Il
primo amore
Inuyasha camminava nella foresta,
imbronciato e a braccia conserte. Se n’era appena andato dal
villaggio della
vecchia Kaede, in cerca di un po’ di pace. Cosa che da circa
tre anni a quella
parte non era riuscito più a trovare.
Quasi quasi sarebbe stato meglio un
altro Naraku.
“Sì” disse il mezzodemone rivolto a se
stesso, “sarebbe splendido se un nemico potente mi si parasse
davanti in questo
momento!”
Ma l’unico effetto che ottenne da quella
frase furono le occhiate stupite di un paio di scoiattoli di passaggio.
Inuyasha saltò agile e si sedette sul
ramo di un albero.
Ma
chi cerco di convincere, se non me stesso…da quando Kagome
non c’è più…
Mentre pensava a questo
giocava con le
perle nere del rosario, ormai inutilizzato. Meglio così,
pensava spesso lui.
Poi si immaginava la ragazza che gridava “A
cuccia!” e sorrideva. Detestava
ammetterlo, ma gli mancava quella formula magica.
Ormai aveva imparato a convivere con la
stretta al cuore che sentiva ogni volta che pensava a Kagome.
Il mezzodemone pensò poi che sarebbe
stato meglio tornare al villaggio. In ogni caso, sarebbero venuti
presto a
cercarlo tutti. Non lo lasciavano mai solo!
Miroku, Sango, Shippo, la vecchia e
persino Kirara gli stavano addosso. Avevano paura che Inuyasha andasse
in
depressione. Come se lui potesse suicidarsi da un momento
all’altro, per
favore!
Così, per evitare di far preoccupare
qualcuno, il mezzodemone si avviò sulla strada di ritorno.
Ecco, stava per
affrontare ciò che temeva di più.
Eccole.
“Inuuuu!”
Due bambine gli correvano incontro e
appena lo raggiunsero si aggrapparono alla veste rossa.
“Ma insomma!” disse Inuyasha seccato,
“possibile che mi saltiate addosso ogni volta che mi
vedete?!”
“Scusa Inuyasha” disse una donna. Sango.
“Da qualche giorno a questa parte sembrano essersi
affezionate molto a te”.
Prese per mano le due bimbe. Certo non poteva prenderle in braccio, a
causa del
pancione ormai evidente.
“Ho notato” fece il mezzodemone.
Mantenne un’espressione dura per pochi secondi, mentre le
bimbe lo guardavano fisso, con la bocca spalancata.
“Rientriamo” disse infine burbero ma
addolcito, mentre il cielo imbruniva.
Le gemelline erano silenziose: Aimi era
in braccio a Miroku, mentre Akemi si era seduta accanto a Sango. Il
fatto che
non urlassero e non giocassero era piuttosto strano. Mangiavano,
tranquille,
continuando però a fissare Inuyasha, che ormai era al limite
della pazienza.
“Ma insomma” sbottò infine il povero
mezzodemone, “si può sapere che diavolo prende a
quelle due?!”
La vecchia Kaede prese a ravvivare il
fuoco. “Forse vogliono giocare, ma gli fai paura”.
“O forse”, propose Miroku, “gli fai
paura e basta!”
“Smettetela, anche voi!” disse Inuyasha,
incrociando le braccia. Tra l’altro una mosca fastidiosa
aveva cominciato a
volargli intorno alle orecchie.
Nella confusione si intromise Rin.
“Secondo me sono innamorate!”
Al mezzodemone andò di traverso la zuppa
che stava mangiando. “Che cosa?!”
Ma Rin continuava a sorridere,
soddisfatta della conclusione a cui era arrivata.
Tutti risero, tranne il povero Inuyasha.
“Vi divertite tanto a prendermi in
giro?”
Era esasperato. Tutti ridevano di lui,
le gemelline però continuavano a fissarlo. Nemmeno facevano
caso alla
confusione che si era creata intorno a loro…
Successe tutto in pochi secondi.
La mosca fastidiosa si appoggiò
all’orecchio destro di Inuyasha, facendogli venire un prurito
tremendo.
“Dannato insetto!” urlò lui, e si
grattò
col piede l’orecchio canino, mentre tutti lo fissavano
allibiti.
Ma Aimi e Akemi questa volta si mossero,
e aggirato il fuoco furono addosso al mezzodemone. Ognuna strangeva fra
le mani
un morbido orecchio candido.
“Inu! Inu! Inu!”
Calò il silenzio per diversi secondi,
rotto solo dalle risate delle due bimbe che strattonavano Inuyasha, una
verso
destra e l’altra verso sinistra.
Rin assunse un’aria da ve
l’avevo detto, mentre Sango rise
dolcemente.
“Certo che sono innamorate. Innamorate
delle tue orecchie,
Inuyasha!”
Tutti risero ancora, ma il mezzodemone
non si unì a loro.
Era certo che ormai sarebbe diventato il
loro giocattolo preferito. Di nuovo tormentato, e dire che pensava di
essersi
definitivamente liberato della maledizione del rosario. Ma un flash gli
attraversò la mente. Una voce gridava “A
cuccia!”.
Sorrise impercettibilmente. Ma sì, ormai
era abituato ad essere torturato. Aspettando il ritorno di Kagome,
poteva anche
sopportare quelle due mocciose. Non erano poi così tremende.
L’angolo
dell’autrice:
Eccomi qua!!!
Dovevo assolutamente
scriverla, è stata
un’ispirazione travolgente! XD Per chi segue la fanfic
“La radura”…tranquilli,
inizierò presto la stesura del tredicesimo capitolo! Intanto
spero che abbiate
gradito questa one-shot. Ditemi che ne pensate! ^^ Kitsune