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Autore: mysticmoon    18/06/2006    5 recensioni
E' trascorso ormai un anno dal giorno in cui Hitomi è tornata nel suo mondo, lasciando Van al suo destino di monarca del regno di Fanelia.
Ma il destino è dietro l'angolo e presto un nuovo nemico farà la sua comparsa minacciando tutto ciò che amano.
Riusciranno a sconfiggere anche questo nuovo nemico?
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Un Anno

di Distanza

 

- E’ già passato un anno da quel giorno… sembra tutto così vicino e contemporaneamente così lontano!  Da quando sono tornata sulla Terra Van non mi ha mai contattata. Forse sono una sognatrice ed una stupida a chiedermelo, però … Van, stai pensando a me? Perché, perché, perché non ti fai sentire? Mi manchi tantissimo! Questo significa che tu non senti la mia mancanza, lo capisco… eppure non posso lasciarti andare. Se anche questo sogno andasse in frantumi… tutto sarebbe perso se anche tu svanissi nel nulla.

Hitomi Kanzaki rimirava il panorama dal colle del santuario, vicino alla scuola, persa nei suoi pensieri.

Quel luogo così calmo le infondeva serenità non solo perché tranquillo. Da un anno a quella parte, quella macchia di alberi che circondavano la costruzione era diventata molto speciale: era stato lì che per la prima volta aveva salvato la vita a Van, il giorno del loro primo incontro. O forse, come spesso le veniva in mente, aveva rischiato di ucciderlo con le sue suggestioni?  Lo sguardo della ragazza si abbassò alla maglietta. Era lì, al centro del petto, che fino a qualche mese brillava il ciondolo ereditato da sua nonna, un monile dall’immenso potere arrivato lì direttamente da Gaea. Il funzionamento del potere d’Atlantide, forza racchiusa in quella rosea pietra, non le era ancora chiaro, nonostante avesse passato parecchio tempo a pensarci da quando era tornata sul suo pianeta d’origine.

In quei giorni il vento le portava il dolce profumo dei peschi, che in quel momento dell’anno erano al culmine della loro fioritura, e le scompigliava delicatamente i corti capelli castano chiaro.

Sul piano fisico non era cambiata molto nell’arco di quell’anno. I suoi capelli erano più corti, era cresciuta in altezza di qualche centimetro ed i suoi lineamenti si erano fatti più decisi per via di un lieve deperimeto.

Ripensando al giorno del loro primo incontro, la mente di Hitomi non potè fare a meno di andare a finire sul pensiero del senpai Amano. Il giovane era partito da quasi sei mesi ma i suoi sentimenti per lui erano cambiati da parecchio. Rise, pensando che quel ragazzo dai lunghi capelli castano scuro era un ricordo lontano già prima della sua partenza.

Da quando la nostra giovane ragazza aveva posato gli occhi su quel ragazzo con i neri capelli scompigliati che lottava contro un drago qualcosa era cambiato in lei, ed il tempo passato su Gaea aveva scavato un solco profondo tra loro due, mostrando a Hitomi quanto il suo sentimento per il senpai fosse qualcosa di vuoto ed infantile, un sentimento basato solo sulla smisurata ammirazione che nutriva per il corridore. La scoperta che Yukari, la sorridente amica di una vita, provasse un affetto talmente profondo per entrambi e fosse disposta a mettere da parte i suoi sentimenti per Amano in nome della loro amicizia le aveva fatto capire davvero quale importanza potesse avere per lei e quanto affetto le dimostrasse l’amica. A questo, in quegli stessi giorni, si era unita la sensazione di vuoto e di nostalgia che aveva provato. Una sensazione che aveva avuto un nome quando il re di Fanelia, a bordo del suo Escaflowne, era sceso dal cielo per riportarla sul pianeta dal quale potevano essere ammirate due lune.

- Hitomi, adesso stai esagerando! Non puoi continuare di questo passo. Nossignore!

Hitomi guardò in basso e vide la cara amica Yukari che si avvicinava a lei con aria irritata, salendo con non poca fatica tra gli alberi.

- Non ti alleni da una settimana, e questo non va, Hitomi, te lo devo proprio dire – continuò lei, affrontando gli ultimi scalini- Le gare scolastiche sono fissate per domani e tu non puoi tirarti indietro all’ultimo momento. Sei la nostra punta di diamante, lo sai, quindi adesso muovi i tacchi e mi segui in pista. Hitomi, hai sentito cosa ti ho detto?

La ragazza dai capelli biondi, di nuovo immersa nei suoi pensieri, non la ascoltava, troppo impegnata per ascoltare qualcosa che ormai sentiva poco, un’attività che sentiva sempre meno vicina a sé.

“Ti rivedrò mai, Van? Mi manchi da morire!” erano le parole che risuonavano ripetutamente nella sua mente, e che sentiva ripetute nel vento, quasi anche quell’elemento le fosse vicino.

- Insomma Hitomi, vuoi rispondermi per l’amor del cielo?- disse, ormai infuriata, Yukari, prendendola per un braccio e iniziando a scuoterla con forza.

- Ehi, ma vuoi staccarmi il braccio?

- Finalmente la principessa si è svegliata! Stavo parlando di cose che ti riguardano e tu cosa fai? Guardi il vuoto imbambolata e sospiri. Questo non va bene, Hitomi. Cerca di concentrarti sulle gare invece di sognare ad occhi aperti.

- Va bene, ti ascolto. Che cosa mi stavi dicendo?- disse Hitomi con aria irritata.

- Finalmente sua eccellenza è tornata sulla Terra! Ti stavo dicendo che devi muoverti o perderai la forma fisica. Domani devi correre, non dimenticartelo- disse Yukari.

- E chi sei tu per ordinarmi questo? Domani correrò solo se sarà mio desiderio farlo, chiaro?- rispose un po’ sgarbatamente Hitomi.

Il piglio di Yukari si fece più deciso. Piantò i suoi occhi direttamente in quelli di Hitomi e, senza abbassare lo sguardo per un solo istante, le puntò un indice sotto al naso in segno di ammonimento,

- Primo, non fare certi scatti contro di me, signorinella, perché potresti pentirtene amaramente. Secondo, se proverai a rispondermi in questo modo una seconda volta non sarò così gentile da non usare le mani. E terzo, ma più importante, sbaglio o sono ancora la tua manager, signorina Hitomi Kanzaki? Perciò muovi quelle gambe e vai in pista, capito?

Rendendosi conto che aveva fatto perdere le staffe la sua migliore amica, cosa assai rara per una persona tranquilla come Yukari Uccida, Hitomi arrossì ed abbassò lo sguardo.

- Scusami Yukari – sussurrò - Ma non so cosa mi sta succedendo in questo periodo. Sono… strana… e triste…. Mi dispiace darti dei problemi, credimi… ma è più forte di me.

Piccole lacrime iniziarono a scorrere sul volto della bionda, che lentamente portò le mani al viso e ve lo nascose.

- Non prendertela tanto, Hitomi. Scusami tu piuttosto, non avrei dovuto reagire in un modo così furioso, ma cerca di capire anche le mie motivazioni. Da quando il senpai Amano se n’è andato sei tu quella più veloce del club di atletica ed è normale che io, in qualità di manager, debba strapazzarti un po’ ed aspettarmi il meglio da te. Non voglio darti un carico aggiuntivo a quello che già hai... se vuoi possiamo parlare di ciò che è accaduto un anno fa. Magari…

-  Sei davvero molto gentile Yukari e lo so che sei una persona fidata…. ma ciò che accadde un anno fa non posso rivelartelo. Mi dispiace. Per il resto… ti capisco. Lo so che contate su di me e che ti ho dato la mia parola che avrei partecipato… ma non me la sento proprio di correre domani. Ho un brutto presentimento, Yukari. Sento che domani accadrà qualcosa di spiacevole durante la gara.

- Avanti Hitomi, non puoi lasciarci a piedi- protestò- E poi, quella sensazione non potrebbe essere uno dei postumi dell’influenza che hai avuto? A volte capita.

- Forse hai ragione…. ma ho lo stesso timore di cosa potrebbe accadere domani- disse Hitomi, sperando che l’amica la lasciasse libera dal suo impegno.

- Allora correrai- le chiese trepidante Yukari.

La sua espressione, un misto tra attesa e fiducia, fecero cedere definitivamente Hitomi.

- Va bene, se proprio devo … lo farò. Ho dato la mia parola e farò ciò per cui ho preso un impegno - disse Hitomi, sforzandosi di sorridere.

- Allora allenati, oppure farai brutta figura domani- disse Yukari, sorridendole.

- Ok, inizio immediatamente a farlo. Ma tu devi seguirmi al mio stesso passo almeno fino alla pista- disse Hitomi, cominciando a correre giù per i gradini, seguita a fatica dall’amica.

Yukari, guardando la schiena fasciata da una classica T-shirt bianca, ripensò a quanto fosse diversa l’amica da quando era tornata da quello strano mondo. Lei non le aveva mai detto nulla e, come più volte aveva detto lo psicologo da cui era andata, l’allucinazione poteva essere dovuta allo stress, allo shock per la sparizione dell’amica o poteva semplicemente essere stato un gioco di luci dovuto a un fulmine caduto, per una strana coincidenza, in una sera di cielo sereno.

Ma Hitomi era svanita sul serio e quando era ricomparsa non era più lei. Per parecchi giorni le era sembrata la stessa poi, come un fiore a cui mancano l’acqua e la luce, Hitomi aveva iniziato ad appassire. Lentamente la sua passione per la corsa era diminuita, usciva sempre meno in sua compagnia, parlava meno e con un numero di parole più limitato. Sempre più spesso era assorta nei suoi pensieri e sospirava spesso, quasi portasse nel cuore un fardello molto pesante.

Spesso Yukari l’aveva invitata a confidarsi ma lei aveva sempre sminuito il tutto, raccontando quella che era definita “versione ufficiale”, ossia che lei avesse approfittato del fulmine per allontanarsi non vista e che aveva vissuto per la strada fino al suo ritorno.

Non aveva mai parlato di eventi particolari oppure di incontri significativi, eppure sembrava che qualcosa fosse accaduto. Con quella versione non si spiegava la tristezza e l’apatia.

Scosse il capo, vedendo Hitomi imboccare la strada ed aumentò la velocità, lasciandosi indietro tutti quei pensieri.

 

La pioggia scrosciava insistentemente sul regno di Fanelia.

Van Slanzar de Fanel, re di Fanelia, si stava allenando nell’uso della spada all’interno del giardino del suo palazzo, sotto l’occhio attento e molto critico della fidata Merle.

Il re era cresciuto molto in altezza durante quell’anno, aggiungendo anche dei muscoli più forti al suo fisico asciutto.

I capelli, neri come la pece, erano stati tagliati da poco, quindi non risultavano cambiati rispetto a come erano l’anno precedente.

Improvvisamente Van sbagliò un movimento elementare ed abbassò la guardia, cosa che in battaglia poteva essergli fatale.

Venne immediatamente rimproverato dal suo istruttore, un nerboruto uomo giunto dalle terre del Nord.

- Maestà, ma che cosa state combinando? Un errore del genere è fatale in battaglia! Deve essere più concentrato, maestà. Non dovete distrarvi con altri pensieri!- lo rimproverò, stando bene attento a non superare i limiti di confidenza che aveva prefissato con il sovrano.

L’uomo guardò il giovane che, fermo in mezzo alla pioggia, fissava l’elsa della sua spada con aria seria.

Van non lo stava ascoltando. La sua mente era altrove, protesa verso Hitomi, quella che il popolo chiamava affettuosamente “la Veggente della Luna dell’Illusione”. Pensava a come dovesse stare, a cosa stesse facendo in quel momento sul suo pianeta e soprattutto se lo stesse pensando quanto lui pensava a lei.

- Vogliamo smettere per oggi, maestà? Mi sembrate un po’ fuori fase- disse l’istruttore, rinfoderando la spada.

- E’ sicuro che a lei non dia fastidio? – chiese il sovrano, richiamato alla realtà dalle parole dell’uomo.

- Certamente. Ci rivediamo qui domattina, mio re- disse l’uomo, inchinandosi prima di congedarsi da lui.

Un sorriso amaro si fece largo sul Van, che rimase fermo lì, sotto la pioggia, per qualche minuto.

Pensava a lei ed alla sua incapacità di contattarla. Sapeva che era strano, dato che quando lei andata via, nonostante il suo cuore desiderasse il contrario, era riuscito nel suo intento mentre in quel momento, quando il suo pensiero fisso era quello di poterla abbracciare di nuovo, non era in grado neanche di visualizzare la sua immagine.

Improvvisamente fu riscosso dal suo torpore da una mano che si posava sulla sua spalla. Era Merle.

- Signorino Van, vada a coprirsi. Se rimane qui vi prenderà un malanno.

- Hai ragione Merle. E’ meglio che rientri- disse Van, dedicando un sorriso alla gattina che gli era amica sin dalla più tenera età, una presenza che l’aveva sostenuto in più di un momento difficile e una ragazza con cui poteva parlare di Hitomi in completa libertà.

Le passò un braccio attorno alle esili spalle e la strinse a sé per un attimo, poi corse verso il palazzo, seguito a ruota da Merle.

 

 

  
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