Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
Ricorda la storia  |      
Autore: __MariMalfoy    11/10/2011    4 recensioni
Brittany è di nuovo qui e vuole raccontare come ha scoperto la sua malattia, Brittany vuole raccontare e confessare sé stessa, perché che forse dopo non ci sarà più il tempo per farlo.
Missing moment di Hopeless
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
mm hopeless

Hopeless

La vita è troppo breve per non credere in un futuro abbraccio.

hopeless

Per l’ennesima volta mi rigiro nel letto. I pensieri che si susseguono nella mia testa sono confusi, pieni di interrogativi e di immagini che mi si parano davanti come una processione.

Sospiro, poi faccio un rapido conto sulle dita: manca pochissimo tempo a quel giorno e Nick starà dormendo pacificamente nella stanza accanto alla mia. So di non avere speranze, ma l’accetto: ho fatto l’errore di perdere la fiducia in me stessa e di abbandonare le ultime energie che mi sono rimaste.

In questo mese sono sempre stata  un po’ incostante. Nonostante dica continuamente a Nick che quelle passate sono le settimane più belle, non riesco a non segnare ogni giorno il calendario con quel dannato pennarello: so che posso contare sul suo abbraccio ogni volta che lo faccio, è forse per questo che non smetto. Mi sembra sempre che stia andando al patibolo.

Da una parte sono fortunata, però. Contrariamente a molti casi, il mio tumore non mi ha mai fatto così male e l’ho sempre ignorato pensando ad altro. Quando ne sono venuta a conoscenza l’anno scorso, però, sono caduta nell’angoscia in una fase che è arrivata fino alla rassegnazione e poi alla rinascita.

 

Mi ero appena sentita male a scuola ed Emy, nella sua falsa preoccupazione, mi fissava mentre mi piegavo in due dal dolore. Sapevo che non era qualcosa di positivo e i dolori persistevano da tempo ormai, ma non ne avevo fatto parola con nessuno: né con i miei genitori, né con quella che consideravo la mia migliore amica.

Quando la professoressa si chinò a darmi una mano, la tranquillizzai.

“Non ho niente, signora Kein, davvero. Sto bene.” le mie parole però risuonavano inverosimili anche alla sottoscritta.

I miei genitori furono chiamati dal preside e mia madre, presa dal panico per ciò che mi era successo, mi portò dal medico: fu qui che lei fu buttata fuori dalla stanza perché non credeva alla diagnosi. Si mise a urlare, piangere e strepitare, incapace di credere che la sua unica figlia fosse malata.

In un attimo mi trovai da sola con il dottore che mi fissava dalla sua sedia in pelle; non mi tremavano neanche le mani nonostante la sgradevole notizia.

“Brittany, da quanto tempo senti questi dolori?”

Avrei voluto mentire ancora una volta, ma cedetti alle pressioni che quell’uomo continuava a esercitare sul mio animo: pareva che sapesse tutto, ogni singola cosa.

“Tanto tempo, non so quanto di preciso” bisbigliai, rendendomi poco udibile anche per me.

Non ero scossa, affatto… solo sorpresa. Ma non c’era niente che poteva realmente impedirmi di prendere le mie decisioni, e il medico parve capire il mio stato d’animo relativamente tranquillo. Sapevo che appena uscita di lì sarei esplosa.

“Non l’avevi mai detto a nessuno?” chiese il dottore, guardando gli spiriti bollenti che si agitavano dentro di me oltre le lenti degli occhiali riquadrati. Scossi la testa. “Sarò sincero con te, Brittany. È grave, ormai alla metastasi. Sai che vuol dire? Che il tumore si è ormai propagato ad altri organi; possiamo provare a curarti, ci sono tecniche avanzate al giorno d’oggi”

Non c’era minimamente il bisogno che lui mi dicesse il significato di metastasi: la probabilità di sopravvivenza era pari a zero, soltanto un miracolo avrebbe permesso la mia salvezza. Sia la radioterapia che la chemioterapia potevano solamente allungare la prospettiva della mia vita, ma non curarmi. E allora a cosa serviva?

Essendo stata in silenzio per la maggior parte del tempo, il medico non si fece scrupolo di elencarmi le varie opzioni. Opzioni che non avrei preso neanche in considerazione.

“La radioterapia e la chemioterapia possono aiutarti. Ci sono state alcune persone che sono guarite grazie a queste due tecniche, poi le conseguenze variano da individuo a individuo. Il tuo corpo potrebbe reagire in meglio; c’è una buona probabilità che succeda, Brittany” proseguì il medico. La dolcezza con cui mi chiamava mi faceva sentire una bambina piccola e indifesa, e in quel momento non avevo bisogno di compassione. “Oppure potresti operarti per rimuoverlo dalla parte centrale, ma sarà comunque esteso ad altri organi”

“Non farò nessuna cura, stiamo parlando della qualità della vita non di un modo per cancellare il tumore che ho dentro di me. So che non posso prendere questo tipo di decisioni perché non ho ancora diciotto anni compiuti, ma i miei non ostacoleranno la mia scelta.” dissi più convinta che mai.

Il dottore parve stupito dalla maturità con la quale avevo risposto: a diciassette anni non molti erano come me e accettò la mia decisione senza commenti, accennando solo un movimento con la testa.

Il silenzio che riempì quella stanza gravò pesantemente in quel momento. Mia madre aveva smesso da un po’ di urlare, ormai non c’era più niente da dire: quanto mi sarebbe rimasto ancora? Un anno, mesi, settimane? O giorni? In quel caso mi strinsi le braccia turbata, meravigliandomi di quante cose non avessi fatto ancora. E che probabilmente non avrei mai fatto.

“Quanto manca?”

L’espressione del dottore fu indecifrabile. “Non siamo in grado di stabilire quanto tempo occorrerà affinché il tumore prendi il sopravvento, le persone variano.”

Le frasi, il periodo che aveva costruito, era un facile modo per dirmi che avevo un anno e qualche mese. Contrariamente a tutto, non feci in modo di stendere una lista con i miei obbiettivi.

Aspettai passivamente, da sola. Finché Nicholas non sconquassò tutto.

 

Sono fortunata: il tumore non si manifesta così fortemente, non mi sento né debole né priva di energie, a volte solo un po’ sconsolata. In molti casi le persone muoiono nei loro letti, quando la malattia ha preso il sopravvento: da una parte spero che mi spenga nel sonno, non con dolori ovunque.

Non c’è molto altro da dire, tranne che ora ho tanti rimorsi e tanti rimpianti, ma tanto li dimenticherò presto. Dimenticherò quelli, le poche persone a me care, la mia famiglia, i miei amici, ciò che ho vissuto, ciò che ho fatto, ciò che ho condiviso, il pianoforte, la musica. Anche quelle dimostrazioni d’affetto con Nick si dissolveranno, magari poi rinascerò sotto forma di gatto o cactus. O forse, se esiste il paradiso, potrò un giorno rincontrarlo e sperare di nuovo che tutto si ripeta come un film.

La vita è troppo breve per non credere in un futuro abbraccio.

L'angolo di Mari

Buonasera, Donzelle!

Sono io, sì, sono tornata con questo tristissimo MM che avevo anticipato in Hopeless qualche tempo fa e che avrebbe spiegato le circostanze in cui Brittany aveva saputo del cancro. La storia della qualità della vita la attribuisco a Nicholas Sparks nella sua Ultima Canzone, da cui ho preso solo la frase: "stiamo parlando della qualità della vita" il resto è mio; l'ultima frase che è quella del titolo appartiene a delle persone che conosco e a cui sono molto vicina in questi momenti.

Ah, con questo dico addio alla sezione dei Jonas Brothers. Sono felicissima di essere stata qui e di aver conosciuto persone meravigliose a cui devo molto, quindi vi voglio molto bene :') Se volete trovarmi, sono nella situazione One Direction temporaneamente e poi mi sposterò nella sezione Originale Romantico per sfidare me stessa... voglio vedere come va. Grazie mille a tutti per avermi accompagnata fin qui :)

Mari

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers / Vai alla pagina dell'autore: __MariMalfoy