solitamente insondabile.
Lui ne sarebbe stato felice.
Di questo ne era certa.


Il giorno lasciò il posto alla notte.
L'anima di Roy Mustang sospirò tristemente, osservando le luci della città che si estendeva davanti ai propri occhi.
A quanto pareva, anche da morto era destinato a non avere riposo... e la cosa buffa, era che il responsabile di tutto ciò non era altri che lui stesso.
Prima di morire, il suo ultimo pensiero era andato al proprio Paese; aveva desiderato poterne avere cura anche dopo l'ultimo viaggio.
Beh, a dire il vero non era stato esattamente quello, il suo ultimo desiderio.
Aveva desiderato ben altro...
La cosa che non avrebbe mai immaginato, però, era che una qualche entità sadica - dio o demone che fosse - potesse decidere di ascoltare le sue preghiere - anche se solo la prima, a quanto sembrava - e di esaudirle letteralmente.
Ed ora eccolo l'ex Fuhrer di Amestris, intrappolato in una stupidissima statua scolpita a sua immagine e somiglianza... per tutta l'eternità, per quel che ne sapeva.
L'eternità... era questo, dunque? La solitudine eterna?
Sospirò amaramente. Non che fosse qualcosa di diverso da ciò che aveva sperimentato da vivo, in realtà.
Già. Nonostante la carica d'indubbio prestigio, nonostante i propri fidati sottoposti - gli amici - e tutto il resto dell'esercito a cui badare, era stato un uomo solo.
Perché la sola cosa che aveva desiderato veramente - non poteva pensare al suo nome, Roy, non ne aveva il cuore - nella sua vita, gli era scivolata tra le dita senza che lui ne realizzasse appieno l'importanza.
Non subito, almeno.
Giusto il tempo di vedere lui correre via e sparire dalla propria vista.
Giusto il tempo di aprire gli occhi - l'occhio - e scoprire che lui non c'era più, svanito chissà dove, in un qualche luogo che aveva risputato indietro, in cambio - lo scambio equivalente... divertente, vero? - il suo fratellino.
Giusto il tempo di vedere i giorni susseguirsi, i mesi, gli anni  - due, ma Roy ne aveva contati di più -
immerso in un nulla bianco e silenzioso, senza sapere se ci fosse effettivamente ancora qualcuno - lui - da
aspettare.
Giusto il tempo di rivedere lui  - seppur nel bel mezzo del caos più totale - di nuovo a casa... ed era cresciuto, ed era così bello, e forte, e vivo, e Roy avrebbe voluto solo aprire la bocca e dire...
Non c'era stato tempo per nulla, alla fine.
Lui se n'era tornato nello strano luogo dov'era stato negli ultimi due anni - un luogo che aveva vomitato nemici decisi a distruggere Amestris - portando con sé il fratello, stavolta.
Non sarebbe più tornato. Ora non aveva più nessuno di veramente importante, da cui tornare.
Così Roy aveva raccolto tutti i frammenti di sé  - erano piccoli, e tagliavano - ed aveva proseguito come sempre, meglio di sempre, in modo da renderlo orgoglioso... forse.
Ovunque lui fosse.


Sospirò nuovamente, ammirando le stelle che cominciavano a comparire nell'oscurità.
Era solo uno sciocco. Uno sciocco che desiderava sempre la cosa giusta nel momento sbagliato.
Mentre era assorbito completamente dalla miseria del proprio stato attuale, una voce che sembrava al tempo stesso vicina e lontanissima lo distrasse da quei cupi pensieri.
"E'... lui?!?"
Roy per un istante restò come paralizzato - per quanto non potesse già esserlo, data la sua condizione - ma subito si riprese, guardandosi attorno freneticamente.
Conosceva quella voce.
"Ed..."
Lo sussurrò a bassa voce, solo per sé stesso. Nessun vivente avrebbe potuto mai sentirlo, comunque.
Contro ogni sua previsione la voce gli rispose, scossa da un'increspatura mai sentita prima in essa.
"C-Colonnello... è lei? Ma... io vedo solo una statua"
Seguì un breve silenzio rotto nuovamente dalla stessa voce, stavolta più sicura "Com'è possibile?"
Mustang fece per parlare di nuovo ma se ne scoprì improvvisamente incapace, in bilico tra l'incredulità più pura ed una felicità che minacciava di annullare ogni pensiero coerente.

Si schiarì la voce, cercando di ritrovare un po' di compostezza "E' un po' difficile da spiegare Edw-Fullmetal... ma tu, tu come puoi essere qui?"
Deglutì - o almeno gli parve di farlo - un blocco che sembrava granito.
Anche se, a dirla tutta, era marmo.
"
Sei... tornato?" chiese, odiandosi per la speranza che sentiva vibrare nelle proprie parole.
Si guardò attorno con maggior attenzione, cercando di vedere attraverso l'oscurità che lo circondava.
Non c'era nessun'altro, a parte lui.
"Non ti vedo... dove sei?"
Una risata divertita lo colse impreparato "Non mi vede per il semplice fatto che sta guardando nel posto sbagliato, Colonnello... sono un po' più in alto..." rispose, calcando il tono su quell' alto che era stato a lungo un suo primario obiettivo di vita.
Roy alzò lo sguardo man mano fino ad arrivare ad osservare il cielo.
In mezzo alla moltitudine di astri che punteggiavano l'oscurità, c'era una stella più fulgida delle altre.
La sua luce era tanto calda e brillante da far sembrare per contrasto la notte ancor più buia.
"Non è possibile..." mormorò.
La stella brillò di una luce scoppiettante, sembrando quasi irritata.
"Lei a quanto pare è una statua. Perché mai io non potrei essere una stella?" chiese, sarcastico "A proposito, perché qualcuno dovrebbe essersi sentito in dovere di realizzare la scultura di un bastardo arrogante come lei...? Non mi dirà che alla fine è diventato Fuhrer! "
"Indovinato. Ma non è questo il punto, Fullmetal. Tu sei-"
Un pensiero improvviso gli trafisse la mente. Se Edward era una stella, allora non aveva più il suo corpo fisico.
E questo significava che...
Roy sentì qualcosa dentro di sé andare in pezzi.
Questo era abbastanza stupido, in realtà. All'interno aveva solo marmo, ed era fisicamente impossibile che ci fosse ancora qualcosa da ferire.
Eppure fu quel che accadde.
Era grato al destino in quel momento, Roy Mustang, perché non aveva bisogno di nascondere le proprie lacrime dietro una pioggia inesistente.
Questo per il semplice fatto che non ne aveva più, di lacrime.
Si sforzò di controllare il tremito che sentiva vibrare pericolosamente nella propria gola, mentre ascoltava il borbottio incredulo di Ed sull'inverosimilità di un mondo governato dal Colonnello "Sei qui perché... non sei più in vita?" chiese, sussurrando.
Chissà perché, non riusciva a dire quella parola riferito ad Edward.
Morto.
"Sì" rispose Ed - la stella - "Sono morto"
La sua luce ora era pallida e lontana. La voce era pacata, come se avesse accettato da tempo quel terribile fatto.
Roy non poteva.  Non riusciva ad accettare che... "Quando...?" chiese, con voce rauca.
Il silenzio che seguì alla sua domanda, profondo e soffocante, gli fece desiderate di non averla mai posta.
"Io... sono morto più o meno quindici anni fa, ormai" mormorò la stella, infine.
"Quindici anni..." sussurrò dolorosamente Mustang.
Se lui aveva sessantotto anni e Edward era più giovane di quattordici anni, questo significava che...
Era morto a soli trentanove anni.
Non seppe trattenere il gemito penoso che gli sfondò con forza le labbra di marmo "Trenta... nove? Dio, Ed, no... perché? C-così... così giovane..."
"Non faccia così, per favore. Ormai non ha più importanza" fece Edward, il tono incerto e la luce stellare ora brillante in un modo che era solo doloroso
, forse sorpreso non tanto dal fatto che il suo ex ufficiale superiore l'avesse finalmente chiamato per nome quanto dall'averne provocato quella reazione così addolorata "Sono morto per una semplice malattia, niente di eclatante. Anzi, se devo essere sincero sono stato più fortunato di altri... era... era un momento difficile, nella storia del mondo in cui io ed Al stavamo vivendo... era tutto così... solo difficile, ecco"
Non potrai mai sapere quanto, Roy.
"Una malattia?" mormorò debolmente Mustang, cercando di non soffermarsi, per ora, sul più fortunato di altri e sul momento difficile a cui aveva accennato l'ex Fullmetal. Non ne era in grado, ora come ora.
Maledizione, Ed, pensò irrazionalmente.
"S-sì... l'inverno era stato più freddo del solito. Al mi aveva curato come aveva potuto, ma..."
Ma non c'era cibo a sufficienza. Non c'erano le medicine necessarie. Non c'era...
Semplicemente, con c'era.
Ma questo non lo voleva dire, a Roy. Non poteva.
"Al mi ha curato al meglio delle sue possibilità, Mustang, al meglio" concluse, con voce inaspettatamente dura.
Roy restò silenzioso per un breve istante.
"Ne sono certo. Tuo fratello ti amava troppo, per non farlo" gli rispose infine, con voce pacata.
"Già... " sospirò "Spero solo che se la sia cavata, senza di me. E' in gamba, però..."
Lasciò quel però sospeso come una nota stonata nel buio della notte.
"Ma com'è possibile che tu sia qui, comunque? Sarebbe stato più logico se fossi diventato un stella del mondo oltre al Portale... così avresti potuto tener d'occhio Alphonse" gli chiese infine l'altro, seppur a malincuore.
Ed parve improvvisamente imbarazzato "Questo è capitato, credo, a causa dell'ultimo pensiero che ho avuto prima di morire..."
"E cos'era?" chiese Roy, incuriosito suo malgrado nonostante l'argomento doloroso.
"Beh, ho desiderato r-rivedere il mio mondo, i miei amici..."
Rivedere te.
"Capisco... era un desiderio più che legittimo, non devi sentirti in colpa per una cosa del genere"
"E' difficile, non esserlo..." mormorò Ed.
Quando parlò di nuovo, la sua voce era incerta "Lei, piuttosto. Se può sentirmi, e se non è più nel suo corpo, significa che anche lei..."
Non potè finire la frase. L'aveva osservato spesso - troppo spesso - negli ultimi quindici anni, e gli era sempre sembrato in buona salute...
Si era più volte sorpreso nel vederlo puntare l'occhio scuro al cielo notturno come se stesse guardando proprio lui.
Da qualche giorno a questa parte, però, non aveva notato alcun segno dell'ex Flame Alchemist, ma si era tranquillizzato pensando che fosse partito per uno dei numerosi viaggi diplomatici che compiva, assieme alla propria scorta, in quel periodo dell'anno.
Invece era morto.
Edward sentì il proprio corpo meno incandescente del solito, quasi che il dolore che provava in quel momento l'avesse raffreddato un po' di più.
La voce di Mustang lo distolse dai propri pensieri "Ebbene sì, sono morto anch'io. Un infarto, a quanto sembra. E' stata una cosa... molto veloce"
"Mustang, io-"
"E' successo. Almeno io ho avuto una vita abbastanza lunga, mentre tu..."
Cogliendo un'insospettabile incrinazione  nella voce del proprio Comandante, Edward sentì il bisogno improvviso di dire qualcosa, qualunque cosa pur di continuare quella farsa che conosceva ormai a memoria.
Pur di non dar segno d'aver capito la ragione di quel dolore che sentiva tanto profondo quanto inaspettato.

La stella brillò di una luce giocosa, anche se un po' forzata "Ma mi dica un po' com'è finito a fare la bella statuina. Anche lei ha espresso un desiderio?"
"Sì... ho desiderato due cose, a dire il vero. Fino a pochi istanti fa, però, ero convinto che chiunque fosse l'artefice di tutto ciò me ne avesse esaudita solo una... ignorando l'altra"
Voglio rivederlo, anche per un solo istante.
Il silenzio che seguì era stranamente dolce, le parole non dette erano sempre lì, tra di loro, sospese come bolle di sapone mai fatte scoppiare.
"Sappi, però, che mi lusinga il fatto che tu mi trovi una bella statuina"
Ed sospirò. Roy Mustang sarà stato anche morto, ma il suo narcisismo era più vivo che mai.
"Lasci perdere. Piuttosto, senta un po'... ora sono più in alto di lei"
Ghignò, malevolo "Come ci si sente a stare sotto?"
Realizzò quel che aveva detto troppo tardi.
Con sommo orrore, sentì il proprio calore aumentare in modo spropositato.
Roy Mustang osservò curiosamente la luce della stella - Ed - assumere una tinta cremisi.

Non poté resistere.
"Beh, io preferisco stare sopra... ma per te posso fare un'eccezione"
L'avrei fatta, Edward.
"Ma-ma cosa dice! Io non intendevo... i-io..."
Roy scoppiò a ridere, una risata gioiosa che credeva aver scordato di saper fare "Sei ancora lo stesso di un tempo..." sfacciato e sicuro di te in tutto tranne che nei sentimenti.
"E lei è sempre lo stesso Colonnello bastardo..." rispose Ed, affettuosamente derisorio "E' irritante anche come statua, lo sa?"
Mustang sogghignò, malefico.
"E mi fa tornare alla mente un libro che ho letto dall'altra parte..." proseguì l'ex Fullmetal.
"Ah sì?" fece Roy, incuriosito "E di cosa parlava?"
"In quella storia c'era la statua di un Principe che desiderava la felicità dei sudditi anche dopo la  propria morte, e per questo aveva chiesto ad una rondine sua amica di portare l'oro ed i gioielli che la ricoprivano ai bisognosi. Non c'è lieto fine, se si sta chiedendo questo"
Il Colonnello restò silenzioso per qualche istante.
"Forse, se avesse avuto una stella accanto a sé le cose sarebbero andate diversamente" mormorò infine.
"Già... forse" rispose Ed.
Il silenzio calò di nuovamente tra i due.
"Sai una cosa?" chiese Mustang, ad un tratto.
"Come faccio a saperla se non me l'ha ancora detta?" chiese Edward, polemico.
L'altro lo ignorò "Ho sempre pensato che l'astro più adatto a rappresentarti fosse il Sole"
"Il Sole? A causa del colore dei miei occhi e dei miei capelli? Lei è davvero un tipo originale, non c'è che dire..."
"Lasciami finire. Il Sole mi ha fatto pensare a te per il semplice fatto che è caldo, luminoso..."
Roy sorrise tristemente, dentro di sé "... e senza di lui non è possibile vivere" concluse in un sussurro, solo per sé stesso.
La luce stellare di Ed tornò ad assumere una tinta rossastra.
"Inoltre..." proseguì l'altro.
"I-inoltre?" chiese la stella, con voce incerta.
"Inoltre, il Sole è uno dei corpi celesti più piccoli dell'intero Universo"
Si preparò al peggio, Roy Mustang.
Vide la luce di Edward cominciare a pulsare con violenza, e temette di dover assistere ad un'esplosione di rabbia cosmica che avrebbe raso al suolo l'intera Amestris.
Quando ormai aveva cominciato sul serio a temere per il proprio Paese, le pulsazioni luminose rallentarono fino a tornare nella norma.
"Lei è un idiota" sentenziò Ed.
Mustang ringraziò ogni divinità in cui non credeva. A quanto pare, Fullmetal aveva raggiunto finalmente un certo grado di maturità.
"Però, devo dire che anche come stella trovo tu sia perfetto" proseguì dolcemente.
"Ah, davvero? E perché, sentiamo..." fece l'ex Fullmetal Alchemist, immaginando una nuova presa per i fondelli.
Roy osservò la stella che era Edward, e per un istante gli sembrò di poter sentire il calore che sprigionava quasi fosse un secondo sole.
"Perché le stelle aiutano le persone ad orientarsi nel buio della notte" rispose "E perché, anche se ti sembr
ano vicine, sono sempre troppo lontane da te, e non riuscirai mai a toccarle"
L'ho sempre saputo.
Per un istante, la stella - Ed - sembrò brillare di una luce umida, tremolante come l'acqua.
Sembrava piangesse, ma questo era impossibile, naturalmente.
Un debole chiarore apparve all'orizzonte.
Presto sarebbe sorto il sole.
Edward si schiarì la voce goffamente "E' quasi l'alba... tra poco non riusciremo più a vederci"
Roy annuì dentro di sé, cercando di scacciare il senso di perdita che minacciava di sopraffarlo "Già..."
Deglutì l'ormai familiare nodo di marmo in gola "Allora a domani notte. Ci sarai?"
Permise alla speranza di far capolino dalla propria voce. Era divertente, e crudele, il fatto che fosse in grado solo ora d'esser sincero col ragazzo che aveva amato per quasi tutta la propria vita.
La luce della stella tornò calda, vibrante come non mai  "Certo che ci sarò. Ci sarò sempre"
"Allora arrivederci, Fullmetal"
"Arrivederci, Colonnello"




FINE



Note dell'autrice: "Sfiga volle che la sera seguente piovesse... "
Eh-ehm... scherzo.
Questa  fanfic è stata scritta per il RoyEd Day, che immagino quasi tutti in questo fandom conoscano.
Per inciso, questo non è il seguito de "Il visitatore della sera"... per quella - chissà - magari ci potrà essere una continuazione che possa far piacere a Roy.
Suvvia, non l'ho fatto soffrire troppo, stavolta, il nostro Colonnello! No? E poi, era in buona compagnia.
Sono un'essere miserabile, lo so.
Ma bando alle ciance ed avanti con i chiarimenti!
Allora, mi rendo conto che c'è il fatto degli anni luce, da tenere in considerazione (giusto una cosuccia, che volete che sia) e quindi il discorso dei quindici anni passati dalla morte di Ed al suo discorso col nostro Colonnello non regge... solo che ho deciso bellamente d'ignorare la cosa.
Per quanto riguarda le maiuscole e minuscole usate nello scrivere le parole Sole e sole, volevo diversificare il pianeta (Sole) dal fenomeno atmosferico (sorge il sole).
Ammetto di aver dato una controllata a Wikipedia, giusto per essere sicura, eh!
Roy può essere sembrato un po' OOC, a qualcuno, lo so... ma tenete conto che questo è un Roy Mustang non più giovane, con il suo bel bagaglio di rimpianti ed amarezze.
E, come dicevo ne "Il visitatore della sera", Roy è sempre stato un po' sentimentale...
La storia a cui accenna Ed è, per chi non l'avesse capito a causa della tragica dote di sintesi di cui ho fornito il nostro Fullmetal, uno dei capolavori dell'immortale Oscar Wilde, "Il Principe felice", il primo contatto che io ho avuto - un film d'animazione visto alle elementari - con le opere di questo autore.
Non l'ho più dimenticato.
Detto questo, spero di avere fatto divertire (o piangere, va bene lo stesso - sono un po' stronza, sapete?) qualcuno... se volete commentare, sarò contenta di ricevere tanto i complimenti quanto i pomodori (amo i pomodori).
Quindi... baci a tutti ^^

Ed ora, i miei bonus idioti. Et voilà.

Bonus:

"Ed..."
"Sì?"
"... lo sai, vero, che ora fai parte della Via Lattea?"

"..."


Bonus 2

"E che cazz-"
Mustang osservò con profondo disgusto la macchia biancastra che colava implacabilmente dalla propria spalla imbrattandone il candido marmo e gettò un'occhiata truce al piumato colpevole di quel misfatto che se ne stava pacificamente volando via in quello.
Tentò d'ignorare il suono vibrante che sentiva provenire da Ed, ma quando vide con la coda dell'occhio le luce stellare pulsare e brillare follemente non ce la fece più a trattenersi.
"Non è che potresti almeno evitare di ridermi in faccia? Non è molto carino, sai?" sbottò.
L'ex Fullmetal Alchemist si stava effettivamente strozzando dalle risate "E da quando faccio quello che lei dice?" ansimò, senza fiato.
Cercò di rimanere serio, ma tutto fu vano quando lo sguardo gli cadde nuovamente sul volto imbarazzantemente oltraggiato dell'uomo.
"L'ho sempre detto io" ghignò malefico "Lei è davvero un Colonnello di merda!"



FINE
   
 
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