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Autore: Frytty    11/10/2011    2 recensioni
One-Shot scritta per il contest indetto da SerenaEsse sul forum di EFP "First date-Primo Appuntamento" e classificatasi seconda.
E se Bella fosse costretta a rinunciare al suo primo, vero appuntamento con Edward per colpa di una brutta influenza?
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Buongiorno!

Oggi vi posto questa piccola One-Shot scritta, come ho accennato nell'introduzione, per il contest indetto da SerenaEsse sul forum di EFP First Date-Primo Appuntamento.

Ho immaginato una situazione piuttosto "particolare", considerato che non è propriamente il primo appuntamento di Bella ed Edward, ma il primo che avrebbero trascorso come "coppia normale" e, purtroppo, Bella è costretta a rinunciarvi a causa dell'influenza ç.ç povera ciccia! xD

Spero vi piaccia e, se volete, io sono qui a vostra disposizione per qualsiasi tipo di commento :)

Ringrazio fin da ora chi di voi leggerà, commenterà, apprezzerà in generale *.*

Buona continuazione di giornata e...

 

 

Buona lettura! <3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Etciù!

 

Ennesimo starnuto.

Dannazione!

Non esisteva giorno peggiore nel quale ammalarsi.

Non capiva nemmeno come potesse essere successo: insomma, la sera prima stava bene, perfettamente bene, e la mattina dopo aveva la febbre, un raffreddore che non aveva intenzione di darle tregua e una tosse che sembrava volerle portar via la gola.

Aveva provato a mettersi in piedi, ma, non solo aveva rischiato di cadere a terra in seguito ad un giramento di testa, ma aveva anche constatato che si sentiva orrendamente debole.

< Hai bisogno di qualcosa, Bells? > Charlie bussò con discrezione alla porta di legno della sua stanza, facendovi capolino l'istante dopo.

Scosse la testa.

< Beh, in ogni caso io sono di sotto. > Sorrise impacciato e appannò la porta.

Dannazione!

Bella sprofondò con la testa nel cuscino, osservando le crepe nel soffitto e prendendo in seria considerazione l'ipotesi di soffocarsi: non ci sarebbe voluto molto, d'altronde, visto che aveva già il naso chiuso.

Lanciò un'occhiata al calendario accanto alla porta, dove il numero 27 era stato cerchiato con un pennarello rosso.

Era il giorno del suo primo appuntamento e lei l'avrebbe mancato perché a casa con l'influenza.

Si poteva essere più sfortunati?

Quando si era trasferita a Forks aveva pensato di trascorrere le sue giornate divisa tra scuola, compiti e preparazione della cena e per un periodo, doveva ammetterlo, era andata davvero così. Poi aveva conosciuto lui, Edward, e la sua vita aveva cominciato ad assumere una sfumatura interessante.

Sì, lui era un vampiro e, sì, avrebbe dovuto averne paura, ma la verità era che non desiderava altro che passare del tempo con lui, ascoltare la sua voce calda e profonda, osservare il suo strano sorriso storto addolcirgli il volto e studiare i suoi movimenti sempre dolci e discreti.

Avvampò e non fu certa fosse a causa della febbre.

Avrebbe dovuto quantomeno avvisarlo, no?

Telefonargli per dirgli che l'appuntamento doveva essere rinviato, ma la verità era che si vergognava come una ladra: aveva sicuramente una voce orrenda, da papera avrebbe osato dire e poi non sarebbe riuscita a spiccicare parola, sapendolo all'altro capo del telefono.

Se solo avesse potuto leggerle la mente!

 

Etciù!

 

Starnutì di nuovo e fu costretta a recuperare un fazzoletto dal comodino.

Le fischiavano le orecchie e si sentiva la testa incredibilmente pesante. Chiuse gli occhi per un istante, nel tentativo di schiarirsi le idee, quando avvertì il suono del campanello.

Le orecchie tese, cercò di capire chi potesse essere, ma, per un attimo, quello che udì furono soltanto i passi di suo padre che andava ad aprire e un'esclamazione sorpresa.

< Bella è di sopra, sì. > Che fosse Angela? O Jessica? No, impossibile. Era sabato e sicuramente entrambe avevano optato per una gita a LaPush, considerata la giornata stranamente soleggiata.

Non ebbe neanche il tempo di rendersi conto che ci fosse qualcuno nella sua stanza, che Edward era accanto a lei che la scrutava con fare preoccupato.

< E-Edward?!? > Domandò stupidamente, sorpresa.

< Ti ho portato qualcosa per farti star meglio. > Sorrise gentile, estraendo dalla tasca della giacca una scatola di compresse.

< Tu sapevi che ero malata? Come... > La interruppe, sedendosi accanto a lei e accarezzandole la fronte, facendola sospirare di piacere per quel contatto freddo.

< Alice. Ha avuto una visione. > Fece spallucce, riordinandole i capelli.

< Quando? > Chiese allarmata. Avrebbe potuto avvertirla! Avrebbero già cambiato la data per l'appuntamento!

< Stamattina presto. > Rispose.

Il suo disappunto si sgonfiò come un palloncino.

Era proprio vero, allora, che il destino era imprevedibile.

Si ricordò delle sue condizioni con qualche minuto di ritardo: dannazione! Doveva essere orribile con i capelli in disordine, gli occhi gonfi, il naso rosso, la voce da cornacchia e il suo vecchio pigiama strappato in più punti.

Sua madre gliene aveva regalati alcuni in vista della sua partenza per Forks, ma lei aveva pensato bene di infilarci il suo solito completo, nettamente più comodo e, ormai, collaudato.

Si maledisse per non aver nemmeno cercato di togliere dalla valigia quelli di Renée.

Si coprì il viso con la mani, emettendo un verso lamentoso.

< Che succede, Bella? > Le domandò lui, cauto, cercando di scostarle le mani.

< Sono orribile. Un mostro. > Piagnucolò, la voce ancora più gutturale per via delle mani che le facevano da scudo.

< Ma cosa dici? Sei incantevole. > Sorrise. Riuscì a vederlo tra i piccoli spiragli delle sue dita. Sorrideva ed era sincero.

Arrossì senza rendersene conto ed Edward le asciugò una lacrima che, nel frattempo, le aveva bagnato il mento.

< Lo dici solo per non offendermi. > Protestò, abbassando le mani e imbronciandosi.

< Dovresti saperlo che dico sempre la verità. > Ribatté lui, accarezzandole una guancia con premura.

< Ma se non hai fatto altro che mentirmi quando ci siamo conosciuti! > Non c'era bisogno che specificasse che si riferiva ai segreti circa la sua natura.

< Era una questione diversa, Bella. Qui si tratta di te, non di me. > Le prese una mano tra le sue, abbassando gli occhi per incontrare i suoi.

Non riusciva ad essere lucida quando ammirava il suo sguardo profondo e ammaliatore.

< Mio padre ti ha... fatto salire senza problemi... > Notò, cambiando argomento. Era piuttosto strano, in effetti, considerato quanto fosse protettivo nei suoi confronti.

< E' ancora furioso con me per quello che ti è successo, ma ha pensato che avessi bisogno di un po' di compagnia, quindi... > Cambiò posizione per distendersi accanto a lei.

Per un momento Bella ripensò a quello che era successo con James non molto tempo prima, alla bugia che avevano messo in scena per giustificare la sua gamba rotta, le sue ferite.

Era tutto passato, ormai, certo, eppure il pensiero che avrebbe potuto perdere Edward, che lei stessa sarebbe potuta morire senza vederlo mai più, faceva ancora male.

< A cosa pensi? > Le chiese in un sussurro, accarezzandole la fronte. La sua pelle fredda era un toccasana per il suo mal di testa e per la febbre; meglio degli impacchi di ghiaccio che le aveva preparato Charlie.

< Pensavo a James, a quello che mi avevi detto in ospedale. > Estrasse un braccio dalle coperte, accarezzandogli i capelli e poi arpionando la mano sulla sua maglietta azzurra, al di sotto della giacca scura.

Aveva ancora paura che potesse allontanarsi da lei. Come aveva anche solo potuto pensare che sarebbe riuscita a continuare a vivere senza di lui?

I ricordi uccidono le persone, era quello che le ripeteva sempre sua nonna e lei ne era convinta.

< Non vado da nessuna parte, Bella, sono qui. > Se la strinse al petto, baciandole i capelli e inspirando il suo profumo dolce.

Chiuse gli occhi e rabbrividì per lo sbalzo di temperatura tra il suo corpo e quello di Edward. Eppure, avrebbe trovato pace solo tra quelle braccia, sempre.

< Mi dispiace per il nostro appuntamento. > Mormorò, tirando su col naso.

Non che non ne avessero avuti a sufficienza, ma quello era il primo vero appuntamento ufficiale. Edward aveva promesso di portarla in un delizioso ristorante sulla baia e quando lei aveva protestato, affermando che sarebbe stato impari, visto che lui non mangiava, Edward aveva semplicemente replicato che, in fondo, poteva accontentarsi anche solo di osservarla, di sentirla parlare, di vederla arrossire e di bearsi del suo profumo delizioso.

< Non c'è fretta. Abbiamo tempo, e poi questo non è un po' un appuntamento? > Sorrise del suo sorriso sghembo e Bella fu sicura che il suo cuore avesse mancato qualche battito, o forse più.

< Io a letto, malata, e tu che mi fai da infermiere? > Tossì incredula.

< Non sarà una cena romantica, ma è pur sempre un appuntamento, un modo per stare insieme. > Rispose, accarezzandole la schiena.

< Avrei preferito la cena romantica; se non altro, non dovrei passare il tempo a starnutire e tossire e delirare per colpa della febbre. > Borbottò con poca convinzione.

< Non mi pare tu stia delirando. > Osservò lui di rimando, aggrottando le sopracciglia.

< Per il momento no. > Arrossì ed Edward capì che doveva esserle successo altre volte.

Rise.

< Smettila di prendermi in giro! > Protestò, cercando di colpirlo con scarso successo.

< Sarebbe un po' come quando parli nel sonno, giusto? > In risposta ricevette uno sbuffo che lo fece ridere ancora di più.

 

Etciù!

 

Non poteva neanche mischiargliela, quella dannata influenza!

   
 
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